home page





Il comico nella letteratura italiana

Teorie e poetiche



Autore a cura di Silvana Cirillo
Prezzo E 21,90
Pagine 650
Data di pubblicazione Settembre 2005
Editore Donzelli
Collana


 

Il comico è un genere che ha disseminato i suoi frutti lungo tutto l'arco della storia della letteratura italiana. Alcuni tra i più autorevoli studiosi italiani danno vita tra le pagine di questo volume a un discorso polifonico sulla comicità. Da Boccaccio a Goldoni, da Porta a Verga, da Dossi a Belli, da Piradello a Palazzeschi, dal futurismo a Svevo. E poi ancora Petrolini, Zavattini, Gadda, Brancati, Scialoja, Celati e Camilleri. E il Novecento, ovviamente, il più ricco di magistrali esempi, poichè il comico in tutte le accezioni - dall'umorismo, al nonsense, al grottesco - ne ha segnato la svolta culturale e artistica, incarnando una delle tendenze più rappresentative della modernità.

Fra i saggi presenti:
Camilleri: il comico civico, ovvero la carnevalizzazione della storia in "piccole" storie, di Natale Tedesco;
Camilleri e il "rifocillo", ovvero cibo e risate nella narrativa di Andrea Camilleri, di Ornella Palumbo.

 

Pubblichiamo, per gentile concessione dell'Autrice, dei brani dal saggio di Ornella Palumbo.

Camilleri e il "rifocillo" ovvero Cibo e risate nella narrativa di Andrea Camilleri

Con  rifocillo s’intende una piacevole e corroborante pratica inaugurata da Walter Pedullà – e da lui stesso così denominata – ai tempi in cui era Presidente del Teatro di Roma. La cosa aveva luogo nell’ambito della Settimana da leggere, un’iniziativa in cui, una volta l’anno e per sette giorni, Pedullà apriva il teatro Argentina a ogni tipo di operazione letteraria, e artistica in genere: presentazione di libri, proiezione di film, letture di testi fatte da attori o scrittori, dibattiti, mostre, e via dicendo. In quella settimana la città, volendo, poteva fare il pieno di letteratura e arte varia dall’alba alla notte: il teatro era a disposizione, ininterrotta e gratuita dalle otto di mattina a mezzanotte. Per premiare la costanza dei fedelissimi- tanti - intenzionati a onorare la maratona culturale, Pedullà aveva escogitato il rifocillo: verso le otto di sera faceva distribuire nel foyer robusti panini con prosciutto, e bevande. Non una cena, non un aperitivo né tanto meno un happy hour: ma, come la parola suggeriva, un sano ristoro che corroborasse il fisico e il morale, permettendo all’ospite di arrivare in forze al termine  della serata. La carne e l’anima, insomma: un binomio sempre presente all’attenzione critica  di Walter Pedullà.
Ho ripensato a questo termine rileggendo Camilleri e riflettendo sull’uso che egli fa – letterariamente - del nutrimento, ossia del cibo  e non solo.

Prendiamo Montalbano, per esempio. Il commissario ha un rapporto carnale con  le creature della sua terra; esse sono, francescanamente, i suoi compagni di viaggio. Nello stesso tempo però è uomo riflessivo, che necessita di pensatoi. Niente camere, per carità, solo il respiro della natura. Per esempio dell’ulivo saraceno, su cui medita  inerpicato a cavacecio. Oppure dello scoglio sotto il faro, di fronte all’adorato mare: per concentrarsi, ha bisogno di una visuale all’infinito.
Il mare per lui è tutto: odori, colori, sapori, la vita, insomma.
Da sempre gli invidiamo quella sua tazza di caffè, di prima mattina, goduta sul terrazzo della sua villetta a Marinella; da cui poi scende per farsi – prima di cominciare la giornata di lavoro – una bella nuotata liberatoria.
Lavoro? Vacanza? Ci coglie il  fatale dubbio che il piacere di vivere, masochisticamente relegato nelle nostre schematizzazioni di massa a un mese l’anno su dodici,  sia un obbiettivo perseguibile, anzi facile. Un uovo di Colombo.
Il commissario ci testimonia che si può fare della vita una   vacanza - una gioia - anche lavorando: purché si dia il giusto spazio ai piaceri possibili.
Perciò Montalbano giovane, nel suo primo  posto di lavoro che ha il torto di essere sperduto tra i monti e per di più di chiamarsi Mascalippa, persegue il mare con ostinazione e  trepidazione da innamorato: accade in La prima indagine di Montalbano (Milano, Mondadori 2004). Quando infine il commissario viene trasferito, il suo ritrovarsi con le case e il porto di Vigàta possiede la fisicità di un abbraccio.

[...]

Dandole i tempi e i ritmi del racconto, Camilleri rimette insieme la realtà in modo  da renderla utile a un obbiettivo: la sdrammatizzazione dell’irreversibile.
Si è detto spesso di Camilleri che è un cantastorie. Anche Omero lo era. Anche Ariosto. Grandi affabulatori, naturalmente inclini all’oralità del  raccontare, sono impegnati a muovere come  padreterni le fila di un loro cosmo, che è il loro ordine –letterario- della realtà. Il  gioco è lieve, attento al pubblico, mai patetico, condotto con sapiente equilibrio nell’orchestrazione teatrale della gesta e dei sentimenti, anche del dolore. Nessuno di loro ignora il dolore di vivere. Solo che nella narrazione i contrasti si compongono, acquistano un senso, e  la narrazione si fa sacra perché è essa stessa vita, capace di trasmettere ordine, valori e piaceri.
Così la tragedia si trasforma, con l’intermediazione della pietà,  nella grande commedia umana,  in questo caso metaforicamente siciliana, rappresentata con un  occhio all’affresco e uno alle emozioni di chi legge. Forse che Boccaccio ha fatto qualcosa di diverso?

Ritorniamo al nostro rifocillo: un sano ristoro per arrivare fino alla fine. Cosa di meglio per definire la narrativa di Camilleri?  Il cibo vi regna,  realtà saporosissima e insieme metafora,  senso stesso dell’operazione narrativa: che è consolatoria, ma non  nel senso riduttivo del termine, perché è  frutto di un’intenzione  che corrisponde a una concezione del mondo. Il Camilleri che abita mentalmente e culturalmente la stessa Sicilia drammatica, postunitaria, di Verga, Pirandello, Sciascia, è partecipe di un comune impegno politico, civile, filosofico. Per il quale, forse più vicino a Verga, ha scelto un modo espressivo mimetico, ha scelto di mettere in scena, nella sua interezza, la Sicilia tout court, gioie e dolori, passato e presente, tradizioni e tensioni, colori e odori: un amore, un corpo, un modo di essere,  una memoria,  una storia.

 



Last modified Wednesday, July, 13, 2011