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L’Iguana, un killer davvero speciale
Venerdì esce "Almost blue", il film di Alex Infascelli tratto dal romanzo di Carlo Lucarelli. Nel cast Lorenza Indovina

ROMA — Una versione bellissima di "Almost blue" cantata da Elvis Costello, il computer e uno scanner per catturare suoni e voci. Il mondo di Simone, cieco, è chiuso nella mansarda dove ha scelto di isolarsi dal mondo. Fino al giorno in cui in quella stanza non intercetta la voce verde dell’Iguana, il serial killer che cattura su Internet le vittime: tutti studenti. Quando il rettile che immagina di avere sotto la pelle si fa sentire, il bisogno di uccidere diventa urgente: sporco di sangue, nudo, finalmente placato, Iguana assume l’identità della vittima. Alex Infascelli, (dinastia di cineasti e produttori), 33 anni, porta sullo schermo "Almost blue", il romanzo di Carlo Lucarelli. Il film esce venerdì ed è una sorpresa, per l’atmosfera, la scelta stilistica, la forza delle immagini. Folgorato dal libro («Ho comprato i diritti venti giorni dopo averlo letto»), il regista debuttante faceva il musicista e ha firmato videoclip per Frankie Hi Nrg, Silvestri, Carboni dice di aver apprezzato «il lato umano dei personaggi. Il killer ha un aspetto quasi candido, io l’ho raccontato come se fosse un foglio bianco. E poi la grandezza del libro sta nel fatto che non succede quasi nulla perché avviene tutto subito, in maniera chiara e veloce. Ho fatto tanti videoclip, sono arrivato al cinema attraverso la musica e la pittura, Bacon in particolare, è il mio punto di riferimento».
Lorenza Indovina interpreta Grazia Negro, la detective dell’Unità analisi crimini violenti che indaga sul caso, Rolando Ravello è il serial killer, Claudio Santamaria è Simone, il giovane cieco che guida gli ispettori. Nel cast anche Marco Giallini, Andrea Di Stefano, Marco D’Ambrosi, Benedetta Buccellato.
"Almost blue" segue tre angolazioni diverse, quella di killer, investigatori e di Simone. «L’aspetto interessante in questa storia è l’attrito che si crea quando i personaggi si avvicinano l’uno all’altro» spiega il regista «Ho cercato di conservare l’emozione di quando ho letto il libro, le mie prime sensazioni. Il film all’inizio mi sfuggiva di mano, come un cavallo pazzo: l’ho assecondato. Diciamo che è un esperimento con cui sento di rischiare, anche se i veri rischi sono altri: avete presente "Medici senza frontiere"? Io mi sono divertito a girarlo, mi hanno pagato, ma una cosa è vera, non è un film di genere». Non è scontata neanche Grazia Negro, con i suoi capelli in disordine e le scarpe basse, diversa da tutte le ispettrici già viste. «Nessun paragone con la Clarice Sterling del "Silenzio degli Innocenti"» dice Lorenza Indovina «con Alex abbiamo deciso che doveva restare fuori da "Almost blue". Grazia , tra i suoi punti di forza, ha la femminilità. Magari è goffa, è instabile, ma è vera». «Più che al "Silenzio degli innocenti" o a "Seven"» ammette Infascelli « mi è rimasto nel cuore "Fargo" e la sua protagonista». La poliziotta infallibile e incinta, interpretata da Frances McDormand, che per quel ruolo si aggiudicò un Oscar.
Silvia Fumarola (La Repubblica, 14/11/2000)



"In Italia si può sparire nell’indifferenza"
Lo scrittore applaude il film: un thriller visionario

ROMA — «Il film mi è piaciuto tantissimo e non ho notato grande differenza col libro, è vicino alla parte visionaria del romanzo. E’ riuscito a rappresentare i "colori" delle voci, le scene di violenza fanno davvero paura». Carlo Lucarelli applaude al termine della proiezione di "Almost blue": il giudizio più atteso, ovviamente, era il suo. Autore prediletto dai più giovani, affascinati dalle atmosfere pulp dei suoi romanzi, Lucarelli dice di aver visto il film "da spettatore".
Perché non ha collaborato alla sceneggiatura?
«Non mi hanno telefonato. A parte gli scherzi, non ho avuto alcun contatto col regista e l’ho trovata una scelta giusta. Alex ha fatto quello che fanno tutti i lettori: ha indossato il libro, l’ha fatto suo».
Bologna nel film non è così caratterizzata.
«E’ quella che ho conosciuto studiando all’università, abitavo a Faenza, e facevo avanti e indietro. In realtà la città da cartolina non esiste perché i ragazzi, che arrivano da tutta Italia, abitano lontano dal centro in appartamenti subaffittati. Lo stesso vale per i poliziotti, che parlano il "poliziettesco", una lingua tutta loro, infatti anche un poliziotto nato a Bologna usa le stesse espressioni di un siciliano».
Lei ha scelto di parlare dell’Italia attraverso i gialli.
«Trovo che il giallo sia un ottimo strumento per raccontare le città. Abbiamo bisogno di sentirci spiegare la realtà in cui viviamo. Il mio modello è Giorgio Scerbanenco, ma trovo che anche Dürrenmatt e Dostoevskij siano grandi scrittori di gialli. La via italiana al giallo è scrivere di cose reali senza stereotipi, che abbiano un’incidenza nella nostra vita reale e nella politica. Nel noir c’è sempre critica sociale».
Cosa c’è di politico in "Almost blue"?
«La denuncia dell’indifferenza. La mia storia è ambientata a Bologna, ma è poco importante, quello che racconto potrebbe accadere in un’altra città qualsiasi. In Italia le persone possono sparire, essere uccise, senza che nessuno se ne accorga».
Un altro suo libro, "Lupo mannaro" è diventato un film diretto da Antonio Tibaldi.
«Sì, e in quel caso ho collaborato alla sceneggiatura. E’ la storia di un poliziotto che non può arrestare il suo assassino: sa , "sente" che è lui, ma non riesce a incastrarlo. Rispetto al romanzo, del ’93, c’è una maggiore analisi psicologica dei personaggi. Se lo dovessi ripubblicare lo integrerei con quello che è stato aggiunto nella sceneggiatura».
A cosa sta lavorando adesso?
«Sta uscendo il mio nuovo libro, "Un giorno dopo l’altro", che è il seguito di "Almost blue", ha la stessa struttura. Si dà la caccia a un killer che attrae le proprie vittime attraverso Internet. Il titolo è tratto da una canzone di Luigi Tenco, come l’altro era un omaggio a Chet Baker: due dei brani più tristi che abbia mai sentito».
Silvia Fumarola (La Repubblica, 14/11/2000)



Quel lupo mannaro dall'aria così perbene
A Bologna Antonio Tibaldi gira il film dal giallo di Carlo Lucarelli, storia di un serial killer

BOLOGNA - Il lupo mannaro porta giacca e cravatta, è ancorato alla sua ventiquattrore di cuoio, circola su un auto blu. Un ingegnere potente e insospettabile, Velasco, con un'anima nera. Il commissario Romeo non ha dubbi: è un serial killer. Ma le sensazioni non valgono come prove e le poche prove vengono invalidate, l'indagine non viene autorizzata, e in questo giallo - in cui sappiamo dall'inizio chi è l'assassino - la partita a scacchi si gioca tra commissario e killer, un uomo abile, intelligente, pronto a spiazzare l'avversario. Nel cuore di Bologna, a Piazza Santo Stefano, il regista Antonio Tibaldi gira "Lupo mannaro" dal libro di Carlo Lucarelli, che firma la sceneggiatura con Laura Paolucci. A vederli vicini, il tenace commissario Romeo (Gigio Alberti) con gli occhi spiritati e il manager (Bruno Armando), che si libera dallo stress facendo fuori tossicodipendenti e prostitute, sembrano avere tutti e due qualche problema. "Devo ancora conoscere qualcuno che non ne abbia..." scherza Alberti "Il commissario mi è piaciuto perché non sta bene, si sente in disaccordo col mondo. E ha un problema enorme da risolvere: dimostrare che Velasco è colpevole". Ad aiutarlo nelle indagini, la giovane assistente Grazia Negro (Maya Sansa) vestita come Lara Croft, con mini militare, giubbotto e stivaletti, l'ispettore della scientifica Rago (Stefano Dionisi) e il criminologo Del Gatto (Francesco Carnelutti). "Girando il film" racconta la Sansa "mi sono fatta un' idea diversa sulla polizia. In effetti li ho sempre visti come una specie di sorveglianti, invece sono persone che fanno un grande lavoro. Grazia è sola, s'invaghisce di Romeo: mi piace perché è determinata".
Bruno Armando è Velasco: "Mi muovo nella città come il padrone, so che la polizia sa, ma ho le conoscenze giuste: e so benissimo che - seguendo le regole - non potrò mai essere preso". "Il romanzo noir è sempre di critica sociale" spiega Carlo Lucarelli "cerca di mettere in evidenza quello che non va. In "Lupo mannaro", per esempio, c'è un poliziotto che non può arrestare un assassino. Rispetto al romanzo - del '93 - c'è una maggiore analisi psicologica dei personaggi, e se lo dovessi ripubblicare lo integrerei con quello che è stato aggiunto nella sceneggiatura".
Il film, prodotto da Domenico Procacci ("Radiofreccia", "Come te nessuno mai", "Le mani forti") per Mediatrade, potrebbe uscire nelle sale o andare in onda in tv.
"Non lo sappiamo ancora" spiega Roberto Pace, direttore generale di Mediatrade "dipenderà dalla distribuzione. La nostra strategia fino al 2002 è di avere almeno dieci buone sceneggiature l'anno, poi decidere cosa fare. Se il cinema italiano non ci offre storie, le realizziamo: questo film segna l'inizio della collaborazione con Procacci".
Il mondo di Lucarelli, 39 anni, che da ottobre tornerà su RaiTre con "Blu notte", programma in cui ricostruisce con sapienza delitti efferati mettendo al centro del racconto la vittima, è fatto di orrore nascosto dietro l'apparente tranquillità. Lucarelli è nato a Parma, abita a Mordano, in provincia di Bologna - zona in cui ambienta i romanzi - il suo modello è Giorgio Scerbanenco. A differenza delle storie cupissime che scrive, è simpatico, coltiva l'ironia. E' figlio di un grande ematologo, primario a Pesaro (il cui reparto è al centro di un'inchiesta per un'epidemia letale di epatite), il fratello è biologo ed è a lui che si rivolge per avere conferme quando nei suoi libri decide di scrivere "di insetti che immagazzinano la luce e possono liberarla molte ore dopo", o di "gabbiani che uccidono di notte. Mi piaceva molto l'idea, ma mi è stato spiegato, i gabbiani di notte non volano". Ha una schiera di giovani lettori che amano le atmosfere estreme, lo stile pulp dei suoi libri: un caso letterario scoperto dal cinema. Alex Infascelli ha girato "Almost Blue", Antonio Aleotti sta scrivendo la sceneggiatura da "L'isola dell'angelo caduto", e sono stati acquisiti anche i diritti del ciclo del commissario De Luca, con cui Lucarelli esordì all'inizio degli anni ' 90: "Carta bianca", "L'estate torbida" e "Via delle oche". "Il successo di Camilleri ha fatto da apripista per il giallo in Italia" dice lo scritttore, "e ora l'editoria punta su autori giovani sperando di trovare un nuovo Montalbano. Ma in fondo anche Camilleri è giovane, perchè è arrivato al successo tardi, come un qualsiasi esordiente. A me piace molto: in Internet si discute dell' interpretazione di Luca Zingaretti, perchè ognuno si è creato il proprio Montalbano... Ma l'unico che avrebbe potuto impersonarlo è proprio Camilleri".
Racconta che da quando i gialli hanno trovato nuovi lettori, "tutti cercano di scrivere noir, ma è molto difficile: mi sono capitati manoscritti con storie d'amore, che dopo due anni venivano rispediti, identici, ma con un morto dentro. Esattamente quello che non si deve fare". Ora sta ultimando "Un giorno dopo l'altro", in uscita a ottobre: "E' il seguito di "Almost blue", con la stessa struttura, la caccia ad un killer che attrae le proprie vittime attraverso Internet. Il titolo è tratto da una canzone di Luigi Tenco, come l'altro lo era di Chet Baker, i brani più tristi che abbia mai sentito". Tra un killer e l'altro, confessa che gli piacerebbe scrivere "un romanzo d'amore e condurre in tv un programma dal titolo "Matrimoni felici con un mucchio di figli". Ma mi sa che faccio prima a trovare delitti truculenti".
Silvia Fumarola (La Repubblica, 9/6/2000)



Alex e l’assassino. Sul set di "Almost Blue"
Dai videoclip al cinema: Infascelli gira a Cinecittà il suo primo film, dal romanzo di Lucarelli

La stanza è piccola, e la scrivania è un incastro tecnologico. Computer, tastiere, casse, scanner, impianti stereo e di varia utilità sono accatastati intorno alla sedia dove passa le sue giornate Simone. Da una finestra arriva la luce del sole, ma serve poco al solitario ragazzo, impegnatissimo a intercettare le voci che arrivano da un monitor con un piccolo altoparlante. Simone è cieco e vive in un mondo tutto suo, dove i suoni sono colori, la musica è un arcobaleno. Un mondo in miniatura, ricostruito in ogni dettaglio all'interno del Teatro 13 a Cinecittà. La sedia del regista è occupata da Alex Infascelli, impegnato a dare indicazioni agli operatori e ai tecnici, mentre Simone (Claudio Santamaria) sbadiglia, sciogliendosi sotto il calore dei riflettori. Arriva finalmente il ciak, si gira: il silenzio scende e assorbe la scena, Simone-Claudio ripete la frase così come gli ha appena spiegato il giovane regista.
Sono gli ultimi giorni di riprese a Roma, dopo gli esterni girati a Bologna, del primo lungometraggio di Alex Infascelli, "Almost Blue", prodotto e distribuito da Vittorio Cecchi Gori, la cui uscita è prevista in autunno. Interpreti, oltre Santamaria, Lorenza Indovina, Andrea Di Stefano, Dario D'Ambrosi, Marco Giallini, Rolando Ravello. Il titolo del film è rimasto uguale al romanzo di Carlo Lucarelli da cui è tratto. Un thriller ambientato a Bologna in cui un killer psicopatico massacra studenti universitari fuori sede. Sulle sue tracce una poliziotta che si avvale dell'aiuto del ragazzo cieco. Simone ogni sera mette sul piatto il suo pezzo preferito, "Almost Blue" (la versione di Chet Baker nel libro, quella di Elvis Costello nel film) da cui il titolo, e ascolta le voci della notte.
La colonna sonora è affidata ai Massimo Volume, che improvviseranno sulle immagini e faranno anche una loro versione del brano di Costello, dal titolo "Quasi blu".
"Io farò da direttore d'orchestra- precisa Alex Infascelli, che si è fatto un nome girando videoclip (tra gli altri, per Daniele Silvestri, Samuele Bersani, Luca Carboni, Ligabue, Niccolò Fabi, Frankie Hi Nrg, Max Gazzè).
Malgrado la sua esperienza sia ricca soprattutto di video musicali, non si sente intimorito a Cinecittà. Alex è cresciuto nel mondo del cinema: suo padre, Roberto Infascelli, è stato un noto produttore degli anni Settanta ("Febbre da cavallo" solo per citare un titolo), così come lo era suo nonno, tramandando la passione per il grande schermo a tutta la famiglia. Finora il giovane Infascelli si è cimentato solo con cortometraggi, non solo musicali, con cui ha partecipato al film collettivo "DeGenerazione". Per il suo lungometraggio d'esordio ha invece scelto un romanzo italiano, raccontato da tre punti di vista: quello dell'Iguana, un assassino che si reincarna nelle sue vittime, quello di Grazia, una giovane detective che gli dà la caccia, usando le tecnologie più sofisticate, aiutata dal terzo protagonista, Simone, il ragazzo cieco che descrive la sua città attraverso le voci che ascolta e ruba con lo scanner.
Conoscendo dalle pagine di Lucarelli le modalità con cui l'Iguana uccide, sarebbe facile aspettarsi uno splatter, di quelli con il sangue che schizza da tutte le parti. "Il sangue c'è" racconta Alex "ma niente a che vedere con quello che si racconta nel libro. Del resto la mia è una lettura personale del romanzo. L'ho letto una volta sola, e l'ho stravolto insieme a Sergio Donati, con cui ho scritto la sceneggiatura. La storia coincide, ma ho preferito soffermarmi sui meccanismi che spingono i personaggi a comportarsi in un certo modo, senza l'ironia tipica dello splatter". Per avere un’idea più precisa, Infascelli pensa di più ai thriller dell'ultima generazione, che si concentrano volutamente sui personaggi, sulle loro azioni e sulle persone che li muovono, piuttosto che dipingere la vicenda dei serial killer con il sangue delle sue vittime.
Volendo trovare riferimenti cinematografici, Alex cita L'inquilino del terzo piano di Roman Polanski, ma anche "Profondo rosso" di Dario Argento, e non sembra affatto spaventato dell'eventuale paragone, sentendosi forte della sua esperienza. "Fare cinema è un’arte misteriosa, che non può essere certo paragonata ai videoclip" spiega. "Ma girare un clip è una prova per il musicista di turno ma anche per il regista. E’ una botta di energia compressa, che deve dare il meglio in breve tempo". Proseguendo la metafora musicale, Alex aggiunge: "Se girare un videoclip è come realizzare un disco, fare un film è come una tournée, quando la stessa energia deve essere disponibile per più tempo, ogni volta al massimo per dare il meglio. Ecco perché per me non c'è differenza tra un video musicale o un lungometraggio. E’ solo un lavoro più lungo, ma l'entusiasmo e la voglia è la stessa tutti i giorni".
Il titolo del film rimane lo stesso del romanzo, "Almost Blue", anche se il regista ci tiene a sottolineare il motivo che gli ha fatto preferire la versione di Elvis Costello (che è anche l'autore del brano che ha ispirato il titolo) a quella suonata dal leggendario trombettista jazz Chet Baker. "Volevo un pezzo interpretato da uno vero, come Costello appunto" conclude Alex. "Non che Chet Baker non lo sia, ma è troppo compiaciuto del suo modo di essere un perdente".
Rita Celi (Musica!, supplemento de La Repubblica, 18/5/2000)


Carlo Lucarelli regista
Carlo Lucarelli esordisce nella regia cinematografica con "L'isola dell'angelo caduto", tratto da uno dei suoi romanzi di maggiore successo. Le riprese iniziano lunedì 11 luglio a Santa Maria di Galeria, nel Lazio, dove viene ricostruita virtualmente l'inquietante isola in cui si svolge la storia.
"Grazie agli effetti visivi creeremo dal nulla questo luogo sperduto nel Mediterraneo, dalle atmosfere visionarie tra horror e gotico che aleggiano nel thriller", afferma Lucarelli. Il film é ambientato negli anni dell'ascesa di Mussolini, in un'isola prigione abitata dal vento e da strane apparizioni che sembra nascondere un segreto feroce e innominabile. Quella che inizialmente appare un'inchiesta poliziesca si trasforma in un thriller colmo di tensione e di inquietudine, sospeso tra Storia e mistero.
"L'isola dell'angelo caduto" é prodotto dalla Kaos Cinematografica e interpretato da Giampaolo Morelli, Gaetano Bruno, Rolando Ravello, Giuseppe Cederna, Lorenzo Perpignani, Sara Sartini, Adolfo Margiotta, Veronica Gentili, Irma Carolina di Monte, Daniele Monterosi, Stefano Gragnani, Francesco Rossini e Laura Glavan.
(Adnkronos, 8/7/2011)


L'isola dell'angelo caduto a Roma
L'isola dell'angelo caduto, il film che vede alla regia Carlo Lucarelli, concorrerà nella sezione Prospettive Italia Lungometraggi in concorso al Festival Itternazionale del film di Roma (dal 9 al 17 novembre 2012).
http://www.romacinemafest.it/ecm/web/fcr/online/home
Tratto dall'omonimo romanzo di Carlo Lucarelli, il film è un giallo ambientato nel gennaio 1925, nei giorni in cui il Duce si assume le responsabilità del delitto Matteotti. Teatro delle vicende è la cosiddetta 'Isola dell'angelo caduto', luogo dove vengono inviati delinquenti e prigionieri politici e in cui è finito anche il protagonista, un commissario di polizia (interpretato da Giampaolo Morelli) reo d'aver arrestato alcuni squadristi ubriachi. Durante la permanenza sull'Isola prigione abitata dal vento e da strane apparizioni e che sembra nascondere un segreto feroce e innominabile, il commissario indagherà su alcune morti sospette che il capomanipolo della milizia cercherà di far passare come suicidi. Quella che inizialmente appare un'inchiesta poliziesca si trasforma in un thriller colmo di tensione e di inquietudine, sospeso tra Storia e mistero.
Dichiara Lucarelli nelle note di regia : ''Quando ho scritto ''L'Isola Dell'Angelo Caduto', romanzo di genere giallo - cioe' due cose ben precise con regole, canoni e grammatiche proprie, e propri modelli e maestri - mi sono lasciato cosi' prendere dalla narrazione che ho rubato tutto quello che mi serviva da altri generi, altri modelli e altre grammatiche, mescolando tutto insieme con l'unico criterio di mantenere una certa diabolica magia. Nello scrivere e realizzare il film ho fatto lo stesso. Ci sono maestri, esempi e modelli grandissimi del cinema ai quali ho rubato quello che potevo - nel senso delle mie limitate possibilita' - ma soprattutto ho rubato anche ad altre grammatiche e ad altri generi, ad altri strumenti, come per esempio il fumetto o la musica. Non mi paragono neanche ai maestri del cinema italiano e neppure a quelli specificatamente di genere. Mi basterebbe essere riuscito a raccontare la mia storia con una certa diabolica magia''.
La pagina ufficiale:
https://www.facebook.com/isoladellangelocaduto
L’isola dell’angelo caduto (2012, Italia)
Regia: Carlo Lucarelli
Il film e' prodotto dalla Kaos Cinematografica in associazione con Stemal e Le Talee, e interpretato da Giampaolo Morelli, Gaetano Bruno, Rolando Ravello, Giuseppe Cederna, Sara Sartini, Daniele Monterosi, Lorenzo Perpignani, Adolfo Margiotta, Veronica Gentili, Irma Carolina di Monte, Stefano Gragnani, Francesco Rossini e Laura Glavan.
(Blog di Carlo Lucarelli, 11/10/2012)



FESTIVAL DI ROMA
Tra thriller e fumetto noir
Lucarelli delude la critica
Accolta con freddezza la proiezione de L'isola dell'angelo caduto, dall'omonimo romanzo del giallista che ne firma anche la regia. Atmosfere cariche di violenza, personaggi inquietanti. E l'autore non si sottrae alle critiche: "E' un film volutamente sopra le righe, visionario e surreale. Ma se non vi piace vuol dire che l'ho fatto male..."

ROMA - In un Festival non particolarmente entusiasmante, la proiezione per addetti ai lavori di L'isola dell'angelo caduto - dall'omonimo romanzo di Carlo Lucarelli qui anche in veste di regista - rappresenta forse uno dei momenti meno graditi: questo thriller insieme storico e fumettosissimo, centrato su una catena di delitti in una colonia penale fascista, non convince affatto la platea di critici. Che gli riserva un'accoglienza a dir poco fredda.
E più tardi, all'incontro con la stampa, Lucarelli non si sottrae alle critiche. Anzi, risponde - difendendo la sua creatura - con indubbia onestà intellettuale: "Il film è venuto proprio come volevo io - spiega - se trovate che dentro ci siano troppe cose, o se sono pasticciate, la colpa è mia: ma essendo anche il romanzo firmato da me, almeno mi sono pasticciato da solo! Comunque, se non vi piace, vuol dire che l'ho fatto male...". Una cosa, però, il regista tiene a sottolineare: la pellicola va giudicata non come un normale giallo, ma come un'opera volutamente sopra le righe. "Questa è una caratteristica che appartiene anche al libro - racconta - ed è uno dei motivi che mi ha spinto ad accettare questa avventura. Il mio è un fumetto, visionario, pittorico, non realistico. E infatti il thriller col passare del tempo si ingigantisce sempre di più, acquistando sfumature molto surreali".
E vediamo allora l'intreccio del film, di scena oggi nella sezione prospettive Italia. Siamo alla metà degli anni Venti. Un commissario (Giampaolo Morelli) sbarca con la moglie (Sara Sartini) in un'isola che ospita confinati dal fascismo, e in cui il capo della milizia delle camicie nere (Gaetano Bruno) spadroneggia, insieme a un gruppo di seguaci dall'aspetto particolarmente inquietante, quasi mostruoso. Un anno dopo, mentre la consorte diventa sempre più depressa e desiderosa di tornare sulla terraferma, il poliziotto assiste a una serie di delitti. E così, in una realtà sempre più fosca e violenta, deve scegliere se accettare il trasferimento o scoprire la verità sugli omicidi.
Il tutto in un contesto davvero troppo carico: "La mia è un'isola che non esiste, non realistica, con qualcosa di diabolico - ribadisce ancora una volta Lucarelli - quella colonia penale fascista è simbolo del Male assoluto. L'abbiamo ricostruita tutta, ispirandoci alla Shutter Island di Scorsese: pure quella è un'isola che non c'è". A suo giudizio, però, la storia ha comunque un significato che ci riporta alla all'attualità: "E' una metafora - conclude - di ognuno di noi e del nostro Paese: quella di scegliere se compromettersi oppure no. Se fare ciò che è comodo o ciò che è giusto. Spesso qui in Italia si fanno scelte comode, e non rivoluzionarie".
Un aspetto, questo, a cui sembra tener molto anche il protagonista del film: "Il mio personaggio - dice Morelli - si muove in un mondo sopra le righe, e cerca di darsi delle spiegazioni. Ma è soprattutto un uomo che mette da parte i propri interessi, e che crede profondamente nello Stato: ce ne fossero di più, di persone così...".
Claudia Morgoglione (La Repubblica, 11/11/2012)

Last modified Monday, November, 12, 2012