home page





Letteratura e storia. Il caso Camilleri



Arrigalari un sognu: la lingua de Il re di Girgenti



Un concetto su cui sono d’accordo sia i lodatori che i detrattori dei romanzi di Andrea Camilleri e` che la particolare e inconfondibile espressione linguistica dell’autore lo differenzia da tutti gli altri scrittori italiani contemporanei. La lingua camilleriana, in particolare quella de Il re di Girgenti, e` stata chiamata "straordinaria mistura linguistica" (Tomaselli 2001); "ibridazione di dialetto e lingua" (Cinque 2001), "lingua " (Piazza 2001), "inimitabile impasto di siculo-italiano" (Baroni 2001), "stile miscidato" (Trotta 2001), "mescidazione tra siciliano e spagnolo" (Bonina 2001), "arzigogolato linguaggio siculo-italico" (Trivelli 2001), "romanzo orale…ovviamente redatto in siciliano" (Buttafuoco 2001), "una apoteosi del dialetto siciliano" (Mondo 2001), "un connubio fra siciliano, spagnolo e italiano" (Stroppa 2001), "piacevole alternanza di dialetto siciliano, lingua spagnola e italiana" (Scaglione 2001), "innesto del dialetto e la parlata spagnola" (Mannoni 2001), "siciliano beffardo, sornione e irriverente, popolare e astruso" (Pressburger 2001). I diversi termini quali mistura, ibridazione, impasto, connubio, illustrano il fatto che non esiste un termine tecnico chiaro e specifico mediante cui ci si puo` riferire al linguaggio camilleriano di questo romanzo.

L’incertezza terminologica, d’altro canto, viene riflettuta anche nei lavori scientifici, linguistici, per quanto riguarda la fusione di due o piu` lingue (come ci insegna, per es., McCormick 1994). Ogni societa` o ogni individuo che ha a disposizione due o piu` lingue (sia a livello uguale con funzioni uguali, i.e. bilinguismo; sia a livello diseguale con funzioni diverse, i.e. diglossia), puo` adoperare queste lingue in vari modi. I tre meccanismi piu` frequenti finora studiati dai linguisti di alternanza di due o piu` lingue nello stesso contesto sono code switching (i.e. commutazione di codice), code mixing (i.e. giustapposizione di codici), e ibridazione (i.e. fusione dei due sistemi linguistici). L’originalita` e la novita` della lingua de Il re di Girgenti risiede nel dosare attentamente e sapientemente tutt’e tre i meccanismi per evocare il sogno di una societa` diversa.

I. Code switching ne Il re di Girgenti

L’espressione linguistica camilleriana comprende il meccanismo chiamato code switching, ma questo procedimento non e` frequente. Il code switching (i.e., commutazione o alternanza di codice) e` switching interfrasale, cioe` il passaggio funzionale da un codice all’altro a livello delle frasi. La giustapposizione funzionale dei due codici all’interno dello stesso episodio comunicativo e` motivata: un diverso codice all’interno di un altro indica qualche cambiamento discorsivo. Per es., in generale, una frase in siciliano nel discorso in italiano segnala o cambiamento di argomento, o cambiamento dei partecipanti, o sequenze di chiusura, ecc. (gli esempi dell’alternanza tra il siciliano e l’italiano si trovano in Alfonzetti 1992: 35-172). Ne Il re di Girgenti troviamo alcune situazioni tipiche del code switching. Eccone tre esempi.

Il primo esempio riguarda il discorso che passa dalla lingua camilleriana al latino. Le quattro frasi in latino (p. 251), scambiate tra Zosimo e Monsignor Principato, fanno sospettare che usando il latino, tra Monsignor Principato e Zosimo si instauri un rapporto se non di parita`, almeno di familiarita` culturale. In altre parole, la funzione comunicativa del latino segnalerebbe qui il cambiamento della relazione tra gli interlocutori. Questo, ovviamente, non avviene nel romanzo, sebbene il monsignore passi dal "voi" al "tu" quando parla a Zosimo, ma non cambia l’idea di celebrare la messa che poi risulterà nella morte di centinaia di persone (p.251):

1. "Sapete leggere?"

"Sissi, eccillenza. Nel libro che allora scrisse il medico fisico Angelo

Bartolino…".

"Ma e` scritto in latino!" …

"Latinum studuisti? Legere scisne? Etne etiam loqui?" …

"Vir excellentissimus, latinum legere et loqui scio".

L’uso del code-switching con la funzione mancata di far sentire gli interlocutori a proprio agio sottolinea di nuovo la grande diffidenza che i prelati hanno nei riguardi dei contadini e dunque anche di Zosimo, nonostante gli studi da lui compiuti.

Il secondo esempio di code-switching pervade tutte le parti del romanzo che hanno a che fare con don Sebastiano Pes y Pes o con donna Isabella. In questo caso, il linguaggio camilleriano alterna non solo con lo spagnolo della poesia erotico-mistica di San Juan de la Cruz ma anche con lo spagnolo italianizzato. Il discorso di donna Isabella fa capire che e` piu` spagnola di don Sebastiano perche’ mischia poche parole italiane allo spagnolo, mentre suo marito generalmente mette lo spagnolo nel contesto italiano.

Lo spagnolo della poesia erotico-mistica di San Juan de la Cruz recitata da donna Isabella alterna con lo spagnolo mischiato all’italiano/al siciliano; le azioni sono viste da don Sebastián Vanasco de Pes y Pes (p.108-112):

2. "Ay, quien podrá sanarme! / Acaba de entregarte ya de vero…".

Sinni scappò, letteralmente, con las manos a taparse las orejas, per non sentir

più la voz di paloma en amor de su mujer.

I due codici (lo spagnolo e l’altra lingua) sono chiaramente individuabili; l’uso dello

spagnolo sottolinea l’esperienza erotico-mistica del personaggio e ne fa una creatura

qualsi surreale.

Il terzo esempio illustra la consapevolezza del personaggio che l’interlocutore

padroneggia gli stessi codici. Il siciliano e l’italiano alternano nel discorso dell’avvocato

Tinco Lumera (p.89):

3. "Il diritto d’esercizio della bassa e alta giustizia è legato alla proprietà o alla

casata? Mi scusassi."

L’uso della espressione siciliana "Mi scusassi" indica il cambiamento nel ragionamento

dell’avvocato che deve assentarsi per cercare sui libri la risposta alla sua domanda.

Le barriere linguistiche (grammaticali, lessicali) tra le due o le tre lingue

alternanti indicano, nel caso di code-switching, le barriere sociali, politiche e culturali, di

cui i personaggi sono perfettamente consci.

II. Code mixing ne Il re di Girgenti

L’altro meccanismo che permette un incontro tra due o piu` lingue nello stesso contesto e` il cosiddetto code mixing (i.e., enunciazione mistilingue), in cui lo switching intrafrasale e` espresso dalla giustapposizione dei due sistemi priva di una funzione comunicativa specifica (Alfonzetti 1992:20). E` una sovrapposizione delle due grammatiche che sono chiaramente individuabili, per es., nella frase "me maritu lavora", il gruppo nominale "me maritu" obbedisce alle regole lessicali e grammaticali siciliane e il gruppo verbale "lavora" segue quelle italiane. Secondo Berruto, l’enunciazione mistilingue, e` "la frammistione di costituenti appartenenti a due sistemi linguistici diversi in uno stesso enunciato senza che ai segmenti inseriti sia possible attribuire un qualunque valore (micro)funzionale" (Berruto 1985: 67). Questa frammistione puo` accadere in qualsiasi punto della frase, e ricorda il prestito linguistico. Non e` possible dichiarare con sicurezza quale codice e` quello su cui si innesta l’altra lingua, perche’ il mixing sembra bilanciato. Non c’e` dubbio che moltissime frasi ne Il re di Girgenti hanno l’andamento simile a quello delle frasi mistilingui. Eccone due esempi.

1. lo spagnolo

a. lo spagnolo con frammistione di italiano di donna Isabella (p. 120):

"No te atrevas a tocarme! Stai lejos de mí!…"

b. lo spagnolo nell’italiano di don Sebastiano (p.48):

"Fuera todos!" gridò. "E cerrate la puerta! Voglio restare solo per pregare por

l’alma de mi pobre amigo".

c.lo spagnolo nell’italiano e nel siciliano del narratore (p.119):

Aprì la puerta sin hacer il mìnimo ruido. La fìmmina era desnuda, addritta, gli

voltava le spalle, taliava fissa il muro.

2. l’italiano e il siciliano

a.il siciliano nell’italiano della narrazione, per es.,

i. Una matina che la truppa stascionale, una trintina di pirsone tra màscoli, fimmini, vecchi e picciliddri, si stava spostando dal feudo Trasatta al feudo Tumminello, Gisué e Filònia avevano intiso una voci luntana luntana che s’avvicinava e s’allontanava per come il vento girava. (p. 13)

ii. I re s’arreunirono in una citate che di nome faceva Utrecchiti e si misiru d’accordo doppo sciarre, azzuffatine e male parole. (p. 326)

b. l’italiano nel siciliano italianizzato dei personaggi, per es., Gisué (p. 16-17):

"Ma comu è possibili ca u Signuri Diu, con tutte le cose ca havi da fari nell’universu criato, veni a scassari la minchia propiu a mia?"

Le barriere linguistiche tra le lingue, almeno dal punto di vista lessicale, si sgretolano, e le distinzioni sociali, politiche, culturali tra i due codici cominciano a non avere molto significato, se a ambedue lingue viene concesso il peso uguale.

III. Ibridazione ne Il re di Girgenti

Il terzo meccanismo possible di mischiare le lingue, l’ibridazione, consiste nell’unita` lessicale alla cui forma contribuiscono assieme materiali e regole del dialetto e materiali e regole dell’italiano (Berruto 1987:170), per es., matonelli per matonelle (Alfonzetti 1992:237) viremo per vediamo (Alfonzetti 1992:239), il che risulta in una compenetrazione e una fusione delle regole e delle unita` dei due sistemi. L’ibridazione si riferisce alle parole singole e non all’intero discorso. Nell’analisi linguistica dell’apprendimento di lingue straniere, gli ibridismi sono considerati errori, interferenze, perche’ rispecchiano stadi di apprendimento. E` evidente che ne Il re di Girgenti, l’ibridazione ha un peso notevole, con risultati anche imprevedibili. Eccone sei esempi:

1.ibridismi nominali: piccato (piccatu incrociato con peccato) p. 104; travaglio (travagghiu incrociato con lavoro) p. 64; catafero (catafaru [Piccitto] incrociato con cadavero) poisia (puisia incrociato con poesia) p. 327; la croci sulle spalli p. 370; faticazza (fatigazza incrociato con faticaccia) p. 16

2.ibridismi verbali: ho biastimiatu p. 353; voliva (vulia incrociato con voleva) p 353; arrispunnì (arrispunnìu incrociato [dormì]) p. 356 aviva (avìa incrociato con aveva) 396; vippiro (vippiru incrociato con bevvero) 357; s’addivirterono (s’addivirtirunu incrociato con si divertirono) 363; catafottersi 15

3. ibridismi aggettivali: sbintorato (sbinturatu incrociato con sfortunato) p. 14, priziuse (priziusi incrociato con preziose) p. 18, criato (criatu incrociato con creato) p. 17,

4. l’uso delle forme alternate, come gli infiniti in –re e –ri accominciare ~ commettiri 16;

5. frammistione di italiano letterario e dialetto: ci si arrinesci p. 327

6. ibridismi fonetici: quanno (quannu incrociato con quando); primisso (primissu incrociato con permesso) 357; vrigognuse (vrigognusi incrociato con vergognose) 366.

Le barriere linguistiche tra le lingue in questo caso spariscono, perche` i pezzetti grammaticali e lessicali, i morfemi grammaticali e lessicali, possono essere combinati in modi imprevedibili. Ecco l’originalita` del linguaggio camilleriano, che non ricalca gli errori o le interferenze che ci si aspetterebbe, ma crea lessemi nuovi, inaspettati.

Dato l’uso di tutt’e tre meccanismi di mescolanza delle varie lingue nello stesso romanzo, propongo qui il termine singlossia (per il quale sono riconoscente al Prof. Robert Fisher) come quello che rappresenta meglio la rielaborazione e il rimaneggiamento linguistici di Andrea Camilleri. Singlossia, parola formata su termini gia` esistenti e di uso larghissimo (cioe’, sincronia e diglossia), sembra l’etichetta piu` adatta a descrivere l’uso di piu` lingue allo stesso momento, con il proposito di concentrare l’attenzione del lettore ai giochi di potere sottostanati alle combinazioni delle lingue.

I meccanismi e le scelte dietro la lingua de Il re di Girgenti riproducono i meccanismi e le scelte gia` sperimentati dall’autore sia nei romanzi gialli che quelli storici. Due sono le caratteristiche piu` evidenti.

Da un lato, l’autore si prende moltissima cura a accertarsi che i lettori capiscano: dunque, chi dice che e` ostica la lettura, non legge con attenzione. Due dei processi che facilitano la lettura sono la traduzione in italiano dei termini siciliani e l’esemplificazione, (per es., traduzioni: calatina, companaticu p. 13; un pirtuso, un buco, p. 16; una sconcica, un dileggio p. 22; esemplificazioni: nel baglio della villa, che a metterlo a coltivazione ci potevano campari cinco famiglie p. 20). Il lettore accorto pero` nota che le traduzioni o le esemplificazioni della parola siciliana spiegata una volta non sono piu` disponibili, per es., la parola pirtusu e` usata nel discorso qualche paragrafo dopo senza la traduzione. Questa sfida al lettore – come se anche la lettura fosse un mistero da risolvere - e` sorretta da indizi sufficienti in modo da facilitarne la "soluzione", i.e. decifrazione della scrittura. Il lettore che non padroneggia il siciliano o lo spagnolo riesce a comprendere l’idea che viene espressa, anche se gli rimane probabilmente offuscato il significato connotativo. Quest’ultimo viene aggiunto dal lettore lo stesso per l’esperienza personale, il che contribuisce ancora di piu` a dare alle azioni e ai personaggi un senso di sogno, di fantasia.

D’all’altro lato, la singlossia di Camilleri e` il risultato di una costruzione a tavolino; questo e` gia` stato osservato ripetutamente da vari studiosi. Il modo di integrazione delle lingue non segue le regole dell’italiano regionale di Sicilia (si veda, per es., Leone 1982) , i.e. nessuno in Sicilia usa la singlossia de Il re di Girgenti. In effetti, pare che Camilleri eviti con molta cura i tratti dell’italiano regionale di Sicilia presenti in una situazione di mescolamento delle due lingue. Nel romanzo non ci sono esempi di forme dell’ausiliare "scorrette", o forme verbali, pronominali, ecc., "errate", o gli usi dei modi e dei tempi verbali dovuti all’interferenza. E` chiaro che si puo` parlare di "errori" o di "interferenze" solo nel caso in cui una lingua (l’italiano) e` saldamente in posizione di preminenza, e l’altra (il dialetto), deve in un certo senso avvicinarsi a quella. Ne Il re di Girgenti, l’impianto dei tempi verbali segue sia la grammatica dell’italiano che la grammatica del dialetto ( o dello spagnolo), senza far prevalere la regola di una lingua su quella dell’altra. Per fare degli esempi concreti, l’uso del condizionale composto per indicare il futuro nel passato segue le regole d’italiano (per es., finalimenti lo sposalizio si sarebbe fatto p. 321); e` presente l’uso del congiuntivo alla siciliana (si veda Leone 1995) (per es., macari a mia piacissi digiunari accussi p. 27; o si facissi vossia il cunto 149); c’e anche l’uso del congiuntivo all’italiana (per es., santu Campagnolo non aviva ne’ quatri ne’ statue che lo raffigurassiro p. 364;); ecc.

Ci sono inoltre alcuni tratti dell’italiano neo-standard (Berruto 1987: 62), che pero` coincidono con la grammatica del siciliano, allora e` difficile stabilire con precisione a quale delle due lingue appartengono gli elementi di una frase. Specificamente, viene usato il che polivalente (domani attacchiamo al feudu che ci sono di cogliere...19; L’indomani di matino presto, che ancora c’era scuru p. 324); ci sono esempi di dislocazioni (Ma paci la fici puro il Papa 327; A Gisue’ si lo piglio` il duca 65).

Altri fenomeni linguistici sfociano nella varieta` particolare della frammistione delle lingue usata da personaggi specifici (per es., don Filippo Pensabene adequa la lingua al personaggio, i.e. parla diversamente a Gisue` da come si esprime con Coco` p. 24). Inoltre, il romanzo e` ricco di alliterazioni (per es., pezzo di pezza strazzato 28; principe principiando 23, chicchi mezzi sicchi 168) e di giochi di parole (per es., mirarme...ammirando 106; dejune...digiunare; ningun cuarto della quinta 126). Le similitudini e le metafore aggiungono al sapore fantastico del romanzo (per es., don Filippo pareva un pupo dell’opira dei pupi nisciuto pazzo 45; gli occhi grossi come due milinciane 65; usava la croci...meglio di Orlando con la durlindana 87). Delle neoformazioni, alcune sono gia` state sperimentate in altri romanzi, altre sono di gusto barocco (per es., i verbi con il prefisso a+consonante: arrispose 24, abbisognerebbi 361, s’assogno` 368, s’addivertirono 363; o i nomi con la desinenza in –ia: sostanzia 33, sufferenzia 138; l’uso di forme alterne (milinciane 65 milanzane 167, arbolo/arvolo, ecc.). Questi fenomeni contribuiscono anche essi alla costruzione della singlossia.

Le considerazioni conclusive a cui ci porta l’analisi linguistica de Il re di Girgenti sono due. Prima di tutto, dato che l’atteggiamento nei riguardi non solo del dialetto ma anche della mescolanza linguistica colora la posizione critica, bisogna evitare di fare false analogie, tra la singlossia e il valore di un’opera letteraria. Chi non fa il linguista di professione, ha della mescolanza delle lingue un’opinione negativa, perche’ crede che il parlante che mischia le lingue, non conosca la grammatica ne’ dell’una ne’ dell’altra. "Lay people often judge code-switching to be a product and a sign of linguistic incompetence" (McCormick 1994: 585). D’altro canto, chi conosce solo una delle lingue, definisce gli ibridismi o le frasi mistilingui come "storpiature"; i linguisti preferiscono, anche se il termine e` opinabile, "l’interferenza linguistica" (Telmon 1990:15-16). Si e` cercato di dimostrare qui che la singlossia ne Il re di Girgenti non contiene ne’ storpiature, ne’ interferenze.

La seconda costatazione ha a che fare con la storia della lingua italiana la cui linea di guida ha sempre cercato il centripetismo linguistico, da Dante al Bembo, fino alla ricerca contemporanea in linguistica di trovare nell’italiano moderno fenomeni "unitari" di tratti di uso medio (Sabatini 1984) o dell’italiano neo-standard (Berruto 1985). Forse per la prima volta nella storia linguistica italiana la lingua e il dialetto potrebbero coesistere pacificamente, come si auspicava l’Ascoli (1873 [1975]. In altre parole, il dialetto coesiste con l’italiano, non e` usato contro di esso, non e` escluso da esso, ma le due lingue sono integrate (nel romanzo, assieme allo spagnolo). Solo che al dialetto manca la dignita` politico-linguistica (si vedano le leggi che proteggono le minoranze linguistiche quali il franco-provenzale ma non il piemontese, o il siciliano). E se se ne parla, e` con molto sarcasmo (per es., nell’articolo intitolato "Niente italiano, siamo leghisti" di Serra 2002).

Sarebbe superfluo ricordare qui che nell’ambito letterario, code switching, code mixing, e ibridazione usati separatamente sono meccanismi risaputi e sfruttati da vari scrittori moderni, in particolare quelli che descrivono due o piu` culture diverse, in situazioni di colonialismo o di immigrazione, ma non solo in queste. Si possono ricordare alcuni lavori: per es., Christ in concrete di Pietro di Donato (scritto in inglese italianizzato o dialettizzato), Bordynk ári di Franti šek Škaloud, (fusione di inglese e di ceco) o il racconto Il castello di Jia Pingwa (scritto usando il cinese vernacolare frammisto con il cinese classico). Per quanto riguarda la geografia letteraria italiana, l’uso del code switching, o meglio, del prestito, dei termini dialettali nel discorso italiano ha una tradizione lunghissima (si veda l’analisi approfondita di alcuni scrittori italiani in Testa 1997). Il dialetto, comunque, e` sempre stato utilizzato come espressione di due funzioni nel testo letterario in italiano: da un lato, la funzione comica, popolare, che sottolinea la differenza di stile e che cala le azioni in un luogo specifico; l’altra funzione e` quella di scelta consapevole del codice alternativo a quello dominante (si veda la lezione di Pasolini). La barriera tra l’italiano e il dialetto e` sempre stata ovvia e presa per scontata. Ne Il re di Girgenti, la barriera sembra che venga disintegrata. In questo romanzo, nessuna varieta` linguistica si impone sulle altre, percio` non si puo` parlare di "errori" o di "interferenze". La singlossia, oltre a essere un’espressione originalissima, illustra sì una presa di posizione contro la globalizzazione (Demontis 2001), ma e` piu` probabile che indichi una costruzione di una indentita` linguistica storicamente possible ma mai prima espressa. La lingua de Il re di Girgenti va oltre le due funzioni ristrette del dialetto nella storia della letteratura italiana e molto oltre il semplice uso del prestito. Sembra che mischiando il dialetto, l’italiano e lo spagnolo venga data al dialetto la stessa dignita` di espressione che l’italiano e lo spagnolo possiedono gia` e che il dialetto non ha mai avuto nel corso della storia linguistica e letteraria italiana. Le tre lingue, il dialetto, assieme all’italiano e allo spagnolo, sono portatrici di idee sia comiche che tragiche, ma senza forzature nostalgiche. Si potrebbe presumere che questa fusione linguistica suoni una campana di morto per il dialetto, che dopo tutto si sta modificando e si sta italianizzando (Lo Piparo la chiama "trasfigurazione", 1990: 47). D’altro lato, c’e` chi dice che il dialetto e l’italiano si stanno rappacificando (Berruto 1985:75). Ma gli studi sul bilinguismo, sulla diglossia e sul multiculturalismo dimostrano chiaramente che due o piu` lingue , mentre sopravvivono tranquillamente nell’individuo, non possono mai coesistere pacificamente allo stesso livello, con le stesse funzioni, e con la stessa dignita`, nella societa` in generale. Una lingua deve per forza prevalere sulle altre in una societa` multilingue. Nel romanzo, pero`, viene auspicata questa situazione fantastica impossibile: il contadino che diventa re per offrire uguaglianza a tutti, a prescindere dalla varieta` della lingua che usano. La favola, come sappiamo, finisce male, perche’ non e` normale che il re sia un contadino, come non e` normale che chi mischia le lingue sia rispettato. La sperimentazione linguistica di Camilleri ha un peso eccezionale per sostenere il messaggio centrale, sia nei romanzi gialli che in questa biografia inventata. Dunque, si deve concludere che cosi` come dal punto di vista letterario, anche dal punto di vista linguistico, ne Il re di Girgenti, Camilleri ci ha voluto arrigalari un sognu.

Opere citate

Vorrei ringraziare il direttivo del Camilleri Fans Club per utilissime indicazioni bibliografiche e per avermi fatto conoscere il loro sito (www.vigata.org), fonte inesauribile e aggiornatissima di informazioni su Andrea Camilleri.

Alfonzetti, Giovanna. 1992. Il discorso bilingue. Italiano e dialetto a Catania. Milano:

FrancoAngeli.

Ascoli, Graziadio Isaia. 1873. 1975. Scritti sulla questione della lingua, a cura di Corrado

Grassi. Torino: Einaudi.

Baroni, Claudio. 2001. "Il re arruffapopolo di girgenti", Giornale di Brescia 13.10.2001.

Berruto, Gaetano. 1985. "Su commutazione di codice e mescolanza dialetto-italiano",

Vox romanica 44: 59-76.

--------------------. 1987. Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo. Roma: La Nuova

Italia Scientifica.

Bonina, Gianni. 2001. "Ho ripreso la tradizione orale", Stilos-La Sicilia 02.10. 2001.

Buttafuoco, Pietrangelo. 2001. "Camilleri. Il cunto del maestro", Il Giornale 14.11.2001.

Cinque, Giampeiro. 2001. "Lingua e dialetto? OK, perfetto", Giornale di Sicilia 21.10.

2001.

Demontis, Simona. 2001. I colori della letteratura. Milano: Rizzoli.

DiDonato, Pietro. 1939 (1993). Christ in Concrete. New York: Signet Classic.

Leone, Alfonso. 1982. L’italiano regionale in Sicilia. Bologna: Mulino.

------------------ 1995. Profilo di sintassi siciliana. Palermo: Centro di Studi Filologici e

Linguistici siciliani.

Lo Piparo, Franco. 1990. Introduzione a La Sicilia linguistica. Palermo: Centro di Studi

Filologici e Linguistici Siciliani, 15-98.

McCormick, K.M. 1994. Code-switching and Mixing in R.E. Asher, ed., The new

encyclopedia of language and linguistics v. 2. Oxford:Pergamon, 581-587.

Mannoni, Francesco. 2001. "Il contadino che divenne re", Il Messagero Veneto

11.12.2001.

Mondo, Lorenzo. 2001. "Il re di Girgenti", La Stampa 09.11.2001.

Piazza, Fabrizio. 2001. "Il re delle classifiche e` tornato", Cartasicilia 13.10. 2001.

Piccitto, Giorgio – Giovanni Tropea. 1977-1997. Vocabolario siciliano. Palermo: Centro

di studi filologici e linguistici siciliani.

Pressburger, Giorgio. 2001. "Il dizionario di Babele", Corriere della sera 11.12.2001.

Raku šan, Jarom íra. 1993. "Code Mixing as a Vehicle of Register: A Case of
Chicago Czech>", Canadian Slavonic Papers 35, 3-4: 275-290.

Sabatini, Francesco. 1984. L’italiano dell’uso medio, in N. Villa e M. Danesi (eds.),

Studies in Italian Applied Linguistics. Ottawa: Biblioteca di Quaderni

d’Italianistica, pp. 154-170.

Scaglione, Pietro. 2001. "La peste di Camilleri", La Famiglia Cristiana 04.11.2001.

Serra, Michele. 2002. "Niente italiano, siamo leghisti", La Repubblica 16. 2.2002.

Stroppa, Lorenza. 2001. "Andrea Camilleri da` alle stampe…", Il Gazzettino 04.11.2001.

Telmon, Tullio. 1990. Guida allo studio degli italiani regionali. Alessandria: Edizioni

dell’Orso.

Testa, Enrico. 1997. Lo stile semplice. Torino: Einaudi.

Tomaselli, Eduardo. 2001. "Un grande affresco della Sicilia barocca", Il Giorno 27.10.

2001.

Traina, Antonino. [rist.anast. 1988]. Vocabolario siciliano-italiano illustrato. Palermo:

Nando Russo.

Trivellli, Pietro. 2001. "Dizionari. Camilleri: "Esclusioni, un gioco al massacro", Il

Messaggero 24.11.2001.

Trotta, Donatella. 2001. "Re Camilleri", Il Mattino 11.10.2001.



Jana Vizmuller-Zocco. York University, Canada





Last modified Wednesday, July, 13, 2011