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Rassegna stampa - Novembre 2001

«Io e Montalbano, due gocce d'acqua»

Presta da tempo la sua maschera disincantata e umana all'atipico poliziotto di Andrea Camilleri, il commissario Salvo Montalbano e ha compiuto 40 anni l'11 novembre. Contrariamente a quanto si possa pensare sentendolo parlare nella serie tv che gli ha dato la popolarità, Luca Zingaretti non è siciliano, ma romano autentico, innamoratissimo della sua città e della Roma, la squadra del cuore. Tanto che, quando gli impegni di lavoro glielo permettono, va a tifare allo stadio per Totti, il suo giocatore preferito. E, appena può, scende lui stesso in campo a tirare quattro calci al pallone, per scopi benefici poiché fa parte della Nazionale degli attori, ma anche per dar sfogo a un sogno mai realizzato: quello di diventare calciatore. «A diciassette anni - confessa - mi sottoposi a un provino per la Ternana e lo superai. Avrei dovuto far parte della squadra ed ero felicissimo, ma proprio quell'estate m'innamorai di una ragazza di Roma e per amore rinunciai alla carriera». Si è pentito di quella scelta? «No, perché poi mi iscrissi all'Accademia Silvio d'Amico ed iniziai il mestiere d'attore». In vent'anni di carriera, tra cinema e televisione ha interpretato più di 25 film e ha recitato in una ventina di spettacoli teatrali. Ma è al commissario Montalbano che deve la sua popolarità. «E' vero. La televisione è un mezzo che offre a un artista una grande, a volte improvvisa, notorietà. Bisogna però, essere preparati ad affrontarla, altrimenti può nuocere in maniera irreversibile». Lo scrittore Andrea Camilleri, il padre di Montalbano, è stato il suo insegnante all'Accademia? «Sì e io, quando ho saputo che volevano trasformare i suoi libri in una serie tv, mi sono presentato subito per un provino». Ha avuto difficoltà col dialetto siciliano? «Ho studiato a lungo, lavorando sulle intonazioni, per non creare una caricatura del dialetto, fastidiosa e poco credibile e cercando di inserire qualche parola in "lingua" che fosse d'effetto, ma che risultasse comprensibile a tutti». Quanto c'è di Montalbano in Luca Zingaretti? «Molto, forse tutto. All'inizio mi sono adeguato al personaggio assumendone i tratti essenziali, come il carattere schivo e riflessivo, ma anche impetuoso e passionale all'occorrenza. Poi, sequenza dopo sequenza, ho trovato la sua identità e l'ho fatta mia al punto che Camilleri mi ha confessato di aver scritto le nuove avventure poliziesche di Montalbano prendendo me, come punto di riferimento». A quando i nuovi episodi? «Li stiamo girando, nel Ragusano e andranno in onda a maggio. Sono tratti dai racconti "Gli arancini di Montalbano", il primo prenderà nome proprio dal titolo del libro, il secondo sarà "Amore e fratellanza", nel quale il commissario avrà come compagno, silenzioso ma tenerissimo, un cane». Si tratta quindi della quarta serie della fiction. Lei però aveva dichiarato di voler chiudere con Moltalbano. Ha cambiato dunque idea? «Sono stato frainteso. Ho detto, infatti, che mi piacerebbe chiudere questa mia esperienza artistica in bellezza, perché è difficile mantenersi sulla cresta dell'onda per lungo tempo». Non teme di rimanere legato al personaggio del commissario televisivo a discapito della sua «immagine» d'attore? «Anche questo è un rischio che va valutato, ma dipende tutto da me. Sono io che devo rinnovarmi, cercando di dare freschezza al personaggio pur continuando ad interpretarlo. Ubaldo Lay ha fatto per anni il tenente Sheridan, ma era conosciuto anche come grande attore teatrale e lo stesso Gino Cervi, che ha impersonato il commissario Maigret, non è rimasto succube del personaggio di Simenon. Per quanto mi riguarda, ho appena terminato le riprese di "Incompreso" con Margherita Buy, la versione televisiva del romanzo di Florence Montgomery, che andrà in onda il prossimo anno su Canale 5, mentre tra breve, dovrebbe essere trasmesso dalla Rai un altro film sulla storia di Giorgio Perlasca, l'italiano che salvò in Ungheria più di cinquemila ebrei dai lager. Due interpretazioni diversissime tra loro che mi hanno permesso di cimentarmi in personaggi complessi e di diverso spessore».

Maria Antonietta Schiavina - La Repubblica, 03.11.2001


Mafia, donne e un cane è la vita da commissario

La casa di Montalbano è a Punta Secca, alla fine della passeggiata, con la terrazza affacciata sul mare, di fronte alla Torre Scalambri che, come dice l'insegna arrugginita «nel 1672 era ben armata e servita». Il mondo di Andrea Camilleri - le immaginarie Vigata, Montelusa - rivive a pochi chilometri da Ragusa, in questo paese pieno di villette fiorite di bouganville e ibiscus, dove i turisti chiedono indicazioni per «la casa del commissario». Sotto un sole che picchia, Alberto Sironi gira per la Rai i due nuovi film della serie, tratti dal libro Gli arancini di Montalbano (Mondadori): il primo, che porta il titolo del volume, e Amore e fratellanza, per la tv diventato "Il senso del tatto". Nella camera da letto la svedese Ingrid (Isabel Sollmann) si spoglia lentamente, sotto lo sguardo assassino del commissario (Luca Zingaretti), che piace pazzamente alle donne ma non si capisce mai se abbia ceduto o no. Se insomma sia rimasto fedele a Livia (Katharina Bohm), la bionda fidanzata residente a Boccadasse (Genova), ragazza d'acciaio, pazientissima e vincente, con buona pace delle lettrici di Camilleri che avrebbero preferito per lui una bella «carusa» siciliana. Libri e cassette sono allineati nella libreria, ci sono foto di Montalbano bambino che punta il fucile al tirassegno, stampe, un pianoforte che lo scenografo Luciano Ricceri (braccio destro di Ettore Scola), ha voluto mettere in salotto «perché mi piace pensare che uno come Montalbano, ironico, riflessivo, nei momenti di relax si possa sedere al piano e strimpellare qualcosa. La sua è una casa piena di ricordi, gli assomiglia». Sulla terrazza, accanto alle poltrone di midollino, è spuntata una cuccia di legno chiaro: è per Orlando, nel libro Rirì, il cane che in Amore e fratellanza , dopo la morte del cieco Enea, il commissario - prima riluttante poi moderatamente conquistato - si porta a casa. Terranova di cinque anni, affettuosissimo, (allenato da Massimo Perla), entrerà con discrezione nella vita di Montalbano «perché» spiega Alberto Sironi «il commissario è geloso della sua solitudine. All'inizio non sa che fare con questo cane, ma quando lo guarda negli occhi si capisce che gli smuove qualcosa. Non sarà un rapporto fatto di smancerie, magari una carezza gliela darà, ma di nascosto: Montalbano non si lascia andare, ha pudore dei sentimenti. Il loro è un rapporto, se si può definire così, virile». Scritti da Francesco Bruni con Camilleri, i film, che fanno parte della quarta serie di Montalbano, andranno in onda a maggio, o con altre due storie si lavora per portare sullo schermo L'odore della notte l'anno prossimo. I libri dello scrittore in tv, su RaiDue, hanno avuto un successo popolare: oltre dieci milioni di spettatori per Il ladro di merendine, che alla terza replica ha sfiorato i sette. «I primi episodi sono costati 2 miliardi e 400 milioni a film», spiega il produttore Carlo Degli Esposti «gli altri, ovviamente una cifra maggiore, ma è dimostrato che la qualità si vede e alla fine si risparmia. Alla terza replica, i film non sono mai scesi, su RaiDue, sotto il 23 per cento di share, rappresentano quella che in Rai viene definita "l'utilità ripetuta". Sono opere che restano, non si "bruciano" con la messa in onda. Amo i libri di Camilleri, all'inizio portarli in televisione sembrava una sfida impossibile, invece abbiamo lavorato con amore e rispetto della pagina scritta, mi sono battuto perché fossero girati dal vero, in Sicilia, e il pubblico ci ha dato ragione. Sono stati venduti in dodici paesi: Europa dell'est, Olanda Belgio, Spagna, Sudamerica, Hong Kong e anche in Russia. La serie è andata in onda in Francia in Germania, in Svezia paese coproduttore sono impazziti. Pensare che li hanno visti in versione originale, con i sottotitoli».

"Il mio alter ego Salvo oggi non ha più segreti"
"Mi piace perché usa la testa, non la pistola" LUCA ZINGARETTI

MARINA DI RAGUSA - «Nel ‘68 il futuro commissario, che aveva diciotto anni, fece scrupolosamente tutto quello che c'era da fare per un picciotto della sua età: manifestò, occupò, proclamò, scopò, spinellò, s'azzuffò», scrive Camilleri del suo personaggio. Luca Zingaretti nel ‘68 era un bambino, ma da quando è apparso in tv per tutti è Salvo Montalbano, più vero dell'originale, tanto che lo scrittore scrive pensando a lui. «Per quanto mi riguarda» racconta l'attore «ormai nel personaggio mi sento talmente a mio agio, che forse l'unico rischio è quello di farmelo calzare addosso talmente bene, che poi diventa difficile inventare qualcosa di nuovo. Quando sono sul set la sensazione è quella di mettersi un giaccone comodo. Invece Montalbano deve mantenere intatta la tensione morale, continuare a sorprenderci». Lo ha fatto nella "Gita a Tindari", quando per la prima volta, da uomo di giustizia, ha rischiato di trasformarsi in giustiziere. «Ma in quel caso c'era di mezzo un caso di pedofilia, e ci sono cose che Montalbano non può proprio sopportare: stupisce anche i suoi uomini quando lo trovano con la pistola in pugno, perché la forza di questo commissario sta tutta nel ragionamento». (s.f.)

"Io, l'eterna fidanzata una donna da imitare"
L'attrice tedesca interpreta Livia Burlando KATHARINA BOHM

MARINA DI RAGUSA - È la più odiata dalle italiane, e lo sa. Katharina Bohm interpreta Livia Burlando, l'eterna fidanzata di Montalbano, la «signorina del Nord» che le lettrici di Camilleri non possono proprio sopportare. Bionda, solare, tedesca diventata popolarissima in Italia con la serie "Amico mio", in cui era una pediatra ideale, Katharina, grande viaggiatrice, un figlio piccolo che la segue sul set, ha una certa stima per Livia. «Pensa che sia fuori dal mondo una donna come lei? Anche a me sembrava così, all'inizio, però, riflettendoci, Livia ha molte qualità che mancano alle donne di oggi. La sua forza è la femminilità, lo stiamo capendo adesso che l'accoglienza è diventato un valore... In realtà Livia è un modello, ha un uomo che vive lontano, con cui non condivide la quotidianità, ma continuano a volersi bene: lei ha la sua vita. In fondo dimostra che ci si può amare meglio se ognuno mantiene e la propria autonomia, se non ci sono obblighi». Ma Livia non è gelosa. «Certo, perché sa che rischia di perdere nel momento in cui lo diventa. Perde per se stessa perché è destinata a soffrire, e non è una donna che ama soffrire, non è masochista». (s.f.)

I PRECEDENTI LA GITA A TINDARI

Oltre 7 milioni di spettatori (29,65% di share) per l' indagine sull'omicidio di un'anziana coppia. Sullo sfondo il traffico d'organi

TOCCO D'ARTiSTA

Un uomo si suicida trasformando la sedia a rotelle in sedia elettrica, ma Montalbano indaga... Sei milioni e mezzo di spettatori

il ladro di merendine Il film, che ha conquistato dieci milioni di spettatori nel ‘99, alla terza replica, questa estate, ne ha raccolti quasi sette

Silvia Fumarola - La Repubblica






Last modified Wednesday, July, 13, 2011