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La prima indagine di Montalbano



Autore Andrea Camilleri
Prezzo € 16,50
Pagine 340
Data di pubblicazione 1 aprile 2004
Editore Mondadori
Collana Scrittori italiani e stranieri
e-book € 6,99 (formato epub, protezione Adobe DRM)


"Ho telefonato a zio Giovanni."
Montalbano stunò.
"E chi è?"
"Il fratello minore di mamma. Mi adora. È uno importante al ministero dal quale dipendi. Gli ho domandato d'informarsi sulla tua destinazione. Ho fatto male?..."
"No" disse Montalbano baciandola.

Mery gli telefonò in ufficio alle sei di doppopranzo del giorno appresso.
Disse una sola parola.
"Vigàta."
E riattaccò.

 

Di quei pochi personaggi a cui tocca il destino della memorabilità il lettore affezionato crede di sapere tutto.
Come di certe persone di famiglia siamo convinti di conoscere vita, morte e miracoli, così ci sentiamo preparatissimi sui luoghi, sui gusti e sulle compagnie di un eroe come Montalbano.
Ma sbagliamo, non possiamo sapere tutto, e su Montalbano, comunque, Camilleri ne sa sempre più di noi. Sul suo passato, per esempio.
Perciò ci farà una curiosa impressione vedere il giovane Montalbano vivere una relazione amorosa non con Livia ma con una certa Mery. E se la geografia di Vigàta ci è nota oramai in ogni dettaglio, che cosa ci fa venire in mente il buffo nome di Mascalippa?
Eppure, in questo sperduto paese di montagna della Sicilia più segreta, il giovane vicecommissario Montalbano ci ha patito per qualche anno: "Intendiamoci bene, se c'era una Sicilia che gli faciva piaciri a taliarla era proprio quella Sicilia fatta di terra arsa e riarsa, gialla e marrò, indovi tanticchia di virdi testardo arrisaltava sparato come una cannonata, indovi i dadi bianchi delle casuzze in bilico sulle colline pariva dovissiro sciddricare abbascio a una passata più forte di vento...". Ma nonostante quest'aspra bellezza, l'allora capo di Montalbano, il commissario Libero Sanfilippo, sbirro di razza e maestro d'indagini, si è subito accorto che gli sguardi desideranti del suo vice vagano lontano, alla ricerca ansiosa del mare.
Montalbano riuscirà a essere assegnato ad altra destinazione, ma non raccoglie il viatico del suo maestro ("Se ti lasci pigliare da qualisisiasi reazione, sgomento, orrore, indignazione, pietà, sei completamente fottuto"), perché, anzi, arrendersi ogni tanto al sentimento e alle emozioni diventa il marchio che la sua personalità impone al lavoro investigativo. Tanto che, nella più antica delle sue avventure, La prima indagine di Montalbano, non si può proprio dire che non sconti qualche ingenuità e più di un cedimento ai moti del cuore.
Il commissario che è alle prese con una indagine quanto mai bizzarra, quel Sette lunedì che è la prima di queste tre storie, e con Ritorno alle origini, che è la terza, si mostra invece assai più scafato, ma è già il Montalbano di adesso, quello che conosciamo.
Tre lunghe storie nelle quali non ci sono delitti di sangue e che pure riescono a esprimere una tensione estrema, perché di morti ce ne potrebbero essere, e tanti; tre storie diversissime per tempi e per temi: un mistero di uccisioni di animali che evocano le terribili profezie della Cabbala, una ragazza troppo silenziosa e troppo intrigante, il finto rapimento di una bambina di tre anni sotto il quale s'intuisce una sotterranea, laboriosa tessitura della mafia.
Ma non aveva detto Camilleri che difficilmente Montalbano si sarebbe occupato di questioni di mafia? Anche in questo caso vale la vecchia regola: i personaggi cui tocca il destino di essere eroi amati da milioni di lettori ne sanno sempre di più, una in più del loro creatore.

 

Nota

Queste tre indagini del commissario Montalbano, scritte in periodi diversi, e lo si vede dalla scrittura, hanno un elemento in comune: non sono imperniate su delitti di sangue. Non c'è un morto, in queste pagine. È una scelta voluta (e anche un rischio voluto), ma il perché io stesso non so spiegarmelo fino in fondo. Forse una specie di rigetto. Del resto i morti ammazzati, nelle mie storie, sono sempre stati un pretesto.
I tre racconti sono inediti. Solo per uno di essi ho parzialmente utilizzato un mio scritto apparso su "Micromega", n.3, del 2002.
Le citazioni riguardanti la Cabbala le ho tratte da "La Qabbalah" di Giulio Busi (Laterza Editori, Bari 1998).

C'è da aggiungere che i personaggi di queste storie, i loro nomi (soprattutto i cognomi!) e le situazioni nelle quali si trovano e agiscono sono frutto della mia fantasia.

Il libro è dedicato a Pepè Fiorentino e a Pino Passalacqua che non avranno modo di leggerlo.

A.C.





Prezzo € 15,00
Pagine 416
Data di pubblicazione 4 novembre 2021
Editore Sellerio
Collana La memoria n.1212
e-book € 9,99 (formato epub, protezione acs4)


«Se per caso l'assegnavano a un paìsi tipo Mascalippa. avrebbe presentato le dimissioni. E si sarebbe messo a lare l'avvocato, o l'aiuto avvocato, o il custode di uno studio di avvocato, purché in un posto di mare»


Per un curioso intreccio di coincidenze nel 2004 Andrea Camilleri racconta l'inizio e la fine del suo personaggio. È infatti l'anno in cui viene pubblicata La prima indagine di Montalbano, dove vediamo un giovane vicecommissario al suo primo incarico in un nebbioso paese dell'entroterra siciliano, dal nome fantasioso almeno quanto Vigàta e Montelusa: Mascalippa. Nello stesso 2004 lo scrittore mette mano a quello che sarebbe stato l'ultimo romanzo della saga: Riccardino, quasi sentisse l'urgenza di andare a vedere dove tutto cominciò. Andrea Camilleri aveva un ottimo precedente letterario a cui rifarsi, Simenon, dal quale prese a prestito anche il titolo, La prima inchiesta di Maigret. E poi - diceva - la gente gli chiedeva notizie su come Montalbano fosse diventato commissario di polizia e se prima di Livia ci fosse qualcun'altra e come fosse finito nella casa di Marinella.
Il primo caso che affronta riguarda una ragazza trovata con una pistola in borsa con l'intenzione di uccidere un giudice. A questo breve romanzo Camilleri ne unisce altri due e si tratta di casi senza fatti di sangue: «È la scommessa narrativa che ho fatto con me stesso: mantenere la tensione senza avere tra i piedi 'sti morti ammazzati. Che però sono sempre un gran bel punto di partenza». In Sette lunedì, il commissario deve risolvere una serie di delitti in cui le vittime, freddate a colpi di pistola, sono tutti animali, un pesce, un pollo, un elefante di un circo... Il sequestro di una bambina è al centro di Ritorno alle origini, ma si tratta davvero di un rapimento oppure è un messaggio per chi deve capire? Non dimentichiamo che i Cuffaro e i Sinagra a Vigàta si sono insediati da tempo. Tre storie suggestive, con un Montalbano che già svela quel modo tutto suo di condurre le indagini, insofferente delle procedure, a volte avventato ma con una umanità che si mescola con la sua idea di giustizia. Ed è proprio in questo libro che lo conosciamo meglio, che sappiamo che ha studiato a Palermo, dove ha fatto il Sessantotto e dove ha sviluppato una allergia al potere e all'autorità che non l'abbandonerà mai più.


Il libro comprende tre romanzi brevi: tre indagini di Montalbano dislocate in fasi diverse della carriera del commissario. L’indagine centrale è quella più lontana nel tempo, addirittura la prima affrontata dal giovane Montalbano fresco di nomina a Vigàta. Sono storie inquinate da una brutalità tormentosamente folle, oppure barbara e arrogante, o puramente delinquenziale. Non manca una certa oscenità degli impulsi crudeli. Contro la riuscita dei propositi criminali si erge la mente analitica di Montalbano. La sua capacità di scomporre e sdipanare le trame più insidiose, magari con le argute stravaganze di calcolate illegalità e la sornioneria disinvolta delle «farfantarìe». Il primo romanzo è un giallo enigmistico, arduo da decrittare. La sfida potrebbe risolversi in una farsa o in una tragedia. Il ritmo è febbrile. Tiene tutti sospesi sino alla fine, sull’orlo di un possibile, immane orrore. E intanto si succedono, da un lunedì all’altro, gli «omicidi» incongrui di animali di progressiva grandezza: da un cefalo a un elefante. Ogni «omicidio» è accompagnato da un breve messaggio scritto, di irresponsabile metafisicità. Il secondo romanzo è un labirinto che sembra costruito dal caso. Vi si entra inavvertitamente. E non si sa poi come uscirne. Ha al centro una fanciulla enigmatica, una serva analfabeta, violentata quand’era minorenne e poi più volte abusata. Ed è abitato da bulli di mafia e onorevoli conniventi. Tra incongruenze che fanno attrito, dominano gli impulsi biechi, le molestie, le volgarità, la tensione. Si rabbrividisce talvolta. Il delitto è sognato, tentato. È un’atmosfera cupa e torbida. Nell’ultimo romanzo «è sparita una picciliddra di tri anni». La bambina è stata presto ritrovata, Montalbano sente odore di marcio. Non è convinto. Tutto sembra chiaro: un incidente da nulla, durante una scampagnata. Ma le apparenze non lo ingannano. Si addentra così in un triste giallo famigliare, con compromissioni mafiose. Il libro uscì in prima edizione da Mondadori nel 2004, mentre Camilleri cominciava a scrivere l’ultima indagine di Montalbano, Riccardino. Ci si convince che Camilleri abbia voluto completare la biografia del commissario aggiungendo le origini della sua carriera. E con geniale mossa narrativa abbia voluto far coincidere la figura di Montalbano con il panorama naturale delle sue vicende. Sta di fatto che il giovane commissario viene introdotto come «omo di mare» nel suo paesaggio vitale, con arenili, barbagli di acque, e aromi salsi; e che Montalbano, in Riccardino, si congeda portando con sé il «paisaggio» di Vigàta. Malinconicamente.
Salvatore Silvano Nigro



Last modified Friday, March, 31, 2023