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Incontro con Andrea Camilleri

(Estratto / pubblicazione concessa in esclusiva al nostro sito)

· Il Montalbano dei romanzi e il Montalbano Tv

· La sceneggiatura e il ruolo dell’autore

· Camilleri e Maigret

· Montalbano e le fimmine

· Il successo di Montalbano

 

Quali sono le differenze tra il Montalbano dei romanzi e quello della serie televisiva?

Ce ne sono parecchie, come sempre avviene, e non c’è da scandalizzarsi o da meravigliarsi in nessun modo. Una riduzione televisiva obbedisce ad altre necessità che non quelle del romanzo. L’essenziale è, a mio avviso, quello di mantenere un certo spirito del romanzo, cogliere l’ambientazione giusta. Io ho fatto per troppo tempo il regista, perciò mi trovo in una situazione schizofrenica, però, devo sinceramente dire che l’autore che pretende il rispetto assoluto di ciò che ha scritto in una trasposizione televisiva o cinematografica, ne pretende in realtà il fallimento, perché la trasposizione deve adoperare altri mezzi.

Un lettore che sia al tempo stesso spettatore di Montalbano nota immediatamente molte differenze, come per esempio i monologhi di Montalbano…

Ancora più evidente è, per esempio, la scelta dell’attore per il ruolo del protagonista che non ha quello che una volta si chiamava le physique du rôle. Nei romanzi Montalbano è un cinquantenne, un uomo paffuto, quasi sfatto, mentre Zingaretti è un quarantenne prestante e via di questo passo. Ma questo non significa niente, l’importante è che l’attore sia bravo, che riesca a rendere credibile quella sua idea di Montalbano e riesca a comunicarla agli altri. Io sono stato fortunato, lo dico sinceramente, con la scelta di Zingaretti.

Ma lei è intervenuto in qualche modo nell’adattamento dei romanzi?

Io intervengo continuamente per ciò che riguarda la sceneggiatura, ma non per la scelta degli attori.

Quindi il rapporto maggiore l’ha avuto, appunto, con gli sceneggiatori, piuttosto che…

Esattamente. Non ho mai partecipato a una riunione con il regista per la scelta degli attori, non sono mai andato sul set, se non una sola volta al termine delle riprese del primo romanzo. Questo proprio perché, avendo fatto il regista, so quanto sia invadente e mal sopportata la posizione dell’autore. E quindi ho voluto tirarmi fuori perché avevo francamente fiducia tanto in Sironi quanto in Zingaretti.

A proposito del suo passato da regista, visto che lei ha anche lavorato al Maigret con Gino Cervi…

Sì, ero delegato alla produzione.

Se lei dovesse paragonare il Montalbano televisivo ai detective che l’hanno preceduto nella storia della fiction italiana, il commissario Maigret, appunto, o il tenente Sheridan, o il commissario Cattani de La piovra

Guardi, io sinceramente se devo riconoscere una paternità, in qualche modo la riconosco al commissario Maigret. Sheridan era un po’ tutto fasullo, fin dall’ambientazione che fingeva un’America di maniera. Mentre la vicinanza di Parigi, le scene girate nella capitale francese per ciò che riguardava Maigret, quelle ambientavano meglio la storia di Gino Cervi.

C’è una puntata de Il commissario Montalbano a cui è particolarmente affezionato, che reputa ben riuscita?

Io non sono affezionato neanche ai miei romanzi, lo dico con totale sincerità, penso però che quella nella quale si sia dovuto buttare via di meno, sia La Gita a Tindari, che trovo molto ben girata.

(…)

Una curiosità sul rapporto di Montalbano con le donne. Perché ogni volta che un personaggio femminile, sia Ingrid o Franca, evita di fare delle domande su di lui o sul motivo per il quale non possono vedersi, Montalbano pensa che quella sia una gran fimmina?

Attenzione, femmina non in senso fisico, ma nel senso della testa.

Sì, ma perché il non fare domande, il non interessarsi troppo è un punto di pregio?

Perché capiscono senza bisogno di far domande. Allora quando c’è questo tipo di donna che intuisce e si regola di conseguenza, quello è l’ideale di Montalbano. Molte donne in Sicilia non fanno domande, ma capiscono assai più degli uomini. Ci sono molte gran fimmine! In Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini, c’è un personaggio che è chiamato il gran lombardo, solo che non è un lombardo, è un siciliano di discendenza normanna, ma è definito gran lombardo nello stesso senso con cui Montalbano usa il termine gran fimmina.

(…)

Montalbano non tradisce mai Livia sul piano sentimentale o sessuale, ma in pratica commette tanti altri piccoli tradimenti nei confronti della sua fidanzata, non dicendole la verità su certe cose, non fidandosi del tutto…

Questi piccoli tradimenti sono quelli che alimentano la fedeltà grossa. Poi lui si serve di chiunque per risolvere le sue indagini. Montalbano non è un uomo perfetto. Poi lui non è abituato alle donne. Io conobbi una persona che era un po’, nei riguardi delle donne, come Montalbano: “mi viene difficile a vidiri una fimmina in casa”, “ma perché ti viene difficile?” “forse perché non ebbi madre”. Va benissimo per un mese, per due, per tre, per un anno, ma per sempre non so. Insomma, quello sarà il punto più difficile, se sopravvivrò al personaggio, sarà il momento più difficile di tutti, anche di un’indagine.

In definitiva, secondo lei perché il pubblico ama il personaggio di Montalbano?

Per le sue qualità e per i suoi piccoli sotterfugi, che sono poi i sotterfugi di Maigret. L’idea di mangiare fino ai limiti del ­sopportabile e poi per telefono dire alla propria donna “sono qui con Camilleri e ho mangiato un panino”, lo diceva il personaggio di Gino Cervi alla moglie mentre faceva Maigret e io me lo sono portato da Montalbano.

(…)

Un’ultima domanda. Secondo lei, qual è il motivo fondamentale del successo del Montalbano televisivo?

Credo sia un lavoro che si basa su dei romanzi che in qualche modo avevano saggiato il pubblico, quindi trovano nella televisione un punto di divulgazione maggiore. I lettori erano già di gran lunga superiori a quella che è la media italiana di lettori di romanzi, anche gialli, quindi già c’era un orizzonte di attesa molto ben disposto. Queste esecuzioni televisive non solo hanno ripagato l’attesa, ma rispetto alla media televisiva sono state anche un passo in più. Credo che il successo sia dipeso da questo.

 

da Commissario Montalbano. Indagine su un successo

di Roberto Scarpetti e Annalisa Strano

© Zona (2004) – pp. 160, 16 euro

Vietata ogni riproduzione, anche parziale, dei brani qui pubblicati

La scheda del volume e notizie sugli autori sono disponibili su www.editricezona.it/montalbano.htm

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Last modified Wednesday, July, 13, 2011