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Topolino e la giara di Cariddi



Sceneggiatura Francesco Artibani
Disegni Paolo Mottura
Colori Irene Fornari e Andrea Stracchi
Prezzo € 2,50
Pagine 35
Data di pubblicazione 30 agosto 2017
Editore Disney / Panini Comics
Testata Topolino n.3223


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Editoriale del Direttore
Cari amici di Topolino…

Tra qualche giorno sarà il mio compleanno e, dopo la indimenticabile vendemmia-regalo dello scorso anno, sono qui a godermi una nuova sorpresa, ma questa volta per… interposta persona, grazie a un dono involontario arrivato dai nostri autori e dalla mia redazione.
In questi giorni, infatti, festeggia il suo 92° compleanno anche il grandissimo amico e Maestro Andrea Camilleri e la festa che gli abbiamo preparato sulle pagine del Topo è diventata un regalone anche per me. Perché mi fa così felice, è un onore averlo proprio qui, tra le nostre pagine. In versione fumetto e in carne e ossa.
In realtà il regalo lo fa lui a noi nell’intervista esclusiva dedicata a tutti i lettori, grazie anche al super Toporeporter Andrea (guardate da pagina 46 come sono belli Andrea&Andrea: ridono, discutono, chiacchierano, posano per le foto circondati da un’aura di tenerezza, amicizia, ammirazione e riguardo l’uno per l’altro… che magia!).
Parole dedicate soprattutto ai più giovani che si apprestano a tornare a scuola e che rendono decisamente più dolce e sensato il ritorno in classe. Io non vedrei l’ora di essere seduta al mio banco e di godermi il privilegio di poter imparare…
Grazie, Andrea e auguri di cuore da tutti noi!
Il 6 settembre Andrea Camilleri compirà 92 anni. Questo numero è il nostro regalo per lui!
Valentina


Tutti a scuola con... Camilleri!
UN POMERIGGIO CON CAMILLERI VALE 1000 GIORNI DI SCUOLA! NE SA QUALCOSA ANDREA, UN SUPER TOPOREPORTER CHE HA INTERVISTATO IN ESCLUSIVA PER TOPOLINO IL MITICO ANDREA CAMILLERI, CHE IL 6 SETTEMBRE COMPIRÀ 92 ANNI!

IL NOSTRO TOPOREPORTER
NOME: ANDREA
ETÀ: 9 ANNI
SCUOLA: DEVE INIZIARE LA IV ALLA SCUOLA ELEMENTARE FEDERICO DI DONATO A ROMA
HOBBY: LETTURA
SPORT: BASKET
PERSONAGGIO PREFERITO: ZIO PAPERONE
ULTIMO LIBRO LETTO: DON CHISCIOTTE
SEGNI PARTICOLARI: È UN TOPOREPORTER SPECIALE PERCHÉ È “DI CASA” DA CAMILLERI

Le vacanze stanno finendo! Tra qualche giorno i bambini di tutta Italia torneranno sui banchi di scuola, compreso il nostro Toporeporter Andrea che ha chiesto allo scrittore siciliano Andrea Camilleri raccontargli com’era la scuola ai suoi tempi e, per l’occasione, qualche consiglio su come affrontare il nuovo anno scolastico.
Tra ricordi e aneddoti, Camilleri regala a tutti noi pagine di storia e persino di geografia, facendoci viaggiare nel passato, in un’Italia che non c’è più.
Andrea: Mi racconti un tuo ricordo di quando eri bambino a scuola?
Andrea Camilleri: «Ho fatto le elementari in un periodo un po’ brutto per l’Italia. C’era molta disciplina all’epoca. Questa sorta di rigore in realtà faceva sì che noi fossimo dei discolacci. Uno degli episodi che mi ricordo con maggior piacere fu una bricconata che combinai a scuola: mi portai una vecchia sveglia di quelle con i campanelli esterni e la misi sotto il banco. Mentre il professore parlava la azionai facendola battere sotto il banco… toc-toc-toc-toc… e lui: “Chi è stato?”. Nessuno parlò. Tutti sapevano che ero stato io, ma nessuno aprì bocca. E la classe venne punita complessivamente.»
Avevi un’insegnante preferita?
A.C.: «Era la maestra Pancucci, che aveva una casa con un meraviglioso giardino pieno di alberi da frutta. A quei tempi stavano costruendo il nuovo edificio scolastico, perché allora le classi erano tutte sparpagliate. E la maestra Pancucci aveva m esso a disposizione il suo giardino, stendendo un telone impermeabile tra gli alberi dove lì sotto c’erano i banchi. Ogni tanto, se era stagione, allungavamo una mano e prendevamo una pera per mangiarcela e la maestra sorrideva!»
Andavi d’accordo con i tuoi compagni?
A.C.: «Ci sono compagni con i quali vai d’accordo e compagni che diventano amici per tutta la vita. Io ho avuto due amici dalla prima elementare fino all’università e siamo rimasti amici fino alla fine.»
C’erano i bulli?
A.C.: «Da noi tutti erano bulli. Nella mia classe erano tutti figli di operai portuali o di carrettieri, ragazzi magri per fame ma sicuramente molto più forti di me. Io ho fatto il diavolo a quattro per riuscire a impormi su di loro ed evitare di essere una vittima. Erano così poveri che le scarpe se le portavano legate al collo per non consumarle, poi prima di entrare in classe se le mettevano. Alle elementari credo di avere diviso sempre la mia merendina con chi non ce l’aveva.»
E ti sfogavi quando c’era l’intervallo?
A.C.: «Be’, dopo tre ore di lezione ero capace di fare tre salti mortali in aria solo per sgranchirmi le gambe! Ma eravamo tutti così. Mi ricordo le corse sfrenate che facevamo, questa energia compressa che avevamo che… booom… esplodeva improvvisamente!»
Avevi lo zaino, la fascetta o la cartelletta?
A.C.: «Noi avevamo una cartella di cartone compresso rossiccia, con la cinghia da portare in spalla a tracolla. E tieni presente che dentro dovevano starci il pennino, il calamaio, la carta assorbente e la merendina. Non c’era la biro come oggi. Certe volte capitava che la merenda preparata dalla mamma fosse sì di pane e salame, ma curiosamente nera perché magari si era aperta la boccetta di inchiostro! Ancora oggi, a 92 anni, ho nell’olfatto la memoria dell’odore particolare di pane e salame o panelle e inchiostro, un odore irripetibile, indimenticabile che però mi piaceva!»
Ma a te piaceva fare i compiti?
A.C.: «No, ma che domande sono! Perché a te piace fare i compiti? E che cosa ho io di diverso da te se non un bel po’ di anni in più? Anche io sono stato ragazzo come te. Che noia i compiti! E poi mamma mi diceva: “Non ti posso aiutare altrimenti impari poco!”, così dovevo fare i compiti da solo senza nessun aiuto.»
Qual era la tua materia preferita?
A.C.: «Era l’italiano.»
Hai mai fatto uno scherzetto anche durante l’ora di italiano?
A.C.: «Quando andavo a scuola era proibito parlare in dialetto, bisognava parlare in italiano. Noi invece eravamo abituati a parlare in dialetto. Allora sai che cosa facevo? Trovavo una parola che poteva sembrare dialettale invece era italiana, così quando il maestro mi rimproverava dicevo: “Maestro, si sta sbagliando, se guarda meglio vedrà che la parola è in italiano”. Lo facevo apposta per farlo arrabbiare…»
Ma tu copiavi durante le verifiche?
A.C.: «Credo che la persona che non ha mai copiato in vita sua sia da tenere alla larga! Perché tutti abbiamo copiato! Non solo, ma abbiamo anche fatto copiare. Se non lo facevi, alla fine della lezione ti ritrovavi ventidue compagni addosso!»
Ai tuoi tempi mettevano i voti o c’erano i giudizi?
A.C.: «Noi avevamo insufficiente, sufficiente, buono e ottimo. Io oscillavo sempre tra il “suff.” e il voto appena sopra. Credo di avere preso ottimo una o due volte soltanto. Non ero un buon allievo.»
Mi dai qualche consiglio per iniziare bene l’anno scolastico?
A.C.: «È difficilissimo! Il passaggio dalle vacanze alla scuola è terribile! Bisognerebbe avere una camera di decompressione come i sub, che vanno sott’acqua per lungo tempo e prima di riemergere stanno sott’acqua ancora un po’. Quindi il consiglio che ti do è di cominciare a immaginarti di essere a scuola almeno una settimana prima che cominci, così arrivi a scuola con l’animo ben disposto a sopportare. Il secondo consiglio prima di entrare a scuola è di dimenticare il verde della campagna o della montagna dove sei stato in vacanza o l’azzurro del mare e di immaginare solo il bianco delle pareti della scuola, che in questo modo cominciano ad assomigliare assai di meno a quelle di una prigione!»
Barbara Garufi


"Topalbano sono!" fa il tris
IL COMMISSARIO TOPALBANO È TORNATO PER LA TERZA VOLTA SULLE PAGINE DI TOPOLINO GRAZIE ALLA PENNA DI FRANCESCO ARTIBANI E ALLE SPLENDIDE MATITE DEL DISEGNATORE PAOLO MOTTURA…

Partiamo dall’inizio. Le è piaciuto il titolo Topolino e la giara di Cariddi, omaggio alla Sicilia e ai suoi miti?
Andrea Camilleri: «Sì, mi è piaciuto molto, la Sicilia è piena di leggende e sono davvero fiero della mia terra visto che un grande come Topolino se ne interessa. Il più bravo a raccontarmi di questi miti era Minico, il contadino che si occupava delle terre di mio nonno.»
Il paesino di Vigatta, il commissariato di Montillusa, la cava di Gerlando Girgenti, la diga dove “s’ammuccia” Sasà Dragunara… le ambientazioni a fumetti di questa storia sono coerenti con la Sicilia del Commissario Montalbano?
A. C.: «Direi proprio di sì. E soprattutto sono coerenti con il fantastico immaginario di Topolino e dei suoi amici, di cui io sono davvero orgoglioso di potere fare parte.»
I “fiori d’arancio” tra Natale e la sua “zita” Filomena sono il pretesto per dare il via al giallo e riflettere sul fatto che… nessuno ha intenzione di sposarsi con la propria fidanzata: un punto che ancora una volta accomuna Topolino e Topalbano…
A. C.: «Ebbene sì, anche se con una punta di differenza, cioè che Minni e Topolino abitano vicini mentre Lidia di Topalbano vive lontana da lui. Detto questo, anche se non sono sposati, non mancano le “sciarriatine”…»
Sasà Dragunara diventa ricco e potente vendendo “l’oro blu” al mercato nero. Topolino e la giara di Cariddi è una storia che fa… acqua da tutte le parti?
A. C.: «L’acqua dalle parti di Topalbano è sempre scarseggiata. È sempre stato un elemento prezioso e perciò facile a diventare oggetto di speculazioni e di sfruttamento. Ricordo che quando io ero picciotto, l’acqua per uso domestico veniva erogata per due ore ogni tre giorni, mentre per le pulizie, per gli animali e la campagna arrivavano le botti che la vendevano a caro prezzo.»
Dalla rete idrica… arriviamo a La rete di protezione - il suo romanzo pubblicato con Sellerio -, dove si parla di un’altra rete in cui si può restare impigliati: internet. Che cosa ne pensa del modo di comunicare dei giovani d’oggi?
A. C.: «Penso che sia fantastico poter camminare nel mondo con un’enciclopedia nella tasca. Penso d’altra parte che ogni tanto, dopo aver letto su internet un’informazione, per esempio su una pianta e conoscerne il nome volgare, quello scientifico, tutti i particolari, occorre chiudere il telefonino o il tablet, sedersi su un ramo o accanto a quella pianta e assorbirne con tutti i sensi gli odori, i colori, le forme, i sapori.»
Nel suo nuovo romanzo si parla anche di scuola. Qual è il suo messaggio per i giovanissimi?
A. C.: «Ecco, io sono cresciuto in un’epoca in cui per alcuni ragazzi andare a scuola era la realizzazione di un sogno. Lo so che vi sembra impossibile. Ma credetemi, ormai quasi cento anni fa, i genitori mandavano i figli a lavorare piuttosto che a scuola! Per fortuna tutto questo è cambiato, la scuola è un diritto di tutti, però cercate di prendervi questo diritto come un privilegio e non come una tassa. Incontrerete, come è successo a me e come vi succederà nella vita, professori che sono persone meravigliose e altri… un po’ meno. E allora prendetevi il meglio da questi maestri, non siate passivi, dialogate senza paura con loro! Ve ne saranno grati. Perché anche per noi “adulti” è una gioia, talvolta un privilegio, poter dialogare con voi giovani.»



Last modified Tuesday, September, 05, 2017