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Non ucciderò il commissario Montalbano
La sua sarà una fine letteraria

In un’intervista apparsa su un settimanale a proposito della nuova miniserie del Montalbano televisivo, infelicemente m’è scappato di dire che il romanzo che metterà definitivamente fine al personaggio del commissario è stato da me già scritto e consegnato a Elvira Sellerio. Appena si è conosciuta questa mia dichiarazione, si è scatenato il finimondo, diecine di telefonate (anche dall’estero) di lettori e di giornalisti della carta stampata, delle tv, dei giornali radio a domandarmene conto e ragione. Ho così potuto misurare, «tanticchia scantato», il livello di popolarità del personaggio, ma mi sono anche domandato, alquanto sconsolato: «In Italia, di questi tempi, non ci sono cose più gravi alle quali pensare?».
Ad ogni modo, chiarisco la faccenda, spero una volta per tutte. Avendo ottant’anni, giunto cioè al tempo della chiusura dei conti, mi sono sentito in dovere di concludere anche la storia di questo personaggio. Però volevo una conclusione non banale, non facendolo morire in qualche modo più o meno drammatico e nemmeno mandandolo in pensione. Come fare allora? Dopo un lungo interrogarmi, m’è venuta la soluzione. Ho immaginato che il personaggio, in quanto tale, si venga a trovare in un dissidio così totale col suo autore (cioè con me), a causa di una complessa e controversa indagine, da non consentirgli più di poter esistere ancora in quanto, appunto, personaggio. E’ una soluzione del tutto letteraria, direttamente discendente, se volete, da moduli dichiaratamente pirandelliani. Ma è necessario chiarire che la consegna del libro a Elvira Sellerio non significa la sua immediata pubblicazione. Essa avverrà quando veramente non me la sentirò più di scrivere né di Montalbano né di altro. Quindi il più in là possibile. Per intanto, la Sellerio manderà in libreria, prima dell’estate, una nuova indagine del commissario intitolata «La Vampa d’agosto». Un’altra, «Il Campo del vasaio», sto finendo di scriverla. Montalbano quindi, sia pure con i suoi 56 anni e la sua paura della vecchiaia, gode ancora di discreta salute. Quella che l’autore augura anche a se stesso.

Andrea Camilleri

(Pubblicato su La Stampa, 8 marzo 2006)


 
Last modified Wednesday, July, 13, 2011