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Dizionario affettivo della lingua italiana



Autore a cura di Matteo B. Bianchi, con la collaborazione di Giorgio Vasta
Prezzo E 10,00
Pagine 160
Data di pubblicazione settembre 2008
Editore Fandango
Collana Tascabili

 


Gli scrittori, per raccontare, usano le parole. Per loro, quindi, le parole sono i cosiddetti "ferri del mestiere". Ma sono anche emotività, sono affetti. Partendo da questa consapevolezza, Matteo B. Bianchi, con la collaborazione di Giorgio Vasta, ha pensato di domandare a trecentocinquanta tra narratori e poeti italiani quale fosse la loro parola "affettivamente" più significativa e di renderle omaggio nella forma di una classica definizione da dizionario.
Ne è venuto fuori il primo Dizionario affettivo della lingua italiana, un volume insieme tradizionale e atipico, un piccolo monumento di scrittura dedicato alle parole della nostra lingua osservate attraverso l'occhio autorevole di coloro che maggiormente la frequentano, la usano, la amano.
Da Andrea Camilleri a Sandro Veronesi, da Erri De Luca a Giancarlo De Cataldo, da Melissa Panariello a Giorgio Faletti, da Paolo Nori a Tiziano Scarpa, passando per Enrico Brizzi, Paolo Giordano, Tullio Avoledo, Lidia Ravera, Domenico Starnone, Camilla Baresani, Giuseppe Genna, Luciana Littizzetto, Michele Serra, Marcello Fois, Diego De Silva e tantissimi altri. Una lettura affascinante e imprevedibile, in grado tanto di sorprendere quanto di offrire inediti spunti di riflessione. Un libro da leggere come un viaggio all'interno di quell'esperienza insostituibile che è la parola.


Camurria

Nel suo "Nuovo dizionario siciliano-italiano" del 1876, Vincenzo Mortillaro definisce la camurria "sorta di malattia, scolagione celtica, virulenta, contagiosa, venerea, vedi Gonorrea" dalla quale quindi discenderebbe, per metafora, "noja, fastidio, importunità". Altri invece sostengono che la parola sia una derivazione da "camula", che sarebbe il tarlo con il suo noioso "camuliare", vale a dire il caratteristico, ossessivo, rumore che il vermetto produce quando rode il legno. Forse è la parola più spesso usata e anche pensata ma non detta per ragioni di civile comportamento da chi sta scrivendo questo lemma, tanto che una sua nipotina, appena cominciò a parlare, oltre a mamma, disse distintamente "camurria" pur non essendo siciliana. Accrescitivi di camurria sono: "gran camurria" e "grannissima camurria", frequente è anche "granni e grannissima camurria". Il massimo è costituito dalla composizione "grannissima camurria buttana". Qui si ricorda la variante introdotta dal barone Logreco in punto di morte: "Il munno è 'na grannissima camurria buttana e 'mpistata", dove, 'mpistata equivalendo a leutica, veniva realizzato un felice ritorno del termine a una delle supposte origini.

Andrea Camilleri


(voce pubblicata in anteprima sul Corriere della Sera - Magazine, 4.9.2008)



Last modified Wednesday, July, 13, 2011