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Il premio Chianti

Ebbi la percezione che il premio Chianti fosse qualcosa di completamente diverso dagli altri premi letterari fin da quando Paolo Codazzi mi telefonò per dirmi che ero entrato nella cinquina dei finalisti e che dovevo perciò trovare un sabato libero per andare a Greve a incontrarmi con la giuria.
“E perché devo incontrarmi con la giuria?”
“Perché le faranno domande sul libro e lei dovrà dire le sue ragioni”.
“Ma da chi è composta la giuria?”
“Da persone di Greve”.
“E chi c’è in finale oltre a me?”
Mi disse i nomi. C’era anche Laura Pariani con un libro pubblicato dalla stessa casa edtrice che aveva pubblicato me.
“Ma tutti e due siamo editi dalla Sellerio!”
“E che fa?”
Ma come? E i premi letterari che usano il bilancino per dosare le loro strategie?
“Se l’anno scorso abbiamo premiato un libro Mondadori, quest’anno ne dobbiamo per forza premiare uno della Rizzoli”…
Ci andai, un sabato. E mi incontrai con la giuria. Una cinquantina di persone comuni, ma tutti lettori intelligenti, attenti, direi amorosi. Avevano verso il libro e il suo autore un calore contagioso.
Ci tornai il giorno della votazione. Perdetti per un voto in più alla Pariani.
Ma mi consolai abbondantemente la sera alla cena organizzata dai promotori del Premio. Feci nuove amicizie, ci scambiammo indirizzi e numeri telefonici, ci scrivemmo.
L’anno dopo mi telefonò nuovamente Paolo Codazzi. Noi due, ormai ci davamo del tu.
“Guarda che sei nuovamente finalista”.
Tornai a Greve sentendomi contento come chi ritorna in un posto dove ha vissuto a lungo e bene. Parlai del mio libro ai giurati che erano cresciuti di numero. Ma una settimana prima del giorno stabilito per la votazione, fui costretto a fare una non piacevole telefonata a Paolo.
“Non posso venire a Greve. Devo purtroppo trovarmi quel giorno in tutt’altra parte. Perciò considerami ritirato dal Premio”.
“Vedremo”.
Passarono una diecina di giorni e un pomeriggio mi venne voglia di sapere chi si era aggiudicato il Premio. Telefonai a Paolo.
“Chi l’ha vinto?”
“Tu”.
“Ma non glielo hai detto ai giurati che non potevo essere presente?”
“Sì”.
“E allora?”
“Non gliene è importato niente. Dammi le coordinate bancarie che ti mando l’assegno”.
Eh no! E la cena?
“Senti, Paolo. Trattieni tu i soldi e organizza una cena per tutti. Voglio festeggiare il Premio con tutti i giurati. Poi mi telefoni la data. E io vengo a Greve”.
Fu una serata bellissima.

Andrea Camilleri

(Scritto in occasione dell'edizione 2007 del premio Chianti, marzo 2007)


 
Last modified Wednesday, July, 13, 2011