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Io, la "Colonna" e la vera infamia

Questo libro, Storia della colonna infame, lo lessi nel ’42.
Lo lessi staccato dai Promessi Sposi che detestavo per motivi scolastici, naturalmente. Nel ’42 avevo 17 anni.
Lo lessi perché era apparso in una collana che Elio Vittorini dirigeva per la Bompiani e nella quale erano stati pubblicati libri straordinari come il Billy Budd di Melville. Quindi lo scelsi per la garanzia che me ne dava Vittorini, anche se esitai quando vidi che l’autore era Alessandro Manzoni. Tuttavia mi invogliò il fatto che la prefazione fosse di Giancarlo Vigorelli, critico stimatissimo.
Lessi il libro e rimasi sconvolto profondamente. Forse, anche perché contemporaneamente lessi la Conversazione in Sicilia di Vittorini. I dolori del mondo offeso di Vittorini si concretizzarono in questo documento che è la Storia della colonna infame. Mi colpì la frase che fa più o meno così «Basta, ditemi che cosa volete che io dica»; mi colpì che si portasse un uomo a un tale annullamento da fargli dire una falsità nel nome della ricerca di una falsa verità.
Questo mi colpì allora.
Ho riletto il libro più volte in seguito, perché ho trovato in esso argomenti di straordinaria attualità che riguardano sempre l’oppressione dell’uomo sull’uomo, sia o no con i mezzi della tortura. C’è sempre questa sorta di Colonna infame che è infame per gli accusatori e non per gli accusati. E’ infame per coloro che montano un processo falso.
Scoprii poi con piacere che era uno dei libri che avevano motivato anche l’esistenza di Sciascia, che lo comprò nella mia stessa edizione, io lo presi a Palermo, lui a Caltanissetta.
Il modello ideale nella mia Strage dimenticata, anche se stellarmente lontano, è proprio la Colonna, che è diventata per me la chiave di lettura dei Promessi Sposi. Ho gustato e capito i Promessi Sposi attraverso questo grimaldello che è la Colonna.

Andrea Camilleri

(Pubblicato su Il Messaggero, 24 febbraio 2005)


 
Last modified Wednesday, July, 13, 2011