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Mamma Carissima

Lettere inedite dall'archivio Camilleri



"Roma, 13 giugno 1954. Carissima mamma, ma quant'è difficile campare!"

La prima produzione del Fondo Camilleri, in una lettura di Luca Zingaretti, che ha firmato anche la regia.
Il carteggio del giovane Camilleri con i genitori Giuseppe e Carmela Fragapane costituisce una fonte unica e inedita sulla vita dello scrittore. Un corpus di lettere mai pubblicato scritte dal Maestro alla "mamma carissima" per raccontare avventure e disavventure del giovane Camilleri a Roma. I suoi incontri con Anna Magnani, Jean Genet e il variegato mondo della Dolce Vita romana degli anni '50.
Ha aperto l’incontro Maurizio De Giovanni con un ricordo di Camilleri.
Un progetto di EUR - Culture per Roma in collaborazione con Più Libri Più Liberi.
Roma, La Nuvola - Auditorium, 8 dicembre 2021


Roma, 1952
È venuto a trovarmi a Roma da Parigi Jean Genet di cui vi ho già parlato. È quel celebre autore francese noto per le sue condanne per furti, minaccia a mano armata, scassi e assalto alla Banca di Lione. È rimasto soddisfatto della mia traduzione, sono stato a pranzo con lui e mi ha fatto conoscere Jean Paul Sartre. Genet è un uomo straordinario che lascia un’impressione profonda in chi lo conosce per il suo spaventoso cinismo. Mi ha dato tutti i diritti per il lavoro che ho tradotto, mi ha detto che ne posso fare quello che voglio e che devo trattenere tutti i quattrini, come se l’autore fossi io, senza dar nulla a lui. «Lei è giovane — mi ha detto — e ha bisogno di quattrini. Io sono ricco e non ho bisogno». «E che posso fare per ringraziarla?» — ho chiesto — E lui: «Fra qualche anno mi manderà dei pacchi». «Dove?» — chiedo io — E lui: «Al carcere naturalmente».

Roma 11 agosto, 1957
Mamma carissima,
fra 4-5 giorni ti spedirò un altro vaglia telegrafico. Scusami se non posso così su due piedi. Sono travolto dal lavoro di preparazione della commedia di Siro Angeli, Odore di terra, che andrà in scena ad Assisi il 28 di questo mese e sarà contemporaneamente ripresa tutta per televisione. È il primo esperimento che si fa in Italia di questo tipo. Quando riprendono una commedia da un teatro, chiudono il teatro al pubblico (o almeno fanno entrare solo degli invitati) perché le esigenze della televisione sono opposte a quelle del teatro e viceversa. Questo invece è fatto come una normalissima rappresentazione teatrale e come una normalissima ripresa televisiva da studio (e non da un teatro). Si tratta cioè di veder fino a che punto i due generi possano coesistere. Ora se tu pensi che il lavoro teatrale (21 personaggi e 18 cambiamenti di scena) è di per sé difficilissimo, figurati che cosa significa dover anche affrontare i problemi della ripresa televisiva. Fortunatamente direttore della ripresa televisiva è Di Gianni un mio vecchio amico, col quale vado d’accordo. Io proverò a Roma, al teatro delle Arti, fino al giorno 22 sera; quindi, mi trasferirò ad Assisi con tutta la troupe. Potete quindi dare l’annuncio ufficiale di questo mio nuovo lavoro, tanto più che fra qualche giorno ne sarà dato l’annuncio sul Radiocorriere. Io passo da una specie di cieca fiducia a momenti di panico reale: lo spettacolo comporta 4 palcoscenici girevoli, 42 proiezioni, ecc., inoltre gli attori passano (mentre parlano) dalla prosa ai versi e viceversa il che comporta una difficile ricerca di tono. Ma speriamo bene: se tu pensi che il personale tecnico impiegato supera le 20 persone!
In salute sto bene, il dente si è calmato ma bisognerà che io uno di questi giorni prenda il coraggio a due mani e vada dal dentista. Anche Rosetta sta benino è sempre sotto controllo o della levatrice o del medico, perché così voglio io. Soffre un pochino la notte, a causa del caldo infernale che si è sviluppato in questi giorni. Cercherò di dire una mezza parola per il figlio di Paolino, sebbene alla T.V. fino a 10 giorni fa non conoscessi nessuno e ora invece mi telefonano spesso e volentieri (sono anche loro un pochino preoccupati). La cosa meravigliosa è che questo lavoro mi è capitato in agosto, quando l’Enciclopedia è chiusa. Nell’Enciclopedia da 3 mesi sono successe cose sinistre che non ti ho detto per non impensierirti. Sappi solo questo: Lele D’Amico e Squarzina sono stati costretti a dimettersi, Sandro è stato licenziato. Theodoli ha tenuto invece a chiamarmi per rassicurarmi della sua rinnovata fiducia nel mio lavoro, e attraverso Chicco, mi ha fatto pervenire una proposta di lavoro anche dopo la fine (fra tre anni) dell’Enciclopedia. Ma l’atmosfera è cambiata, l’ingiusto licenziamento di Sandro ci ha duramente colpiti. Ma può darsi che anche questo riesca a essere superato. Ti invio le altre critiche sul mio spettacolo dei Satiri, uscite in questi giorni. Adamov ha visto il suo lavoro, e l’ha trovato migliore dell’edizione parigina. Spero di riuscire entro il prossimo anno, a mettere in scena un suo lavoro in tre atti (ameno, lui vorrebbe che glielo mettessi in scena io).
Vi abbraccio tutti con tanto amore. Fate sistemare la T.V. altrimenti giorno 28 come farete a vedere il mio spettacolo!
ANDREA

Ostia, 29 novembre 1949
Famiglia Camilleri

Carissimi,
due parole in fretta per dirvi che ho ricevuto il pacco con le maglie, il pacchetto con i due libri, il vaglia e le due lettere, tutto questo in un giorno. Ieri, appena ho ricevuto il materiale, non ho potuto scrivervi perché sono tornato ad Ostia alle nove e mezzo di sera e questa sera sono tornato alle otto ma abbastanza stanco. Però non vorrei che la chiara esposizione di quella che è attualmente la mia vita facesse nascere in voi delle preoccupazioni veramente eccessive. Fisicamente sto bene e finanziariamente non altrettanto: però non trascuro di mangiare bene. Pensate che con 300 lire mangio un piattone di pasta asciutta, un secondo che è una sanguinolenta bistecca alta due dita e grande quanto quella che mangio a casa con contorno di purè di patate, frutta, vino e pane. Certe volte, quando ne sento il bisogno mangio un altro secondo in soprappiù. Poi non parliamo quello che mi fa trovare la sera zia Michelina! È incredibile come riesca a mangiare tutto con grande appetito: mi stupisco io stesso. Per quello che riguarda un mio probabile esaurimento nervoso rispetto al veramente massacrante lavoro in Accademia, non credo che sia una eventualità da considerare: credo che mi esauriva di più il non far niente di Porto. Freddo e acqua qui ad Ostia e a Roma ce ne sono in abbondanza ma se riuscirò a stabilirmi a Roma molta parte ne resterà eliminata, perché quello che mi fa star male in definitiva è il dovermi alzare caldo dal letto alle 5.30 del mattino per arrivare alle 8 in Accademia. A Roma invece mi potrei alzare addirittura alle 7. Domenica andrò dai Cumbo e spero di riuscire a combinare qualcosa: la vostra è stata certamente una buona idea.

Le lettere di Andrea Camilleri alla famiglia sopra riportate sono state pubblicate su La Repubblica - Robinson del 4 dicembre 2021


Ostia, 1 dicembre 1949
Cara mamma.
Ho ricevuto ieri la tua lettera dove mi dici che non hai ricevuto nulla di mio. Strano, perché ti avevo scritto una lettera dove c’era dentro anche una mia fotografia: speriamo che a quest’ora ti sia arrivata, sia pure con ritardo.
Il lavoro in accademia, soprattutto quello che faccio con Costa, è veramente appassionante. Io gli ho regalato il libro con le mie poesie e gli sono piaciute: è stata una buona cosa per me la pubblicazione di queste poesie. Questa sera vi scrivo rubando un poco di tempo allo studio: Costa mi fa sgobbare maledettamente. Quando tornerò giù avrò un sacco di cose da raccontarvi. Se una persona estranea entrasse all’improvviso in Accademia mentre ci sono le lezioni credo che avrebbe l’esatta impressione di trovarsi fra pazzi: l’altro giorno per esempio, io salito sulla pedana, facevo l’ulivo. Proprio così, facevo con tutto il mio corpo mimicamente, un ulivo. Una ragazza accanto a me era un albero di mandarini e un’altra si rifiutava fare il pino perché le era “antipatico”. Poi siamo stati un’ora di seguito a guardarci negli specchi e a ripetere: am, ap, ab e a respirare col solo naso o con la sola bocca. Cose stranissime che vi spiegherò poi a lungo a viva voce quando sarò venuto giù.
Carissima, assieme a papà ti abbraccio forte forte e ti bacio.
Tuo, Andrea

Roma, 12 marzo 1950
Carissimi.
I limoncelli m’hanno fatto molto piacere ed io ne ho mangiati in tutto una decina. A proposito di pacchi, vorrei pregarvi di continuare a spedirmi i libri, mi sono veramente necessari, non ne posso fare a meno per tante ragioni. Io qui la solita vita con il solito pesantissimo lavoro, Costa mi sta facendo preparare, per esercizio, la regia di uno dei migliori e difficili lavori di Shakespeare. “Antonio e Cleopatra”. Avendomi l’altro giorno detto che lui ancora non si sente la maturità necessaria per farne una regia vera (e non d’esercizio) io gli chiesi sorridendo: “E allora io, quando potrò metterlo su?”. E lui “Fra un sei anni”. Dal che si dimostra che mi stima molto.
Ferrero m’ha fatto conoscere ad Anna Proclemer (l’attrice moglie di Brancati) ed inoltre sono diventato molto amico di Patroni-Griffi (il direttore della sezione teatro della R.A.I.) tanto che ci diamo del tu e ci vediamo quasi ogni sera, sono anche diventato amico dell’aiuto di Luchino Visconti, Franco Rosi. A proposito vi volevo dire che fra un mese circa alcune mie poesie saranno lette dall’attore Piazza alla “Dante Alighieri” di Roma. Vi terrò informati anche di questo. Ma non mi era stato promesso, o m’inganno, un pacco con dei dolci????
Vi abbraccio forte forte forte
Andrea
E scrivetemi a tempo, non mi fate stare più in pensiero!

Le lettere di Andrea Camilleri alla famiglia sopra riportate sono state pubblicate su La Stampa del 8 dicembre 2021


 
Last modified Friday, December, 10, 2021