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Rassegna stampa - Aprile 1999

Montalbano sono io

Non sappiamocome ve lo siate immagginato voi lettori. Ad ogni buon conto, la notizia e' questa: il 6 maggio prossimo (e nel secondo episodio, il 13, Raidue, ore 20.50) Salvo Montalbano, il commissario di Polizia protagonista dei romanzi di Camilleri, avra' la faccia di Luca Zingaretti. Capita a quasi tutti i libri di successo: il personaggio piace, il libro vende, e inevitabilmente si fa a gara per accaparrarsene i diritti, per fare film e fiction televisiva. Se si tratta di un giallo, poi, e' quasi un automatismo. Pensiamo a Maigret, e ci vengono in mente le fattezze di Gino Cervi, al commissario Cattani-Michele Placido, a Nero Wolf-Buazelli. Nel caso di un grande successo editoriale, come per Camilleri, eventualmente c'e' un accellerazione. Cosi', uno scrittore considerato "di nicchia" fino a due, tre anni fa. e' passato alle 800 mila copie, insieme con le inevitabili, pure e semplici gelosie, ha ricevuto nel giro di un anno un numero impressionante di proposte. Pero' ... C'e' un pero': anzi ce ne sono due. Pero' il personaggio di Salvo Montalbano e', si', protagonista, ma e' sempre abbozzato: una vera e propria descrizione fisica non c'e' mai. Ci sono i particolari, niente tic che potrebbero caratterizzarlo o farlo diventare una macchietta. Montalbano non enuncia ad ogni pie' sospinto la sua filosofia di vita, le sue manie, i suoi pregi e difetti. Montalbano, come lo descrive Camilleri, e' un uomo integerrimo, semplice, che ama la buona cucina (la salsa corallina fatta di uova d'aragosta e ricci di mare lo fa andare in visibilio), che non parla a sproposito e ha una fidanzata, Livia, "una picciotta di su, che abita "in Italia", una fimmina biddissima" (in TV Katharina Boehm). Il siculissimo commissario di Vigata (la localita' non esiste, e' un invenzione letteraria) non e' mai sufficentemente descritto nei libri. Tanto che, da noi intervistato in tempi non sospetti, e stimolato insistentemente a parlare del suo eroe, Camilleri ammise che lui ce l'aveva, si, in mente la figura del commissario, ma quasi di proposito teneva per se' la descrizione fisica, quasi si trattasse di uno sconosciuto che abusivamente aveva occupato le sue pagine. "Nella sua interezza non l'ho mai pensato. Sara' come mi ha suggerito un lettore: Salvo non e' troppo alto perche' non ha la psicologia dell'uomo alto. Faccia da contadino, baffi, un neo. Va in giro vestito distinto, non elegante. Un po' greve". E qui arriviamo al secondo pero'. Le cose si complicano (o si semplificano, se volete) perche' Camilleri, gia' apprezzato sceneggiatore cinematografico, attore, insegnante al Centro sperimentale di teatro, regista televisivo (il Maigret di tanti anni fa porta la sua firma), ha scritto (chi meglio di lui?) la sceneggiatura de Il ladro di merendine e de La voce del violino, e' andato sul set, si e' complimentato con il regista Sironi (dopo la visione dei due episodi gli ha telefonato: "Alberto, hai fatto di 100 chili di mosto una bottiglia di vinsanto ...") per l'ottimo lavoro e soprattutto per il cast. Camilleri non ha semplicemente ceduto i diritti delle sue opere, ma ha sposato dall'A alla Z questi due adattamenti televisi. Arriviamo al punto: allora Zingaretti e' veramente Montalbano come lo voleva, come se lo immagginava Camilleri? "Ho fatto tanti provini, finche, ad un certo punto, si e' presentato Zingaretti. Ho pensato: "Eccolo, qua, il mio Montalbano". Anche i lettori di Camilleri, dopo cinque minuti si toglieranno dalla testa l'imaggine che avevano di Montalbano e lo sovrapporranno a quello di Luca", dice Sironi. del commissario, Zingaretti avra' senz'altro lo stile: asciutto,"indeflettibile" come dice Sironi, passionale ma, nel profondo, moralmente rigido. Un tipo solitario, che non vuole fare carriera, meno che mai con le racomandazioni. Anche se a proposito di raccomandazioni si potrebbe insunuare che Zingaretti aveva avuto come profesore, al Centro sperimentale di teatro, propri Andrea Camilleri. Ma questa non e' altro che una combinazione, perche' il curriculum di Luca Zingaretti riporta molte altre performances. Il debutto e molti spettacoli con Luca Ronconi, in teatro, molto cinema di qualita' ( ha lavorato con registi come Giuliano Montaldo, Marco Risi, i fratelli Taviani), e le phisyque du role. Tutto d'un pezzo: proprio come Montalbano

Emilia Patruno - FAMIGLIA CRISTIANA


Camilleri diventa attore: col cinema ho imparato a scrivere.

"Da ragazzo ho sognato e viaggiato con il cinema, come ha fatto tutta la mia generazione. Predeligevo Tom Mix e Johnny Weissmuller e fantasticavo avventure mirabolanti con la serie dell'ispettore Charlie Chan. Per me, per lo scrittore Bufalino, per i giovani di un tempo, non c'era una vera distanza tra la letteratura e il cinema. Ho imparato molto dallo schermo: scrivo ancora per "sequenza",immagginando sulla carta, una scena dopo l'altra". Andrea Camilleri, 74 anni, autore di best-seller, creatore del commissario Montalbano ( che, interpreatato da Luca Zingaretti, sta per approdare alla tv in due film), sara' dal 7 maggio sugli schermi come attore in "La strategia della maschera" diretto e interpretato da Rocco Mortelliti che e' anche genero dello scrittore. Camilleri si appassiona nel parlare di cinema: "Avevo gia' reciatato, al fianco di Jean Rochefort, come capo dei servizi segreti, in una serie tv dai romanzi di Corrado Augias. Quello dell'attore e' un lavoraccio: senti il fiato sul collo del tuo personaggio, che ti impedisce di fare qualsiasi altra cosa, anche le parole crociate. Non ripetero' l'esperienza, ma come spettatore non mi perdo un film di Philippe Noiret e Harvey Keitel". Lo scrittore nel film giallo interpreta il direttore di un museo archeologo, Luigi Bernabo' Brea. "La strategia della maschera" - spiega - e' un film sul teatro, sulla Sicilia, sulla memoria. Ho suggerito al regista lo spunto della storia, lui ha fatto tutto il resto". Sul cinema dice: "Gia' molti anni fa mi resi conto, preparando per l'Enciclopedia dello Spettacolo la voce "industria cinematografica", dello strapotere dell'America. Incredibile, abissale, soverchiante. Io parteggio per il cinema italiano, cosi ricco di talenti freschi, che non hanno purtroppo alle spalle un'industria ne' sistemi di vendita all'estero dei loro prodotti. Un tempo avevamo le punte massime di un iceberg, oggi quel nostro blocco creativo si e' frastagliato, ma, sebbene schiacciati dalla casualita' di un inesistente sistema produttivo, il talento, la tecnica, la ricerca dei nostri giovani autori restano e sono piu' vivi che mai". Si accalora Camilleri: "Purtroppo mancano scuole di sceneggiatura, diventa sempre piu' difficile raccontare vicende che interessano. Vorrei che nascesse una nuova carboneria dei registi e degli sceneggiatori italiani, pronti tutti a battersi con l'obbiettivo di creare una forte cinematografia in barba a chi non la sostiene, non ci crede, non l'esporta non la potenzia,h e studia nei suoi talenti". Considera: "Purtroppo il disamore della platea per le storie di casa nostra si ripercuote sui film dei giovani e le nostre attici, penso alla Cucinotta, espatriano alla ricerca di un mondo cinematografico industriale, che ha sempre avuto alle spalle un vero e proprio star system che garantisce continuita' di lavoro".

Giovanna Grassi - Corriere della sera, 30.04.1999


Camilleri: «Il genio italico non basta ai nostri film»

Andrea Camilleri, il settantatreenne scrittore-cult siciliano, autore di romanzi che da anni compaiono nella hit dei libri più venduti, ha scelto di tornare a fare l’attore («la prima volta mi capitò in uno sceneggiato tv diretto da Vasile in compagnia di Rochefort») per Rocco Mortelliti nel suo La strategia della maschera: «Per una questione di affinità di pensiero e per la stima che nutro per lui, che è stato mio allievo alla Silvio D’Amico» sottolinea con un sorriso. Una sorta di giallo dai rimandi pirandelliani, il film, la cui idea nasce proprio da Camilleri ed è legata ad un fatto realmente accaduto: «A Lipari furono ritrovate delle antiche maschere delle commedia di Menandro. Un giorno, improvvisamente alcune di queste maschere scompravero nel nulla». E ha molte cose da dire Camilleri sul cinema, in particolare su quello italiano e su un’industria inesistente che ogni giorno deve vedersela con i colossi Usa: «Non ci rendiamo conto - afferma lo scrittore - che siamo senza difese. È una guerra persa in partenza, da sempre...è come mettere di fronte una piccola azienda con la General Motors. Per il cinema, noi ci siamo sempre affidati solo e unicamente al genio italico, il che non è poco ma servirebbero delle regole. Insomma - continua Camilleri - abbiamo forti potenzialità ma rimaniamo dei poveracci. Col coraggio individuale non si vincono le guerre». Ma come trovare una via d’uscita? «Dobbiamo rispondere ad una sola domanda - dice lo scrittore -.Quanti sono i film che riusciamo ad esportare? Ecco, l’individualismo italiano ha buon gioco nella non creazione di un accordo vero, l’unico che possa mettere in campo delle forze produttive». E sulle recenti pellicole di casa nostra non ha dubbi: «Il minimalismo italiano ha più valore dell’Odissea cinematografica. Mi piacciono alcune atmosfere, alcuni incontri, certi momenti». Infine, una parola intorno agli autori: «Siamo carenti in originalità e i produttori non hanno ancora capito che gli autori andrebbero pagati bene, come fanno gli americani».

L.Jatt. - Il Messaggero, 30.04.1999


"Il mio Montalbano un eroe all'antica"

Parla Luca Zingaretti, protagonista dei film TV tratti dai gialli di Camilleri

Quel paese della Sicilia, Vigata , che tutti leggendo i libri di Andrea Camilleri, abbiamo immaginato, e' finalmente sullo schermo con i suoi colori africani, strade e case con un aria precaria, incompiuta: cemento e palme, un lungomare Che sembra arrivare chissa' dove. e' qui che vive il commissario Montalbano, eroe mediterraneo dall'ironia tagliente, passo sicuro e' modi diretti, un po' alla Di Pietro. La prossima settimana - giovedi' e il 13 maggio - il protagonista del fenomeno editoriale degli ultimi anni arriva in TV, su RaiDue, con i primi due film di Alberto Sironi (Il ladro di merendine dove fa la sua apparizione Afef nel ruolo di una ragazza tunisina e La voce del violino) tratti dai libri editi da Sellerio. Luca Zingaretti, gia' visto in Vite strozzate, La Piovra e ultimamente in teatro - Tre alberghi - barba incolta, elegante nei completi scuri, da' a Montalbano un'aria solida e sorniona, ne fa un uomo all'antica. Del suo eroe quotidiano, Camilleri fa un vago identikit: " Occhi chiari, baffi, non alto, un viso da contadino ". La TV non tradisce le pagine del libro: resta insoluto il rapporto con Livia (Katharina Bohm), l'eterna fidanzata del commissario, tradita con un piatto di triglie fritte, mai con un'altra donna. " Montalbano " spiega Zingaretti " e' un uomo che se da' la sua parola la mantiene. Non vede Livia come una vittima, e' quasi complice, capisce che di piu' non puo' ottenere, lo accetta to per quello che e'. Continua a chiedergli quando si sposeranno, me in fondo e' la prima a sapere che potrebbe non accadere mai, che lei continuera' a vivere in Liguria e lui laggiu' nella sua casa affacciata sul mare ".

Com'e' il suo Montalbano? "Ironico, sornione. Ha affascinato gli italiani perche' da' il giusto valore alle cose, ha un senso dell'onore e del dovere antico che sanno un po ' di antico. Non lascerebbe mai la propria terra, gli amici, il mare, anche al costo di non fare carriera. Ma non e' un perdente , o uno che rinuncia : gli basta quello che ha ".

Nel mode di fare - compreso un " Che c'azzecca " durante l' interrogatorio con l'uomo dei servizi interpretato da Renato Scarpa - ricorda Di Pietro. "A me non sembra, forse perche' nel mio immaginario Di Pietro appartiene alla sfera politica. Montalbano non entrerebbe mai in politica , neanche trascinato per le orecchie. E' uno che col potere non ha un bel rapporto, se non col suo questore - un gentiluomo all'antica anche lui, vecchio stampo. Tant'e' vero che con gli altri litiga".

Non e' un uomo di potere, me il suo piccolo potere ce l'ha. "Si e' assunto la responsabilita' di essere un illuminato in un paese come Vigata, una guida, come il vecchio maresciallo dei carabinieri. E' un po' il Capitano del suo popolo, ma dispensa bacchettate, come quando nel Ladro di merendine rimprovera al ragioniere di non denunciare il morto. Caccia in un territorio Che conosce perfettamente ".

Un uomo d'ordine che e' rimasto un uomo libero. "Vive il suo mondo interiore, si sveglia la mattina e ha voglia di vedere il mare, ha bisogno di andare mangiare nel solito ristorante... Non e' un abitudinario nel senso negativo del termine, l'abitudine ha anche una sua parte positiva: riconoscere i sapori. Montalbano gode delle cose che gli girano intorno, dei suoi cinque sensi. Quando risolve i casi gli piace sentire il cervello Che fa tic tic tic ".

Nei libri di Camilleri la lingua ha un ruolo fondamentale: come'e' il siciliano dei film? "Come lo zucchero a velo, leggero... Montalbano non parla il dialetto siciliano ma i suoi interlocutori si'. E lui si adegua. Non ho voluto esagerare, anche per non urtare la suscettibilita dei siciliani... Montalbano e' un laureato, parla correttamente come un milanese o un romano che denuncia la sua origine. Sironi ha fatto un lavoro eccellente per costruire il cast, ci sono facce perfette. L'ambiente e' quello raccontato da Camilleri ".

Dove avete girato? "Nella zone di Marina di Ragusa, venti chilometri a sud e a nord: ci hanno aperto ristoranti chiusi per ferie, abbiamo incontrato persone squisite. Ci hanno aiutato tutti, un po ' per la famosa ospitalita' del Sud, un po ' perche' stavamo girando le storie di Montalbano e loro lo sentono profondamente, come qualcosa che gli appartiene ".

E Camilleri e' venuto nel set? "Ero preoccupato nei suoi confronti di fare un buon lavoro, sapevo che ha messo il suo imprimatur sul mio nome. E' venuto in Sicilia, ha annusato l'aria: mi sembrava soddisfatto ".

SILVIA FUMAROLA - La Repubblica, 20.04.1999


Arriva in Tv il commissario Montalbano

Dopo il successo editoriale che lo ha visto occupare, con piu' titoli e stabilmente, i primi posti nelle classifiche delle vendite italiane, dopo l'inattesa nomina e rifiuto alla direzione dello Stabile di Catania, mentre sta riscuotendo grande successo la versione teatrale del "Birraio di Preston" e in contemporanea con l'uscita nei cinema di tutt'Italia de "La strategia della maschera" da lui interpretato, di Andrea Camilleri arriva in Tv anche "Il commissario Montalbano". Diretto da Alberto Sironi, "Il commissario Montalbano e' l'adattamento televisivo di due romanzi, "Il ladro di merendine" e "La voce del violino", che hanno nel popolare poliziotto siciliano creato da Andrea Camilleri il protagonista Luca Zingaretti ("La piovra","Kidnapping","Il branco","Vite strozzate","Tu ridi"), e' l'attore che gli da' voce e corpo. "Ricordo che lessi qualche anno fa "La forma dell'acqua" (altro romanzo della serie con Montalbano, ma non ancora trasformato in film) e subito fantasticai di acquistarne i diritti: mi ero innamorato di quel personaggio e di come Cmailleri scriveva. In una letteratura asfittica come la nostra, finalmente un persoanggio in cui si sentiva un respiro italiano, che profuma di basilico, olive e capperi. Un poliziotto con la testa e non con la pistola".

Zingaretti, come e' arrivato a questo ruolo? "Appena ho sentito in giro che si stava per portare sullo schermo Montalbano, ho fatto di tutto per propormi come interprete al regista. Ho fatto il provino ed e' anadata bene".

Le somiglia un po' Montalbano? "Lui ha un caratteraccio, tratta male i suoi collaboratori, anche se poi li rispetta e li ama, tratta male la fidanzata Livia (nei film la interpreta l'austriaca Katharina Bohm) e, pur essendo legato da un amore fortissimo, pur essendole fedele, non si risolve mai a viverci insieme. Anch'io non sono perfetto: collerico, suscettibile ed esigente. Se mi pare di avere subito un'ingiustizia, mi infiammo: cosi' passo dalla parte del torto".

Lei ha fatto molto cinema? "E continuo a farlo. Sta per uscire "L'anniversario", un thriller sentimentale che ho interpretato con Laura Morante; poi "Oltremare" di Nello Correale. A luglio, dopo le riprese di "Gesu'", nuovo capitolo della "Bibbia" televisiva, saro' sul set di "Commesso viaggiatore" di Daniele Costantini, dove spero di ritrovare come partner Laura Morante".

A.M - FILM TV , 28.04.1999


Il commissario Montalbano insegue il ladro di merendine

Su Raidue il 6 maggio la versione del romanzo di Andrea Camilleri Camilleri.

L'avranno gia' letto tutti, ma vederlo in tv e' un'altra cosa. Lui, il commissario Montalbano, il protagonista dei romanzi di Camilleri. Vederlo uscire dalle pagine dello scrittore siciliano e osservarlo in azione, carne e ossa, con quella faccia decisa, cranio rasato, barba corta, modo spicci, un po' alla Di Pietro, muoversi tra i delitti di marinai tunisini o bambini che aggrediscono compagni di scuola. Vederlo insomma alle prese con tuttoo cio' che c'e' nel "Ladro di merendine", uno dei libri piu' famosi di Andrea Camilleri. Cosi' apparira' in tv, Montalbano,nella versione tv, Montalbano, nella versione tv diretta da Alberto Sironi e prodotta dalla Rai, che lo mandera' in onda su RaiDue, in prima serata, il 6 maggio. E a sentire i commenti di quelli che l'hanno visto in anteprima ieri a Firenze, a conclusione della conferenza "Eurofiction", tutto fa supporre che questo commissario, impersonato Luca Zingaretti, gia' visto in "Vite strozzate", piacera'. Merito, non solo di Zingaretti, ma anche dello stesso Camilleri che e' coautore della sceneggiatura. Al "Ladro di merendine", che dura cento minuti, seguira' poi "La voce del violino", altro best-seller di Camilleri, il 13 maggio, stessa rete, stesso orario, stesso commissario protagonista (e altri due rcconti sono gia' in produzione). Perche' ormai la strada sembra questa: ci sara' sempre piu' spazio per la fiction made in italy nella nostra televisione. A dirlo non sono i dati Auditel, i dieci milioni di telespettatori di "Commesse", ma gli stessi esperti del settore, che a Firenze, nel corso di "Eurofiction", si sono confrontati sulle strategie. Rai e Mediaset sono concordi: la fiction italiana va potenziata. Restiamo infatti all'ultimo posto tra i paesi europei: solo 357 ore nel '98 rispetto alle 1.945 della Germania

Claudia Riconda - La Repubblica, 23.04.1999






Last modified Wednesday, July, 13, 2011