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(sull'Articolo 13 della Costituzione)

…stava taliando alla Tv le immagini delle torture inflitte da ‘na poco di sordati miricani ai carzarati iracheni, quanno proprio non ce la fici più e astutò la televisione. Di colpo si era sintuto una specie di crampo alla panza e si era arritrovato sudatizzo, la cammisa impiccicata sulla pelle. Si susì e andò ad assittarsi sulla verandina, a riempirsi i purmuna d’aria di mare. Pirchì- si spiò- quelle immagini gli avivano fatto agghiazzare il sangue? In sé le foto non rappresentavano la tortura come per tradizione s’intende, vale a dire soprattutto come fatto fisico, pinze per strappare unghie, ferri per abbrusciare la carne, no, quelle foto la suggerivano la violenza piuttosto che farla vidiri. E proprio pirchì ti lasciavano in un certo senso la libertà di organizzare il tuo sguardo, l’occhio immediatamente ti cadiva non sull’ebete e sadica soddisfazione del torturatore, ma su chi veniva torturato riducendolo a cosa, a oggetto, ad armalo: manichino per addestramento cani, manichini nudi a simulare un’ammucchiata, ex omo ora cane al guinzaglio. E quindi, per un milionesimo di secondo, Montalbano era addivintato un carzarato lui stisso: nudo, acculato pirchì le gambe non lo tinivano addritta, le lagrime sulla faccia e la faccia tra le mano, un vortice di scanto, di orrore dintra la testa, non più omo, ma solo un pezzo di carne trimante offerto alla vucca spalancata di un cane. Non più un omo, pirchì quanno si è in balìa di gente che ha supra di tia un putiri assoluto, e l’esercita senza rispetto per gli altri e prima di tutto per se stessa, la prima cosa che questa gente fa è circari di farti perdiri la dignità d’essiri omo. E fu accussì che gli tornò a mente una nuttata ‘nfami, passata ad arramazzarsi dintra al letto, quanno aviva principiato a ragiunari supra a quello che era capitato in una caserma a Genova. Certo, tra i dù fatti di sicuro non c’era rapporto o raffronto possibile, nessun paragone si potiva fari, ma almeno una cosa in comune l’avivano avuta: una minoranza (fortunatamente!) aviva criduto che la divisa l’autorizzava a una vile e gratuita violenza su chi, privato della libertà, era materialmente in suo possesso. E non capivano, quegli omini in divisa, che mentre tintavano d’arridurre i prigioneri a cose, erano loro stessi che si cangiavano in cose, in robot, in macchine di violenza…

Andrea Camilleri

Pubblicato sulla AgeMDa 2005 (Edizioni Angolo Manzoni), l'agenda di Magistratura Democratica: Un anno di Costituzione Italiana (senza se e senza ma).


 
Last modified Wednesday, July, 13, 2011