"Gianrico
Carofiglio è, senza dubbio, uno di migliori autori italiani di romanzi neri."
(Il
Piccolo)
"Carofiglio è molto
abile nel trattare in modi persuasivi temi certamente non nuovi, soprattutto
riuscendo a dare un tono di disarmata ineluttabilità alla discesa
all’inferno compiuta dal protagonista."
(Felice Piemontese
- Il Mattino)
"Il
passato è una terra straniera
è probabilmente l’opera italiana più avvincente e ben scritta degli ultimi
tempi."
(Il
Tempo di Leggere)
"Carofiglio, ormai
entrato nell’Olimpo dei giallisti italiani e inventore del legal
thriller tricolore, prende per mano il lettore e lo conduce sull’orlo
del baratro… Una narrazione tesa, nervosa, pungente… i colpi di scena si
susseguono fino al finale che non è un semplice passaggio a ritroso della
frontiera, ma la conquista della maturità.
(Stefano Zurlo
- Il Giornale)
"L’autore di Testimone
inconsapevole e Ad occhi chiusi torna
con un libro all’altezza dei precedenti, che è giallo ma anche romanzo di
formazione.
(L’Espresso)
"Un viaggio nella zona
d’ombra… la storia di uno scrittore che matura nel corpo a corpo con il
mistero dei vent’anni."
(Oscar Iarussi – La
Gazzetta del Mezzogiorno)
"Scrittura nervosa, a
tratti sincopata, anfetaminica come le avventure che racconta"
(Luigi Quaranta – Il
Corriere del Mezzogiorno)
"Carofiglio ha fra le sue
molte carte uno stile nitido, vibrante… I suoi libri, e specialmente
quest’ultimo, come i quadri di Hopper, hanno un impatto forte. Sanno farci
guardare di dentro"
(Giovanni Pacchiano –
Il Sole 24 ore)
"Un thriller compatto,
dinamico in ogni segmento, teso ma non misurato interamente sull’esigenza
della sorpresa immediata… in prevalenza portato alla nudità essenziale del
racconto, Carofiglio enuclea in una cadenza che diviene uno stilema, alcuni
scarti espressivi, isole nelle quali il realismo di fondo si arroventa in
stravolgimenti linguistici arditi, paragoni spiazzanti, sintesi ardite. Si
spalanca un territorio percorso da una fantasia affilata."
(Giuseppe Amoroso – La
Gazzetta del Sud)
Corriere della Sera, 29.8.2004
Il passato è una terra
straniera: un nuovo
psico-thriller dell’eclettico magistrato scrittore esperto di karate
La vita è un poker di presunti innocenti
Carofiglio, il “Grisham
italiano”, racconta l’intreccio di giustizia e violenza.
di Paolo Foschini
“Se qualcuno dice che la vita non è una continua sequenza di manipolazioni,
o è un bugiardo o è un cretino.” Il personaggio che pronuncia questa frase
si guadagna la vita barando a poker. Perché a volersela trovare esiste
sempre, una giustificazione per quel che si fa: il problema è capire quando
è vera e quando no, se l’esser buoni o cattivi che poi si diventa sia solo
a causa del proprio passato oppure invece a dispetto di esso. O l’uno e
l’altro insieme, chissà. L’unica asserzione certa, ci dice il titolo del
libro, è che spesso Il passato è una
terra straniera: e tornare indietro ad esplorarla, con un nuovo psico
poliziesco all’italiana, è quel che ora prova a fare Gianrico Carofliglio.
Giunto, con questa, alla sua storia numero tre.
I premi già
ottenuti e la fortuna editoriale conquistata con le prima due, in realtà,
potrebbero forse rendere superflua una nuova descrizione dell’autore. Che ha
43 anni e di mestiere –base, per quanti non lo ricordassero, fa il pm
antimafia alla Dda di Bari. Uno che si occupa di mandare in galera gente che
traffica bambini dall’Est, di indagare sulla criminalità organizzata
pugliese, di intercettare armi o droga, roba così. Ma poi fa anche delle
altre cose. Il karate per esempio: “Credo di essere l’unico magistrato in
Italia - gli capita di dire sorridendo - con cintura nera quarto dan…”. Fa
anche il padre di
due figli, tra parentesi. Infine – negli “interstizi”, come li chiama
lui – fa lo scrittore
di polizieschi: attività che ormai ha finito per contendere notorietà alla
sua prima. La sua risposta fissa, quando gli chiedono come faccia a conciliare
almeno dentro di sé (oltre che a trovarne
il tempo) la creatività del narratore e il rigore del magistrato, è
che “è un po’ come stare su due tavole da surf, piede destro sull’una
e
sinistro sull’altra, rendo l’idea?”.
Quella dei piedi e magari delle scarpe, del resto, è una metafora che può
andar bene anche per parlare del Carofiglio autore di libri. Nel senso della
sua curiosità di mettersi nelle scarpe di un altro, meglio ancora se da un
punto di vista diametralmente opposto al suo. Carofiglio fa il pm? Bene: il
protagonista dei suoi primi due libri, Testimone
inconsapevole e Ad occhi chiusi,
tradotti ora anche in inglese, francese e tedesco, è un avvocato. Che per chi
non lo avesse ancora conosciuto è poi l’avvocato Guerrieri, una di quelle
toghe dall’apparenza un po’ sfigata che sui giornali non finiscono mai,
sul cui tavolo invece finisce ogni tanto la classica rogna che porta sempre
niente grano e molte grane: e alla quale il legale, ovviamente, non riesce a
dire no.
Sono i due libri per i quali la critica ha assegnato a Carofiglio, grazie
appunto alla trovata di un protagonista stile Perry Mason, la patente di
“inventore del legal thriller all’italiana”. L’avvocato che non si
limita a difendere un cliente ma indaga anche per incastrare il vero colpevole
è una figura che il Codice di procedura penale avrebbe introdotto in Italia
da più di quindici anni, ma sulla quale – salvo eccezioni per ora rarissime
e non sempre luminose- Carofiglio ha fatto sì che la fiction arrivasse prima
della realtà: e non a caso la Palomar, cioè la stessa società che ha già
prodotto la versione tv del Commissario Montalbano, è già a buon punto della
realizzazione dei due episodi che il prossimo anno avranno per protagonista
Guerrieri.
Il terzo e attuale lavoro di Carofiglio, in realtà, è l’utilizzo del
poliziesco per compiere un passo in più nel labirinto dei punti di vista. Con
due storie parallele. L’io narrante nonché protagonista della prima, questa
volta, non è l’avvocato Guerrieri. E’ un tale che troviamo seduto in un
bar e viene avvicinato da una donna che lui non conosce. Ma che lo fa
precipitare, all’improvviso, in un posto “lontano, misterioso e
straniero”.
Non sappiamo e non sapremo
sino al termine del libro se Giorgio, così si chiama quell’uomo, finirà
per stare dalla parte dei buoni o dei cattivi, o magari in mezzo. Sappiamo
solo, inseguendo la sua memoria con lui, che da ragazzo è un bravo studente
di legge. Fino a quando, come Pinocchio, non molla i libri in seguito
all’incontro con Lucignolo: e cioè Francesco. Altro studente, ma di
filosofia. Il quale però, più che nello studio, è straordinariamente bravo
in altre cose. E’ un baro, e molto di più. E’ tutto quello che Giorgio
non è, tanto consapevolmente intelligente ma cinico lui quanto eticamente
travagliato ma remissivo l’altro. Tanto da diventarne maestro di vita,
trasformandolo nel discepolo e socio di una società dell’inganno: Francesco
è quello che bara, Giorgio quello che vince, insieme dividono i soldi, sempre
di più. E macchine, e donne.
La loro violazione delle regole supera un gradino dopo l’altro, diventa
violenza, droga, di tutto, da Bari alla Spagna. E’ la nobilitazione
dell’imbroglio, nel punto di vista di Francesco, eletta a sistema di vita:
truccare le carte è il solo modo per sconfiggere il caso, per decidersi il
destino. Diventeranno buoni? Cattivi?
E poi c’è l’altra storia,
che invece è quella del tenente Chiti. Anche lui con un passato famigliare
travagliato: e ora alle prese con la caccia a uno spietato violentatore
seriale che terrorizza la città. Cosa c’entra con Giorgio e Francesco?
Forse nulla. Forse sono solo storie diverse. Ma allora qual è il mistero che
il tenente sta cercando di risolvere? E cosa sta cercando di dirci
quell’altro uomo, seduto in quel bar?
La
Repubblica (ed. di Bari), 1.9.2004
"Vi racconto la Bari da bere fra notti di poker e briganti"
Il magistrato-scrittore: "Vado a svelare una città filologicamente vera
Una terra divisa tra bene e male"
di Antonio
Di Giacomo
L´avvocato Guido Guerrieri va
in ferie. La penna togata di Gianrico Carofiglio concede un pizzico di tregua
al personaggio che ha animato le vicende dei suoi legal thriller (Testimone
inconsapevole e Ad occhi chiusi). E per il terzo libro, la narrazione
ambientata nell´immancabile Bari sceglie il confronto con il romanzo di
formazione, sebbene sullo sfondo di un racconto che sa ancora di thriller. Il
passato è una terra straniera è il titolo che Carofiglio ha scelto per
questo romanzo, in uscita proprio nelle librerie con la casa editrice Rizzoli
(260 pagine, 15 euro). E c´è naturalmente un perché, come racconta lo
stesso Carofiglio dal suo buen retiro nelle campagne monopolitane. «È la
citazione delle parole di un romanzo di Hartley: "Il passato è una terra
straniera, le cose accadono in modo diverso da qua". Si tratta
esattamente del senso racchiuso nella storia che ho voluto raccontare, che si
sviluppa poi attraverso un lungo flashback».
La narrazione del romanzo si apre e chiude al presente: nel mezzo c´è «l´avventura
della percezione del passato», dice Carofiglio. Che accetta di anticipare
quali sorprese attendano stavolta i suoi lettori. «Un uomo, Giorgio Cipriani,
è seduto in un caffè qualsiasi, quando gli si avvicina una sconosciuta, o
almeno così gli sembrerà all´inizio. Ebbene: l´incontro con questa donna
diventerà la chiave d´accesso per un tuffo indietro nel passato. A quindici
anni prima, nella Bari del 1988». Il viaggio a ritroso nel tempo si fermerà
alla conoscenza, destinata poi a diventare amicizia, fra Giorgio, rampollo di
una famiglia di intellettuali di sinistra, e un tal Francesco, «suo coetaneo,
affascinante, bello e soprattutto un giocatore di carte. O meglio, un baro di
professione». Un distinguo non poco importante, visto l´evolvere delle
vicende. «Giorgio e Francesco - spiega Carofiglio - s´incontrano intanto in
circostanze avventurose, diventando prima amici e poi complici. Dico questo
perché il baro manipolatore non vince mai al tavolo verde: il suo ruolo è
quello di perdere per favorire la vincita del complice di turno».
A dispetto delle sue conoscenze del poker, Carofiglio tiene comunque a
sgombrare il campo da equivoci di sorta. «Certo, qualche partita l´avrò
fatta anch´io, ma la maggior parte di quello che ne so deriva dai miei
interessi professionali, oltre che dai racconti ora di ex giocatori di
mestiere ora delle vittime occasionali del poker». Regole del gioco a parte,
non è tuttavia casuale che Carofiglio abbia calato le vicende del romanzo
nella Bari da bere degli anni Ottanta. «Il mondo che viene raccontato nel
libro è del tutto vero: un sottobosco notturno ai confini tra una città di
briganti e di persone cosiddette perbene. Ed è su questo crinale che si muove
la storia, in bilico fra le rassicurazioni della normalità e la fortissima
attrazione per l´illegalità e la trasgressione delle regole. Nella terra di
mezzo fra bene e male». E qui Carofiglio rimarca di non forzato alcuna
invenzione narrativa. «La Bari che racconto è filologicamente vera, quanto
meno negli anni passati. È una città torbida e notturna, incapace di
scegliere tra il bene e il male e quindi confinata nell´ambiguità».
Una Bari che, indagata sotto profili altri e soprattutto guardando anche al
presente, Gianrico Carofiglio si appresta a scandagliare e interrogare fra le
pagine di un pamphlet atteso nel 2005 per i tipi di casa Laterza, nella nuova
collana "Contromano". «Sarà come un esperimento, con un approccio
e una scrittura a metà strada fra saggistica e narrativa». Ma gli estimatori
dell´avvocato Guerrieri non disperino: «Nell´autunno dell´anno prossimo, e
sempre con Sellerio, uscirà un altro legal thriller. Il mio Guido merita
almeno un terzo episodio». E chissà che non sia l´ultimo della serie, a
sentire i progetti futuri di Carofiglio: «Sto lavorando a una serie di storie
che potrei definire favole per bambini e adulti. Saranno vicende fantastiche e
avranno per protagonista un ragazzino». Di più non c´è verso di sapere. E
così l´unico dato certo è che la penna di Gianrico Carofiglio è quanto mai
all´opera. Nel frattempo non resta che avventurarsi fra le pagine del suo
ultimo romanzo. Un successo annunciato, a quel che anticipa il giudice
scrittore. «Ho già ricevuto quattro interessanti proposte da altrettanti
produttori che vorrebbero ricavarne una trasposizione cinematografica. Staremo
a vedere. Per il momento continuerò a scrivere e, naturalmente, mi dedicherò
alle presentazioni del libro». Perché con Il passato è una terra straniera
Carofiglio avrà il suo bel da fare e, per dirne una, è tra gli ospiti del
Festival della letteratura di Mantova: l´appuntamento è fissato il 10
settembre, insieme con una partner di conversazione che si chiama Lella Costa.
Secondo quanto annuncia lo scrittore, i biglietti per i seicento posti a
sedere di Campo Canoa sono già andati esauriti.
E Carofiglio? Continua a dividersi fra i ruoli di magistrato, padre, marito e
scrittore. Un equilibrio che sa di rompicapo, benché il pm giuri di cavarsela
egregiamente: «Mi sono ritrovato soltanto a dover ridurre drasticamente le
ore di sonno». Perché il tempo da qualche parte bisogna pur recuperarlo. E
Carofiglio, non c´è altra spiegazione, le notti le passa scrivendo.
Io Donna (suppl. Corriere della Sera), 4.9.2004
Vedi
Bari e poi indaga
New
entry tra gli scenari di trame noir, la Milano del Sud si impone nei libri del
magistrato-scrittore Gianrico Carofiglio. Con lui ne esploriamo l’anima che
cambia. Risanata e percorsa da un desiderio: diventare capitale.
di
Maria Grazia Ligato
La
solare Vigata di Camilleri, la Milano scura di Col aprico e Genna, I meandri
torbidi di Bologna raccontati nelle pagine nere di Dazieri, Lucarelli e Fois.
E adesso Bari, new entry tra le città italiane distese come set naturali
dietro le trame noir. La Milano del Sud, la porta d’Italia verso
l’Oriente, è il fondale dei romanzi di Gianrico Carofiglio, magistrato e
scrittore, unico autore di legal thriller in Italia. In grado di romanzare
l’asfittica procedura penale, appesantita (tra gli altri guai) da una
ritualità bizantina, per nulla paragonabile alla brillante attività
tribunalizia degli americani da cui attingono a piene mani autori di best
seller del calibro di Grisham. Carofiglio si difende alla grande: due romanzi,
centomila copie e il battesimo di un nuovo protagonista del giallo
all’italiana, l’avvocato Guerrieri, a cui Emilio Solfrizzi darà il volto
in televisione. E un terzo lavoro, Il passato è una terra straniera (Rizzoli),
una discesa agli inferi e ritorno, intrecciata con una torbida storia di gioco
d’azzardo, verrà presentato in anteprima a Mantova. Sotto la quotidiana
avventura di personaggi umani, molto umani, Bari scorre pacata e discreta, ma
ogni tanto sferra una zampata e mostra l’’anima nera della delinquenza più
volte incrociata dall’autore nella sua brillante carriera di magistrato
dell’antimafia nel corso
della quale ha bloccato traffici di bambini dall’Ucraina, sventato truffe
miliardarie per i lavori del porto, coordinato retate di contrabbandieri. Ma
quanto di queste esperienze si riflette nei suoi romanzi? "Più che le
esperienze cerco di descrivere le atmosfere, gli ambienti, i desideri di
riscatto, certi comportamenti obbligati, se si vuole sopravvivere a un sistema
spesso violento e impazzito" dice il magistrato, un uomo alto, sguardo
timido e volto affilato, una vaga somiglianza con Giorgio Scerbanenco, padre
del noir italiano. "Da ragazzo vivevo a metà strada tra questo quartiere
e il borgo murattiano, il centro nobile voluto da Gioacchino Murat, re di
Napoli".
Una
zona di confine fisica e metaforica che divideva in due parti la città, un
crinale da attraversare con estrema cautela.
“Ero
un figgh’d mamm, esposto agli sberleffi, ma soprattutto alle botte”.
Se
consideriamo che in barese ci sono circa venti modi per dire schiaffo (scaff,
calata, lavamusso, pappina, buffettone, garzale,a seconda di dove cade e con
quale intensità), ce n’era di che impensierire un tredicenne pauroso, ma
deciso a non chiudersi in casa. “Una volta mi hanno suonato come un bongo,
così mi sono iscritto a scuola di karatè. All’epoca anche le palestre
erano frequentate da delinquenti. Anni dopo mi sono ritrovato a mandare in
galera molti di quelli con cui ho gareggiato.” Il training ha funzionato e
il riscatto è avvenuto: oggi, Carofiglio è cintura nera, quarto dan... E non
è un caso se il suo avvocato Guerrieri è esperto di pugilato e si scarica
tirando pugni sul ring. Ma il magistrato ha messo alla prova le doti
marziali” “Varie volte, naturalmente solo se provocato”.
Con
successo? “Enorme: non sono mai stato popolare in città come quando ho
messo a posto due teppisti che volevano pestarmi per un banale diverbio
automobilistico. Il giorno dopo nei bar mi offrivano da bere: per i codici del
sud, un uomo di scrivania come me che si era fatto onore nella città vecchia
era la notizia del giorno.” La città vecchia è un dedalo di vicoli
stretti, case-torri, cortili chiusi, che si inerpica a partire dalla Basilica
di San Nicola, fino a piazza del Ferrarese, circondata dalla Muraglia.
Un
tempo i turisti in sosta nel porto verso mete più rassicuranti, come Grecia
e Turchia, entravano solo per una visita mordi e fuggi, col terrore degli
scippi. “Oggi è ricca di negozi, locali di tendenza arredati dagli
architetti. Il piano Urban, i soldi stanziati dall’Unione europea, ha
funzionato, il cuore antico vive e pulsa, soprattutto di notte. Qui vengono a
tarda ora i personaggi di Carofiglio a bere una birra, a mangiare un panino, a
scoprire in solitudine di aver percorso lunghi tratti di vita a occhi chiusi,
in fuga da una mediocrità sofferta. Alla fine si salvano, con qualche
ammaccatura, ma vitali. E la città?
Anche
Bari si è salvata dai tempi bui? “Non ci sono più le grandi reti mafiose
in grado di ramificare e tenere sotto scacco intere comunità, certo rimangono
consistenti bande criminali e tutto può succedere, ma certe ritualità sono
state spezzate. Manca, secondo me, la spinta per il salto successivo, in grado
di fare della città il polo di riferimento per il sud”. Il “pensiero
Mediano”, l’ipotesi sviluppata dal sociologo Franco Cassano di una
frontiera mediterranea di cui
Bari fosse il faro, sembrerebbe appunto rimanere un’ipotesi.
I
negozi aperti fino a notte fonda sono da considerare senz’altro una novità
positiva, secondo lo scrittore.
“Le
mille luci della zona vecchia rischiano però di rimanere solo un’operazione
di maquillage, il segno di una nuova modalità di consumo della città.
Negativo forse è il fatto che si è puntato solo su una rinascita
commerciale, più che culturale. Una visione che può tagliare il respiro a un
progetto da vera capitale”. Dunque anche la città è in cerca di
riscatto” “La sensazione è che ci siano grandi energie che lavorano
sottotraccia. Ma non si riesce a convogliarle in un progetto culturale?
rincara la dose Carofiglio. Il guscio vuoto del teatro Petruzzelli su corso
Cavour sembra dargli ragione.
Simbolo
culturale della città, “sbranato dal fuoco” nel ‘91, da allora è
imbrigliato
nelle impalcature e nelle beghe di una ristrutturazione che forse
non ci sarà mai. “Per fortuna hanno riaperto il teatro comunale Piccinni”.
E
sono sparite le impalcature dal Kursaal Santa Lucia che dal 1914 chiude il
fronte del porto, sul lungomare di levante. Ma l’ecomostro di Punta Perotti,
proprio in fondo al lungomare, è ancora un dente da cavare.
In
attesa della capitale che verrà, i baresi, anima levantina di notte, ma
rigorosa e iperattiva di giorno, si incontrano alla libreria Feltrinelli, al
Cafè Bohemien o ascoltano musica new age al Maorì. I più tradizionali si
godono gli ultimi sprazzi di sole sulla spiaggia di Pane e pomodoro, fresca e
informale, dove anche l’avvocato Guerrieri trascorre ore in solitaria e
alcolica meditazione. Nella speranza che sulla lingua di sabbia scura non
attecchisca mai l’orribile rito dell’acquagym.
Il
sole 24 ore, supplemento "Domenicale", 5.9.2004
NarrItalia
Legal
thriller per tre voci soliste
di
Giovanni Pacchiano
La
potenza del passaparola dei lettori. E' il caso di Gianrico Carofiglio, 43
anni, nella vita lavorativa sostituto procuratore antimafia a Bari. Carofiglio
aveva esordito (anno 2002), per Sellerio, con un "legal-thriller",
Testimone inconsapevole. Presentandoci la figura dell'avvocato Guido
Guerrieri, quarant'anni: un simpatico e spiritoso (forse un poco guascone),
difensore per vocazione delle cause difficili. Qui Guerrieri assume la difesa
di un ambulante senegalese, accusato di avere ucciso un bambino di nove anni.
E raggiunge l'impossibile: far assolvere il suo cliente, innocente ma
schiacciato dalle testimonianze. Sono passati due anni e Carofiglio è ormai
(meritatamente) una star della giallistica italiana. Perché il suo Guerrieri
è piaciuto ai lettori. E i lettori se lo son detto. Il segreto? Carofiglio ha
saputo costruire, insieme a trame avvincenti, un personaggio, solido e insieme
umbratile, con le sue passioni e manie (ad esempio, diffida delle case dove i
libri sono messi in bell'ordine. Anche noi) e un suo mondo interiore.
Un'impresa premiante. E così, in Testimone inconsapevole come nel successivo
Ad occhi chiusi (Sellerio 2003), che è il caso di una giovane donna
maltrattata, che si ribella al suo ex compagno e oppressore, figlio di un
potente, denunciandolo.
Carofiglio
ci rende edotti dei libri e dei film che il suo protagonista ama. Qualche
esempio per tutti: Un mercoledì da leoni e La casa dei giochi (come non
approvare?). O il romanzo, pochissimo noto in Italia, Lo studente straniero,
di Philippe Labro. Un capolavoro. Ci racconta, parimenti, la sua non facile
vita sentimentale, dopo che è stato piantato in asso da una moglie cui ne ha
fatte di tutti i colori (e però tutto cambia quando incontra la bella
Margherita...). Sbaglierebbe chi pensasse a dei mélo: Carofiglio ha tra le
sue molte carte uno stile nitido, vibrante, basato sul botta e risposta dei
dialoghi dei personaggi, ma anche sull'interrogarsi del protagonista.
Che
è sensibile, controcorrente rispetto alla razza degli avvocati, alle
ingiustizie della vita. Ci ha colpito molto, Guerrieri, e speriamo in nuove
avventure. Ma ci piace anche il fatto che, pubblicando il suo terzo romanzo,
Il passato è una terra straniera, presso Rizzoli, Carofiglio si sia
dimostrato capace di narrare un'altra storia. Un romanzo, in un certo senso,
di formazione (anche se a fondo giallo): se formarsi può voler dire
commettere mille sbagli prima di recuperare il senso della propria dignità e
della propria vocazione di uomo.
Moralismo?
Non in Carofiglio, che, lavorando ulteriormente sulla scrittura, e alternando
secchezza e malinconia e pathos, così come mescolando la voglia di azzardare
del protagonista al rimpianto di un'età incorrotta mai sfiorata dal male, ci
racconta del ventiduenne barese Giorgio. Il più bravo di tutti a scuola,
ultimo anno di legge, a un passo dalla tesi, una fidanzata carina e perbene.
Fino a quando, un giorno, il suo mondo, dove non è mai successo quasi niente,
ha "un'accelerazione improvvisa". Con l'incontro con Francesco
Carducci.
Idolo
delle ragazze: bello, furbo, bugiardo. Giocatore incallito di poker. E baro.
Si dà caso che i due diventino amici per la pelle, in una situazione
difficile in cui Giorgio salva Francesco da guai grossi.
E Francesco, in cambio, trascina Giorgio nel suo mondo. Coinvolgendolo nel
gioco. Insegnandogli i trucchi del mestiere. Obiettivo: far soldi e godersela.
O forse anche rimediare alla noia di vivere che è tipica di certa
giovinezza. Ma c'è altro, che ben ci guardiamo dal raccontare al lettore.
Carofiglio edifica il suo thriller su un triangolo di personaggi
indirettamente legati a un invisibile destino (o, forse, I tre lati di una
stessa personalità?). Oltre a Giorgio e a Francesco appare, infatti, nel
romanzo, anche un altro Giorgio, il tenente dei carabinieri Giorgio Chiti,
figlio di un generale; tormentato dal ricordo
del suicidio della madre, avvenuto quando lui era ancora bambino...
Tocca a Chiti indagare su una serie di stupri in città, "uno uguale
all'altro, opera chiaramente dello stesso fantasma". Fino a che la sua
strada si incontrerà con quella dei due giocatori di carte... Carofiglio è
hopperiano (e, del resto, due quadri di Hopper sono ricordati in Testimone
inconsapevole come "bellissimi e commoventi") nel ritrarre la
solitudine. Quella degli ambienti, dei personaggi, dei volti umani. I suoi
libri, e specialmente quest'ultimo, come i quadri di Hopper, hanno un impatto
forte. Sanno farci guardare di dentro. Ed è questo, crediamo, che è piaciuto
(nonché a noi) ai lettori.
La Provincia, 14.9.2004
Banalità
del male e amicizia vera
di Maddalena Bonaccorso
Gianrico Carofiglio, nato a Bari nel 1961, è Sostituto procuratore
antimafia presso la Procura della sua città.
Dopo “Testimone
inconsapevole” e “Ad occhi chiusi”,i due romanzi editi dalla casa
editrice Sellerio di Palermo rispettivamente nel 2002 e nel 2003, è adesso in
libreria “Il passato è una terra straniera”. Pubblicato da Rizzoli, il
libro è una delle novità editoriali più interessanti dell’autunno
letterario.
Romanzo di formazione, ma anche giallo; mistero da risolvere, viaggio nei
meandri della mente umana. L’ultima fatica dell’abile narratore pugliese
è tutto questo, e molto di più.
Ambientato
principalmente a Bari, racconta la storia di due ragazzi tra loro molto
diversi; Giorgio è perfetto, sta per laurearsi in giurisprudenza,
ha una fidanzata ideale ed è un figlio modello. Nella sua vita mai uno
scossone, mai un ripensamento. Mai niente.
Francesco è bello ed inquietante… Ha “la faccia di uno che non ha avuto
mai paura” e lo sguardo ora onesto, ora falso, ora sfuggente. E’
prestigiatore e gioca alle carte. E’ un baro.
Fino a una notte delle vacanze di Natale del 1988, le loro vite non hanno
niente in comune. Ma quella notte succederà qualcosa che li farà diventare
amici, e che segnerà il loro futuro.
Nel frattempo, in una storia parallela, il tenente dei carabinieri Giorgio
Chiti, da poco trasferito a Bari, cerca di risolvere un difficile caso di
violenze e stupri.
Il responsabile sembra un fantasma, che appare e scompare, inafferrabile e
spietato.
E Chiti, egli stesso vittima dei fantasmi del suo passato, di un’ ansia che
incombe, che toglie il sonno e sospinge verso la follia, si troverà coinvolto
in una storia inaspettata e sorprendente.
“Il passato è una terra straniera” nasconde al suo interno una grande
violenza psicologica, ed una tensione che, in continuo crescendo, diventa alla
fine quasi insostenibile. La banalità del male, l’angoscia, la
sopraffazione, la bellezza dell’amicizia sincera, la ferocia del tradimento.
Il confine tra il bene ed il male, non più riconosciuto, non più importante.
Sono pagine vibranti di passione e di paura, di felicità incosciente e di
brusco ritorno alla realtà; in
sottofondo la poesia della musica, di Chopin e dei Rolling Stones. I finali
dei paragrafi, simili a coltellate.
Personaggi indimenticabili, a volte fortemente autoironici, sovente disillusi;
un linguaggio originale, ritmo narrativo intenso.
Sullo sfondo, la città di Bari; sospesa tra passato e futuro, modernità e
degrado, ricordi e progetti; un posto da cui fuggire e nel quale tornare.
“Il passato è una terra straniera” è un libro che lascia un segno
profondo.
Gazzetta del Mezzogiorno, 9.9.2004
Trani
-
Un set per due fiction di Canale 5
Trani
si accinge a diventare per cinque settimane set naturale di due fiction tratte
dai racconti del barese Gianrico Carofiglio. Le riprese inizieranno il 20
settembre
di Paolo
Pinnelli
Trani
- Dopo un’estate boom con una notevole presenza di turisti, Trani si accinge
a diventare per cinque settimane set naturale di due fiction che andranno in
onda il prossimo inverno su Canale 5. Le fiction in questione sono “Ad occhi
chiusi” e “Testimone inconsapevole”, entrambe tratte dagli omonimi
romanzi di Gianrico Carofiglio.
La
miniserie sarà diretta da Alberto Sironi, il regista del “commissario
Montalbano”.
Le
riprese avranno inizio il 20 settembre e si protrarranno per quattro o cinque
settimane. “Dopo molti sopralluoghi nella vostra splendida città – spiega
il produttore, Franco Caduti – abbiamo preso in seria considerazione
l’eventualità di girare a Trani le due fiction. L’amministrazione si è
dimostrata subito disponibile e, pertanto, abbiamo deciso di dare il via alle
riprese”.
“L’amministrazione
di Trani - sottolinea l’assessore al turismo e vice sindaco, Mauro
Scagliarini - si è subito attivata per garantire una collaborazione fattiva,
dando disponibilità sia per la collocazione degli uffici di produzione, sia
per gli ambienti che diventeranno set delle fiction, scelti non soltanto in
base alle illustrazioni delle storie, ma anche per evidenziare le particolari
bellezze della città. Siamo molto lusingati che la scelta sia ricaduta su
Trani”.
Trani
– set cinematografico è la ciliegina di una torta per un turismo che
guadagna così un volano promozionale.
La
produzione ha individuato i luoghi in cui intende effettuare le riprese: la
zona del centro storico con il porto e la Cattedrale, il tribunale, palazzo
Caccetta, la villa comunale, la chiesa di Santa Teresa, il lungomare, il
cimitero, la spiaggia di Colonna e lo scoglio di frisio.
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