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La storia de Il Naso di Nikolaj V. Gogol'



Autore Andrea Camilleri
Illustrazioni Maja Celija
Prezzo € 12,90
Pagine 96
Data di pubblicazione 9 dicembre 2010
Editore Gruppo Editoriale L'Espresso
Collana Save the Story - Grandi Scrittori. Storie Immortali


Le incredibili vicende di un naso scomparso dal viso del suo padrone, che vaga in alta uniforme per le strade di San Pietroburgo nello sgomento generale. Camilleri affronta il racconto perfetto, il capolavoro assoluto e padre putativo di tanti grandi romanzi della letteratura russa. Con la sua voce e la sua nota ironia prende per mano i lettori, li accompagna su e giù per la Prospettiva Nevskij a inseguire il Naso e il suo disperato padrone e nel contempo a osservare ingiustizie, soprusi, servilismo e vanitosi rituali di una piccola borghesia grassa, ignorante e presuntuosa.

«Egregio signore, qua la faccenda è perfettamente evidente. Voi... Voi siete il mio naso!»

Il volume nasce dal reading tenuto da Andrea Camilleri il 26 settembre 2010 all'Auditorium Parco della Musica di Roma (regia di Roberto Tarasco), all'interno del progetto Save the Story - Grandi Scrittori. Storie Immortali concepito dalla Scuola Holden di Alessandro Baricco e coprodotto con la Fondazione Musica per Roma, che prevede una serie di reading e una collana di classici "rivisitati" da grandi narratori di oggi con un occhio particolare ai ragazzi.


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Da dove viene questa storia
Be’, forse è meglio vedere prima da dove viene il suo autore. Nikolàj Gogol’ nacque in Russia, a Soročintsy, nel governatorato ucraino, il 20 marzo (secondo il vecchio calendario) o il 1º aprile (secondo il nuovo calendario) del 1809. Bellissima occasione, comunque, per festeggiare due compleanni!
La sua famiglia apparteneva alla piccola nobiltà e possedeva grandi estensioni di terreno e un villaggio con 400 anime. Non vi impressionate, “anime” erano chiamati i contadini poveri che erano proprietà assoluta, anima e corpo, dei loro padroni.
La madre di Nikolàj era una donna di severi costumi, il padre un estroso buontempone. Nikolàj amava moltissimo la madre, ma il padre lo divertiva assai di più.
Già da piccolo, Nikolàj dimostrò d’avere un carattere difficile che lo portava a isolarsi dai compagni di scuola, ma nello stesso tempo a conquistarseli mettendo in scena brevi monologhi assai divertenti che lui stesso scriveva e interpretava. Recitava bene, tanto che, più grandicello, per un certo periodo pensò seriamente di mettersi a fare l’attore.
Dotato di una fantasia vulcanica, aveva cominciato a scrivere prestissimo. Un giorno, il noto poeta e commediografo Kapnist, amico di famiglia, chiese a Nikolàj di leggergli alcune sue poesie. Il ragazzo accettò a patto che fossero solo loro due chiusi in una stanza. All’uscita, Kapnist disse: “Da questo bambino può nascere un grande talento.” Nikolàj aveva solo 5 anni. Kapnist aveva visto giusto.
Gogol’ visse appena 43 anni, lasciandoci almeno tre capolavori immortali: “I Racconti di Pietroburgo”, “Le Anime morte” e la commedia “Il Revisore”.
Adoperava la sua lingua con un’eleganza e una raffinatezza ineguagliabili, gli storici della letteratura lo considerano ancora il miglior “stilista”, e i suoi racconti sono di una perfezione assoluta.
Pensate che non c’è stato un grande scrittore russo che non abbia elevato a oggetto di culto un suo racconto. Il sommo poeta Puskin stravedeva proprio per “Il Naso”, Anton Cechov per “La Carrozza”. Dostoevskij aveva scelto per sé quello intitolato “Il Cappotto”, dichiarando che tutti gli autori russi, lui compreso, erano nati tra le falde di quel cappotto.
Ma di certo Gogol’ non stimò mai se stesso quanto lo stimarono gli altri. Non era mai in pace né con sé né col mondo.
Per qualche anno fece l’impiegato in un ministero, per un po’ di tempo insegnò all’università… Troppo irrequieto e scontento per restare fermo in un posto.
Viaggiava molto, questo sì.
Non amava la società del suo tempo e non smise mai di metterne in luce con impietosa ironia il cieco servilismo, la sordità burocratica, le ingiustizie, l’arrivismo, i vanitosi rituali di una piccola borghesia grassa, ignorante e presuntuosa.
Verso i trent’anni, fece il primo viaggio in Italia, venne a Roma e ritrovò un po’ di serenità. “Io sono nato qui,” scrisse a un amico, aggiungendo: “Io mi sono ridestato nella mia patria.”
Poi, al ritorno in Russia, la sua salute mentale peggiorò di molto, ebbe delle sconvolgenti crisi mistico-religiose tanto da bruciare alcuni dei suoi manoscritti… Finché sopraggiunse la fine.
Prima di lui, la letteratura russa, soprattutto nella poesia, aveva celebrato grandi figure eroiche, personaggi quasi mitici che vivevano sulla terra ma sembravano volare alti nel cielo, irraggiungibili come semidei.
Gogol’ fu il primo in assoluto a scrivere della piccola gente, del barbiere, dell’impiegatuccio, della fruttivendola, di quell’umanità che si poteva ogni giorno incontrare al mercato o in un ufficio aperto al pubblico, tratteggiandola con pietosa ironia. Con lui, il popolo minuto irrompe trionfalmente nella letteratura. Il sarcasmo, invece, Gogol’ lo riserverà alla piccola borghesia, alla nobiltà di basso livello, alle quali non perdonerà nulla.
Il modo con cui lo scrittore affronta questi personaggi non è mai ottusamente realistico, anzi talvolta la sua ribollente fantasia fa sì che la realtà diventi un trampolino di lancio verso un’altra realtà, quella fantastica. Così è nato “Il Naso”.
Personalmente, come scrittore, io considero Gogol’ uno dei miei due nonni (l’altro si chiama Lawrence Sterne).
Ma non sono per niente sicuro che essi mi considerino un loro nipote..
Andrea Camilleri

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Maja Celija è nata Slovenia nel 1977. Ha frequentato l’asilo e le elementari nella Jugoslavia di Tito, e il liceo nella Croazia di Tudjman. Si è diplomata all’Istituto Europeo del Design di Milano e in seguito le sue illustrazioni hanno girato il mondo. Adesso vive a Pesaro, ma la sua seconda casa è il bosco: Maja adora gli animali e i funghi.

 

 






Last modified Saturday, November, 19, 2016