Saggi di Milly Curcio, Luigi Tassoni, Monica Fekete, István Naccarella, Eszter Rónaky, Giuseppe Fabiano, Beáta Tombi, Tímea Farkis, Dóra Bodrogai, László Sztanó
I fantasmi di Camilleri ha impegnato dieci studiosi provenienti da
diversi Paesi europei, che hanno singolarmente ripercorso ciascuno un
romanzo di Andrea Camilleri o un libro di racconti, e solo in due casi il
discorso si orienta sulle avventure del commissario Montalbano.
Il mosaico di generi misti, invenzioni e percorsi narrativi, di cui parla
questo libro, risulta di grande utilità anche per il lettore non esperto che
intenda ri ettere sulle ragioni del “fenomeno” Camilleri, e che si troverà
coinvolto in una guida ricca di suggerimenti per l’approccio all’insieme
delle suggestioni, delle soluzioni, delle ri essioni, degli interrogativi e
delle arguzie posti nel testo.
Questo percorso di letture, a più mani, è una dinamica introduzione
all’immaginario di Andrea Camilleri e insieme un invito a partecipare
al “gioco” attraente, ri essivo e a volte tragico, che la voce dello scrittore
dispiega con grande sapienza nelle sue storie.
Andrea Camilleri è quello straordinario
scrittore capace di creare tanto una lingua
adatta, proprio in chiave poietica, al
proprio luogo narrativo, quanto un luogo
inteso, anche questo, come zona franca,
somigliante a spazi familiari ma modi cato
e adattato alle risorse di una strategia creativa
personale, proiezione autobiogra ca e
dell’esperienza, e ugualmente architettura
della mente e dell’anima, dove si aggirano
i suoi fantasmi. Come spiega lo stesso
scrittore: «Curiosamente, sono gli scrittori
dell’utopia, cioè del nessun luogo, che
riescono a tracciare luoghi tra i più probabili».
E questo ragionamento può valere tanto
per l’invenzione di Vigàta e della provincia
di Montelusa, ricalcata sulla topogra a
di Agrigento, quanto vale per l’accurata
lettura che Camilleri ci dà di alcuni autori
solo apparentemente distanti da lui, come
ad esempio Beckett, e addirittura di un
luogo altrimenti impossibile da dirsi come
il nulla beckettiano, di cui lo scrittore
siciliano comprende appieno le molteplici
suggestioni (tanto da farcele ritrovare sia
fra le pieghe dei pensieri di Montalbano sia
nell’agire di molti suoi personaggi anche
storici): «Il nulla – precisa – dove i sensi,
tutti, giacciono in pace, nella pace positiva
della sparizione di ogni “qualcosa”, spariti o
tornati al nulla; quel nulla in cui non c’è più
nulla di reale, come sosteneva Democrito».
(Dall’introduzione di Milly Curcio.)
Milly Curcio, critico e storico della letteratura,
è autrice di numerosi studi di letteratura
contemporanea, e fra essi del volume Pasolini:
l’eretico, il corsaro, il luterano (1988); di recente
ha curato i volumi La fortuna del racconto
in Europa (Carocci, 2012), e Le forme della
brevità (FrancoAngeli, 2014). Imminenti un
suo volume sulla narrativa italiana e europea
degli ultimi trent’anni, la cura di un volume,
con Monica Fekete, sul romanzo italiano di
oggi e, in questa collana, il suo studio Poetiche
dell’ascolto, che comprende letture incrociate
da Dante agli scrittori europei contemporanei.
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