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Altro giro

Persone speciali 2

Autore Masolino d'Amico
Prezzo E 13,00
Pagine 242
Data di pubblicazione 2005
Editore Aragno
Collana Minima Moralia


Presentazione di Andrea Camilleri
Circolo Canottieri Roma, 14 marzo 2006

Faccio una piccola premessa affettuosamente invidiosa. Nascere in una famiglia come quella di Masolino d’Amico dove egli può dire “nonno Emilio” e intendere Emilio Cecchi, dire “nonno Silvio” e intendere Silvio d’Amico, dire “Papà Lele” e intendere Fedele d’Amico, dire “mamma Suso” e intendere Suso Cecchi d’Amico, significa avere una tale e tanta possibilità d’incontri, una tale e tanta ricchezza di conoscenze che puoi camparci di rendita per tutta la vita. Va da sé che con rendita non intendo i soldi, quello è un altro discorso. E badate che non gli ho fatto dire “zio Sandro”, perché attraverso zio Sandro si potrebbe scatenare il diluvio Pirandello che è meglio evitare. Fine della premessa.

Conoscevo, fino a tre anni fa, Masolino d’Amico come colto e acuto anglista (vena che gli deriva credo da nonno Emilio), biografo e anche critico teatrale. Nel 2003 lo conobbi come scrittore in proprio attraverso un libro edito da Aragno che s’intitolava “Persone speciali”. Io non sapevo nemmeno di quella pubblicazione, il libro lo comprò una delle mie figlie e me ne parlò con gioia. Non saprei trovare altra parola. Mi incuriosii, perché è rarissimo sentir parlare con gioia di un libro. Appena l’ebbi in mano, mi resi conto che Masolino aveva messo a frutto il capitale. Si trattava di un volume che conteneva 25 ritratti di persone appunto speciali, non tutte italiane, naturalmente, ma tutte conosciute di persona, salvo una, la Duse. Sono letterati, scrittori, attori, registi, musicisti, critici, scenografi, sceneggiatori. Come era spiegato nell’introduzione erano scritti che non dovevano superare le 170 righe, quante ne poteva contenere un paginone del quotidiano sul quale erano apparsi, cioè “La Stampa”. Sempre nell’introduzione, per spiegare in qualche modo il taglio dei ritratti, Masolino scriveva che lui, al contrario di Alexander Pope, il quale sosteneva che per capire una persona bastava isolare la pulsione segreta che governava le sue azioni, si era limitato a coglierne la faccia che la persona mostrava al mondo, la maschera. Vedete che Pirandello avrebbe finito coll’entrarci di riffe o di raffe? E queste maschere Masolino era riuscito a condensarle in una sola parola: Visconti, l’autorevolezza; Zavattini, la fantasia; Rossellini, il fascino; Lancaster, l’intelligenza e via di questo passo. Azzeccandoci sempre, in quest’arte difficile di condensare all’estremo. Ma che c’entra la gioia della lettura? Beh, forse per la rara eleganza della scrittura, per la sua calviniana leggerezza, per la fulminea capacità di cogliere certi aspetti dei personaggi con affabile ironia, e anche e forse soprattutto perché lo scopo sottinteso di quei ritratti era di non costringerci a un giudizio, ma semmai obbligarci a capire, ma senza darcelo a vedere, per carità!

Ora Masolino ha dato alle stampe con lo stesso editore un secondo volume di ritratti intitolato “Altro giro”. Qui egli scrive di altre 24 persone speciali, da attori come Audrey Hepburn e Robert Mitchum a scrittori come Vasco Pratolini e Giorgio Bassani, a critici come Silvio d’Amico e Cesare Garboli, a registi come Blasetti e De Sica.

Ho detto che si tratta di ritratti, ma non credo sia giusto definirli così. Per fare il ritratto di una persona speciale, non ci sono che due strade, a mio avviso. Quello, per fare un esempio chiarificatore, invasivo di Lillian Ross la quale per fare il ritratto di Hemingway si piazza nella sua casa, lo tampina minuto per minuto, non ricordo più se lo risparmia quando va al bagno, pretenderebbe persino di condividerne i sogni notturni. Ne viene fuori una sorta di monumento equestre. All’opposto c’è il sistema di Montanelli. Forse perché anche lui costretto a tenersi dentro le 170 righe di un paginone di giornale, l’obbligata brevità del ritratto costringe l’autore a cogliere il suo personaggio in un momento a un tempo usuale e particolare.

Il generale Mannerheim, l’eroe della guerra russo-finlandese, colto nel momento nel quale siede sulla poltrona di un barbiere e le due righe che descrivono come ci sta seduto, sono rimaste impresse nella mia memoria più delle decine di pagine della Ross.

Il sistema di Masolino d’Amico mi pare diverso da quello di un ritrattista come Montanelli. Cercherò di spiegarlo. L’occhio di Montanelli è come l’obbiettivo di una macchina fotografica che deve isolare il primissimo piano del personaggio in movimento pur facendo entrare nello sfondo di quel primissimo piano accenni di elementi di contorno che meglio lo definiscono. L’obbiettivo di Masolino d’Amico porta il personaggio in primo piano, ma include perfettamente messi a fuoco anche tutti gli altri elementi che servono a definire l’ambiente nel quale il personaggio si muove. Vi invito, a questo proposito, ad andarvi a leggere il ritratto di Sergio Leone. Certo, la figura del regista c’è tutta, eccome, ma c’è anche la storia della nascita degli spaghetti western.

Ho voluto fare un esperimento. Siccome una piccola parte di queste persone speciali m’è capitato di conoscerle, sono andato a leggermi i ritratti di quelle che non conoscevo. Ho cominciato con Burgess e alla fine mi sono reso conto di averlo perfettamente conosciuto, come gli altri, non c’era differenza. Mi sono persino persuaso, grazie a quello che ha scritto Masolino, d’averlo incontrato qualche volta nei corridoi della Rai con Pier Emilio Gennarini. E non è vero. Quindi, scusate se è poco.

Per concludere, qualche fatto personale. Masolino, nel ritratto di “nonno Silvio”, scrive dell’impressionante funerale che Paolo Grassi organizzò per Silvio d’Amico. Andai a prendere con Orazio Costa Grassi che veniva da Milano alla stazione Termini. Appena mi vide, mi disse: ”Camilleri, si metta a disposizione”. Io avevo altri impegni, ma non seppi dirgli di no.

Andammo in Accademia. Lì incrociammo il marito di Rossella Falk. “Si metta a disposizione”- gli intimò Grassi. Ci trovammo seduti fuori della stanza del presidente, vale a dire di d’Amico, in attesa d’ordini. Che arrivarono dopo un’oretta. Con la macchina del marito di Rossella girammo per Roma fino alle tre di notte, distribuendo comunicati stampa, e perciò svegliando ministri, onorevoli, cardinali, direttori di giornali, critici teatrali e no. Quando tornammo in Accademia, appresi da un usciere che Grassi aveva fatto centinaia di telefonate. Ci presentammo a rapporto.

“Lei vada pure”-disse Grassi al marito di Rossella. E a me: “Lei invece resti”. Attesi fuori, seduto sopra la solita sedia, lui intanto telefonava. Per fortuna avevo fatto rifornimento di sigarette. A un certo momento mi chiamò. “Mi scriva il resoconto del funerale. Mezza cartella basterà”. Lo guardai intordonuto. “Ma il funerale ancora non”… “Lo so benissimo. Si tenga sulle generali. Scriva una cosa tipo "il lungo corteo si è snodato ecc". Dopo basterà che ci metta i nomi di chi c’era”. Mentre mi diceva quest’ultima frase si commosse di colpo, gli occhi gli diventarono umidi.

I nomi di chi c’era, dovette metterli lui. Perché io, dopo avergli consegnato l’articolo, crollai e non ce la feci ad andare al funerale. Ma su d’Amico è bene che mi fermi qui, altrimenti facciamo mattina. Vorrei aggiungere una precisazione su Gastone Bosio, fotografo malgré lui e Pasquale De Antonis che della fotografia aveva la vocazione. Bosio fotografava gli spettacoli per quello che erano, De Antonis per quello che avrebbero voluto essere. Se uno andava a vedere uno spettacolo essendo già a conoscenza delle foto che ne aveva fatto Gastone, non ne restava deluso. Viceversa, se vedevi certe foto di Pasquale e poi andavi a teatro, rischiavi di restare delusissimo. Forse è per questo che, quando mi sono sposato, le foto del mio matrimonio le ho fatte fare tanto a Gastone quanto a Pasquale.

Concludo dicendo grazie a Masolino d’Amico per certe sue qualità oggi non più trovabili in natura ma solo in laboratorio quali eleganza, finezza, grazia, felicità di scrittura. E domandandogli di non farmi aspettare altri tre anni, considerata la mia tarda età, per leggere i personaggi del terzo giro.



Last modified Wednesday, July, 13, 2011