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Spighe di grano



Autore Alvaro Giannelli
Prezzo € 10,00
Pagine 80
Data di pubblicazione 2014
Editore Effigi
Collana Narrazioni



Con un contributo di Andrea Camilleri


“Chi siete, dove andate, ce lo avete il permesso, ce lo avete il foglio?”
La risposta fu: “Non sapevo del permesso e non sapevo del foglio perché l’asino è mio e pe’ portà il grano a casa mia non ci vole il foglio, ma l’asino, e bòno, specie pe’ salì cheste piagge del Peroporcino”.


Un disegno del profondo mutamento culturale, economico e sociale che ha attraversato anche il territorio amiatino negli ultimi cinquanta anni e di cui l'autore è stato testimone.


Le “Spighe di grano” che piacciono a Camilleri
Castel Del Piano. È uscito fresco di stampa per i tipi di Effigi, l’ultimo libro di Alvaro Giannelli “Spighe di grano”, accompagnato da tre premesse illustri, a dimostrazione che questa ultima opera di Giannelli, ex sindaco di Castel del Piano e autore di altri libri di memoria e storia locale, costituisce un ulteriore tassello nel taccuino delle storie casteldelpianesi. «Tu sei narratore nato, caro Alvaro - dice Andrea Camilleri, estimatore da tempo dei libri di Giannelli - tu riesci a realizzare una sorta di miracoloso equilibrio fra la piattezza dei dati, dei numeri, delle cifre, delle percentuali e lo scatto improvviso verso il racconto». Un libriccino impastato di cose tradizionali come «olivi e olio, vigne e vino bestie da soma e da latte, maiali, polli, castagne e farina dolce, orti, metodi di lavoro», come chiosa nella prefazione Fiora Imberciadori, emerito membro dei Georgofili che annota che negli anni 60 tutto cambia e si abbandona la campagna. Il professor Scalabrelli, nell’introduzione così sintetizza il valore del libro e la trasformazione dell’economia di zona: «Giannelli, prendendo come riferimento i documenti originali del suo bisnonno, ci permette di fare un confronto con la situazione attuale in merito al costo giornaliero di un operaio e quello di un quintale di vino prodotto all’epoca. La cosa sorprendente, nota Scalabrelli è che con una giornata di lavoro si potevano comprare 3 litri di vino sfuso. Riferendoci ad oggi, ammettendo che una giornata di lavoro possa essere retribuita a 60 euro, significherebbe che un litro di vino sfuso dovrebbe costare non meno di 20 euro. Per questo, afferma lo studioso, le aziende non riescono più a stare sul mercato». Il libro di Giannelli si articola in capitoletti brevi e essenziali. Chiude un’appendice di detti ed espressioni contadine e una ricognizione dei poderi a mezzadria nel comune di Castel del Piano: «Del grano, che per centinaia di anni ci aveva fatto sopravvivere oggi non si trova più una spiga per farci un omaggio anche simbolico ad un vecchio che questa storia l’ha vissuta». Un «requiem per una civiltà contadina che per fortuna uomini come Alvaro mantengono viva nella memoria comune», conclude l’amico Camilleri.
F. B., Il Tirreno, 20 settembre 2014



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