Dizionario affettivo della lingua italiana
Autore | a cura di Matteo B. Bianchi, con la collaborazione di Giorgio Vasta |
Prezzo | E 10,00 |
Pagine | 160 |
Data di pubblicazione | settembre 2008 |
Editore | Fandango |
Collana | Tascabili |
Nel suo "Nuovo dizionario siciliano-italiano" del 1876, Vincenzo Mortillaro definisce la camurria "sorta di malattia, scolagione celtica, virulenta, contagiosa, venerea, vedi Gonorrea" dalla quale quindi discenderebbe, per metafora, "noja, fastidio, importunità". Altri invece sostengono che la parola sia una derivazione da "camula", che sarebbe il tarlo con il suo noioso "camuliare", vale a dire il caratteristico, ossessivo, rumore che il vermetto produce quando rode il legno. Forse è la parola più spesso usata e anche pensata ma non detta per ragioni di civile comportamento da chi sta scrivendo questo lemma, tanto che una sua nipotina, appena cominciò a parlare, oltre a mamma, disse distintamente "camurria" pur non essendo siciliana. Accrescitivi di camurria sono: "gran camurria" e "grannissima camurria", frequente è anche "granni e grannissima camurria". Il massimo è costituito dalla composizione "grannissima camurria buttana". Qui si ricorda la variante introdotta dal barone Logreco in punto di morte: "Il munno è 'na grannissima camurria buttana e 'mpistata", dove, 'mpistata equivalendo a leutica, veniva realizzato un felice ritorno del termine a una delle supposte origini. Andrea Camilleri (voce pubblicata in anteprima sul Corriere della Sera - Magazine, 4.9.2008) |
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Wednesday, July, 13, 2011
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