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Pratica della ragion critica
Il punto su Camilleri

di Simona Demontis

"Ad uno scrittore di scienza ben poco può giungere di più sgradito del fatto che, dopo aver completato un lavoro, uno dei suoi fondamenti venga scosso"
Gottlob Frege, da Appendice a Principi di aritmetica

 

La critica letteraria ha assunto un atteggiamento schizofrenico nei confronti dell'opera di Andrea Camlleri, soprattutto dal momento in cui il suo successo di 'nicchia', guardato con benevolenza, si è trasformato in una notorietà più ampia e internazionale, come qualcuno ha già  lucidamente fatto notare. Una parte della critica, quindi, gli ha sempre riconosciuto una notevole originalità creativa, o perlomeno un'abilità da buon artigiano della scrittura, sia nell'uso linguistico che nell'ideazione di situazioni narrative, una certa maestria nel tratteggio dei protagonisti, una sicura capacità di spaziare fra i generi letterari dissacrandoli e decostruendoli, un salace senso dell'umorismo, che diventa sarcasmo quando viene acceso dall'impegno civile. Secondo altre valutazioni, invece, è caratteristico della produzione dello scrittore siciliano l'uso dei luoghi comuni, del teatrino dei personaggi, della ripetitività delle situazioni accattivanti, di ambienti da cartolina, tipici e folcloristici con una calcolata funzione consolatoria, di un linguaggio artefatto e ammiccante. Di conseguenza, c'è chi vede in Montalbano, la sua creatura più celebre, ormai frequentemente sovrapposta al suo stesso demiurgo, un personaggio abilmente creato a tavolino per incontrare il favore del pubblico, una figura piatta e riconoscibile che agisce esattamente come il lettore affezionato si aspetta che agisca. Affermare che uno scrittore crei dei flat caracter non è necessariamente una diminutio, se Forster afferma di apprezzare Dickens nonostante gli riconosca questa peculiarità; tuttavia altri sostiene che il commissario di Vigàta abbia tutte le caratteristiche del round caracter, del personaggio a tutto tondo, che cresce e si modifica nel tempo, invecchia, soffre e assume comportamenti inusuali che sorprendono anche chi crede di conoscerlo bene.

Dopo i primi tentativi di analisi parziale o compiuta dell'opera dello scrittore, - i concisi ma preganti studi di Porcelli, Quadruppani, Salis, Spinazzola, Vizmuller-Zocco; la rispettosa riflessione di Capecchi, poco più di una biografia; l'approccio narratologico della mia monografia, I colori della letteratura - dal 2001 il mondo della critica italiana non aveva dedicato ad Andrea Camilleri che un congruo numero di brevi saggi di diverso valore ed interesse, talvolta frutto di analisi superficiali e non sempre esenti da errori anche grossolani. Si potrebbe, maliziosamente, aggiungere che, in qualche caso, certi scritti sembrino derivare dalla speranza di cavalcare il successo dello scrittore ormai famoso, piuttosto che da un reale interesse per la sua opera, mentre in altri frangenti l'animosità della critica pare nascondere un astio ed una prevenzione dovuti a motivi che oltrepassano la mera disquisizione letteraria.

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(estratto dal saggio pubblicato su NAE, n° 7, Estate 2004, Edizioni Cuec, Cagliari)



Last modified Wednesday, July, 13, 2011