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Ugo&Andrea

 

 

 

 

CAMERA C + audio 1

 

Andrea           Ugo, ma com'è 'sta cosa che non guidi?

 

Ugo                 mah, a dire il vero io ho guidato molto...

 

Andrea           ah ecco, sei pentito, sei un pentito?

 

Ugo                sì, perché dopo mi son sposato, mia moglie ha stabilito che io non sapessi  guidare... avevo girato l'Europa, quindi era una menzogna, pero riuscì talmente a suggestionarmi che io smisi  di guidare, e scoprii anche la bellezza del non guidare, dell'andare a passo d'uomo, ma pero' con i propri passi, non al passo d'uomo automobilistico, negli ingorghi, nel centro, e tu?

 

Andrea          no, no, io non ho mai guidato, cioè non ho mai avuto neanche la voglia di provare, come si faceva da ragazzi, sai, fammi un po' provare, mai, proprio... l'ho sempre guardata con assoluta indifferenza la macchina... non mi interessava proprio. E' stato però un errore perché poi, in età adulta, per potermi spostare ho dovuto affidarmi a un motorino, sono caduto tre volte, me lo sono rivenduto, e quindi poi... niente... basta. I primi tempi andavo con i mezzi pubblici, perché c'era un periodo, che ora magari ne parliamo un attimo, in cui a Roma si circolava con i mezzi pubblici no?

 

Ugo                io invece i primi anni che ero in rai, e facevo parte di una redazione del telegiornale dove eravamo tutti più o meno venticinque ventiseienni, e io ero l'unico a possedere una macchina, mi ero comperato una pulmanina, la seicento multipla, e così ero diventato una specie di tassista, o guidatore di piccolo autobus perché naturalmente tutti i miei colleghi mi sfruttavano per essere accompagnati chi qua chi là...  

 

STACCHETTO

 

E mi ricordo invece la sera si andava a villa borghese dove c'erano delle belle belle fanciulle così, diciamo di genere mercenario e io una volta, guidando la mia pulmanina e per vedere meglio una di queste signorine persi un po' di vista la strada e andai a finire nella fontana dei cavalli marini... lo sai quella... che è quasi in asse...

 

Andrea           sì, sì, comunque un bel posto insomma dove andare a finire, sì...

 

Ugo                un bel posto certo, però cosi restai a piedi, e diciamo anche a bocca asciutta dall'altro punto di vista...

 

Andrea          ma questo episodio è quello che hai raccontato a tua moglie naturalmente, per cui poi tua moglie ha decretato che non dovevi e non sapevi guidare presumo no?

 

Ugo                 no, no non gliel'ho mai raccontato

 

Andrea           ah questo non glielo hai mai raccontato

 

Ugo                 in realtà lei... io avevo incidenti ma in genere erano sempre con un antagonista diciamo così non mobile, per esempio sbattevo contro un muro...

 

Andrea           una fontanella...

 

Ugo                 ...una fontanella, una saracinesca, ma non ho mai danneggiato altri...

 

STACCHETTO – INIZIA CAPITOLO 1 “TV”

 

Andrea          no, senti, ma io mi stavo ricordando mentre tu parlavi, con queste strade con poche macchine di Roma, fatta ora la proporzione di quello di quello che succede... quando io arrivai a Roma, arrivai a Roma nel 49, nell'ottobre del 49, e c'era questa meraviglia di cosa che si poteva passeggiare per Roma ma non solo come fatto, diciamo, d'aria respirabile ma come anche fatto che non eri, come dicono a Roma, arrotato, non c'era questo rischio... niente, era di una bellezza... tu ci sei nato a Roma no?

 

Ugo                io sono nato a Roma poi per alcuni anni della mia vita ho vissuto a Napoli, a Napoli ho fatto il liceo l'università e poi dopo, quando mi assunsero in rai nel 53, avevo ventitre anni, e mi assunsero perché obbligati da una raccomandazione addirittura virulenta, a cui non si poteva resistere, allora tornai a Roma, tornai a Roma e andai a vivere con i miei nonni, paterni, e mio nonno si chiamava come me, o meglio io come lui, Ugo Gregoretti. E lui detestava la televisione, mio padre gli aveva regalato uno di quegli apparecchioni a 24 pollici, al quale lui voltava le spalle a tavola, perché fino ad allora era stato lui il centro dell'attenzione conviviale...

 

Andrea           e certo gli veniva sottratta questa sua...

 

Ugo                 ...gli veniva sottratta da Mike Bongiorno

 

Andrea          certo, e infatti questo è il problema, perché ancora tuo nonno, evidentemente intuiva il pericolo che questo rappresentava, non solo la fine di un centro d'attenzione ma anche la fine di un certo modo di vivere in famiglia no?

 

Ugo                perché lui la sera a tavola recitava l'Eneide in latino, e la prima volta che fu annunciato un mio programma, Nicoletta Orsomando con un sorriso disse "e adesso Semaforo a cura di Ugo Gregoretti", mio nonno fece cadere le posate e si rivolse alla nonna, le disse "Maria qualcuno non crederà per caso che sia io?" e lo rassicurammo, lo rassicurammo

 

STACCHETTO

 

Andrea          sì ma non era solo dei nonni, l'ostilità diciamo era anche in quel periodo di molti intellettuali, di molta sinistra

 

Ugo                  sì, come no, noi ci vergognavamo un po' di fare la televisione

 

Andrea           ecco appunto. Ma chissà perché c'era questa negazione della televisione in quel periodo, che pure era una bella televisione, a confrontarla con quella dei nostri giorni, perché faceva delle cose bellissime

 

Ugo                  facevamo

 

Andrea           no perché io sono entrato molto più tardi, io sono entrato in rai nel 58 e sono entrato al terzo programma radiofonico

 

Ugo                  che era l'aristocrazia dell'azienda

 

Andrea           che era l'aristocrazia dell'azienda. E andai perché mi chiamò il direttore, si chiamava Cesare Lupo, per sostituire una mitica funzionaria della radio, Lidia Motta, che era in trattamento di maternità, e io accettai perché 'sto contratto che era per mezza mattinata sì e no... e se non che nel momento nel quale me ne             stavo andando questo Cesare Lupo mi disse "e si ricordi che qui entra qui, in rai, non ne esce mai più" ed e stato vero. Poi invece mi sono occupato di televisione come produttore negli anni 60 quando si fece il secondo canale televisivo, perché io secondo canale televisivo venne dato a quelli del terzo programma, Angelo Romanò, Adriano Magli questi nomi, Emilio Gennarini... ecco.

 

Ugo                 che erano degli intellettuali molto raffinati che però anche loro, magari segretamente un po' disprezzavano la televisione...

 

Andrea           sì, io mi ricordo Romanò che andava al centro di produzione di via Teulada e poi scriveva delle disperate poesie che magari venivano pubblicate su Approdo intitolate Centro di Produzione, come luogo di orrore e di suo personale declino... quindi anche loro... pero... insomma... pero...

 

Ugo                  peccato non le conosco queste poesie

 

Andrea           ce n'era una che terminava... intitolata a... chi era allora il personaggio in voga... lo scempio che di me fanno gli eroi di questa civiltà... si rivolgeva ovviamente alla civiltà delle immagini di cui lui era responsabile

 

Ugo                 invece io feci una poesiola, non molti anni fa, quando accettai di fare il conduttore di Domenica In, insieme ad Alba Parietti, Toto Cutugno, Jocelin, un quartetto di una improbabilità totale, però io accettai anche         perché era un cospicuo guadagno, e però tutti i lunedi vedevamo i diagrammi, i picchi d'ascolto, i picchi invece contrari, gli abissi di non ascolto... ed ero talmente frustrato che feci un sonettino di cui ricordo qualche verso

                        al picco m'impicco / più alto d ascolto / dall'onta travolto / per l'ultimo smacco

                        e poi pigliavo quel picco e

                        me lo ficco nel retto / sognando lo share e provando piacer

                        una goliardata...

 

STACCHETTO

 

Andrea           sì, c'era questo sfogo nella poesia no, un modo di salvarsi in corner. Però devo dire, francamente, che io ebbi una, come posso dire, una sorta di iniziazione televisiva fra le più impegnative perché mi chiamarono a fare il produttore televisivo e mi mandarono naturalmente su un programma di teatro perché io mi   occupavo di teatro. Mi chiamò Bernabei e mi misero nella produzione delle prime otto commedie di Edoardo. Io avevo  il compito più che di produttore, perché non c'era niente da produrre sai, Edoardo arrivava con la sua compagnia, si pigliava tutto in blocco e quindi non c'era niente. Dov'é che volevano che io intervenissi? Nel fargli inghiottire alcuni fatti censori. Tu pensa, alcuni fatti censori, nelle commedie di Edoardo sono impensabili, eppure all'epoca volendo le trovavano certe...

 

Ugo                  avevano una immaginazione inesauribile...nel trovare...

 

Andrea           una immaginazione inesauribile... nel trovare ste cose... E anche, l'altra cosa era quella di dire che non succeda assolutamente nulla, perché Edoardo era il primo degli intellettuali di area di sinistra che cominciava a collaborare con la televisione, e sono stati sei mesi per me di una bellezza straordinaria...

 

Ugo                  questo sodalizio con Edoardo...

 

Andrea           questo sodalizio con Edoardo, non e successo mai un incidente, siamo andati d'amore e d'accordo e personalmente io che m'ero fatto l'accademia, ero stato aiuto di Costa, quello che, non é retorica, quello che imparai come esperienza  a stare affianco a Edoardo mentre lavorava coi suoi attori...

 

Ugo                  eh, me lo immagino...

 

Andrea            Madonna che cos'era di straordinario

 

Ugo                  me lo immagino

 

Andrea            che rapporti che aveva con gli attori

 

Ugo                  ma fu quando Edoardo ricevette una telefonata e qualcuno disse qui e la    televisione e Edoardo rispose aspetti che le passo la lavatrice o il frigorifero...

 

STACCHETTO – INIZIA CAPITOLO 2 “TEATRO”

 

Andrea           ed era giustissimo perché sempre di elettrodomestici si trattava... No però non era in quel periodo, quello          è stato prima e stato alle prime avances che la televisione ha fatto nei riguardi di Edoardo. E' stato molto bello perché, non lo so, c'era un'atmosfera in studio molto rigorosa perché lui era una persona...

 

Ugo                  severo anche

 

Andrea           severo, severissimo, ma nello stesso tempo si lavorava con un gusto straordinario. Poi c'erano nel suo gruppo di attori degli attori coi quali lui si sentiva sicuro, in modo tale da poter improvvisare, e degli altri coi quali aveva un rapporto solo di direttore ad attore, non si abbandonava. Di questi io mi ricordo due o tre improvvisarono in studio delle cose e poi naturalmente dopo codificavano e noi registrammo. Ma sono delle varianti sui testi di Edoardo splendidi

 

Ugo                  be gli attori improvvisatori quando ne hanno la capacita  sono inimitabili

 

Andrea           inimitabili. Tu episodi ne avrai assai più di me, ma una volta Carlo Cecchi che mise... voleva mettere in difficoltà in scena un suo attore, ed era il Borghese gentiluomo, la lettera d'amore, quando dice i vostri occhi bella signora mi fanno morire d'amore - oppure? dice il Borghese gentiluomo, in questo caso Carlo Cecchi, oppure? - d'amore mi fanno morire i vostri occhi mia bella signora - oppure?

                        Scusami un attimo... (bevono)

oppure dice... nel copione sono previsti tre oppure superate le prime tre variazioni Cecchi insistette. Oppure? Gli fece cinque o sei oppure, l'attore, io lo riprendevo attraverso la telecamera, lo vedevo sudare proprio... e lo batte per l'improvvisazione dicendo i vostri occhi amore mi fanno morire di apostrofo e     Cecchi dovette fermarsi. Cose bellissime proprio.

 

Ugo                  io invece come grande improvvisatore ricordo Walter Chiari

 

Andrea            non ci ho mai lavorato

 

Ugo                 io Walter Chiari riuscii, quando dirigevo lo Stabile di Torino, a portarlo nell'area del teatro ufficiale facendogli fare il protagonista in una commedia di Sheridan, Il critico che era una commedia mai rappresentata in Italia. Il critico è un regista che allestisce una tragedia di... alle vecchia maniera. Quindi è la parodia, è una cosa esilarante, la parodia della messa in scena di uno spettacolo teatrale. E Walter era capace di tutto, per esempio c'era, nella traduzione di Masolino D'Amico, si parlava di inutili chiacchiere, che aulicamente veniva tradotto i nani conversari, e Walter faceva finta di aver capito che era un ordine, una specie di ordine religioso di nani, nanetti, fraticelli alti quaranta centimetri che erano chiamati i conversari

 

Andrea            i conversari...

 

Ugo                 e poi distingueva tra i conversari scalzi... i conversari... ed era capace di andare avanti un quarto d'ora facendo sballare tutto il resto, però era irresistibile

 

Andrea            senti, e attori coi quali non ti sei proprio preso ne hai incontrati?

 

Ugo                 ma, direi, molto raramente, e in genere attori... attori diciamo così, non di primissima grandezza...

 

Andrea            ecco...

 

Ugo                  generalmente anzi, sempre attori un po' modesti...

 

Andrea            eh vero, che succedeva con loro...

 

Ugo                  forse perché si portavano un carico di... scontentezza...

 

Andrea           infatti non l'ho mai capito. Certe volte mi mettevano in guardia dice "guarda che con Rascel", io c'ho fatto finale di partita con lui, Adolfo Celi, vedrai Rascel ha un carattere spaventoso, succederanno... mai, ma quando mai, era una persona amabilissima, che stava alle regole del gioco. Erano altri gli attori che producevano dei macelli...

 

STACCHETTO

 

Ugo                 sì, sì, a me è capitato ecco pochissime volte, però qualche volta con i cantanti d'opera...

 

Andrea            ah, con quelli non c'ho avuto...

 

Ugo                  in particolare con i tenor non so il perché...

 

Andrea            figurati, lo capisco, ho fatto una sola regia d'opera e mi è bastato, a Bergamo, al Donizetti. Ma capisco come possa...

 

Ugo                  dove è andata in scena la tua opera...

 

Andrea           si va be, l'opera è tratta da un racconto mio, ma al Donizetti facemmo una cosa bellissima. Era Un maestro catanese, una novità in tre atti, ed era tratta dalla commedia di Martoglio San Giovanni è decollato, famosa commedia...

 

Ugo                  interpretata anche da Toto al cinema

 

Andrea            interpretata anche da Toto

 

Ugo                  forse il suo primo film

 

Andrea           questo compositore aveva studiato ed era vissuto in Germania, ed era un seriale. Ora San Giovanni decollato è una commedia, allora, tu non puoi ridere con la musica...

 

Ugo                  seriale...

 

Andrea           non ce la fai neanche se... e quindi... allora tememmo che il primo atto non passasse il pubblico. Allora il sovrintendente che era Bindo Missiroli mi disse "senta qua bisogna trovare una soluzione". E a me venne una soluzione... io l'avevo visto fare in teatro, c'era la conclusione che era quell'attore magrissimo siciliano, ora non mi ricordo, con gli occhiali, attore di teatro che aveva lavorato con Musco che faceva Peppe l'orbo si chiamava, la parte, che entrava con un violino con una corda e un cane zoppo, dava un finale da brivido. Buttiamola su questo, ma il fatto era che dentro l'opera lirica entrava della musica che non era del compositore, a Missiroli l'idea piacque e io dissi lei non si preoccupi del compositore, penso a neutralizzarlo io. Telefonammo a questo attore il quale era anziano, arrivò e cominciò ad assistere alle prove, non si rendeva conto che io ero il regista, allora era seduto accanto a me e mi diceva "ma sto regista, ma qua non ride nessuno". E io gli dicevo, "senta guardi questa e musica, è un'opera lirica", "ma io mi ricordo con Musco", "ma lei si può ricordare con Musco..." "posso parlare col regista?" io gli dicevo "non c'è, in questo momento è fuori..." poi quando saliva sul palco non mi vedeva, non mi distingueva... fece un finale da brivido, salvò l'opera e consentì il passaggio al secondo atto. Ecco lo volevo dire che questa è stata l'unica occasione mia di regista...

 

Ugo                  di opera

 

Andrea            di opera, ma quel poco che ho avuto a che fare con i tenori soprattutto...

 

Ugo                  i tenori... a me un basso, che era un grande basso, un uomo anche molto    spiritoso... che era, che è, ora è un po' anziano, si chiama Sesto Bruscantini...

 

Andrea            Bruscantini

 

Ugo                 mi spiegò, mi dette una spiegazione scientifica del perché tante volte il tenore e così, un po', un po' balzano... secondo lui e perché una nota particolare, specifica del canto tenorile schiaccia un lobo... non so bene... be insomma, lo inscimunisce

 

Andrea            vabbe di parte proprio

 

STACCHETTO – INIZIA CAPITOLO 3 “CINEMA & AUTODIDATTI”

 

Ugo                  molto di parte pero aveva una sua suggestione questa spiegazione

 

Andrea            senti invece sai una cosa che non ho mai fatto mai proprio perché ho fatto televisione, teatro, radio, eccetera... non ho mai fatto cinema. Tu invece ne hai    fatto... Quando hai cominciato tu a fare cinema cinema?

 

Ugo                 ma io non ne ho fatto... quantitativamente... non ne ho fatto granché. Ho cominciato a fare cinema ma in realtà quelli della mia, della nostra generazione, con un po' di fissa per il cinema, come me, come ero io da ragazzo, entrato in televisione cercavo di imparare, di farmi le ossa in una situazione del tutto autodidatta, usando le macchine da presa, i carrelli, i mezzi e cercando di imparare a fare cinema. Però ecco, andavo a fare un'intervista a Fanfani per dire, e allora... poi chiedevo a Fanfani se faceva una camminatina in modo da fare un... volevo fare la stessa carrellata che la sera prima avevo visto in un film di Kubrik, metti Orizzonti di Gloria però usando Fanfani. E poi piano piano ho imparicchiato ecco, io credo di non aver mai proprio imparato fino in fondo proprio perché... per questa mancanza di maestri ecco.

 

Andrea            quindi sei completamente autodidatta?

 

Ugo                  sono completamente autodidatta sì

 

Andrea            chissà perché io pensavo che tu avessi frequentato il centro sperimentale no?

 

Ugo                 no, perché io presa la licenza liceale chiesi a mio padre di mandarmi al centro sperimentale, noi vivevamo a Napoli, lui disse sì, dopo la laurea, e quindi praticamente disse no, perché anche io ho cambiato tre facoltà universitarie senza mai laurearmi

 

Andrea            senti ma perché cambiavi?

 

Ugo                  cambiavo perché...

 

Andrea           hai iniziato con medicina come cominciano molti e poi si terrorizzano di fronte... no...

 

Ugo                  ho iniziato con architettura...

 

Andrea            ah, bene...

 

Ugo                 pero facevo gli esami che ero... mi sentivo in grado di fare, che sono storia dell'arte, archeologia... ma via via che ci si avvicinava alle materie scientifiche...

 

Andrea            le saltavi...

 

Ugo                 proponevo di cambiare facoltà. Mi ricordo ben due volte di aver comunicato questo mio desiderio a mio padre la mattina, in camera da letto, la mattina presto, al buio, sentendo...

 

Andrea            certo... quella era l'ora buona...

 

Ugo                 sì era l'ora buona perché erano... i genitori ancora non completamente lucidi, pero emettevano una quantità rilevante di sospiri, lamenti, interiezioni drammatiche. Quando andai... la terza facoltà. La seconda mi dissero "be tu sei un cretino puoi fare solo legge", perché allora si diceva questo. E feci un po di esami di legge poi anche lì, appropinquandosi quelli veri, quelli seri, quelli grossi dove non si poteva bluffare...

 

Andrea            via, cambia facoltà...

 

Ugo                 chiesi di iscrivermi a lettere. Allora lì loro mi evocavano i miei professori di scuola media durante la guerra "sarai come il professor Bertinucci con la cinta coi buchi aggiunti, la barba lunga, i gomiti rammendati". Sapevano immaginare soltanto un mio avvenire di piccolo insegnante di ginnasio affamato...

 

Andrea           ma perché, insomma erano un po' cosi però gli insegnanti poveracci, continuano ad esserlo, mal pagati. Uno pensa che avendo un figlio laureato in legge  può avere anche il colpo di fortuna di diventare un grande avvocato e quindi guadagnare qualche cosa... ma c'era invece.... io invece ho fatto solo lettere...

 

Ugo                  tutte. Ti sei laureato, sei dottore?

 

Andrea           

 

Ugo                  no, io no.

 

Andrea            e c'era invece una cosa... mi sono laureato malissimo, ma questo è un altro discorso, ma c'era una cosa terribile, che era l'esame scritto di latino...

 

Ugo                  ah, ah eccome... infatti io me la squagliai

 

STACCHETTO – INIZIA CAPITOLO 4 “SCRIVERE”

 

Andrea           ecco vedi. Tanto e vero che avendolo superato la seconda volta, allora i miei abitavano ad Enna, proprio al centro della Sicilia, io mandai un telegramma cosi concepito che rimase a lungo un enigma. Siccome erano rimasti un po' di soldi ed ero stato promosso, mandai questo telegramma promosso latino         proseguo milano che è assolutamente incomprensibile. Perchè ero entrato in corrispondenza, ci eravamo scambiati due o tre lettere, con Elio Vittorini, e volevo andarlo a trovare a Milano al Politecnico, cosa che poi avvenne perché io proseguii per Milano solo con questo scopo, insomma

 

Ugo                  ah, il Politecnico si faceva a Milano?

 

Andrea            si faceva a Milano ed era in via Filodrammatici, alla casa della cultura, diciamo...

 

Ugo                  io chissà perché pensavo che fosse una edizione Einaudi, invece no

 

Andrea           era edizione Einaudi però la direzione e la redazione erano a Milano. Mi ricordo questa mattina bellissima,     in cui arrivai col batticuore, perché Vittorini mi aveva detto "guarda che ti pubblico in un prossimo numero..." ti pubblico una gruppo di poesie, quindi figurati...

 

Ugo                  be, perbacco

 

Andrea            era una lettera che conservo tutt'ora che ho quasi ottant'anni...

 

Ugo                  be lo credo,

 

Andrea            e che quando mi diedero il premio Vittorini quattro anni fa a Siracusa questa         lettera me la sono messa in tasca, non l'ho fatta vedere a nessuno ma me la          sono portata...

 

Ugo                  io l'avrei esibita a tutti

 

Andrea           ...me la sono portata in tasca. E non c'era nessuno, c'era solo un signore in piedi, molto pensieroso. Dissi "io vorrei parlare con Elio Vittorini", mi disse "vai, vai, è nell'altra stanza". Scoprii poi che questo signore pensieroso era Franco Fortini. Questo e un ricordo che non sono mai riuscito a scrivere perché forse mi prende un po' troppo. Mi presentai a Vittorini, gli dissi che ero arrivato il giorno prima dalla Sicilia. Mi disse "che fai oggi?" "Niente" dico "son venuto qua per conoscerla e... " "No" dice "ma che fai? Hai impegni?" "No" "Puoi stare con me?" E sono stato fino alle 6 di sera con Elio Vittorini a girare per Milano, E lui mi diceva "a Pietraperzia ci sei stato?"

 

Ugo                  cos'e' Pietra...

 

Andrea            un paese del del...

 

Ugo                  vicino a Enna?

 

Andrea           vicino a Enna. "A Racalmuto da quant'è che non ci vai?" Si stava ripassando la Sicilia, quando poi... le città del mondo in realtà, il suo libro si stava ripassando. Quando poi arrivammo di nuovo sotto via Filodrammatici lui mi disse "hai visto l'articolo uscito stamattina sull'Unita a Licata?" "No". Disse "Vieni su che te ne do una copia". Andai su e io lessi l'articolo. Era l'articolo che praticamente iniziava la polemica... e poi il Politecnico venne chiuso. E io c'ho questa memoria di quest'uomo che con la memoria tornava alla Sicilia, proprio quasi a dimenticare quello che in mattinata si era innescato, ecco, c'era anche questo. Poi l'ho rivisto al centro sperimentale altre volte ma, quel primo incontro...

 

Ugo                 invece io un incontro... non ero più un ragazzo, un incontro con un letterato, a Milano, che mi ha... mi ha      commosso, pur essendo un tardivo incontro, e stato quello con Riccardo Bacchelli, qualche anno prima che morisse. E io ero andato perché Leone Piccioni mi aveva mandato a fare un disco di poesie di Bacchelli lette da Bacchelli. E passai un paio di giorni con questo vecchio magnifico, con una moglie altrettanto affascinante. E lui mi raccontò in presa diretta l'episodio della contestazione del Carducci all'Università di Bologna. Cioè lui aveva assistito, stava lì e la rifaceva come una cronaca vivacissima. E poi sosteneva che i veri contestatori erano stati, e qui la sua voce acquistava un'incrinatura di disprezzo, erano stati i foggiani, perché all'università di Bologna andavano... c'era una specie di asse ferroviario...

 

Andrea            la ferrovia Foggia...

 

Ugo                 delle Puglie con l'Emilia no, che finalmente la Puglia si emancipava dall'egemonia napoletana e mandava i suoi figli all'Università di Bologna. Però questi foggiani dovevano essere un po'...forse così, un po' turbolenti, e furono loro a mandare in bestia Carducci, praticamente e ad essere i protagonisti di questo episodio che poi e diventato proverbiale...

 

Andrea           ma poi poveraccio non se la passava bene negli ultimi anni, tanto e vero che poi fecero quella legge che porta il suo nome...

 

Ugo                 fecero la legge Bacchelli... certo, certo

 

Andrea           insomma un uomo che aveva dato molto alla letteratura italiana, basta solo quella cosa, veramente monumentale, in senso però vero, che e il Mulino del Po'... Madonna, è bellissimo...

Ma c'è questa sorta di... come posso dire, in Italia di... presa di distanza dai narratori, cioè di quelli che... non so di...

 

Ugo                 be, se vogliamo, tornando a Vittorini, fu un po' anche il giudizio che Vittorini dette del Gattopardo... rientra un po' anche in questa linea, io mi ricordo che andavo a trovare la principessa Alessandra

 

Andrea            ah, l'hai conosciuta?

 

Ugo                 sì perché volevo fare, e feci, un documentario di trequarti d'ora intitolato Sicilia del Gattopardo, questo nel 60, che poi vinse il Premio Italia per cui insomma fu l'inizio del mio itinerario. E andavo tutti i giorni a via Butera a trovare questa vecchia signora vestita di nero con una cuffia nera, un velo nero... era un'apparizione quasi medianica e dovevo chiedere da lei, cioè senza la sua autorizzazione il documentario non si sarebbe fatto. Lei aveva già fatto perdere molto tempo e la pazienza a un gruppo, non mi ricordo bene composto da chi, che voleva fare un'opera dal Gattopardo. Qualche anno dopo poi Visconti e ...... avrebbero avuto altre peripezie, perché lei era una specie di custode ringhiosa dei diritti morali, cosiddetti diritti morali, e quindi io ogni giorno andavo a farmi esaminare, le mie nuove proposte di giornata e lei una volta le accettava, un'altra volta le rifiutava, sempre con questo vocione... be, vocione... cos'è lei, lettone, Alessandra Von Stomers. E ce l'aveva... era abbastanza risentita con Vittorini, perché Vittorini aveva rifiutato...

 

Andrea           lui l'aveva rifiutato, però lui ne aveva anche consigliato la pubblicazione. Era molto contraddittorio... cioè non contraddittorio... editorialmente Vittorini diceva "guardate che può essere un affare". E' lui che non si vuole assumere....

 

Ugo                  ho capito... che poi Bassani...

 

Andrea           e Bassani invece poi ci pensa lui. E però l'affare editoriale Vittorini, lo avverte, lo sente arrivare... Ma lei poi, non so, io ho visto solo delle foto di lei un po' impressionanti...

 

Ugo                  alla fine era anche simpatica perché era un personaggio talmente surreale....

 

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STACCHETTO – INIZIA CAPITOLO 5 “TEATRO”

 

Andrea            senti Ugo, ora, tu hai spesso recitato...

 

Ugo                 

 

Andrea            si dice, modo di dire, spesso e volentieri. Volentieri va bene per te?

 

Ugo                  ma, non proprio

 

Andrea            ah, ecco, perché siccome lo é anche per me...

 

Ugo                  ma tu hai recitato?

 

Andrea            sì, ho recitato, poco...

 

Ugo                  in teatro?

 

Andrea            ecco, in teatro solo una volta, ma poi ho recitato in televisione e in cinema,

 

Ugo                  in cinema che parte hai fatto?

 

Andrea           la parte di un vecchio archeologo, nella strategia della maschera, regia di Rocco Mortelliti, era una parte piuttosto impegnativa. In televisione ho lavorato con un partner fisso, cioè a dire tutte le scene che avevo, per tre puntate, era guerra di spie, di Corrado Augias, avevo come partner Jean Rochefort

 

Ugo                  ah, bravo e simpatico

 

Andrea           che era bravissimo, simpatico e che mi venne a confortare all'inizio delle riprese, perché ero assolutamente terrorizzato, e mi disse, so che lei e un regista uno scrittore, ma guardi non glielo dico per insegnarle nulla, ma anche per mia sicurezza personale, questa prima scena ce la vogliamo ripassare noi due a lungo? E questo mi tranquillizzò devo dire, poi lavorammo a lungo assieme però, devo dire, mi faceva delle cortesie, mi mettevano a mio agio, per esempio quando, sai, l'attore viene sostituito perché viene fatta... dei primi piani... eccetera, vengono le battute fuori campo... vengono dette da altri... era sempre lui invece che me le diceva... era una bella amicizia, devo dire, pero io parlavo come fatto psicologico, personale... cioè, lo fai volentieri?

 

Ugo                 ma no, io l'ho fatto la prima volta... mi propose di fare una parte in un suo film, un cosiddetto cammeo, Alberto Sordi. Devo dire, anche se questo può essere un po' meschino, che io accettavo per guadagnare qualche soldo in più, avendo 4 figli famelici...

 

Andrea            no, non è meschino

 

Ugo                 allora con Sordi in un film, si chiamava Amore mio aiutami, io facevo la parte di un suo amico, un suo amico pluricornuto e mentre invece lui era la prima volta che viveva l'esperienza del tradimento della moglie e io lo consolavo dicendogli "ma guarda... " lui mi dette il primo giorno i fogli che poi li per li al trucco uno impara la parte, io dovevo dire "no ma non te la prendere, lascia perdere, fai come me, guarda, mia moglie e una mignotta, mia suocera pure ma a me non me ne frega niente". E allora,  io poi andai da Sordi e gli dissi "senti, questa cosa della suocera", prevedendo, "non si potrebbe... " lui "no, perché e carina", dico "si e carina, ma..." lui dice "no, poi ora bisognerebbe telefonare a Sonego, anche se gli cambi una virgola bisogna che ti autorizzi". Insomma io dissi questa battuta e il risultato fu che mia suocera, quella vera, per cinque anni non mi salutò piu, e io cercavo di farle capire, tutto sommato, che vi era una differenza fra realtà e finzione artistica, ma lei non ne voleva sapere "Tutta Napoli mi ride dietro, tutte le mie amiche..." perché poi era un film di successo, con Sordi, la Vitti... e questa fu la mia prima esperienza di attore, l'ultima rilevante e stato invece il mio debutto nella prosa quando ero presidente dell'Accademia di Arte Drammatica Silvio D'amico di cui tu eri illustre docente, membro del consiglio di amministrazione... mi ricordo che io capivo che quelli che capivano meno di amministrazione eravamo tu ed io...

 

Andrea            completamente...

 

Ugo                  e fingevamo...

 

Andrea           fingevamo di capire, però ogni tanto gli sguardi si incrociavano e rivelavano la verità cioè proprio il non capire...

 

STACCHETTO

 

Ugo                 sguardi disperati... e Lorenzo Salveti mi propose di fare invece il protagonista di Così è se vi pare, dove io facevo Laudisi. Pero avendo anche successo, ma il fatto è che non era un successo che in qualche modo... corrispondente a... alle mie esigenze di successo, diciamo così. Cioè, avere successo come attore teatrale essere applaudito alla fine... non me ne importava assolutamente nulla, anzi lo trovavo leggermente fastidioso quel rituale dei ringraziamenti, quindi da questo punto di vista non mi dava nessuna gratificazione

 

Andrea            ma allora che cos'è... in che cosa volevi essere gratificato con te stesso?

 

Ugo                 be nel... un po' nel... la pretesa, per non dire la presunzione di accettare tutte le scommesse...

 

Andrea            ecco

 

Ugo                 e quindi anche quella di fare l'attore teatrale. E io in genere le ho accettate sempre, le proposte di lavoro, anche le più balzane, delle volte con esito positivo altre volte no, naturalmente... pero la voglia dell'azzardo... come quando per esempio feci Le miserie di Monsieur Travet, famosa commedia scritta in dialetto torinese del 1860, e io la feci recitare a Paolo Bonacelli che è di Viterbo e a Micaela Esdra che deve essere abruzzese...

 

Andrea            sì è abruzzese

 

Ugo                 e gli dissi fate finta che sia l'olandese, il finlandese, un'altra lingua, ci sono tanti attori che si cimentano in sforzi di questo tipo e così accadde, solo che mi tirai... suscitai un pandemonio a Torino perché in quel periodo io dirigevo il Teatro Stabile e avevo stabilito che non c'erano attori torinesi capaci di recitare bene

 

Andrea            figurati

 

Ugo                  che era vero...

 

Andrea            però suscitasti delle polemiche

 

Ugo                 suscitai delle polemiche, erano i primi... gli albori della lega, e i leghisti invasero il Teatro Carignano con le bandiere Piemunt

 

Andrea            c'avevano un attore loro, che era...

 

Ugo                  era Farassino...

 

Andrea            era Gipo, era Gipo

 

Ugo                  lui voleva fare Travet...

 

Andrea            certo

 

Ugo                 invece io, senza dirglielo in faccia... ma... avevo voluto attori più bravi, purtroppo non torinesi

 

Andrea           succede. Ma io lessi da qualche parte che questa commedia, quando il buon Bersezio la scrisse, suscito delle polemiche perché era in dialetto mentre  c'era l'unità d'Italia o qualche cosa di simile e quindi danneggiava l'unità in un certo senso. Già allora cominciò una polemica sul dialetto e la lingua che tra l'altro è una bellissima commedia...

 

Ugo                 bellissima, bellissima... che però purtroppo ormai e ridotta al rango di piece per filodrammatiche dialettali

 

Andrea            sì, può darsi che mi sbagli ma l'ho vista in cinema io con Campanini?

 

Ugo                  certo, con regia di Mario Soldati

 

Andrea            con regia di Mario Soldati

 

Ugo                  un gran bel film

 

Andrea            era un buon film, proprio, ecco

 

Ugo                 e mi ricordo fuori dalla porta del Teatro Carignano c'era un omino sandwich, sai, con cartello davanti  in cui c'era scritto giù le mani da Monsieur Travet / torna a Roma Monsieur Gregoret e mi venne sotto, e al che io gli dissi che meraviglia, me lo regala, il cartello e lui se ne andò sdegnatissimo. Poi però all'uscita la cassiera mi disse "un signore le ha lasciato questo" e me l'ha regalato. E l'ho conservato.

 

Andrea            E' bellissimo Monsieur Gregoret

 

STACCHETTO

 

Ugo                 senti volevo sempre domandarti una cosa, tu dalle poesie portate a Vittorini alla... diciamo alla serie dei tuoi Romanzi, poi hai... come dire... una lunga fase di esistenza in cui hai continuato a scrivere? o hai tralasciato?

 

Andrea           no, no no, ho smesso, proprio completamente smesso perché io vinsi sto concorso per l'Accademia d'arte drammatica e la mia idea era quella di trovare un modo di prendere la borsa di studio e poi vivere a Roma ma non fare teatro. Teatro sì l'avevo fatto da filodrammatico ma non è che mi interessasse eccessivamente, proprio... Per me era invece appunto poter frequentare il mondo letterario, chissà che pensavo della Capitale, capisci...

 

Ugo                  un po' come D'Annunzio...

 

Andrea           un po' come D'Annunzio solo che non avevo una Cronaca Bizantina o altro da poter... non avevo niente, mi necessitava la borsa di studio... anche perché poi avevo pubblicato da Mondadori nello Specchio con una antologia che aveva fatto Ungaretti...

 

Ugo                  di tue poesie?

 

Andrea            ...di giovani poeti e tra l'altro c'ero io, quindi mi sentivo chissacché...

 

Ugo                  ebbe

 

Andrea           ...e avevo pubblicato dei racconti sull'Italia Socialista che dirigeva a Roma Aldo Garosci, sull'Ora di Palermo. E quindi volevo fare sto lavoro di di... diciamo di scrittore. Vinsi questa borsa di studio ed ebbi la disgrazia o la fortuna non lo so di essere l'unico allievo ammesso su 30 concorrenti. Sai, nel bando di concorso, lo sai benissimo perché sei stato presidente dell'Accademia c'è  scritto che i registi devono recitare una scena eccetera... ma allora, nel 49, io ero perfettamente convinto che il regista non dovesse recitare quindi decisi di non prepararmi... di non prepararmi nessuna scena, proprio niente. Invece mi preparai molto bene sul testo che era il Così è se vi pare di Pirandello, perché Orazio dava, Orazio Costa era l'insegnate di regia, mandava una raccomandata nella quale diceva scelga uno di questi 5 testi, faccia come una tesi di laurea, metta figurine, bozzetti, eccetera eccetera, schema luci... e io dal mio Paese Porto Empedocle nel 49 preparai sto malloppone lo spedii e poi arrivai in questa giornata di ottobre... di un ottobre Romano di una dolcezza straziante Ugo, era di una bellezza... andai in questo teatrino di Via Vittoria, al Duse, buio, non si vedeva niente si vedevano solo sti... questi lumi, quelli da tavolo quelli che fanno solo un alone di luce... entrai e D'Amico mi disse "che cosa ha preparato per la scena?" gli dissi "io non ho preparato scena" "perché?" "perché ritengo che il regista non..." "queste sono opinioni sue, io potrei escluderla dal concorso". "Esco" dico "Presidente", no Presidente,  Signor D'Amico, seppi dopo che si doveva chiamarlo Presidente, "e mi vado a godere questa giornata meravigliosa". Mi disse "aspetti" aspetta "C'e' qualcuno che vuole dargli una mano?" E si senti una voce bella, impostata che disse, da questo buio, non vedevo nulla  "io". Era un tale che si chiamava Vittorio Gassman che emerse dal buio, ci chiudemmo in un camerino, e mi fece preparare la prima cosa che trovo sotto mano che era Arsenico e vecchi merletti, lui faceva la parte che fa...

 

Ugo                  ma lui era un concorrente come te?

 

Andrea           no, no, no, lui era gia un attore affermato aveva fatto con la Maltagliati compagnie... ma ancora non era...

 

Ugo                  e come mai era lì?

 

Andrea           era allora usanza che alcuni allievi assistessero agli esami, c'era anche la Rossella Falk li eccetera e allora mi preparò, perché D'Amico mi diede due ore, esaminò gli altri e poi... "la faccio alla fine". E poi io recitai sta scena con Gassman, bravissimo, che mi suggeriva anche le intonazioni scesi e D'Amico mi disse, "ha fatto bene perché lei e un cane... ha fatto bene..."

 

Ugo                  a non preparare...

 

STACCHETTO

 

Andrea           "a non prepararsi", e allora mi sedetti e comincio questa sorta di esame praticamente un auto da fe, un atto da inquisizione da parte di Orazio Costa giovane, perché aveva 35 anni Orazio, elegantissimo... "Io non sono del parere..." "Vabbè ma io lo sono perché l'ho scritta..." quindi la cosa andò avanti per tre ore, una cosa da massacro. Tanto che ero convinto che non m'avessero preso, dato che lui non era... fino all'ultimo non fu del parere... allora con quei pochi soldi che mi restavano me ne andai a Ostia dove c'avevo il solito zio che uno ha da qualche parte, che mi ospitò così io la mattina pigliavo il treno me ne venivo a Roma... poi sti soldi finirono, mi restarono solo quelli del biglietto e decisi di passare dall'albergo dove ero andato i primi tempi, che era in via del lavatore, e trovai una pila di telegrammi di mio padre disperato che diceva "ammesso accademia massima borsa di studio... presidente..." l'Accademia era iniziata da una settimana e io non ne sapevo niente. Quindi mi presentai all'Accademia che allora era a Piazza Croce Rossa e il bidello mi disse "ah c'avemo er signor regista, mo te chiamo er maestro" dico "perché non e qui?" "No, sei solo tu, hanno preso solo te". Allora telefona a Orazio che abitava in Viale Parioli, Orazio venne, e io mi trovai di fronte unico allievo, tutti i giorni, dalle 8 alle 12...

 

Ugo                  a Orazio Costa

 

Andrea           a Orazio Costa in un'aula enorme solo io e lui. E letteralmente dirottò il mio cervello, lo dirottò sul teatro e io            capii che se volevo fare teatro non avrei potuto fare altro. Ecco perché non scrissi un rigo, ma non ne sentivo neanche il bisogno talmente ero preso da questa cosa nuova e straordinaria per me che era il teatro. Quando poi ne ho avuto... ho cominciato ad averne abbastanza ho ripreso a scrivere, tutto qua. E tu che hai... invece oltre a sceneggiature e cose... racconti ne hai scritti? Hai detto di aver scritto una poesia che tra l'altro era deliziosa questa del picco....

 

STACCHETTO – INIZIA CAPITOLO 6 “SCRIVERE”

 

Ugo                 no, racconti... raccontini... e poi nemmeno scritti, perché io ho sempre... mi sono sempre ritenuto non uno scrittore, per cui queste cose erano scritte si ma destinate a un programma radiofonico ed erano conversazioni generalmente... che generalmente si imperniavano su fatti familiari, per esempio io ho raccontato che mia figlia Orsetta soffriva moltissimo perché non essendoci sui calendari Santa Orsetta perché e un nome di famiglia di mia moglie, e allora lei aveva una sola festa, soltanto il compleanno, un solo regalo, un solo ricevimentino mentre invece i fratelli che si chiamano Lucio, Filippo avevano due feste e lungamente ci ha rimproverati per averle dato un nome che esulava dai calendari onomastici. Finché un giorno io stavo a Torino, avevo lavorato in televisione e la sera ero chiuso nel mio camerino con un fortissimo mal di denti, e a un certo punto e arrivata una di quelle signore delle pulizie con un camice azzurro, con un fortissimo accento valdostano e mi ha detto "ma cos'ha?" Dico "eh, c'ho tanto male al dente..." Lei mi ha detto "ma lo sa che al paese mio noi quando abbiamo mal di denti rivolgiamo una preghiera a Sant'Orso". Ahhhhh Orso. Aspetta dico "Orso o Orso?" "Orso Orso". Quindi femminile Orsa, Orsetta e cosi grazie a quella pulitrice ho scoperto che esisteva Sant'Orso e quindi era una festa e quindi abbiamo fatto i regali di onomastico arretrati

 

Andrea            anche gli arretrati

 

Ugo                 anche gli arretrati. Ecco, io raccontavo cose di questo tipo qua. Che poi sono state raccolte in un libro dagli Editori Riuniti, un libro che io ho anche illustrato... quindi proprio vedi...

 

Andrea            ecco vedi questo lo ignoravo

 

Ugo                  ...l'apice del dilettantismo. E poi però rilette oggi possono avere una loro... piccola dignità narrativa queste cose...

 

Andrea            ecco vedi, perché non le riprendi?

 

Ugo                  mah....

 

Andrea           perché no? Perché tu in realtà finisci col... come posso dire... col chiuderti... sono uno sceneggiatore...in realtà sei un narratore, nel momento in cui fai una sceneggiatura, nel momento che racconti. Non te lo devo mica dire io. No, invece la cosa che mi ha ferito non e tanto il fatto che hai pubblicato un libro così perché  vabbè lì ti batto come numero di libri scritti no.... ma io non riesco a tenere una matita in mano, tu mi hai detto e la cosa mi ha e.... illustrato.... cioè sei anche...

 

Ugo                  certo

 

Andrea            certo...

 

Ugo                 a me Ottavio Cecchi che era il direttore editoriale mi disse che era lui che aveva avuto l'iniziativa di pubblicare queste conversazioni e poi pose il problema delle illustrazioni. E si facevano nomi non so, tipo Forattini... pero io sentivo che, insomma, o era qualcosa di veramente più legato alla... a quella materia... e a un certo punto lui mi disse "ma tu sai disegnare?" E io risposi "mah, io da bambino facevo la caricatura di mio padre, delle mie sorelle. Posso riprovarci" ci riprovai e venne fuori proprio esattamente lo stile... lo stile grafico di quando avevo 14 anni

 

Andrea            eh si eh

 

Ugo                 infatti sembrano disegni fatti da un ragazzino e poi però come prima cosa, essendo io incline a collegare le attività con il dispendio, mi comperai una scatola di pennarelli tedeschi in cui ce n'erano 64 e arrivai a casa, mia moglie mi trattò malissimo, accusandomi ancora una volta di essere uno spendaccione incosciente, e io sostenni che mi servivano tutti e 64. E per mantenere il punto in ogni disegno ci mettevo ben 64 colori per cui c'e' chi li considera dei capolavori di... diciamo cosi cromatici...

 

Andrea            no no, io niente, mai, mai riuscito a... proprio... mi accorgo che... se ci ripenso,      che neanche da bambino... magari possono trovare vecchi quaderni miei ma        non trovano...

 

Ugo                  disegni

 

Andrea           dei disegni, se non quello così, quello che vedi nel muro, la testa rotonda, un coso dritto così e due mani con cinque dita, anche quattro, messe così per il resto mai saputo... e invidio per esempio mia figlia che sa... mio nipote che disegna benissimo, splendidamente a 8 anni, con un senso della prospettiva....perché poi i bambini quando disegnano da piccoli sono strepitosi, poi vanno a scuola e li rovinano, gli dicono no no, guarda le proporzioni, le cose eccetera... e bisogna vedere... queste proporzioni. E io mi ricordo sempre invece... gli ho detto a mio nipote "fregatene, lascia stare le proporzioni lascia stare..." c'e' una bellissima cosa di Van Gogh, che dice tutto l'anno ho tribolato appresso alla natura tuttavia ancora una volta mi accorgo di fare stelle troppo grandi. E' bellissima, e che dovrebbe essere veramente il vero insegnamento, se volete tribolare tribolate ma fate stelle grandi che sono una cosa bellissima...

 

Ugo                 e certo, infatti sono... l'ho visto proprio di recente un dipinto di Van Ghog con le stelle grandi...

 

Andrea            con le stelle grandi... eppure lui poverino cercava di non farle cosi grandi

 

Ugo                  le considerava sbagliate

 

Andrea            le considerava sbagliate

 

STACCHETTO

 

Ugo                  e bè, certo avresti potuto illustrare i tuoi Romanzi

 

Andrea           certo, ma... niente... non... ma, invece in fatto di illustrazioni c'è stato un libro mio che è il Birraio di Preston...

 

Ugo                  l'ho letto

 

Andrea           ...che mi e' stato rimandato nell'edizione italiana, quella della Sellerio, da un signore spagnolo, che l'ha letto in Italiano ed e tutto illustrato a matita da lui...

 

Ugo                  da lui

 

Andrea           da lui, ma sai, ti fa un po' di impressione perché la stampa non e che ha ampi... grandi margini no, ce n'ha     pochi

 

Ugo                  no, infatti, sono piccoli volumi...

 

Andrea           piccoli volumi, se non all'inizio di un capitolo può trovare un po più... ma... una volta ho visto alla televisione un signore col corpo, anche l'altra sera, col corpo completamente ricoperto di tatuaggi, ecco a me sto libro dà questo...

 

Ugo                  ti sembrava una pelle...

 

Andrea            sì, un eccesso di di di... cosa per cui...

 

Ugo                  ma carini i disegni?

 

Andrea           carini, molto, molto carini... no invece sai che cosa è divertente? nelle traduzioni, quando fanno le copertine diverse, e qualcuno tira a fare il personaggio Montalbano no?

 

Ugo                  a disegnarlo

 

Andrea           a disegnarlo, non ti dico che cos'è il personaggio Montalbano giapponese, non ha assolutamente nulla a che fare con un plausibile...

 

Ugo                  ma e diventato un giapponese?

 

Andrea           sì ma è un europeo però visto... con un cappello... gli occhi ce l'ha un po' a mandorla e più un funzionario severo di banca, che ne so, di qualche ministero del tesoro, non ha nulla a che fare con Montalbano, da dove se lo son tirati fuori non lo so

 

Ugo                 io mi ricordo che quando uscì il primo cofanetto dei tuoi Romanzi, che erano mi pare 4 o 5...

 

Andrea            sì, quattro...

 

Ugo                 ...e tu con grande squisitezza me lo regalasti con un biglietto in cui avevi scritto "Si possono anche assumere a piccole dosi"

 

Andrea            sì, sì...

 

Ugo                  e invece io ne feci un'overdose...

 

Andrea           ...no perché c'era stato un signore a Firenze, presentando io questi libri alla... in una libreria che ora e chiusa, come pare che sia il destino di tante librerie in Italia, e arrivati a un certo punto questo signore si alzo e disse "senta, io sono un medico", "vabbè, mi dica", "lei non e uno scrittore, lei e un virus", cioè a dire una volta che uno si contagia non ne esce più...

 

Ugo                  e be, e vero, e vero...

 

Andrea            ...forse per questo ho scritto "si può anche assumere a piccole dosi"

 

Ugo                  e mi dispiace di non averlo conservato quel biglietto, di averlo perso

 

Andrea            vabbè te lo posso sempre...

 

Ugo                  puoi fare un falso... un...

 

Andrea            certo, sì...

 

Ugo                  una replica ritardata

 

Andrea           una replica. Va bene ora direi che ci possiamo fermare. ci possiamo fermare signori torturatori?

 

Ugo                  avete materiale sufficiente per montare Quo vadis!

 

Andrea           c'è poca epica, nei nostri discorsi, questo sì... non sono epici, ma insomma, la nostra vita non è epica...

 

Ugo                  no, grazie a Dio.

 



Last modified Wednesday, July, 13, 2011