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Mediterraneo: il mare delle culture

Nove paesi per un unico progetto teatrale
Il Presidente del comitato organizzatore dei giochi del Mediterraneo, Sabatino Aracu, presiederà martedì a Pescara, il convegno “Mediterraneo il mare delle culture” [...] un progetto teatrale che vede coinvolti otto Paesi che si affacciano sul Mare Mediterraneo: la Croazia, la Spagna, la Giordania, il Libano, il Montenegro, la Turchia, la Libia e la Bosnia- Erzegovina che avranno autorevoli rappresentanze al convegno. [...] Con questo progetto - realizzato dall’associazione teatrale Abruzzese Molisana (ATAM), in collaborazione con i Giochi del Mediterraneo Pescara 2009 e l’assessorato regionale alle politiche del Mediterraneo - si è voluto cogliere l’occasione della 16esima edizione dei giochi del Mediterraneo per mettere a disposizione di questo grande evento multietnico la sua lunga esperienza teatrale e costruire insieme ai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, un progetto culturale in grado di aprire le porte alle contaminazioni e alla cooperazione. [...] La relazione introduttiva è affidata al direttore dell’Atam, Enzo Gentile, mentre le conclusioni saranno tratte dallo scrittore Andrea Camilleri. Il progetto teatrale si svilupperà nell’arco del biennio 2008-2009. La prima fase sarà dedicata alla formazione teatrale e vedrà coinvolti almeno quaranta giovani attori provenienti da Paesi diversi. A guidarli, l’equipe coordinata da Andrea Camilleri e costituita da Maria Luisa Bigai, attrice e regista, Nando Citarella, musicista, attore e cantante, grande studioso delle tradizioni popolari del bacino del Mediterraneo, e Rocco Mortelliti, mimo, attore, regista e autore. Il convegno “Mediterraneo il mare delle culture” si svolgerà martedì 30 presso l’Auditiorium De Cecco alle 9.30.
(La Cronaca d'Abruzzo, 29.9.2008)

Il teatro unisce il Mediterraneo
Andrea Camilleri a Pescara

Anche lo scrittore Andrea Camilleri parteciperà oggi a Pescara a ”Mediterraneo il mare delle culture”, il convegno organizzato per presentare un progetto teatrale che vede coinvolti otto Paesi che si affacciano sul mare Mediterraneo: Croazia, Spagna, Giordania, Libano, Montenegro, Turchia, Libia e Bosnia-Erzegovina. E’ una delle manifestazioni satellite dei Giochi del Mediterraneo 2009. Appuntamento dalle 9,30 all’auditorium De Cecco di piazza Unione. Contaminazione e cooperazione sono le parole guida seguite dall'Associazione teatrale abruzzese molisana, che cura il progetto. La relazione introduttiva è affidata al direttore dell'Atam, Enzo Gentile, mentre le conclusioni saranno tratte dallo scrittore Andrea Camilleri. Il progetto teatrale si svilupperà nell'arco del biennio 2008-2009. La prima fase sarà dedicata alla formazione teatrale e vedrà coinvolti almeno quaranta giovani attori provenienti da Paesi diversi. A guidarli, l'equipe coordinata da Camilleri.
(Il Messaggero (Abruzzo), 30.9.2008)

Teatro: Percorso formativo per attori ai Giochi Mediterraneo
Nell'ambito della sedicesima edizione dei Giochi del Mediterraneo, in programma a Pescara nel 2009, l'associazione teatrale abruzzese molisana (Atam) ha promosso un progetto di cooperazione teatrale coordinato dallo scrittore Andrea Camilleri. "Mediterraneo, il mare delle culture", questo il nome del progetto, portera' in Abruzzo 40 giovani attori provenienti dai vari Paesi del Mediterraneo che prenderanno parte ai Giochi. Questi attori parteciperanno ad un percorso formativo, coordinato da Camilleri, su tre poemi e cioe' l'Iliade, Metamorfosi e Mille e una notte. In concomitanza coi Giochi del 2009 i giovani artisti porteranno in scena gli spettacoli tratti da queste opere, in un evento unico della durata di 75 minuti e ognuno recitera' nella propria lingua. Ai protagonisti del progetto saranno anche impartite delle lezioni di italiano, durante la permanenza in Abruzzo. Fondamentale, per gli organizzatori, e' lo scambio di culture che deriva da questa esperienza.
(AGI, 30.9.2008)

Andrea Camilleri: solo la cultura può unire i popoli oggi divisi
La cultura come unica possibilità di dialogo tra i popoli in un Mediterraneo che è una «vasca da bagno su cui stiamo tutti seduti». E’ il pensiero di Andrea Camilleri che ieri è stato ospite, a Pescara, del convegno «Il mare delle culture».  Lo scrittore siciliano, padre del commissario Montalbano, ha tenuto la relazione conclusiva del progetto dell’Atam, Associazione teatrale abruzzese e molisana per i Giochi del Mediterraneo - Pescara 2009. Camilleri, nell’intervista che segue, ha parlato anche del suo rapporto con l’Abruzzo, con il suo personaggio di maggior successo, e con Simenon.
Il Mediterraneo mare di pace, di civiltà. In realtà è stato storicamente un mare di guerra, a cominciare dalle guerre puniche.
«Sì, è sempre stato un mare di guerra, però non è detto che poi, questa traversata del mare in assetto di guerra non abbia portato dei buoni risultati. Si finisce sempre per conoscersi. Noi siciliani ci siamo presi ben 13 dominazioni, non è detto che queste non ci abbiano arricchito, per alcune cose. Parlo della meravigliosa cultura araba, di cui ci sono ancora vistosissime tracce in Sicilia, e poi ci hanno portato gli aranceti (ride), parecchie cosine. Certo, sarebbe meglio se questo mare non fosse “fiorito di cadaveri”. C’è poi oggi questo problema dei poveri emigranti e disperati: per loro è un mare ostile. Iniziative come questa di oggi a Pescara hanno una speranza che è quella di tendere alla trasformazione del mare, che in realtà è ’na bagnarola, una vasca da bagno, e siamo tutti lì, seduti ai bordi a combatterci l’un con l’altro, è un assurdo, un assurdo assoluto. Iniziative come queste, torno a ripetere, hanno un’importanza fondamentale: tutto ci divide ma è la cultura (la letteratura, la poesia, la musica), quello che unisce i popoli. Proprio ieri sera, qui a Pescara, a un concerto c’era un tenore coreano che cantava la Boheme».
Lei l’ha ascoltato?
«Certo. E’ questo che conta. Se noi andiamo a prendere i tre testi su cui lavoreremo - le Metamorfosi di Ovidio, che ha ispirato letteratura, scultura, pittura; le Mille e una notte che ha finito con Pasolini ed è entrata nella nostra cultura e l’Iliade - sono le uniche vere cose che uniscono gli uomini. Lavoriamo su quello».
Su cosa verterà la sua relazione?
«Praticamente è quello che sto dicendo. Sono tentativi che abbiamo il dovere di fare insieme in un mondo che, chissà perché, sta dimostrando di andare facilmente alla deriva. Cerchiamo, nel nostro piccolo e con i nostri mezzi, di trovare queste radici comuni, che esistono».
Arrivano in Italia (ed è un fenomeno che stiamo vivendo per la prima volta) centinaia di migliaia di disperati. Sono tanti, è anche un problema di quantità?
«Certo, e penso che negli anni a venire il fenomeno diventerà ancora più evidente e più forte. E anche qui credo che l’unico sistema per affrontarlo non può essere più a livello nazionale ma almeno europeo. Non per porre barriere, attenzione, ma per studiare i migliori metodi di accoglienza che significa possibilità di lavoro e per non far rimanere disperata questa gente».
Vorrei passare alla sua attività di scrittore e al suo rapporto con la regione. Lei ha un feeling particolare con l’Abruzzo.
«Sì ho diversi amici abruzzesi, poi le università dell’Aquila e di Chieti - Pescara mi hanno dato una laurea ad honorem, ho vinto il premio Flaiano, uno dei primi per i miei Montalbano, per “La voce del violino”, nel 1997. La mia collaboratrice è di Pescara, Valentina Alferj. Ma pochi sanno che vengo spesso anche al Laboratorio del Gran Sasso, mi hanno invitato anche per assistere all’esperimento del Cern, il 10 settembre, e ci sono andato. I laboratori del Gran Sasso sono una cosa strepitosa».
Lei ha conosciuto Flaiano?
«Sì, l’ho conosciuto e non facevo altro che fargli telefonate di ringraziamento. Lui era critico dell’Europeo e per tre volte di seguito scrisse un gran bene dei miei spettacoli, nella sua maniera spiritosa».
Con lei non si può non parlare di Montalbano. L’ultimo, «Il campo del vasaio», però, lascia intendere che in qualche modo la serie potrebbe interrompersi. E’ così?
«No, guardi, la situazione è questa: tre anni fa mi venne in mente un modo di concludere la serie. Anche avendo una certa età mi dava fastidio non prepararmi un finale. La soluzione, che non dico ovviamente, non è né quella di mandarlo in pensione, né quella di farlo morire. Scrissi questo ultimo romanzo di Montalbano e lo mandai alla Sellerio dicendo “Questo è l’ultimo, quando mi stancherò di scrivere su Montalbano t’avverto e tu lo pubblichi”. Ancora non mi sono stancato (ride) e quindi ora esce un altro Montalbano che si chiama “L’età del dubbio” e loro ne hanno ancora un altro».
E’ vero che l’ultimo è conservato nella cassaforte della Sellerio?
«No, questa è una leggenda metropolitana. Da Sellerio non esiste nessuna cassaforte e addirittura i cassetti sono senza chiave (ride). Anzi, magari ce l’hanno in qualche computer e qualcuno può anche andarselo a leggere».
Il suo rapporto con Luca Zingaretti ormai è diventato come tra padre e figlio, no?
«Luca è stato mio allievo all’Accademia e devo dire che è stato uno dei pochi attori che io ho seguito subito dopo nella vita teatrale, perché era un ragazzo che mi interessava, che meritava. Quando mi dissero che avevano scelto lui per la trasposizione televisiva di Montalbano io rimasi molto contento. Ha dato un’ottima interpretazione anche se è più giovane del mio personaggio, poi lui è calvo mentre il personaggio è pieno di capelli e di peli».
Quanto ha influenzato la scrittura dei Montalbano successivi alla trasposizione televisiva la presenza di Zingaretti?
«No, per niente. Ve ne potete rendere conto leggendo Montalbano. Il personaggio continua a invecchiare e va per la sua strada. Le assicuro però che è un problema. Viene istintiva la suggestione all’interpretazione di Zingaretti mentre sto scrivendo. E vado subito a cancellare».
Riguardo alla sua altra produzione, Montalbano è troppo ingombrante?
«Intanto ha fatto sì che io diventassi uno scrittore di romanzi gialli e non lo sono. E’ un po’ lo stesso destino, senza, per carità, fare nessun paragone, di Simenon. A suo tempo destò scandalo che la Gallimard (una delle più importanti case editrici francesi, ndr) prendesse uno scrittore di gialli. Ma Simenon è un grandissimo. Per quanto mi riguarda, pazienza. D’altra parte quando esce un nuovo romanzo di Montalbano bene o male si cominciano a vendere di nuovo anche gli altri romanzi e quindi è una sorta di ricatto che lui mi fa. In fondo, che i miei romanzi di vent’anni fa siano ancora in catalogo lo devo a lui».
A proposito di Georges Simenon. Lei è stato produttore degli sceneggiati televisivi italiani interpretati da Gino Cervi. E’ stata un’esperienza utile?
«Molto, molto. E poi mi ha insegnato il mestiere perché lo sceneggiatore Fabbri aveva un suo metodo di destrutturazione del racconto di Simenon per poi ristrutturarlo nello sceneggiato televisivo. Questo smontaggio del poliziesco europeo, io a quel tempo non lo sapevo, mi ha consentito di imparare un’arte e di metterla da parte. E mi è tornata molto utile tanti anni dopo».
Proprio in questi giorni è stata pubblicata la notizia che Montalbano è stato tradotto in spagnolo ma facendogli perdere tutti i connotati di sicilianità. Ne vuole parlare?
«Sì anche oggi (ieri per chi legge, ndr) c’è Paolo Di Stefano sul Corriere della Sera che ne parla e conclude “Camilleri che ne pensa?” Mah, non è che si può stare dietro a tutti i traduttori. Nella stessa Spagna pare che ci sia una grossa differenza tra il traduttore castigliano e quello catalano che invece sembra sia molto più attento. I francesi mi traducono benissimo come pure i tedeschi. Apprendo che il mio traduttore giapponese non conosce l’italiano e mi traduce dal tedesco. Ora lei capisce che a questo punto alla domanda “Che ne pensa Camilleri?” Non posso che rispondere: “Non pensa”. Ringrazia quelli che sono più scrupolosi. Però, devo dire, che i due Paesi, fuori dall’Italia, dove vendo di più sono proprio la Germania e la Francia dove ci sono i migliori traduttori. Non è un caso».
Le dispiace in modo particolare visto che la Spagna è il Paese di Manuel Vazquez Montalbàn, l’autore di Pepe Carvalho a cui lei ha dichiarato di dovere il nome del suo personaggio?
«No, perché in Catalogna posso stare tranquillo. C’è un’altra cosa divertente: il mio traduttore catalano ha scritto un romanzo che sta avendo un enorme successo e per ricambiare l’omaggio che io avevo fatto a Montalbàn (morto nel 2003, ndr) ha chiamato il suo investigatore Miguel Camiller (ride di cuore)».
(Paolo Di Vincenzo, Il Centro, 1.10.2008)

Il Mediterraneo di Camilleri: una voce unica
Una bella avventura culturale quella capitanata da Andrea Camilleri per il progetto "Mediterraneo: il mare delle culture" che, dal prossimo ottobre, in vista dei Giochi porterà a Pescara tanti giovani da tutto il mondo. «Ho accettato questo ruolo perché mi sento particolarmente sensibile al problema della convivenza - ha spiegato ieri ospite di Pescara il creatore del commissario Montalbano -. Nel mio paese di origine, Porto Empedocle, ho avuto spesso occasione di raccogliere le toccanti testimonianze dei pescatori che salvano i rifugiati, storie che mi fanno vergognare di essere uomo. In fondo questo Mediterraneo è una vasca da bagno, ed è ridicolo che si stia tanto a litigare seduti sul bordo di una vasca». Nel corso del convegno internazionale dedicato al progetto, Andrea Camilleri ha rivendicato il ruolo della cultura, aldilà dell'esperienza puramente atletica, per unire i popoli affacciati su un mare culla feconda di antiche e profonde civiltà: «Vogliamo forse perdere quella ricchezza che ci fa uomini? Leggendo poesie italiane, balcaniche o arabe colgo gli stessi rimandi, gli stessi sentimenti. L'occasione qui offerta è importante, teatro e musica sono veicoli ideali per conoscersi, per trovare punti comuni. Altrimenti prenderanno il sopravvento quelli che usano religione e politica contro l'uomo. La cultura, che arma non è, può essere l'unica arma per sconfiggere confini e campi di concentramento». Questa la straordinaria lezione del maestro Camilleri che ha incantato la platea strappando applausi a non finire.
(Il Messaggero (Abruzzo), 1.10.2008)


 
Last modified Wednesday, July, 13, 2011