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Il fantasma nella cabina



Dopo appena una simana di navigazione, Cecè Collura non ne poteva più del giornalista free-lance Davide Birolli il quale, va a sapere perché, gli si era attaccato peggio di una sanguetta, tanto che c'è stato un momento nel quale il commissario di bordo era stato tentato di mollare tutto e di farsi sbarcare al primo scalo. Questo Birolli, trentino, occhi spiritati darrè gli occhialetti, capelli perennemente percorsi da una corrente elettrica a 350 volts, era stato ingaggiato dalla società armatrice della nave (vitto e alloggio gratis, cospicuo assegno finale) perché scrivesse una serie di articoli di costume a tutto vantaggio dell'idea che andarsene a spasso per il mare fosse il massimo di benessere che uno potesse permettersi. Senonchè la società armatrice non si era informata bene su come la pensava il giornalista il quale, appena messo piede sulla nave, si era proclamato, a dritta e a mancina, omo e pensatore della sinistra più irriducibile. Fortemente critico verso il concetto stesso di crociera, che lui definiva "un viaggio immobile" e a volte macari "un viaggio parassitario fatto da parassiti" andava a trovare Cecé Collura nel suo ufficio e ci stava tutta la santa giornata. "Non trova anche lei, commissario, che queste crociere siano terribilmente reazionarie?" "In che senso, scusi?" "Nel senso che in ogni crociera quello che succede è tutto risaputo, rimasticato, combinatorio. L'immaginario viene ammazzato da una sorta di rimbambimento collettivo. È sempre la stessa pappa." "Pappa che tu ti sbafi"- pensò Cecè Collura – "senza guadagnartela: ancora non hai scritto un rigo." "L'innocuo, il rassicurante, sono reazionari perché non producono dubbi." "Ha presente il Titanic?"- gli spiò Collura che si era scassato lo scassabile. "Sì. Ebbè?" "Quella, a suo parere, è stata invece una crociera progressista?" "L'altro si imparpagliò un momento e il commissario ne approfittò per mettersi a parlare col suo vice. Una notte lo squillo penetrante del telefono l'arrisbigliò. Accese la luce, taliò il ralogio: le quattro del mattino. Era il suo vice. "Commissario, può venire in ufficio? C'è un'emergenza" Il vice non era persona di chiacchiera, voleva dire che la cosa era seria. In ufficio ci stava una signora anziana che indossava una vestaglia di gran classe e pareva molto agitata. "Mi permette, commissario?" fece il triestino. Andarono nel retro ufficio, dove i passeggeri non erano ammessi e che era attrezzato con telefoni satellitari, computers vari e Internet. "La signora sostiene d'aver visto un fantasma." "Dove?" "Nella sua cabina. Stava dormendo, s'è svegliata e l'ha visto. È schizzata via dal letto." "Aveva bevuto?" "Pare di no, dice di essere astemia." "Si droga?" "Alla sua età?!" "Carissimo, non si è reso conto che i vecchi oggi fanno di tutto per non parere tali? Ma insomma, che vuole?" "Vuole cambiare cabina." "Va bene, trasferiamola e facciamola finita." "Non è così semplice, commissario. La signora era terrorizzata, scappando si è messa a urlare, ha percorso avanti e indietro il corridoio prima di essere fermata da una cameriera. Altri passeggeri si sono svegliati, si sono riversati nel corridoio…C'era anche quel giornalista, purtroppo. Ho dovuto faticare per far tornare la calma. Bisognerebbe inventarsi qualcosa per tranquillizzarli. Altrimenti domani tutti quelli che occupano le cabine del corridoio 22c vorranno cambiare posto." "Andiamo a parlare con questa vecchia pazza. Prima però mi faccia vedere la sua scheda." Risultò che la signora, anzi signorina, Candida Meneghetti era una pensionata di 77 anni, residente a Bologna. Viaggiava sola. "Signorina Meneghetti" - esordì il commissario che non sapeva né come principiare né come finire il discorso – "si sente bene?" "Mi sentivo benissimo prima di mettere piede su questa maledetta nave. Ho preso uno spavento tale che a momenti ci restavo secca." "Potrebbe descrivermi il coso…il fantasma? Com'era?" "Normale. Classico." "Si può spiegare meglio?" "Beh, faccia conto un lenzuolo che se ne sta dritto da solo. All'altezza degli occhi aveva come due palline fosforescenti. Oddio, mi sento male a pensarci." "Dove l'ha visto?" "Stava ai piedi del letto. Fluttuava." "Ha detto qualcosa?" "Come no! Mi ha detto con voce cavernosa: Candida, scendi da questa nave finchè sei in tempo!" "Lei lo conosceva?" – si intromise il vice. "Perché avrei dovuto conoscerlo?" – si inalberò la signorina. "Mah…non so…dato che le dava del tu." "Ma che ragionamenti! Tutti i fantasmi danno del tu." "Ah!"- fece il commissario – "Lei dunque è pratica di fantasmi. Prima ne aveva visti altri?" "Mai. Però ho letto qualche libro sull'argomento. Ora che mi ci fa pensare, il padre di Amleto…" Cecè Collura s'affrettò a interromperla, ci mancava solo Amleto in quella storia d'orbi. "Venga con noi, andiamo a vedere la sua cabina." "Nemmeno per sogno! Ho paura. Andateci voi, io resto qua." "Ha la chiave?" "Ma come facevo a pensare alla chiave in quel momento! È giù." Quando arrivarono nel corridoio 22c trovarono Davide Birolli che arringava un gruppo di passeggeri succintamente vestiti. "Riflettete sulle parole del fantasma! Preannunciano pericolo! Stiamo quindi andando verso giorni e notti di dubbio, d'incertezza, d'angoscia, anche. Tutto ciò non è meraviglioso? Questo viaggio, iniziato con rassicurante prevedibilità, in un placido interscambio di sensazioni e pensieri, proseguirà in un'atmosfera di salutare e progressista sgomento. Quale ne sarà la fine?" "Lo faccia scomparire." Intimò Cecè al vice. La cabina della signorina Candida era in perfetto ordine, tranne che per il letto. Il lenzuolo superiore era appallottolato e stava tutto dalla parte dei piedi: si vede che la signorina, istintivamente, aveva scagliato il lenzuolo contro il fantasma. Che, a sua volta, era un lenzuolo. A Cecè venne da ridere. La storia era comica, il risvolto negativo era la ripercussione che avrebbe potuto avere sui croceristi. Come fare a calmare le acque? Mentre ci ragionava, notò due cose. La prima era che aveva trovato la luce accesa. Quindi la signorina, appena visto il fantasma, aveva azionato l'interruttore. E il fantasma si era dissolto o era restato ancora visibile? La seconda era che ogni cosa di proprietà della signorina Meneghetti era nova nova. Per terra, due paia di scarpe appena incignate, su una sedia una costosissima borsa che sapeva ancora di fabbrica. Raprì l'armuar: su sei vestiti che stavano appesi, quattro avevano attaccata l'etichetta. Quasi tutta la biancheria intima stava nelle confezioni originali. C'erano macari due valige Vuitton ed era chiaro ch'erano state riempite per la prima volta. La signorina Meneghetti, che doveva essere ricca, si era fatta un costoso corredo proprio per quella crociera. Tornò in ufficio. Lo trovò stipato di passeggeri che volevano cambiare cabina. Il vice, rosso e sudato, ormai faticava persino a parlare. "Trovo incredibile" – stava dicendo uno – "che su una nave come questa, dotata di tutto, manchi proprio un ghostbuster o, in linea subordinata, un esorcista!" Cecè chiamò il suo vice in disparte. Venne informato che la signorina Candida era nel retro, in quanto al giornalista free-lance aveva pensato bene di farlo convocare dal comandante. "Che ha trovato?" spiò ansiosa la signorina vedendolo. "Che vuole che trovassi? A quest'ora il suo fantasma chissà dove è andato a finire . Mi permetta qualche domanda. Quando lei accese la luce, l'apparizione continuò a manifestarsi?" Candida Meneghetti parve per un attimo imparpagliata. "Ho acceso la luce? Non ricordo. Sa, in quel momento…Perché mi fa questa domanda?" "Lei abitualmente si mette a letto con la vestaglia?" "No. Perché? Con la camicia da notte." Però era arrossita. E di colpo Cecè Collura ebbe la certezza che quel rossore non fosse dovuto virginale pudore. Chiamò un addetto, spedì la signorina in una cabina vuota perché si riposasse un poco. Per due ore filate se ne stette nel retro ufficio a fare telefonate e a riceverne. Alla fine si stiracchiò, soddisfatto. Andò a trovare la signorina Candida che si era appisolata sul letto, la svegliò delicatamente. "Ho scoperto tutto, signorina. Lei campa con una pensione di un milione e trecentomila lire, è un'ex attrice ed è ospite di una casa di riposo." "La prevengo, capisco dove vuole andare a parare: ho ricevuto un'eredità e ho deciso di godermela." "Mi aspettavo questa riposta. Ma vede, il suo modo d'agire, all'apparizione del fantasma, è stato del tutto illogico. Ha acceso la luce, e passi. Ma ha indossato la vestaglia, e questo assolutamente non regge. Davanti a un fantasma non c'è pudore che tenga, lei avrebbe dovuto precipitarsi fuori dalla cabina. Ha commesso un errore. Chi l'ha pagata per organizzare questo teatro? Se lei confessa vedrò di non farle avere conseguenze penali. Però dovrà dire a tutti che ha capito d'avere avuto un incubo, tant'è vero che è pronta a rioccupare la sua cabina." La signorina Candida Meneghetti confessò, era stata profumatamente pagata per danneggiare l'immagine della società armatrice. Venne sbarcata allo scalo successivo. Con lei scese a terra macari il giornalista free-lance Davide Birolli. Cecè Collura tirò le somme: lui era un finto commissario di bordo, Joe Bolton un finto cantante, la signorina Meneghetti una finta passeggera. E c'era persino un finto fantasma. Ma quella crociera era vera o virtuale?

Andrea Camilleri

(trascrizione a cura di Paola Rossi)



Last modified Friday, May, 18, 2012