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Rassegna stampa - Dicembre 1997

Il commissario Salvo indaga in TV

Montalbano l'eroe di Camilleri, in quattro film su Raiuno

E' commissario come Maigret, siciliano come Cattanei, affronta le cose della vita con il doloroso disincanto di Colombo e la tenacia di Derrick: ma non assomiglia a nessuno di loro. Salvo Montalbano, poliziotto nell'immaginaria cittadina siciliana di Vigata, e' l'ultimo arrivato nella grande famiglia dei detective televisivi: nasce dalla penna di Andrea Camilleri, detto Nene', 72 anni, ex sceneggiatore e regista Rai in pensione, siciliano di Porto Empedocle, arrivato in pochi anni a una dimensione di scrittore di "culto" per qualche decina di migliaia di italiani ( le sue opere edite da Sellerio, viaggiano sulle 30-35 mila copie vendute). La sua creatura piu' celebre e' appunto il commissaio Salvo montalbano, protagonista di tre volumi e ora di un quarto, La voce del violino, appena giunto nelle librerie. Montalbano sta per diventare ora un personaggio televisivo, grazie alle cure della Rai e della Palomar di Carlo degli Esposti, che realizzera' quattro film di 90 minuti ciscuno con le quattro storie di Camilleri, affidate agli sceneggiatori Francesco Bruni e Angelo Pasquini, con la supervisione dello stesso autore. Tre sceneggiature sono gia' pronte, la quarta e' in lavorazione; due dei quattro film si gireranno nella primavera prossima e andranno in onda su RaiUno in autunno; gli altri si vedranno nei primi mesi del '99. "Ho cominciato a scrivere dei libri gialli per darmi una sorta di ordine, per avere una gabbia solida in cui imbrigliare il racconto" spiega Camilleri autore anche di libri sulla Sicilia a cavallo tra Ottocento e Novecento. "Poi ho visto che funzionava e ho trattato Montalbano come un personaggio in progres, che si modifica di libro in libro". Il problema pero' e' dare un volto, un corpo e una voce a Montalbano. Com'e' fisicamente questo commissario e quale attore lo interpretera'? "Non ho mai pensato Montalbano nella sua interezza, ma a sezioni : tarchiato, occhi chiari, un neo sul viso, con i baffi, sui 45 anni" dice Camilleri. "Un lettore bolognese mi ha rivelato che non ha la filosofia dell'uomo alto. Lo vedo simile a un Jean Rochefort giovane, ma con un volto meno arguto e nobile, piu' contadino. L'unica cosa che chiedo e' che sia un bravo attore". Bocche cucite sugli attori papabili, vanno e vengono parecchie ipotesi: Massimo Dapporto, Claudio Amendola, Giancarlo giannini .... Probabilmente dovra' essere siciliano, non ci si puo' affidare al "rattoppo" del doppiaggio, tanto piu' che uno dei punti di forza delle pagine di Camilleri e' proprio il linguaggio, una scoppiettante e originalissima mistura d'italiano e dialetto siciliano ("a casa mia l'italiano veniva usato solo per i rimproveri materni, come fossero sentenze di un giudice" racconta lo scrittore) difficile da restituire in un film. "In un primo momento eravamo tentati di mantenere quel linguaggio" dice lo sceneggiatore Bruni. "Poi abbiamo deciso di tradurre tutto in italiano conservando la struttura sicilana delle frasi, ma introducendo varie espressioni dialettali che si ripeteranno di film in film. Abbiamo cercato comunque di evitare il banale siculo di tanto cinema e tv." Per quanto riguarda il regista si era pensato a Paolo Virzi', toscano ma di padre siciliano, ma l'ipotesi e' caduta. Resta in pieda la ricerca di un autore "di qualita' che sappia racontare con finezza". E, aggiungeremmo, capace di ironia e anche sarcasmo: la Sicilia di Camilleri non e' quella tragica della piovra, anche se la mafia c'e', come sfondo ed elemento della vita quotidiana. "Della mafia di oggi non capisco nulla e aborro il termine pentiti: non sono credente, ma penso che il pentitismo sia uno sconvolgimento dell'anima che non si baratta con qualco'altro" confessa lo scrittore. "Mi hanno fatto piacere i complimenti televisi che mi ha rivolto il procuratore Giancarlo Casalli, che considero uno dei pochi risarcimenti da parte dello Stato verso la Sicilia. Anche se oltre la soddisfazione ho provato un brivido di paura ne;;'essere citato da un magistrato: chissa' forse era un retaggio di bisnonni latitanti ..."

Aldo Lastella. - La Repubblica, 13.12.1997






Last modified Wednesday, July, 13, 2011