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La memoria di Elvira



Autore Autori vari
Prezzo € 10,00
Pagine 288
Data di pubblicazione 7 maggio 2015
Editore Sellerio
Collana La memoria n.1000
e-book € 6,99 (formato epub, protezione acs4)


Posso dire con un certo orgoglio che la lezione che Elvira mi fece a proposito de La stagione della caccia fu la prima ed unica lezione di scrittura nella mia vita e non l'ho dimenticata. L'ho tenuta e la tengo sempre presente, e anche di questo, ma non solo di questo, non posso che dirle grazie.
Andrea Camilleri

«La memoria» è il titolo di questa collana che arriva al numero mille nel nome di Elvira Giorgianni Sellerio (1936-2010). I suoi fiori blu parlano di lei, per lei. Questo libro ne onora il ricordo e ne festeggia il traguardo, nel racconto di ventitré tra autori e collaboratori della casa editrice.

Nata nel 1979, «La memoria» deve la sua lunga fortuna ai lumi di Leonardo Sciascia, al prodigio grafico di Enzo Sellerio e alla lungimiranza di certi librai avveduti. Ma soprattutto e sopra tutti, la deve a Elvira Sellerio e alle migliaia di lettori che nel corso di tanti anni ne hanno premiato e condiviso le scelte. «Uno dei più evidenti e gravi difetti della società italiana, e quindi di tutto ciò che – dalla cultura al costume – ne è parte, sta nella mancanza di memoria. Forse per la quantità eccessiva delle cose che dovrebbe contenere, la memoria si smarrisce, si annebbia, svanisce. Intitolare una collana letteraria “La memoria” presuppone questa considerazione d’ordine generale, anche se con intenti più limitati: una esortazione a non dimenticare certi scrittori, certi testi, certi fatti. Una collana che riserva scoperte, riscoperte, rivelazioni, sorprese».
Così Leonardo Sciascia scriveva de «La memoria». Per più di trent’anni Elvira Sellerio ne ha perfezionato gli intenti iniziali, moltiplicato la varietà di titoli, così componendo una biblioteca ideale intesa come mosaico di tante biblioteche ideali.
La signora Elvira – «la Signora», come la chiamavano per una specie di antonomasia – amava le storie, sapeva riconoscerle, custodirle, restituirle nella felicità del proprio racconto e nel talento del mestiere: legarle nella sua collana – preziosa parola femminile – con un solo filo, teso tra l’intuito di lettrice e editrice e la vocazione a «farsi tramite di un rapporto bellissimo tra gente che racconta storie e altra gente che le ascolta».
Aveva il sentimento dei libri e ne ha fatto una ragione.

Scritti di: Luisa Adorno, Maria Attanasio, Attilio Brilli, Antonino Buttitta, Andrea Camilleri, Vincenzo Campo, Luciano Canfora, Francesco M. Cataluccio, Remo Ceserani, Masolino d’Amico, Gianfranco Dioguardi, Daria Galateria, Alicia Giménez-Bartlett, Maria José de Lancastre, Alessandra Lavagnino, Salvatore Silvano Nigro, Santo Piazzese, Gianni Puglisi, Francesco Recami, Giuseppe Scaraffia, Adriano Sofri, Sergio Valzania, Piero Violante.


Elvira e io

Al termine della lettura del mio Digressioni su una doppia strage, Leonardo Sciascia mi disse che il libretto gli piaceva e che l'avrebbe fatto avere ad Elvira Sellerio per la pubblicazione. Aggiunse, come ripensandoci, che forse era meglio se fossimo stati insieme a portare il dattiloscritto alla Sellerio. Era il 1983. Senonché non riuscimmo, dopo diversi tentativi andati a vuoto, a trovare una data nella quale Leonardo ed io potessimo trovarci insieme a Palermo. Allora presi il coraggio a due mani, e spedii il dattiloscritto a Elvira Sellerio che d'altra parte era stata già avvertita da Leonardo. Dopo una settimana, mi chiamò al telefono, mi disse che aveva molto apprezzato il libro e che l'avrebbe pubblicato. Aggiunse anche che avrebbe gradito una mia visita in casa editrice, ove ne avessi avuto l'opportunità. L'opportunità si presentò quasi subito e così ebbi modo di conoscere la mitica signora Elvira. Devo confessare che ero molto emozionato per quell'incontro. Avevo già pubblicato un libro con un editore importante come Livio Garzanti, ma non avevo provato la stessa eccitazione che provavo ora. Perché con la pubblicazione di quel mio libretto partecipavo ad un'impresa che ai miei occhi appariva straordinaria. Cioè a dire, l'avventura di una casa editrice di altissima qualità, in Sicilia e soprattutto a quei tempi - sorta nel 1969 per volontà di Enzo Sellerio, il celebre fotografo, di Leonardo Sciascia, e di Elvira moglie di Enzo - e diventata un modello culturale.
Nel dopoguerra era stata la Einaudi a proporsi come modello, ma a quel tempo c'era da far conoscere agli italiani la civiltà europea ed extraeuropea dalla quali eravamo stati esclusi nel ventennio fascista. La Einaudi era però nata sotto il segno o il sogno, se volete, del pensiero marxista e pochi erano gli sconfinamenti dal rigido binario sul quale si muoveva. Anni dopo la Sellerio nacque sotto il segno crociano, certo, ma reso più aperto e direi più curioso dall'illuministica intelligenza di Sciascia.
L'immenso merito di Elvira è stato quello di aver saputo perseguire nel tempo quella linea-guida sino a dare alla casa editrice una sua rigorosa e riconoscibilissima fisionomia. Perché Elvira, anche se non lo dava a vedere, era donna coltissima e attenta alle cose d'Italia. Dei grandi editori leggendari italiani, Arnoldo Mondadori in testa, Elvira possedeva il fiuto. Io l'ho vista all'opera e posso testimoniare. È assai difficile da spiegare cosa sia il fiuto. È un dono naturale, come quello dei rabdomanti che sentono l'acqua sottoterra. Le bastava sfogliare le prime pagine di un dattiloscritto per «sentire» la presenza di un autore autentico. Inseguì Bufalino come un cane da tartufi sino a fargli tirare fuori dal cassetto la Diceria dell'untore. E quanti altri nomi si potrebbero fare. Mi sento confortato nel constatare che sue figlio Antonio questo fiuto l’ha ereditato.
Un'altra cosa che mi colpiva di Elvira erano i giudizi libri che aveva pubblicato e su quelli che doveva ancora pubblicare. Era sempre di una lucidità estrema, ma proprio per questo il suo vocabolario in queste occasioni sembrava farsi povero. I suoi giudizi si condensavano al massimo in una diecina di parole. Ma ogni parola aveva uno straordinario peso-massa. Niente giri di frasi, niente parole dette e non dette. Tutto diretto, chiaro, lampante. Le sue riserve erano sempre proposte con discrezione, con un sorriso sulle labbra, quasi con timidezza. Ma erano riserve così fondate che era difficile controbatterle. Impressionante la sua capacità di lettura. Parlo nel senso della profondità, dell'attenzione acuta come una lama o un raggio-laser. Vorrei ricordare un episodio personale. Quando mandai ad Elvira e ad Antonio II sorriso di Angelica, il testo era stato letto e riletto da me, da mia moglie e da Valentina, la mia collaboratrice. Nessuno di noi si era accorto di un grave errore di racconto, assai più che una svista, ma ben celato, commesso da me. L'unica ad accorgersene, e a segnalarmelo, fu Elvira. E dire che non stava più tanto bene. Elvira è stata una donna di rara generosità. Mai ostentata. Si è offerta, prima del successo, di prestarmi una grossa somma, che tra l'altro credo avrebbe dovuto racimolare, per farmi restare nella casa da dove ero stato sfrattato. Rifiutai, ma gliene sono rimasto sempre grato. La pubblicazione di La strage dimenticata segnò l'inizio di un'amicizia rara.
Andrea Camilleri

(Incipit pubblicato su La Stampa - tuttoLibri, 9.5.2015)



Last modified Sunday, May, 10, 2015