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L'odore della notte



Autore Camilleri Andrea
Prezzo L. 18.000
Pagine 221
Data di pubblicazione 28 giugno 2001
Editore Sellerio
Collana La memoria n.507
e-book € 6,99 (formato epub, protezione acs4)


«Ha detto l'odore della notte?». «Sì, a seconda dell'ora la notte cangia odore». A Vigàta è tornato l'inverno. Mimì Augello, il braccio destro, forse ha ceduto e sta per sposarsi. L'ultimo regalo di Livia, un pullover mai indossato che Montalbano per sbadataggine (o per rimozione, come dice Livia?) ha sciupato, inoccultabile corpo del reato di distrazione amorosa, scompare e ricompare, come sirena che canta le gioie della famiglia. E il commissario non è più un ragazzino. Lo si avverte perché i segni lasciati da tutte le inchieste passate - e prima di tutto il povero «grande ulivo saraceno» che tante volte lo ha ispirato - riaffiorano qui e là, con i colori della nostalgia, a ogni passo di quest'ultimo caso. Un caso anomalo in cui il cadavere non spunta all'inizio, e Montalbano non ne è proprio il titolare, ma vi si intrufola. Troppe coincidenze lo spingono. Scava nella scomparsa di un finanziere truffatore, che si è portato i soldi di mezzo paese e dintorni, e poi del suo aiutante (due «teste parziali», di quelli che sanno tutto di denaro e non sanno nient'altro e nient'altro sentono). E la soluzione sarebbe una fuga banale, col malloppo sottratto ai molti polli dell'epoca della borsa, connessa a un omicidio, se assai più carica di dolente orrore non si profilasse una soluzione laterale. Sull'enigma della quale Montalbano si sporge a vedere, con la pietà che si prova verso il dramma silenzioso di certe esistenze, mentre uno strano odore «di frutta marcia, di cose che si disfacevano», per qualche tempo, ne aveva sparso come la profezia nella notte di Vigàta. «E allora sentì che la notte aveva cangiato odore: era un odore leggero, fresco, era odore d'erba giovane, di citronella, di mentuccia».





Nota Petros Markaris
Prezzo € 6,90
Pagine 224
Data di pubblicazione 28 agosto 2014
Editore Sellerio
Collana Le indagini di Montalbano n.6


«Sicuramente era mezzanotte passata». «Guardò l’ora?». «Non ho ralogio, di giorno mi regolo col sole; quand’è scuro, con l’odore della notte». «Ha detto l’odore della notte?». «Sì. A seconda dell’ora, la notte cangia odore».

«Andrea Camilleri ha scritto L’odore della notte nel 2001. Sette anni più tardi, nel 2008, con il crollo della Lehmann Brothers, l’umanità tutta ha scoperto quel che Camilleri aveva già detto: che nell’economia di mercato globalizzata il denaro è un fantasma che viene manovrato da gente particolarmente abile».
P.M.

La persiana della finestra spalancata sbattì tanto forte contro il muro che parse una pistolettata e Montalbano, che in quel priciso momento si stava sognando d’essiri impegnato in un conflitto a fuoco, s’arrisbigliò di colpo sudatizzo e, ’nzemmula, agghiazzato dal friddo. Si susì santiando e corse a chiudere. Tirava una tramontana accussì gelida e determinata che, invece di ravvivare i colori della matinata, come sempre aveva fatto, stavolta se li portava via cancellandoli a metà e lasciandone le sinopie, o meglio, tracce splàpite come quelle di un acquerello dipinto da un dilettante in libera uscita domenicale. Evidentemente l’estate, che già da qualche giorno era trasuta in agonia, aveva addeciso durante la nottata di rendersi definitivamente defunta per lasciare posto alla stagione che veniva appresso e che avrebbe dovuto essere l’autunno. Avrebbe dovuto, perché in realtà, da come s’annunziava, questo autunno pareva già essere inverno e inverno profunno.
Rimettendosi corcato, Montalbano si concesse un’elegia alle scomparse mezze stagioni. Dove erano andate a finire? Travolte anch’esse dal ritmo sempre più veloce dell’esistenza dell’omo, si erano macari loro adeguate: avevano capito di rappresentare una pausa ed erano scomparse, perché oggi come oggi nisciuna pausa può essere concessa in questa sempre più delirante corsa che si nutre di verbi all’infinito: nascere, mangiare, studiare, scopare, produrre, zappingare, accattare, vendere, cacare e morire. Verbi all’infinito però dalla durata di un nanosecondo, un vìdiri e svìdiri. Ma non c’era stato un tempo nel quale esistevano altri verbi? Pensare, meditare, ascoltare e, perché no?, bighellonare, sonnecchiare, divagare? Quasi con le lagrime agli occhi, Montalbano s’arricordò degli abiti di mezza stagione e dello spolverino di suo padre. E questo gli fece macari venire in testa che, per andare in ufficio, avrebbe dovuto mettersi un vistito d’inverno. Si fece forza, si susì e raprì l’anta dell’armuàr dove c’era la roba pesante. Il feto di un quintale o quasi di naftalina l’assugliò alla sprovista. Prima gli mancò il sciato, poi gli occhi gli lagrimiarono e quindi principiò a stranutare. Di stranuti ne fece dodici a fila, col moccaro che gli colava dal naso, la testa intronata e sintendosi sempre più indolenzire la cassa toracica. Si era scordato che la cammarera Adelina da sempre conduceva una sua personale guerra senza esclusione di colpi contro le tarme, uscendone sempre implacabilmente sconfitta.



Last modified Monday, July, 28, 2014