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Rassegna stampa - Ottobre 2002



Indagine su Montalbano

Due scrittori-spettatori speciali (Sveva Casati Modignani e Giampiero Mughini) ragionano sul celebre commissario. E su Luca Zingaretti, che gli dà vita in Tv. “Purtroppo Camilleri fa da schermo”

Cari amici, alla domanda se io il commissario Montalbano me lo immagino e lo preferisco più alto o più basso, più intellettuale o più “macho” di quanto non sia il Montalbano televisivo interpretato da Luca Zingaretti, ho rischiato alla grande di non avere alcuna competenza per rispondervi. E questo per due ordini di ragioni. Primo perché io non leggo mai i libri che stanno in cima alla classifica dei più venduti; ho difatti nei confronti dei libri quel che non ho nei confronti delle donne, una sorta di gelosia e di brama di possesso esclusiva: se un libro si vende a centinaia di migliaia di copie, ai miei occhi diventa un libro “puttano” e perciò mi cade la voglia di leggerlo. Non ho mai letto il primo libro di Umberto Eco, mai letto il libro della Tamaro, mai letto i libri di Andrea Camilleri che stanno ormai abitualmente all’apice della classifica. La seconda ragione è che io guardo pochissimo la televisione, e mai la fiction. Il Montalbano televisivo l’ho visto solo nella versione comica e imitativa che ne dava la Covenscion di Gregorio Paolini: epperò ho fatto un’eccezione proprio con Luca Zingaretti, guardando una puntata (eccellente) del suo Perlasca tratto dal libro (bellissimo) di Enrico Deaglio. Epperò, prima del Camilleri venduto a centinaia di migliaia di copie c’è stato il Camilleri di quelle edizioncine di Sellerio che vendevano ciascuno 3-4 mila copie. Quei libri li ho letti tutti, non ricordo più se fossero otto o nove. Mi piacevano molto, taluni moltissimo, anche perché non c’era a fare da schermo e impaccio il Camilleri che s’è messo a scimmiottare Sciascia, mettendo becco in politica, dove dice cose stucchevolissime. Mi piaceva quel suo Montalbano, il modo vorace in cui si buttava su un piatto di spaghetti, la sua parlata di un siciliano inventatissimo, quella misura di solitudine e di forza. Mi riesce difficile immaginare chi potrebbe interpretarlo in futuro; forse meno somiglia al Montalbano letterario meglio è. E mi vengono in mente i personaggi di Vitaliano Brancati, che stavano delle ore a immaginarsi com’era nella realtà il “colonnello Stevens” che parlava da Radio Londra durante la guerra. Se alto o basso, se magro o ciccione. Lasciamo agli autori il diritto di creare ed inventare.

Giampiero Mughini - TV Sette, suppl. del Corriere della sera, 31.10.2002



Sull'onda del successo del «Commissario Montalbano»

Andrea Camilleri si diletta tra romanzi e opere liriche

Altri episodi delle avventure di Montalbano in tv? «Il futuro del commissario è nelle mani di Andrea Camilleri, speriamo che scriva altri bei libri», dice Carlo Degli Esposti, presidente della Palomar, che ha però già in cantiere per il 2003-2004 altri due film tratti dai romanzi «La concessione del telefono» e «La scomparsa di Patò». Sono sette milioni e trecentomila le copie vendute in totale dei libri di Camilleri. Lo rende noto lo stesso scrittore, commentando gli eccezionali ascolti tv raggiunti dal suo «Montalbano» e facendo notare che «questo non fa però aumentare i suoi lettori, che restano pochi, perché siamo in un paese che non legge». Proprio per questo la più grande soddisfazione è «quando qualcuno mi confessa di non aver mai letto un libro prima dei miei e ora che li ha finiti vorrebbe un consiglio su cosa leggere. Io gli dico di cominciare dai titoli che ogni tanto cita lo stesso Montalbano». Camilleri spiega che i suoi «sono lettori affezionati, fedeli, ma in tutto, in un paese di 50 milioni di persone, saranno 500 mila. Sembrano una moltitudine perché ognuno compra tutti i titoli e guarda se gliene manca uno, nemmeno fossero figurine della Panini». Scrive a macchina, non al computer e, appena finito un testo, racconta di sentire «il bisogno di leggerlo ad alta voce, perché solo così sento dove stavo sbagliando, avverto il ritmo e il procedere del senso». Qualcuno lo provoca dicendo che il record di 10 milioni di spettatori con Montalbano è da Sanremo e che ora la tv chiamerà lui e il suo commissario a presentare il Festival: «Sono cifre incredibili, inspiegabili, comunque io nei panni del professor Dulbecco non mi ci vedo. In caso, se vuole, ci andrà Zingaretti». «Ho piccoli gusti musicali un po' rognosi e diversi da quelli di Montalbano», spiega Camilleri, seduto accanto al compositore Marco Betta che sta traducendo in opera lirica, con il libretto e la regia di Rocco Mortelliti, i suoi otto racconti di «Il commissario di bordo», il primo dei quali debutta a Bergamo il 13 dicembre. Il creatore del commissario Montalbano confessa di ascoltare essenzialmente «musica moderna. Amo molto Alban Berg e il suo "Wozzek", sento spesso Schönberg. Anche la lirica classica, che ascolto a occhi chiusi, preferendo non andare a vederla, perché da vecchio uomo di teatro sarei distratto da tante cose che non mi tornerebbero, come un personaggio troppo grasso o una lettura registica. Detesto quei mie colleghi che trasferiscono l'Aida negli anni della guerra in Vietnam: sono idiozie totali, visto che l'unica cosa che conta davvero è la musica». Non corre rischi simili il suo commissario di bordo Cecè Collura, cui darà voce e corpo Vincenzo La Scola, con al fianco Katia Ricciarelli e Luciana Serra, che saranno gli interpreti principali di «Il fantasma della cabina», opera in due atti con scene di Italo Grassi. È il primo di quattro spettacoli, che tradurranno tutti gli otto racconti gialli della raccolta di Camilleri. Il secondo appuntamento è per il 2003 alla Chigiana con due atti unici, «Il finto cantante» e «Che fine ha fatto la piccola Irene». Poi sarà la volta di altri due racconti e infine di un'opera che ne ingloberà tre: «Il fantasma della cabina» sarà a gennaio a Lucca, a febbraio a Messina, a fine 2003 a Roma. Ad apertura e chiusura del palcoscenico il ticchettio di una macchina da scrivere e la voce dello stesso Camilleri che racconta in breve chi è Cecè Collura e come mai, da un commissariato di polizia, sia finito commissario di bordo su una nave da crociera, dove si troverà a dover risolvere vari misteri. E Camilleri commenta contento che in Betta «non vi sia alcuna volontà di illustrazione e alcuna volontà di commento musicale al racconto. Così si rivendica l'autonomia della musica e ciò mi rassicura». Lo scrittore ricorda la sua prima e unica regia, proprio al Donizetti di Bergamo nel 1958, di un'opera lirica, «San Giovanni decollato» di Alfredo Sangiorgi, tratto da Martoglio. Di «Il fantasma nella cabina» non ha ascoltato una nota e dice di volerselo «godere tutto il giorno della prima, proprio come mi godo Montalbano in tv, senza saperne nulla prima. Sono gli altri, in questi casi ad avere il peso delle responsabilità. C'è il regista, gli attori, il compositore e il mio testo di partenza è l'ultima cosa che conta».

Gazzetta del Sud, 31.10.2002



Montalbano, serie da favola

Record d'ascolti. Parla il regista Alberto Sironi

La Sicilia da favola, attraversata dalla strisciante malinconia del commissario Montalbano ha incantato i telespettatori. Il 28 sera 9.352.000 persone sono rimaste inchiodate davanti alla tv per seguire «Il senso del tatto», prima puntata della nuova serie interpretata da Luca Zingaretti ora approdata su Raiuno. Le percentuali di ascolto del 33.51 per cento, con punte di oltre i 10 milioni e oltre il 40 per cento di share, hanno incoronato la Rai re per una notte totalizzando complessivamente il 47.21 per cento contro il 42.59 raggiunto dalla sorellastra Mediaset nella fascia del prime time. Agli italiani in effetti la fiction piace, se poi sul piccolo schermo compare lo sguardo accigliato di Luca Zingaretti la lancetta del gradimento si impenna: l'episodio in onda lunedì è il quarto miglior ascolto tra le serie televisive di tutto il 2002 dopo Perlasca (sempre con Zingaretti), Papa Giovanni e Maria Jose. Lui Montalbano comunque miete vittime ogni anno, confermandosi già dalla prima edizione, trasmessa nel 1998 su Raidue, il vincitore nella gara dell'audience giornaliero. Lo sforzo produttivo della Palomar, oltreché la scelta indovinatissima del volto di Zingaretti, insostituibile, sono dunque sempre premiati ogni volta che il commissario si affaccia sulle lande desolate dei palinsesti.

Desolazione a parte, la scommessa non era scontata, perché lasciarsi contagiare dall'epidemia Camilleri poteva essere rischioso. E invece Alberto Sironi, il regista dei dieci film finora prodotti, compresi i tre che andranno in onda nelle prossime settimane («Gli arancini di Montalbano», lunedì 4 novembre, l'episodio dalle tinte gotiche tratto dal romanzo omonimo edito da Sellerio «L'odore della notte», l'11 e «Il gatto e il cardellino», il 18) ha saputo addomesticare il caso editoriale alle sue esigenze.

Che tipo di operazione ha dovuto compiere per portare sul piccolo schermo le avventure letterarie di Montalbano?

Lo sforzo è stato non lasciarsi catturare dalla calligrafia letteraria e raffinata di Camilleri. Avevo a disposizione un personaggio molto semplice ispirato ai protagonsisti del cinema degli anni `60 e una Sicilia antica, che sono i riferimenti culturali e biografici di Camilleri stesso. Dovevo trovare il modo di mettere in scena storie contemporanee e atmosfere antiche, dunque ho tolto il più possibile i riferimenti temporali, ma rimanendo aderente alla realtà: le automobili sono senza colore e la Vigate dove si ambientano le varie avventure, è stata costruita come un paese reale.

Dunque che Sicilia ha voluto rappresentare?

Volevo rispettare l'immagine favolistica che ne da Camilleri. Trovare soluzioni visive che rispondessero a un registro figurativo alto e non cadessero invece nella cronaca, nella quotidianità. Una scelta evidente per esempio quando il set si sposta nel paesaggio desolato intorno alla Mannera. L'intento è restituire una Sicilia da favola in tutti gli aspetti anche in quello più cupo della modernità, ispirata all'immaginario di Guttuso.

Che cosa invece ha condizionato la scelta della lingua?

Ho cercato di edulcorare la lingua per renderla più accessibile. Il siciliano stretto è stato dunque mediato, un po' come faceva Edoardo per il napoletano. All'inizio in qualche dialogo abbiamo tentato di rispettare i giochi linguistici di Camilleri, le sue parole dialettali o inventate dalla sua memoria o dal suo piacere, ma l'escamotage della traduzione, la stessa frase immediatamente pronunciata in italiano, non mi ha convinto.

E Zingaretti come lo dirige?

Luca Zingaretti sa perfettamente cosa fare, dove portare il suo personaggio, io mi limito a filmarlo bene e a scegliere attori bravi per fargli da contorno.

GIULIA SBARIGIA - Il Manifesto 30.10.2002



Nisseno sul set del Commissario

Nella popolare fiction tv di Montalbano lunedì sarà in scena Salvatore Cannistraci

Dopo Lorenzo Roccaro («La voce del violino», 1999), Giulia Iannì («Una gita a Tindari», 2000), Giovanni Speciale («Tocco d'artista», 2000) un altro nisseno, Salvatore Cannistraci, 45 anni, geometra, in servizio negli uffici del Genio Civile di Caltanissetta, presterà il suo volto ad uno dei personaggi che ruotano intorno al commissario Montalbano (impersonato dall'attore Luca Zingaretti) nell'episodio «Gli arancini di Montalbano» - tratto dall'omonima raccolta di racconti - che andrà in onda lunedì 4 novembre sulla prima rete Rai per la nuova serie della fiction televisiva dedicata al noto personaggio letterario nato dalla penna di Andrea Camilleri. Originariamente prevista per marzo di quest'anno, la quarta serie della fiction televisiva vede la luce proprio in queste settimane con i nuovi episodi proposti, tra cui quello in cui appare Cannistraci, che ha registrato l'episodio lo scorso anno dopo essere stato selezionato in uno dei provini svoltisi nella nostra isola proprio per trovare volti per i nuovi episodi diretti dal regista Alberto Sironi. Salvatore Cannistraci (che collabora con l'associazione teatrale «Don Bosco», con la compagnia «Associazione del Teatro Popolare Nisseno» e con la compagnia «Stabile nisseno») è il quarto nisseno che prende parte agli episodi diretti da Alberto Sironi. L'episodio di lunedì prossimo regalerà ancora una volta suspence e colpi di scena agli spettatori e ai fan del celeberrimo «commissario» dal carattere «spinoso» e con la passione per la buona cucina siciliana.

La Sicilia, 30.10.2002



La lezione di Montalbano

Civetterie letterarie: il primo morto che il commissario Montalbano incontra sulla sua strada si chiama Nené, ma all’anagrafe fa Enea Silvio Piccolomini, proprio come Pio II, il Papa che nei «Commentarii» (una delle letture più amate da Fruttero & Lucentini) incarnò del Rinascimento lo spirito creativo e avventuroso, il genio del racconto. E’ cieco (come Omero) e ha un cane, furioso solo a tratti, che si chiama Orlando. Civetterie cinematografiche: la Sicilia di Montalbano è l’altra faccia della «Terra trema». Due mondi a loro modo inesistenti, due sublimazioni della fiction ottenute attraverso un bagno totale di realismo e gli splendidi scenari naturali dell’isola. Finite le civetterie, la nuova serie de «Il commissario Montalbano» (Raiuno, lunedì, ore 21, quattro episodi) celebra due grandi trionfi. Il primo è quello della serialità d’autore, a nostro avviso l’unica via percorribile in Italia. Che significa: puntare al catalogo (Montalbano rivisto fra 5 anni non perderà d’interesse), alla buona scrittura (sceneggiatura di Francesco Bruni, Salvatore de Mola, Andrea Camilleri, regia di Alberto Sironi), alla recitazione (Luca Zingaretti). Ed è il riconoscimento che merita la casa produttrice, la Palomar di Carlo Degli Esposti. Il secondo trionfo è di Zingaretti. Sullo schermo esiste solo lui, come un Papa rinascimentale, i comprimari servono soltanto a umanizzare il suo potere temporale. Il Montalbano letterario è stato fagocitato dall’attore che lo interpreta. Quando il commissario ripete ossessivamente «Montalbano sono» non è una formula di presentazione ma un marchio, un brand editoriale, una eco dell’antica rivendicazione di Flaubert: «Madame Bovary c’est moi». Ecco perché il suo metodo d’indagine è abitato da visioni e assomiglia molto a una sorta di evangelizzazione. Montalbano non conversa, converte.

Grasso - Corriere della sera, 30.10.2002



Su Raiuno più di nove milioni di telespettatori

Il commissario Montalbano “umilia” Zorro di Banderas

[...] Lo straordinario successo di pubblico e di critica del film-tv Il Commissario Montalbano - ha dichiarato Max Gusberti, vice direttore di Rai Fiction e responsabile della serie tratta dalle opere di Camilleri - premia un lavoro iniziato circa cinque anni fa. Dopo la nomination agli Emmy del Ladro di Merendine, i numerosi premi nei Festival internazionali e le vendite all'estero, il passaggio a Raiuno ha visto il consolidarsi del Commissario Montalbano come grande fenomeno popolare. I dieci film finora prodotti, compresi i tre che andranno in onda nelle prossime settimane, dimostrano come un prodotto realizzato con cura artigianale da una sperimentata èquipe, rimasta stabile negli anni, abbia ormai la forza di un prodotto industriale. Il mondo di Camilleri è un giacimento di storie e personaggi da cui Rai Fiction e Palomar possono ancora attingere per prodotti di qualità. Con i successi di Don Matteo e Lo Zio d'America, e i buoni risultati di Incantesimo, la fiction Rai conferma la sua capacità di mantenere, con linguaggi e stili diversi, un forte rapporto con il proprio pubblico.

Gazzetta del Sud, 30.10.2002



Levànzo è in realtà il borgo di Scopello

Girato a Castellammare il primo episodio del commissario Montalbano

Miracoli alla celluloide. Immagini che si fondono in un paesino che esiste solo nella fantasia del regista, nomi di città storpiati e qualche accento messo un po' più in là. «Montalbano sono». Luca Zingaretti ha imparato bene il siciliano. Ma nell'episodio di lunedì sera («Il senso del tatto») del simpatico commissario di Andrea Camilleri, ci si concentrava su quello che stava dietro gli attori. L'isola di Levanzo da sdrucciola diventa piana nella pronuncia (Levànzo) e nella materia presta solo i suoi contorni all'immagine voluta dal bravo regista Alberto Sironi. E' così che l'isoletta delle Egadi si trasforma magicamente nel borgo marinaro di Scopello, con i suoi faraglioni, le sue giganti ancore nere da tonnara, le sue acque dai riflessi verdi accarezzate dalla poseidonia. E qualche fotogramma viene rubato persino all'isola di Favignana, qualche altro a Cornino. L'episodio (il primo dei quattro della nuova serie del commissario Montalbano) ha suscitato parecchia curiosità nei telespettatori castellammaresi proprio perché girato nei dintorni. La cittadina del Golfo ha «immolato» anche un suo attore, Baldo Sabella (impiegato comunale, regista della rievocazione storica del miracolo della Madonna) nella parte di uno scorbutico marinaio che «viene annegato». Ottima la sua interpretazione. Ora c'è però la grande attesa, da parte dei castellammaresi: vedere Katharina Bohn (la fidanzata di Montalbano) come «Dio l'ha fatta». E sì, perché chi se le scorda più quelle scene, girate lo scorso ottobre, quando la bella attrice usciva nuda dal mare di Guidaloca? Scene ripetute tre, quattro volte, con la segreta speranza che la Bhon sbagliasse per vederla ancora. Ora tutti pregano che quella sequenza non sia stata «crudelmente» tagliata.

Enzo Di Pasquale - La Sicilia 30.10.2002



«Sfrattati» Ventura e Gnocchi

Il lunedì sera è di Montalbano

«La grande notte del lunedì sera», dal 4 novembre, trasloca, com'era destino fin dal titolo, in seconda serata. Forse qui la trasmissione di Raidue troverà il pubblico più adatto al suo umorismo surreale e raffinato senza doversi scontrare con i giaguari del lunedì sera: grandi film e grandi fiction. Non per nulla, sempre lunedì sera, il nuovo episodio di Montalbano ha riscosso un successo siderale (9,3 milioni di spettatori con il 33%). La decisione è stata presa dal direttore di Raidue Antonio Marano dopo che l'ultima puntata era stata seguita da 1,6 milioni di spettatori, cioè il 6,2%: una cifra troppo bassa per una rete che ha come obiettivo il 13%. Ma il lunedì sera non era certo la collocazione più adatta per un programma che, bene o male, costituisce l'unica vera novità televisiva dell'anno. Il posto sarà occupato da un film o un tv-movie. La notizia non è stata confermata da Simona Ventura, che ha parzialmente smentito: «La decisione non è ancora stata presa. So comunque che la Rai apprezza molto il nostro programma, che è un format originale. I dirigenti più alti pensano che, mentre Montalbano raggiunge simili ascolti su una rete Rai, le altre si possono permettere di condurre esperimenti innovativi». Gene Gnocchi ha aggiunto: «Se lo spostamento dovesse essere deciso, il programma avrà almeno la possibilità di farsi conoscere dal pubblico». La causa, indiretta e involontaria, della ristrutturazione del lunedì sera di Raidue, è stato l'incredibile successo di «Montalbano». [...] Piero Degli Anton

Il Resto del Carlino, 30.10.2002



Luca Zingaretti, il senso del successo

Audience record per il primo episodio della nuova serie del Commissario Montalbano seguito lunedì da quasi dieci milioni di telespettatori L’attore si gode il momento e pensa al futuro: «Mi piacerebbe fare il comico»

Il commissario Montalbano arriva su Raiuno è fa record: 9.352.000 spettatori con uno share del 33,51% e punte di oltre 10 milioni e 40% di share. Il primo dei quattro film per la televisione dedicati al popolare personaggio di Camilleri, oltre a vincere la serata, è stato la fiction più vista della stagione e, da un analisi più dettagliata degli ascolti, risulta sia stata seguita dal pubblico del nord come da quello del centro e del sud, dagli uomini quasi quanto dalle donne, soprattutto dai laureati e dagli spettatori con istruzione superiore. Il primo dei quattro nuovi episodi delle avventure del commissario Montalbano andato in onda lunedì sera è il quarto miglior ascolto tra le fiction di tutto il 2002 dopo «Perlasca» (interpretato come Montalbano da Zingaretti), «Papa Giovanni» e «Maria Jose». Il successo è stato decretato dal pubblico di tutt’Italia, con punte più alte in Umbria (54% di share), Lazio (44%), Piemonte e Val d’Aosta (37,5%). In Sicilia, dove è ambientato, è stato seguito dal 43,5%. Omogeneo l’apprezzamento del pubblico di tutte le età mentre leggera la prevalenza femminile. Dopo aver vinto il Telegrolle 2002 quale migliore attore, Luca Zingaretti ha aggiunto un’ulteriore successo al suo curriculum riuscendo a corroborare la tesi rivendicata dalla sua categoria nell’occasione della consegna dei premi di «Tv Sorrisi e Canzoni». Gli attori del piccolo schermo rivendicarono quella sera a Saint Vincent «dignità di attori» e a giudicare dagli ascolti medi delle fiction e, non ultimo, dai picchi conquistati da Montalbano lo fecero a ragion veduta. Proprio il Commissario Montalbano, tra successi e «crociate», comunque non è destinato ad incatenare l’attore romano. Zingaretti, che ha in programma tra le altre cose un documentario sull’Uganda e che sta attendendo una chiamata per vestire i panni di Papa Giovanni Paolo II, non sembra destinato a rappresentare per l’immaginario collettivo solo ed esclusivamente il commissario siciliano. Da parte sua Luca Zingaretti ha infatti confermato che le sue ambizione, almento in parte, puntano ad altro. «Mi piacerebbe - ha detto - fare il comico perchè negli ultimi anni è un genere che ho frequentato poco e mi divertirebbe». Questo indipendentemente dalle sue attitudini artistiche, che non dicono di lui come di un comico consumato. «Non sono un cabarettista - ha detto ancora Zingaretti - non so improvvisare, ma ho i tempi necessari per far ridere là dove il testo me ne dà la possibilità». Chissà che qualcuno prima o poi non gli dia questa possibilità, chissà che Montalbano, ops Zingaretti, non possa fare anche ridere oltre che sbancare l’Auditel.

Giornale di Brescia 30.10.2002



Montalbano da record incanta l’Italia

Oltre nove milioni di spettatori e il 33,51 per cento di share, su Raiuno, per il primo episodio della nuova serie

«Montalbano, sono!» e, metaforicamente, Antonio Banderas con tanto di maschera e di mantello nero da Zorro si toglie il cappello e lo lascia passare. È andata proprio così. Di fronte a Luca Zingaretti, Il commissario Montalbano, non c’è niente da fare. E lunedi sera la fiction tratta da un racconto di Andrea Camilleri di cui è protagonista il simpatico commissario siciliano, ha davvero spopolato. Ben nove milioni 352mila italiani (lo share è stato del 33,51 per cento) si sono sintonizzati su Raiuno per seguire Il senso del tatto, prima puntata di questa nuova serie. Ci sono state punte di ascolto che hanno superato i dici milioni di spettatori e il 40 per cento di share. Il “povero" Zorro-Banderas su Canale 5 si è dovuto accontentare delle briciole (6 milioni 436mila spettatori e il 26,60). Quello andato in onda lunedì sera è il quarto miglior ascolto tra le fiction di tutto il 2002 dopo Perlasca (gennaio scorso, su Raiuno, 12 milioni 942mila spettatori ed il 43,8 di share, interprete sempre Luca Zingaretti), Papa Giovanni (aprile, Raiuno, nelle seconda ed ultima puntata 14 milioni 680mila e 51 di share) e Maria Jose (gennaio, Raiuno, la seconda parte, 9 milioni 547mila e 33,39 di share). È curioso constatare, tra l’altro, che nonostante l’accento spiccatamente siciliano (in linea con i libri di Camilleri) Zingaretti-Montalbano è piaciuto a tutti. Le punte più alte sono state in Umbria con il 54 di share poi, a seguire, il Lazio (44), il Piemonte e la Val d'Aosta (37,5). In Sicilia la puntata è stata seguita dal 43,5 dei telespettatori. Il plauso c’è stato anche da parte dei musicofili che hanno dato un dieci e lode alla colonna sonora di Franco Piersanti. La televisione onorerà ancora Camilleri e i suoi racconti con altre due fiction. «Il futuro del commissario è nelle mani di Andrea Camilleri, speriamo che scriva altri bei libri», dice Carlo Degli Esposti, presidente della Palomar che produce il serial. Mentre si affida alla creatività dell’autore siciliano, però, confessa di avere già in cantiere per la prossima stagione altri due film tratti dai romanzi La concessione del telefono e La scomparsa di Pato. Anche la lirica non resta a guardare. Il 13 dicembre al teatro Donizetti di Bergamo, infatti, andrà in scena l’opera Il fantasma nella cabina tratto da alcuni racconti del papà di Montalbano. Il melodramma l’anno prossimo approderà al Costanzi di Roma. Il genero dello scrittore, Rocco Mortelliti, ha deciso di firmarne la regia. La musica è di Marco Betta. Interpreti d’eccezione: Katia Ricciarelli, Vincenzo La Scola e Luciana Serra. Direttore Aldo Sisillo. Stavolta, però, le avventure non sono quelle del commissario più amato dagli italiani, ma del suo conterraneo Cecè Collura, investigatore di bordo. La storia vede il nostro personaggio costretto a scontarsi con un caso stranissimo: quello di un fantasma avvistato in cabina da una signora. La questione è scoprire chi è la stupenda dama che ha fatto la denuncia. Collura si mette all’opera e alla fine scopre che si tratta di un'attrice che qualcuno ha “reclutato" per danneggiare l'immagine della compagnia di crociere. «La sfida - ha detto Marco Betta, parlando del Fantasma della cabina - è di non tradire, con i tempi dell’opera, il passo che Camilleri dà ai suoi racconti».

PATRIZIA SALADINI - Il Messaggero 30.10.2002



Il ritorno di Montalbano

GRAZIE ad una suspense, sapientemente creata per il ritorno in video di un prodotto amato dal pubblico, la prima puntata della fiction "Il Commissario Montalbano" ha consentito, lunedì sera, a Raiuno, di fare il pieno di ascolti. 9.352.000 spettatori hanno seguito la prima nuova avventura televisiva di Luca Zingaretti nel ruolo del commissario creato da Camilleri. Niente da fare per "La maschera di Zorro", feuilleton con cui la concorrenza ha cercato, inutilmente, di arginare lo strapotere di Zingaretti- Montalbano. Il risultato d'audience di Raiuno assume un doppio significato: da una parte evidenzia che il pubblico premia Zingaretti nel ruolo di Montalbano perché riconosce che è il personaggio più idoneo alla sua personalità di attore. Ed implicitamente lo incita a non abbandonarlo. Dall'altra dimostra che anche le megapellicole statunitensi possono essere battute da un buon prodotto made in Italy. Basta che ci sia un'idea di supporto. Eppure in questa nuova edizione de "Il Commissario Montalbano" si riscontra qualche differenza rispetto al passato, concretizzabile in una sorta di minore attenzione agli esterni ed una più superficiale cura per gli interni. Faceva capolino la semplicità di una soap opera piuttosto che la ricostruzione di una fiction di qualità. Come se, consapevoli della benevolenza del pubblico, i produttori avessero voluto risparmiare. Non rendendo certo un buon servigio al pubblico ed alla dignità letteraria di Montalbano. A rimediare, il più possibile, la supremazia della regia di Alberto Sironi, che è riuscita a far dimenticare ogni carenza grazie all'intensità espressiva con cui ha sempre seguito i personaggi.

Mar. Cat. - Il Tempo 30.10.2002



TV Record della nuova stagione

Montalbano batte Zorro e vola oltre i 9 milioni: quarta fiction dell'anno

Il commissario Montalbano arriva su Raiuno è fa record: 9.352.000 spettatori con uno share del 33,51% e punte di oltre 10 milioni e 40% di share. Battuto così Zorro-Banderas su Canale 5 (6.436.000 e il 26,60%), la Rai vince il prime time (47,21% contro 42,59% delle reti Mediaset). Sempre a Striscia la notizia va comunque la palma di programma più visto e per la 15esima volta supera i 10 milioni di spettatori. Il primo dei quattro film tv dedicati al popolare personaggio di Camilleri, è stato la fiction più vista della stagione e, da un'analisi dettagliata degli ascolti, risulta seguita dal pubblico del nord come da quello del centro e del sud, dagli uomini quasi quanto dalle donne. L'episodio andato in onda lunedì sera è il quarto miglior ascolto tra le fiction di tutto il 2002 dopo Perlasca (gennaio scorso, su Raiuno, 12.942.000 ed il 43,8% di share, interpretato come Montalbano da Zingaretti), Papa Giovanni (aprile, Raiuno, nelle seconda ed ultima puntata 14.680.000 e 51%) e Maria Josè (gennaio, Raiuno, la seconda parte, 9.547.000 e 33,39). Il successo è stato decretato dal pubblico di tutt'Italia, con punte più alte in Umbria (54% di share), Lazio (44%), Piemonte e Val d'Aosta (37,5%). In Sicilia, dove è ambientato, è stato seguito dal 43,5%. Omogeneo l'apprezzamento del pubblico di tutte le età e leggera la prevalenza femminile. Tra i laureati, a seguirlo è stato addirittura il 50%, il 38% tra coloro che hanno istruzione superiore, il 32% per la media inferiore ed il 29% per l'istruzione elementare.

Gazzetta di Parma - 30.10.2002



La fiction formato esportazione

Dal "Commissario Montalbano" al "Medico in famiglia": un successo imprevisto le vendite all’estero curate da Rai Trade delle produzioni televisive di successo

Se siete a Shangai o Hong Kong, non stupitevi di veder apparire in tv il commissario Montalbano che parla cinese. Oppure lo zio d’America impersonato da Christian De Sica o la Ferilli in Cuore di donna: Rai Trade, la società che commercializza i diritti televisivi in Italia e all’estero, ha appena firmato un accordo con la rete di distribuzione Champs Lis di Pechino per la trasmissione di cento titoli cinematografici e televisivi in Cina per un valore complessivo di 700mila dollari. I prodotti Rai, dallo sport, alla fiction, fino ai documentari e alla musica colta, vengono diffusi mondialmente attraverso contatti mirati con le diverse emittenti televisive dell’intero globo. «I primi incontri con la Cina – dice Roberto Di Russo, presidente di Rai Trade – sono iniziati nel 2000 in occasione del Film Festival di Shangai. Da allora la presenza e l’intensificazione dei rapporti commerciali con le varie reti cinesi è stata crescente. Oggi siamo diventati importanti fornitori». E’ un traguardo a suo modo storico se si considera che in questo paese l’80% dei programmi televisivi deve essere prodotto in Cina e solo il 20 è acquistato all’estero. Buona parte di questa fetta poi, è assorbita dall’Inghilterra, che come ex paese colonizzatore, qui continua ad esercitare una grande influenza e dagli Stati Uniti, il più importante partner economico della Cina. Ma non finisce in Cina. Rai Trade ha siglato altri importanti accordi con diverse emittenti internazionali in occasione dell’ultimo Mipcom, il più grande mercato mondiale per la compravendita dei diritti televisivi che si svolge ogni anno a Cannes durante il mese di ottobre. «Prima di questo evento però – dice Di Russo abbiamo organizzato gli Screenings a Taormina, una manifestazione di tre giorni durante la quale Rai Trade ha invitato tutti i principali buyer mondiali per visionare, attraverso 120 postazioni attrezzate con tv e videoregistratore, tutti i programmi Rai in anteprima. E’ già il decimo anno, ma questa volta la partecipazione è stata più numerosa del previsto. I 200 rappresentanti di televisioni straniere hanno avuto la possibilità di guardare i programmi e annotare le loro preferenze, arrivando a Cannes con le idee già chiare. Qui poi, sono stati definiti i contratti». Così, Lo zio d’America è stato venduto anche in Vietnam, in Serbia, in Albania, in Romania e in Russia, i quattro nuovi episodi di Montalbano saranno visti in Albania, in Australia, in Polonia e in Repubblica Ceca. Perlasca ha riscosso successo con le reti di Messico, Brasile, Argentina, Singapore, Serbia, Bulgaria, Slovacchia. Stesso successo, con trattative con tutte le tv europee per altre serie prodotte dalla Rai, come Un medico in famiglia, Incantesimo, Commesse, Don Matteo. «E’ la prima volta che notiamo una così grande partecipazione da parte dei paesi dell’est, segno che il prodotto italiano è apprezzato all’estero: finora l’interesse primario delle reti estere era rivolto al campionato di calcio, distribuito ormai in tutto il mondo, ora l’attenzione si sta spostando alla fiction e al cinema italiano, da sempre punti di forza delle tv americane».

ANNAMARIA D'URSO - Repubblica Affari e finanza 29.10.2002



Irresistibile misantropo

Torna il commissario Montalbano Luca Zingaretti si racconta a Radio Capital

Cos'ha Luca Zingaretti in comune col commissario Montalbano? Purtroppo mi riconosco solo nei suoi lati negativi, nel senso che sono un po' irascibile, un po' orso e misantropo, come lui (pochi amici, ma buoni!). In questi anni di grande amore del pubblico, si è fatto un idea del perché il commissario Montalbano sia così amato dagli italiani? Credo che Montalbano incarni un po' la figura dell'italiano "brava gente", che apparteneva un po' alla generazione dei nostri nonni. E' un uomo ancora di sani princìpi, un uomo che si basa sulla domanda "di che cosa ho bisogno per essere felice?" ed agisce in base alle risposte che si da', senza lasciarsi ingannare da falsi obiettivi o da falsi messaggi, e questo, almeno per me, è molto importante, perché credo sia questo che faccia sì che Montalbano sia un personaggio al quale noi maschetti vorremmo assomigliare e che magari le donne vorrebbero avere vicino. Andrea Camilleri ci ha detto che in qualche modo Montalbano è figlio del commissario Maigret: secondo lei, i due si sarebbero piaciuti? Credo che si sarebbero piaciuti molto. Magari all'inizio sarebbero stati un po' diffidenti l'uno verso l'altro però non se lo sarebbero mai dichiarato. E sotto sotto avrebbero riso sotto i baffi, anche se il mio Montalbano non li ha, e si sarebbero detti che il commissario che avevano di fronte era una persona piacevole o che comunque a loro piaceva. Che rapporto ha col commissario Montalbano? Io gli voglio molto bene, non tanto perché mi ha dato il successo ma proprio perché c'è una strana sensazione: il rapporto tra me e Montalbano è quello di un uomo che ha un amico che vive in un piccolo paesino sperduto della Sicilia orientale e che ogni tanto lo va a trovare e ci passa insieme un paio di mesi. Insomma, gli voglio bene. Quindi lei non si è ancora stufato di intepretare ancora una volta Montalbano... Io sono molto contento. Il mio metro di giudizio è: fai le cose che ti diverte fare e che ti divertirebbe vedere sullo schermo. Detto questo, le variabili di una carriera sono talmente tante che pensare di controllarle tutte è una follia. E quindi, uno si deve divertire. Anche nella vita, ogni tanto, ho adottato questo sistema e mi sembra che finora abbia funzionato!

Arianna Finos - Capital.it 29.10.2002



Montalbano sbanca l'auditel, Zingaretti commosso

La fiction sul commissario inventato da Andrea Camilleri è vista da nove milioni di spettatori. L'attore romano: questa volta sono davvero emozionato.

Il Commissario Montalbano approda su Raiuno ed è subito record: il primo episodio della nuova serie della fiction interpretata da Luca Zingaretti ha ottenuto infatti 9 milioni 352 mila telespettatori con il 33,51 per cento di share e con punte di oltre 10 milioni di spettatori. Nulla ha potuto contro il commissario siciliano il film di Canale 5 La Maschera di Zorro con Antonio Banderas (6 milioni 436 mila, share 26,60 per cento. ''In questi casi tutti dicono di essere emozionati e commossi, ed io mi sono sempre ripromesso di non cadere nello stesso luogo comune: eppure questa volta sono davvero emozionato e commosso. Sono particolarmente grato al pubblico per l'affetto e la fiducia che mi ha rinnovato anche in questa occasione''. Luca Zingaretti commenta così il successo ottenuto su Raiuno dal primo episodio della nuova serie del Commissario Montalbano di cui è protagonista. Alla felicità di Zingaretti si aggiunge la soddisfazione di Carlo Degli Esposti, presidente della Palomar, che ha prodotto la fiction e che loda il lavoro di tutta la "squadra" che c'è dietro a questo successo. ''Devo ad Elvira Sellerio la conoscenza di Andrea Camilleri e con Camilleri ho conosciuto i suoi bellissimi romanzi". La fiction ha messo d'accordo tutta Italia. Se il risultato nazionale è sicuramente importante, con in chiusura uno share del 40 per cento, l'analisi dei dati offre numerose sorprese. Sebbene sia recitata nel siciliano di Camilleri, la fiction è stata seguitissima al Nord con una media del 28,5 per cento e con il risultato straordinario di Piemonte e Valle d'Aosta, oltre il 37,5 per cento. Il successo maggiore si è avuto in media nell'Italia centrale, con il 42 per cento di share, dove spiccano il 54 per cento dell'Umbria e il 44 per cento del Lazio. Più atteso il risultato del Sud (35 per cento) e in particolare della Sicilia, dove Montalbano è stato seguito dal 43,5 per cento del pubblico. Il commissario Montalbano è stato il programma più seguito sia dal pubblico maschile che da quello femminile, con una leggera prevalenza di quest'ultimo, e in tutte le fasce d'età. Risultato record tra gli spettatori laureati (oltre il 50 per cento di share), ma ottimi anche i dati del pubblico con istruzione elementare (29 per cento), media inferiore (32 per cento) e superiore (38 per cento).

Il Nuovo 29.10.2002



NOTE DI REGIA

Dopo aver girato 10 film, posso dire che la mia vita è cambiata con Montalbano. Mi chiedo che cosa resta al pubblico? Ho girato questi films perché Montalbano mi piace, come piace a tutti coloro che nella vita amano le creature umane, con le virtù ed i difetti umani. Quando conto i milioni di persone che hanno visto questi film io spero che il segreto del successo sia che Montalbano è un uomo. Un uomo con tutti i suoi difetti, che tiene fede alle sue idee, che non ha paura di perdere. Che cos'ha da perdere un servitore dello Stato: non il denaro, nemmeno la carriera, Montalbano non vuole fare carriera guai a parlargli di promozione. Soltanto la dignità. Leggendo Camilleri, Montalbano te lo immagini fatto di carne e di sangue : scontroso, anarchico, individualista, goloso, sensuale, ma alla fine un eroe. E siccome le storie che racconta Camilleri non sono fiabe , dove sarebbe facile metterci gli eroi ed i paladini, prendere il personaggio Montalbano dalle pagine di Camilleri e farlo rinascere sullo schermo è stato affar mio. In molti dicono che i film sono buoni . Ci ho messo tutta la voglia che avevo di farmi incantare da questo personaggio, da queste storie e di incantare a mia volta. Se guardate la Sicilia di Montalbano è un paese sospeso nel tempo, senza età, un paese di oggi e di ieri…senza traffico, attraversato da poche macchine invisibili, senza colore; uno scenario di piazze vuote con i fondali teatrali delle facciate barocche di chiese e palazzi, coste bagnate da un mare trasparente che ti entra fino in casa come le onde che bagnano la balaustra della terrazza del commissario, scheletri di fabbriche che si sgretolano mangiate dal vento, labirinti di pietra, giardini secolari… Questo è il teatro ed i personaggi? Le storie di Camilleri sono popolate da un mare di personaggi che ricordano il colore del teatro verista siciliano, personaggi che solo in Sicilia hanno ragione di esistere, ma che rappresentano in modo esemplare il bene ed il male di ogni paese. Amo gli attori di Montalbano anche quelli minori, li ho cercati con pazienza nei teatrini dialettali di Catania persino nelle compagnie amatoriali. Ho avuto l'impudenza di scomodare qualche grande vecchio che aveva smesso di recitare ed alla fine ho ricostruito il presepio di caratteri sui quali si appoggia Montalbano in quel sapiente concerto che ha costruito Camilleri e la sua lingua. Luca Zingaretti ! Non voglio aggiungere altro a ciò che è stato scritto e detto. Il suo successo parla da solo, Zingaretti è attore di razza e uomo sensibile ed intelligente. Oggi Montalbano è lui, nessuno può immaginarlo con un altra faccia. Che dire, per ultimo, delle femmene di Montalbano? Tutte, anche le assassine, amano il commissario ma lui ahimè , ne ama una sola. Eccole lì le femmene di Montalbano tutte in fila; ogni tanto nella mia mente le rivedo, persino in Svezia sono andato a scovarne una…speriamo di rincontrarle presto nelle nuove storie. Oggi consegniamo i primi 10, domani chissà… arrivederci Alberto Sironi.

Alberto Sironi - http://www.montalbano.rai.it/





Andrea Camilleri e il telefilm

Passeggiare per Via Nazionale con Andrea Camilleri vuol dire anche avvicinarsi idealmente alle case abitate da Luigi Pirandello tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del secolo scorso. La sua prima dimora romana, dove fu ospite dello zio in via del Corso, e quella dove trascorse il primo periodo del suo sciagurato matrimonio con la moglie Caterina. Camilleri, che ha pubblicato per Rizzoli Biografia del figlio cambiato, la vita romanzata di Pirandello, spiega che nulla è solo una coincidenza. Pirandello condusse un'esistenza da sradicato, dice Camilleri: fu un nomade tutto particolare, immerso nella profonda nostalgia della sua terra.

Camilleri incontra Pirandello: o meglio, lo incontra di nuovo. Giusto? Giusto: non si tratta di un incontro nuovo, quanto di una vecchia conoscenza. Io ho fatto, tra teatro, televisione e radio, oltre quaranta regie tratte da Pirandello. Naturalmente non si è trattato solo di testi teatrali, ma anche della riduzione di alcuni romanzi come I vecchi e i giovani, più l'adattamento di una grande quantità di novelle. Cosa la lega di più a Pirandello? Gli devo molto. Soprattutto credo di aver assimilato il suo occhio ironico sulla realtà. Un vero e proprio debito, che pago a modo mio. Quali opere ha portato in televisione? Ne ho dirette parecchie. Quelle di cui ho il ricordo più vivo sono Cecè e Amicissimi, due novelle. Qual è il suo rapporto con la televisione? Io sono stato per anni il responsabile della prosa della seconda rete televisiva: avevamo un appuntamento fisso il venerdì. Era un prodotto molto raffinato: abbiamo messo in scena Ibsen, lo stesso Pirandello. I registi erano straordinari: Ronconi, Lavia Lei è stato uno dei pochi a vedere i suoi libri riscritti per la televisione, trasformati in telefilm. Che effetto le fa? Mi ha fatto un'ottima impressione, perché con il mio passato da regista sono stato capace di spogliarmi dalle vesti d'autore. Vuole dire che è riuscito a trasformarsi in un semplice spettatore? In un certo senso. E poi il prodotto era di ottimo livello. Improvvisamente un personaggio della sua fantasia, prendeva forme televisive La cosa buffa è che non erano neanche le stesse forme che avevo pensato per il mio commissario. Montalbano avrebbe dovuto essere più giovane. Ma l'abilità dell'attore sta proprio nel prenderti in giro, ossia convincerti che durante il periodo di tempo in cui recita, lui è l'unico possibile Amleto al mondo. Quindi, mentre guardavo il televisore, quello era l'unico possibile commissario Montalbano. Questo, a mio avviso, è un segno tangibile che un prodotto è ben riuscito. Ma non ha visto solo i telefilm tratti dai suoi libri Assolutamente no. Io sono un estimatore dei film per la televisione. Mi considero, per esempio, un vero e proprio appassionato del Maresciallo Rocca. Un caso in cui, secondo me, hanno funzionato sia la sceneggiatura - credo che Laura Toscano sia straordinaria - sia l'interprete principale, Luigi Proietti, uno dei miei attori preferiti.

Lia Colucci - Rai.it



Montalbano record. In cantiere altri episodi

Sull'onda del successo della nuova serie del "Commissario Montalbano", sono già stati messi in cantiere per la prossima stagione altri due film tratti dai romanzi di Camilleri. In primavera, invece, troveremo in cassetta quelli già trasmessi

Altri episodi delle avventure di Montalbano (alias Luca Zingaretti) in tv? «Il futuro del commissario è nelle mani di Andrea Camilleri, speriamo che scriva altri bei libri», dice Carlo Degli Esposti, presidente della Palomar, che ha però già in cantiere per il 2003-2004 altri due film tratti dai romanzi La concessione del telefono e La scomparsa di Pato. Aspettando che la penna di Camilleri scriva il futuro di Montalbano, potremo quasi sicuramente rivedere in cassetta i dieci film prodotti da Palomar e Rai fiction (gli ultimi tre devono ancora essere trasmessi da Raiuno). «Finora ho resistito -dice Degli Esposti- ma la crisi del settore ci ha vuotato le casse... Un cofanetto per Natale? No, troppo presto, magari in primavera». E intanto il presidente di Palomar ringrazia: prima di tutto Elvira Sellerio che gli ha fatto conoscere Camilleri «e i suoi bellissimi romanzi», poi il regista Alberto Sironi, il protagonista Luca Zingaretti, «il cast di bravissimi attori» e gli sceneggiatori Francesco Bruno e Salvatore De Mola, lo scenografo Luciano Riccieri, la costumista Paola Bonucci, «la caparbietà di Agostino Saccà che ha voluto Montalbano su Raiuno» e tutta la prima rete che che ne ha fatto «un prodotto di valore per la tv pubblica», e la Polizia di stato. Max Gusberti, vice direttore di Raifiction e responsabile della serie, sottolinea come «un prodotto realizzato con cura artigianale ed una sperimentata equipe rimasta stabile negli anni abbia ormai la forza di un prodotto industriale» ed aggiunge: «il mondo di Camilleri è un giacimento di storie e personaggi da cui Raifiction e Palomar possono ancora attingere prodotti di qualità». Zingaretti, ormai asciutto come il suo commissario, ringrazia il pubblico.

http://www.clictv.it 29.10.2002



La città invisibile di Camilleri

La Sicilia di Montalbano ricostruita per il video attraverso i segni. Ricordando Calvino

Ogni lettore affezionato di Camilleri e di Montalbano si era immaginato non soltanto il commissario, trovando poi in Luca Zingaretti un´unità interpretativa: si era dovuto immaginare anche l´ambientazione. La cittadina di Vigata, il centro più grande di Montelusa, il paese di Marinella, la casa con la terrazza sul mare, quella zona del porto o quel tratto di campagna con l´ulivo in cui l´umano eroe va a meditare. Dice il regista Alberto Sironi: «Se guardate la Sicilia di Montalbano, è un paese sospeso nel tempo, un paese di oggi e di ieri, senza età, senza traffico, attraversato da poche macchine invisibili, senza colore; uno scenario di piazze vuote con i fondali teatrali delle facciate barocche di chiese e palazzi, mare trasparente che ti entra fino in casa come le onde che bagnano la balaustra della terrazza del commissario, scheletri di fabbriche che si sgretolano mangiate dal vento, labirinti di pietra, giardini secolari». Come rendere tutto questo? Ricostruendo un pezzo di Sicilia inesistente eppure vividissimo attraverso un puzzle di cartoline. Viene in mente Italo Calvino con le sue «Città invisibili». Dove non si trovano città riconoscibili. «Sono tutte inventate - scriveva Calvino - e le ho chiamate ognuna con un nome di donna». Come Zaira: «La città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d´una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere». Così la Vigata di Montalbano non dice il suo passato; e nemmeno dice il presente, essendo sì una ricostruzione, ma fatta attraverso i segni. Segni scoperti, trovati, riproposti in modo coerente. Non è la Parigi di Maigret o la Barcellona di Pepe Carvalho, che sono vere, sono facili, basta poco per identificarle. E´ un luogo della fantasia e dell´immaginazione, che ha bisogno di cura estrema per essere ricostruito nelle immagini televisive: uno spigolo, una finestra, una scala. Questa operazione, fondamentale e complessa, è riuscita molto bene, negli sceneggiati del commissario, la cui nuova serie è in onda da ieri sera, questa volta su Raiuno. Primo appuntamento, «Il senso del tatto», episodio che regala il cane Orlando, appartenuto ad un cieco, ucciso nella prima sequenza. E´ come se il lettore diventato telespettatore avesse trovato conferma alle sue fantasie, ai suoi sogni. Sostenendo e insieme trovando sostegno nella sceneggiatura (di Francesco Bruni, Salvatore De Mola e dello stesso Andrea Camilleri), nella regia e nell´interpretazione. Di Luca Zingaretti, ma anche di tutti gli altri attori che, racconta Sironi, «ho cercato con pazienza nei teatrini dialettali di Catania, persino nelle compagnie amatoriali. Ho avuto l´impudenza di scomodare qualche grande vecchio che aveva smesso di recitare e alla fine ho ricostruito il presepio di caratteri sui quali si appoggia Montalbano».

Alessandra Comazzi - La Stampa, 29.10.2002



La complicata Sicilia di Montalbano

Ormai ci è diventato familiare quel modo di presentarsi, tra il timido e il ruvido: «Montalbano sono». Ormai ci siamo abituati, al piacere di riconoscere le abitudini, le debolezze e le passioni di questo poliziotto atipico forgiato dalla penna di Andrea Camilleri e splendidamente interpretato da Luca Zingaretti (siciliano honoris causa, dopo aver fatto un corso di dizione alla rovescia per assumere l´accento dell´isola). Anche ieri sera, assistendo su RaiUno a "Il senso del tatto" - il primo dei quattro episodi della nuova serie - molti italiani forse hanno avuto la sensazione di rivedere un vecchio amico, di ritrovare un luogo conosciuto, di respirare un´aria di casa. Merito dello scrittore, certo, ma anche del regista Alberto Sironi che ogni volta riesce a tradurre sullo schermo il codice della sicilianità camilleresca. E spingendoci a domandarci, ancora una volta, quanto sia profondo l´abisso che separa le due Sicilie televisive: quella di Montalbano e quella della Piovra. Perché si tratta di due mondi diversi, se non opposti. La Sicilia della Piovra è nevrotica, manichea e violenta: è il luogo della sfida tra il Male e il Bene, una corda sempre tesa, un mondo dove tutto è bianco o nero (e il grigio è solo una sfumatura del nero, come il sospetto è l´anticamera della verità). La Sicilia di Montalbano è invece più contorta e profonda, ma anche più solare e umana, un luogo dove il tempo scorre lento attorno a un commissario che sfotte il questore e magari per la notte di San Silvestro preferisce dividere gli arancini di Vigàta con un ladro anziché ordinare ostriche a Parigi con la fidanzata. Certo, tra le due fiction c´è la stessa differenza che passa tra la mafia dei colletti bianchi e l´omicida solitario, tra una strage e un delitto di paese, eppure le inchieste poco ortodosse del commissario riescono a mostrarci - tra le pietre di Montelusa e il mare di Vigàta – il volto umano, a volte terribile ma sempre autentico, di una Sicilia dalle mille facce, dove un cieco può diventare corriere della droga per aiutare la sorella a pagare i debiti, e magari essere ucciso da un finto benefattore, ma dove la vita obbedisce alle stesse leggi di qualunque altro angolo del mondo. Il male a fin di bene, dunque, ma anche il Male mascherato da Bene, in un intreccio nel quale alla fine la psicologia dei personaggi ha la meglio perfino sulla trama del giallo, portando in primo piano i volti di Katharina Bohm (la fidanzata di Montalbano), di Cesare Bocci (il vicecommissario Mimì Augello), di Peppino Mazzotta (l´ispettore Fazio) e di Angelo Russo (l´agente Catarella «personalmente di pirsona»). L´unica, imperdonabile, pecca della serie – meritevole di un´inchiesta del commissario Montalbano - è che gli episodi siano solo quattro. Un delitto.

La Repubblica, 29.10.2002



Montalbano-Zingaretti, un uomo senza compromessi

Intervista all'attore che impersona il commissario "Il personaggio è cambiato dopo la morte del padre"

La gente lo ama perché non si mette sull'attenti, non gli trema la coda, non ha timori reverenziali, non si sognerebbe di catalogare l'umanità in base ai soldi o al potere. "Montalbano è un uomo libero", dice Luca Zingaretti, "per questo ci piacerebbe assomigliargli". Chi ha amato i libri di Andrea Camilleri (esce a giorni il primo di due Meridiani Mondadori dedicati all'opera dello scrittore) ritroverà, da stasera su RaiUno, le nuove avventure del commissario di Vigata: L'odore della notte, e poi i tre film tratti dai racconti: Gli arancini di Montalbano, Gatto e cardellino e Il senso del tatto che inaugura la serie. La regia è sempre di Alberto Sironi, profondo conoscitore della psicologia di quest'uomo che ha pudore dei sentimenti, tiene - con somma soddisfazione delle lettrici - a debita distanza la fidanzata Livia (Katharina Bohm) e mostra un lato umanissimo quando adotta il cane Orlando, orfano del padrone ucciso.

Zingaretti, dopo quattro anni com'è cambiato Montalbano?
"Non saprei, forse è cambiato dopo la morte del padre, è maturato, ha sofferto e non ha saputo neanche farsi consolare. Ma è rimasto uguale a se stesso: non lecca i piedi a nessuno, può contare sulla stima dei suoi uomini. Prendiamo il rapporto col questore: lui non sente la gerarchia, non rispetta un incapace solo perché ha i gradi. E poi ha i suoi ritmi di vita: nuota, mangia, piace alle donne senza muovere un dito. In quel suo modo di presentarsi: "Montalbano sono", c'è il suo approccio col mondo. Penso che a molti uomini piacerebbe essere come lui".

Parliamo un po' dei rapporti con le donne: una fuga continua. Allontana Livia, la svedese, tutte le malcapitate che cercano di attirare la sua attenzione.
"Montalbano è seduttore suo malgrado. In questi nuovi film ci sono due situazioni delicate: una ragazza che fa la smorfiosa e lo provoca chiamandolo paparino, e una bella donna che cerca di farlo capitolare, ma lui alla fine le dà l'altolà. Tante volte, almeno io la vedo così, è quasi imbarazzato ma se lo sfidano, reagisce... Intendiamoci, il suo pudore deriva da una signorilità di altri tempi, non dall'essere incapace. E poi è fedele".

E si intenerisce davanti al cane del cieco.
"Ma una piccola crepa nel suo carattere apparentemente duro c'era, in qualche episodio è stata stuccata e non era visibile, ma si è allargata con gli anni. Montalbano si è sempre tenuto lontano dall'emotività, un po' come quelli che per paura di commuoversi cercano di non andare all'opera".

I film da Camilleri sono spesso citati come esempio di qualità televisiva. Ora debuttano su RaiUno: sente la responsabilità?
"Il miglior modo, per un attore, di gestire queste cose è non occuparsene. Non faccio le cose perché mi convengono ma perché mi entusiasmano. Montalbano è un personaggio che continua a darmi tantissimo, la gente mi avvicina con grande affetto: siamo stati confortati dalla risposta del pubblico. Farlo diventare un eroe da lunga serialità comporterebbe inevitabilmente, una minor qualità. Questi sono film in cui è importante la trama gialla, ma soprattutto l'atmosfera che vi si respira, i luoghi, i colori. Per questo il produttore Carlo degli Esposti non ha mai pensato di far diventare i film dei telefilm".

Aveva messo in conto che Montalbano le avrebbe cambiato la carriera?
"Vorrei citare il grande Anthony Hopkins, che rispondendo alla centesima domanda a proposito di Hannibal the cannibal disse: "Per me non è il personaggio più importante ma è il più celebre". Io voglio fare tante cose, sono giovane, ma al contrario di Hopkins so che Montalbano resterà il personaggio più caro".

Che sta preparando?
"Sto girando Doppio agguato con Isabella Ferrari, un film d'azione di Renato De Maria sul sequestro Belardinelli, poi preparo per l'Amref un documentario sui bambini che vivono a Gulu, un villaggio a nord dell'Uganda, colpito dal virus di Ebola. Sta scrivendo i testi mia moglie Margherita. Sarò banale ma è vero: l'Africa ti cambia la vita".

SILVIA FUMAROLA - La Repubblica , 28.10.2002



Zingaretti: dopo Montalbano sogno un film con Olmi

Su Raiuno con 4 episodi inediti della serie nata dalla fantasia di Camilleri, Luca Zingaretti, che vive ormai "in simbiosi" col suo personaggio, confessa il suo amore per la Sicilia. Fan convinto di De Niro, sogna di girare un film con Ermanno Olmi

Siamo giunti al quarto appuntamento con Il commissario Montalbano. L'entusiasmo è sempre lo stesso?
Sì, mi diverto come un pazzo ad interpretare Montalbano. Ci abbiamo messo l'impegno di sempre, perché il pubblico se lo merita. Oramai il mio rapporto con il personaggio è come quello che si può creare con un amico che vive in un paesino sperduto della Sicilia, che sta lì e che ogni tanto vado a trovare.

Le indagini di Salvo si svolgono in Sicilia, regione ormai a lei familiare, così come il dialetto. La
conosco sempre meglio e devo ammettere che ne sono innamorato: è indescrivibile. È una zona meravigliosa, ancora mezza selvaggia e scarsamente popolata e non è un caso che le indagini di Montalbano siano ambientate proprio qui. Lo stesso Camilleri ha scelto quella zona della Sicilia per raccontare le sue indagini. Quanto alla "parlata", sono andato sul luogo qualche mese prima, e mi sono studiato, "orecchiato" e persino registrato il dialetto. Un po' lo avevo già assimilato con La Piovra.

In Sicilia gli ascolti sono andati molto bene. Probabilmente perché abbiamo raccontato una Sicilia come non era mai stata presa in considerazione. Ultimamente sono stati fatti molti film qui, più che a Roma, però il 90 per cento parlava di mafia. Montalbano, invece, è un personaggio siciliano positivo.

Ci sono delle similitudini tra il carattere di Montalbano e il suo modo di vedere la vita?
Ormai sono diventate quasi inquietanti! Non appena mi metto nei panni di Salvo scopro di avere un controllo del personaggio molto forte. Credo sia un passaggio che raggiunge qualsiasi attore che interpreta più volte uno stesso ruolo.

A Montalbano piacciono molto le donne, ma è solo una quella che ama. Si ritrova anche in questa scelta? Sì, io sono sposato dal 1997 con Margherita (D'Amico) e credo che non ci siano altre possibilità di scelta. Poi tutto dipende da quello che si vuole costruire nella vita. Oggi come oggi sembra che se non si cambia macchina due volte l'anno e telefonino tre volte al mese, non si possa essere felici. Io invece trovo che sia solo una grande fregatura per spingerci a consumare. E Montalbano può essere un aiuto.

La sua formazione comincia all'Accademia d'Arte Drammatica, dove uno dei suoi insegnanti è stato proprio Camilleri. Lo conosceva anche come scrittore?
Come no. Io nasco come lettore dei libri di Camilleri e poi ne sono diventato interprete. All'inizio comprai i libri più per simpatia che pensando ad un futuro lavorativo.

Ha un attore preferito?
Del presente Anthony Hopkins e del passato Robert De Niro. C'è stato un periodo della mia vita in cui ero pazzo per la sua recitazione. Oggi continuo ad amarlo, ma non credo abbia fatto dei film tali da poter rinverdire il suo talento. Ad esempio l'ho amato incredibilmente ne Il Cacciatore. Taxi Driver, invece, credo sia stato il film che mi ha spinto a fare questo mestiere. Un po' come tutti ho passato delle ore a ripetere la battuta "Ce l'hai con me?" davanti allo specchio, ma non indossavo gli stessi indumenti!

Con quale regista vorrebbe lavorare?
Sono tanti. Credo che sia necessario essere curiosi, interessati a quello che succede intorno a noi, per cui sono pronto a fare nuove esperienze lavorative. Il mio sogno sarebbe poter lavorare con Ermanno Olmi. Ho avuto modo di conoscerlo e devo ammettere che è una persona davvero speciale. Il suo universo interiore mi piace molto, sia professionale che personale.

Valentina Venturi - Clictv.it ,28.10.2002



Montalbano promosso su Raiuno

Luca Zingaretti torna nei panni del popolare commissario creato da Andrea Camilleri

Schivo, solitario, con quell'intaccabile senso morale e un pizzico d'ironia che fa sorridere quasi senza volere. Al suono dell'inconfondibile “Montalbano sono!”, Luca Zingaretti torna in tv nei panni del commissario siciliano che cinque anni fa gli regalò la popolarità nazionale. Per lui, quattro nuove avventure dirette da Andrea Sironi (da stasera), che vanno ad aggiungersi alle sei già prodotte dalla Rai, tutte tratte dai romanzi di Andrea Camilleri, che oggi vantano due milioni di copie vendute solo in Italia e traduzioni in oltre dieci paesi. E proprio Montalbano, che nel suo piccolo commissariato di Vigata rifiuta da sempre avanzamenti di carriera, ora viene promosso da Raidue a Raiuno, merito di ascolti da 25% di share, una candidatura agli Emmy Awards nel 1999 e diritti televisivi venduti in mezza Europa. «E' il personaggio a cui devo più di ogni altro», ammette Zingaretti. «A volte mi scopro a pensare a lui come ad un amico lontano». A festeggiarlo, per la prima volta, è arrivato anche Camilleri, che immerso nelle nuvole di fumo si stupisce: «Pensare che quando iniziai a scrivere le sue avventure, non conoscevo neanche un poliziotto. Oggi mi invitano a inaugurare il commissariato del mio paese». Con la prima storia del nuovo ciclo, intitolata “Il senso del tatto”, tornano anche la squadra di buffi quanto fedeli poliziotti di Vigata e Livia (Katharina Bohm), l'eterna fidanzata del commissario. Ma arriva anche un nuovo amico: è Orlando, meraviglioso terranova di cinque anni che (nella finzione) ha perso il padrone, un settantenne cieco, misteriosamente morto nella sua povera baracca. «Quando scrissi il racconto - prosegue Camilleri - decisi che Enea Piccolomini morì asfissiato dalla bombola del gas. Non l'avessi mai fatto: protestò persino il comandante dei vigili del fuoco di Napoli perchè il gas delle bombole non uccide, al limite scoppia». Inevitabile, quindi, qualche piccolo cambiamento per la sceneggiatura, che però conserva tutti i sapori dei romanzi di Camilleri, con una Sicilia tutta mare e piazze barocche, dove la mafia è accantonata in un angolo, quasi fosse un disturbo di fondo. «No, non ho paura di essere ricordato solo come Montalbano», dice Zingaretti. «Se così accadrà vorrà dire che è stato il mio lavoro migliore». E se qualcuno ha invece preferito “Incompreso” o “Perlasca”, Zingaretti è pronto ad aggiungere un altro eroe alla sua galleria di personaggi. E' ancora un poliziotto, questa volta della squadra dei Nocs, protagonista del film tv per Canale 5 dedicato al sequestro Belardinelli. Si parla anche della storia di Papa Wojtyla, ma l'attore non si sbilancia. «Mi piacerebbe, così come interpretare Napoleone, ma prima voglio vedere la sceneggiatura: una buona storia non sempre si traduce in un buon copione». Quanto al commissario di Vigata, potrebbero arrivare nuove avventure. «Le aspetto - dice - ma anche in questo caso non mi perdonerei mai di realizzare un Montalbano che non mi convince». Camilleri ne sarebbe felice e conclude: «Per vedere Zingaretti sono persino andato a teatro. Certo, all'inizio Montalbano lo immaginavo diverso, ma oggi me lo godo in tv come uno spettatore qualsiasi».

Daniela Giammusso - Libertà, 28.10.2002



Zingaretti: «Il commissario mi piace, se esistesse sarei un suo amico»

Da stasera su Raiuno la nuova serie, con qualche novità, compreso uno splendido terranova Montalbano arruola anche un cane

Il commissario Montalbano torna in tv, promosso quest’anno su Raiuno. E nella sua squadra, per il primo episodio, Il senso del tatto, arruola il cane Orlando, uno splendido terranova addestrato da Massimo Perla. Un ingrediente in più per vincere la guerra degli ascolti con “i filmissimi” di Canale 5 che propongono oggi Zorro Antonio Banderas. Luca Zingaretti è tranquillo: «L’auditel non è una mia preoccupazione. Noi ce l’abbiamo messa tutta, speriamo che il pubblico ci segua». Non gli dispiace nemmeno che tra lui e Salvo Montalbano si faccia fatica a distinguere: «Mi capita di pensare a Montalbano come a un parente, le persone più le frequenti più le conosci e in questi nuovi episodi conosciamo Montalbano in situazioni nuove, si trova di fronte anche alla pedofilia... Montalbano è un uomo che mi piace, se esistesse davvero sarei suo amico». Personaggio ormai popolarissimo, il commissario. E non solo in Italia: i film della serie già andati in onda nel ’99, 2000 e 2001 hanno avuto nomination agli Emmy Awards, venduto i diritti a Germania, Francia, Svezia, America latina, Belgio, Olanda, Spagna. Così come i libri che Camilleri ha pubblicato con Sellerio, Mondadori, Rizzoli, hanno venduto solo in Italia quasi due milioni di copie e sono stati tradotti in molte lingue. Tanto popolare che quel suo sicilianissimo modo di presentarsi, “Montalbano sono!”, è diventato un claim, un marchio. Tanto popolare, quasi un classico, che la collana Meridiani di Mondadori ha dedicato ad Andrea Camilleri un volume. E per presentare alla stampa questi nuovi quattro film-tv, tratti dalla raccolta Gli arancini di Montalbano e dal romanzo L’odore della notte, assieme a Zingaretti, allo sceneggiatore Francesco Bruni, agli uomini del comissario (Augello-Cesare Bocci, Fazio-Peppino Mazzotta, Galluzzo-Davide Lo Verde, Tortorella-Marco Cavallaro, Catarella-Angelo Russo), al cane Orlando, c’è anche lui, Andrea Camilleri. Che del suo Montalbano dice: «Lo amo, gli devo moltissimo, anche un bel po’ di denaro...e lo detesto perché è invadente. Quando ho cominciato a scrivere le sue storie, non conoscevo poliziotti, o almeno li conoscevo solo dall’altra parte, nel senso che gli gridavo contro “abbasso Scelba, abbasso Ike”. Ora li conosco meglio (mi hanno persino invitato ad inaugurare il commissariato del mio paese) e mi persuado di averci indovinato». Quanto a Zingaretti, Camilleri dice: «Non ha l’età, non ha il fisico del mio commissario, ma un bravo attore è quello che recitando Amleto a quarant’anni e con la pancia riesce a farci pensare che lui è l’unico Amleto possibile. E Zingaretti lo conosco dai tempi dell’accademia, l’ho seguito da spettatore in teatro, è un bravo attore». Per qualcuno tra i critici tv, il commissario Montalbano è «un po’ edulcorato» rispetto ai poliziotti veri. «Al contrario», assicura Roberto Sgalla, questore in carne ed ossa: «Certo, è una fiction, nella realtà un poliziotto non punterebbe la pistola in testa a qualcuno per fargli confessare dove ha nascosto un cane», come fa Montalbano per farsi dire dove è finito Orlando. La realtà una correzione al racconto di Camilleri l’ha imposta, racconta l’autore: nel romanzo, Nenè muore asfissiato dal gas di un bombola; nel film tv la bombola c’è, ma ad uccidere è una overdose di sonnifero. «Quando il romanzo è uscito, mi ha telefonato il comandante dei vigili del fuoco di Napoli - dice Camilleri - e mi ha spiegato che il gas delle bombole può esplodere, ma non avvelenare. È stata solo la prima di tante telefonate, anche di rivenditori di bombole che si lamentavano che gli rovinavo il mercato. Io ero ignorante, come lo è nel film anche Montalbano che all’inizio non lo sa che il gas delle bombole non uccide, ma poi lo scopre».

L'Unione Sarda, 28.10.2002



Luca Zingaretti: «Sono molto legato al personaggio»

Il commissario trasloca questa sera col primo di quattro nuovi episodi Montalbano su Raiuno

Storie di droga, di amori difficili, di catene di Sant'Antonio. Per scoprire nuovi lati del carattere del commissario Montalbano, Luca Zingaretti è tornato a vestire i panni del poliziotto siciliano nato dalla penne di Andrea Camilleri. E come spesso accade a viale Mazzini, se le fiction raccolgono grandi successi su Raidue, poi traslocano a RaiUno. Da oggi infatti per quattro puntate il commissario di Vigata Montalbano debutta sulla rete ammiraglia, segno evidente dell'importanza che mamma Rai tributa a questo personaggio letterario, siciliano e sanguigno, scaltro e silenzioso, onesto e innamorato, a cui l'attore Luca Zingaretti è molto legato. I quattro nuovi film diretti da Alberto Sironi e sceneggiate a quattro mani da Francesco Bruni e Salvatore De Mola, sono tratte da «L'odore della notte» e «Gli arancini di Montalbano». Si parte questa sera con «Il senso del tatto», ispirato al racconto «Amore e Fratellanza», compreso nella raccolta «Gli arancini di Montalbano». Poi sarà la volta il 4 novembre degli «Gli arancini di Montalbano», tratto dall'omonimo racconto della raccolta, l'11 novembre l'appuntamento è il romanzo «L'odore della notte» ed infine il 18 andrà in onda «Il gatto e il cardellino», tratto ancora dalla raccolta «Gli arancini di Montalbano». Nuove situazioni per imparare a conoscere il commissario sotto altri punti di vista. «Questa volta - ha spiegato Zingaretti - parleremo di casi diversi dai precedenti, di droga, di un amore difficile, di una truffa stile catena di Sant'Antonio e proprio la diversità di queste nuove situazioni ci aiuterà a conoscere meglio questo personaggio». Per girare questi quattro nuovi episodi la troupe è rimasta in Sicilia per dieci settimane e sono state utilizzate 15 diverse location, tra cui la Tonnara di Scopello, Favignana, Tonnara di Capo Passero, il Castello di Donnafugata ed il Castello di Porto Palo. Il regista ha cercato con pazienza tutti gli attori per i quattro episodi nei teatri dialettali di Catania e anche nelle compagnie amatoriali. «Le storie di Camilleri hanno il colore del teatro verista siciliano - ha detto Sironi - personaggi che solo in Sicilia hanno ragione di esistere». E se nel suo futuro Zingaretti vorrebbe «cimentarsi nella regia», nel presente resterà attore. A luglio debutterà in teatro con «Riccardo III». In questi giorni invece è sul set di «Doppio agguato» una miniserie targata Mediaset dove interpreta ancora una volta un poliziotto, questa volta però tutto azione: è infatti il capo dei Nocs impegnati nella liberazione dell'industriale Belardinelli.

Alessia Mattioli - Gazzetta di Parma, 28.10.2002



«E dopo Montalbano voglio diventare un comico»

Telegrolle di Saint Vincent, Luca Zingaretti migliore attore di fiction per l’interpretazione di Perlasca

Zingaretti ritira la Telegrolla per il miglior attore di Fiction e annuncia: «Sarò comico... ». Sarà stata la vicinanza con Lino Banfi e le sue vibranti dichiarazioni di stima: «Amo questo personaggio - ha detto Banfi abbracciando il pelato interprete di "Montalbano" - voglio lavorare con lui: insieme faremmo la rabbia o la gioia dei tricologi...», certo è che Luca Zingaretti ha spiazzato tutti al Premio Sain-Vincent per la Fiction. «Quando il pubblico si sarà rotto le scatole di vedermi fare il poliziotto alla tv - ha annunciato Zingaretti -, mi darò alla commedia. Già in teatro, qualche volta, ho avuto delle parti brillanti. Anche se non vengo dal cabaret e non so improvvisare situazioni comiche, sono sicuro di poter riuscire bene e di divertire il pubblico. La risata degli spettatori in sala, cinematografica o teatrale, per un attore è la massima gratificazione». Nel frattempo, però, continua con Montalbano e da lunedì prossimo sarà su Raiuno in quattro nuovi episodi sull'eroe di Camilleri. Si partirà con "Il senso del tatto": che sorprese ci ha preparato? «Intanto, Montalbano avrà un nuovo compagno di avventure e sarà un compagno a... quattro zampe. Accanto a me ci sarà un magnifico cane: Orlando, un terranova di 5 anni e mezzo, straordinario per intelligenza e simpatia. Montalbano è molto legato a questo cane, e anch'io mi ci sono affezionato. Certe volte vado a prenderlo, alla scuola di addestramento cui appartiene, e facciamo lunghe passeggiate insieme». Le nuove avventure di "Montalbano" si svolgeranno sempre nel paesino immaginario di Vigata? «Sarà sempre la Sicilia al centro della scena: una Sicilia dagli odori inebrianti di basilico, capperi, olive. Droga, finanzieri corrotti, extracomunitari, saranno i temi che Montalbano dovrà affrontare. Vedrete un commissario facile a perdere le staffe, ma anche capace di inedite dolcezze... Non aggiungo altro». Dopo Montalbano, sarà poliziotto anche su Mediaset in una fiction sui reparti dei Nocs. Non teme che la grinta del «piedipiatti» possa imprigiornala come attore? «Prima di "Montalbano" ho girato 7 film e in tutti avevo la parte del "cattivo". C'è sempre il rischio di restare identificati in un ruolo quando si fa questo mestiere».

Paolo Calcagno -Il Tempo, 27.10.2002



Il commissario che piace tanto

L'anteprima al Vasquez della nuova serie di «Montalbano»

L'assedio era prevedibile. Montalbano ha seminato adepti anche a Siracusa, una lunga coda di seguaci del commissario di Vigata, deus ex machina della saga più famosa dell'editoria italiana (ed oggi paladino di un'onda nuova di eroi del piccolo schermo), sovrintendeva l'entrata del cine-teatro Vasquez. L'occasione era irripetibile, benché non unica (il precedente risale ad un anno fa): la prima visione nazionale del film per la tv Il senso del tatto, ovvero la prima puntata della terza serie tratta dalla celeberrima epica poliziesca firmata da Andrea Camilleri, diretta dal grande Alberto Sironi. Nel cast il solito gruppo di attori, collaudati, amici nella vita, come è accaduto per il catanese Davide Lo Verde (Galluzzo) e Pino Mazzotta (Fazio nella finzione). Ma ci sono importanti conferme, le new entry premiate dal gradimento degli abbonati Rai, ad esempio Carmelinda Gentile, la siracusana prorompente al fianco del bel Mimì Augello (al secolo Cesare Bocci), con un ruolo minore, nella serie scorsa. Le novità non sono molte, tuttavia, nel senso che la fedeltà al testo è imprescindibile e la riduzione televisiva ne tiene parecchio conto. Eppure qualcosa di nuovo nell'aria c'è. Lo confida il calabrese Mazzotta: ebbene sì, Fazio si innamorerà, ben presto; un idillio sentimentale destinato a durare quattro puntate. Montalbano invece manterrà fede al suo fare burbero, condito da getti generosi, pochi in verità, ma così assolutamente personali, al punto che è difficile segnare il confine tra l'uomo e il personaggio. La domanda, venerdì sera, a pochi minuti dalla visione, circolava di bocca in bocca: «Sarà così anche nella vita?». Affatto. L'uomo e il suo personaggio sono vicini come buoni amici, lo ammette Zingaretti, tra un'intervista e l'altra, «è un caro compagno che vado a trovare in Sicilia, tutte le volte». Affinità poche, forse solo la melanconia è il tratto comune. «Ma è un fatto positivo - spiega il protagonista - E' uno stato d'animo fondamentale. Qualcuno in passato lo ha pure esaltato. Non è tristezza, però. E' chiaro che, alla fine, quello che fai nel tuo lavoro non può corrispondere a quello che sei nella vita di tutti i giorni». Il buontempone Angelo Russo, cioé Catarella, l'appuntato mezzo tonto tanto caro a Montalbano, pare invece tenere coerenza. Allegro e alla mano, ringrazia il suo personaggio, la produzione, il regista, per avergli consentito un favoloso salto di qualità. «Dopo Catarella - ha affermato - mi si sono aperte molte porte. Ho anche lavorato con Pieraccioni». Dal cabaret alla notorietà nazional-popolare il balzo è stato breve. E ' bastato un provino galeotto. Per la siracusana Carmelinda è accaduto più o meno la stessa cosa. Alla fine una zoomata generale sugli attori: Lucia Sardo (nel ruolo di Gnazia Piccolomini) si presenta abbastanza in ritardo, ma c'è un applauso anche per lei. Poi le luci si abbassano. Veronica Tomassini

Zingaretti: «Montalbano mi ha fatto amare la Sicilia»

«Cattiva televisione? Io faccio altro, io racconto storie». Camilleri non è roba da poco. Montalbano è Luca Zingaretti (non viceversa, si badi); è vero, il rischio di sacrificare, nel suo nome, i lunghi e impegnativi trascorsi dell'attore (tanto buon cinema e teatro di qualità sul groppo) è legittimo, ma chi se ne importa. Perché negare il successo? Un'arringa difensiva degna dell'acume del burbero commissario della fiction; sicché il teorema mette a tacere le provocazioni giornalistiche che giungono dal parterre del cine-teatro Vasquez, durante la conferenza stampa di venerdì sera, dove la produzione (la Palomar di Carlo Degli Esposti) e il cast al completo hanno anticipato il primo episodio della nuova serie, tratta dalla nota saga poliziesca firmata dallo scrittore di Porto Empedocle, «Il senso del tatto» (domani sera, ore 20.30, Raiuno). «Montalbano è un amico - ribatte Zingaretti - che, ogni anno, ritrovo in Sicilia». Una terra dove è possibile incontrare il cuore dell'italianità, dove tutto è immutabile, dove non attecchiscono le multinazionali americane, dove tutto è così com'era. Già, la terra delle metafore umane, malinconica tanto quanto lo sguardo di Zingaretti che ammette di esserlo davvero, come «Salvo», eppure affidando allo stato d'animo un'accezione positiva: «Qualcuno in passato ebbe ad esaltarla la melanconia», dice. E lui quella terra deve amarla molto, al punto da acquistare un'antica tenuta in provincia di Ragusa. «Montalbano - aggiunge - mi ha fatto amare questa Sicilia, quella che noi raccontiamo (verosimile non stereotipata). Magari in un'altra vita ero uno dei vostri uomini». Per Zingaretti non fa differenza il cinema o la televisione, basta che sia una produzione intelligente: nel piccolo schermo molte inquadrature in primo piano, destinate ad un pubblico che si conosce, mentre con il cinema, forse, si può azzardare qualcosa di più. Alberto Sironi ha rischiato, la riduzione televisiva nulla ha tolto alle panoramiche mozzafiato del ragusano, alle distese di Marinella o Santa Croce Camerina, con il litorale del sud-est a tutto campo e le facciate barocche votate alla luce paglierina. La storia resta fedele al testo, così come i personaggi: Mimì Augello (Cesare Bocci), Katharina Bohm (Livia), Catarella (al secolo Angelo Russo), Fazio (Pino Mazzotta), Galluzzo (Davide Lo Verde). Si riconfermano invece i talenti emergenti della serie passata, la siracusana Carmelinda Gentile diventa presenza fissa e si accompagna al bel Mimì, mentre nella vita vera ha scelto un metronotte, prossima alle nozze («chissà!»), lascia l'Olanda, per ritornare a casa (Siracusa) e dedicarsi all'attività commerciale dei suoceri. Un piccolo stravolgimento tuttavia è nell'aria. Pare che il solerte Fazio, nelle prossime puntate, incontrerà l'amore. Nel primo episodio, inoltre, avrà un ruolo di rilievo un'altra attrice di casa nostra, Lucia Sardo, giunta in ritardo alla prima nazionale del Vasquez, giusto il tempo però di ricevere un applauso finale, a pochi minuti dalla visione, con gli attori a schiera e dirimpetto il pubblico abbastanza esagitato. Montalbano ha cambiato la vita un po' a tutti, anche a Sironi che si domanda «Cosa resterà al pubblico?», un uomo che piace, un onesto servitore dello stato, un orso dal cuore buono che ha rincitrullito milioni di spettatori. Per Zingaretti ancora progetti professionali: il «Riccardo III» per la regia di Peppino Patroni Griffi; un documentario in Africa, scritto dalla moglie Margherita D'Amico, per conto dell'Amref; una fiction per Mediaset. Traguardi luminosi anche per “Catarella” che ha già lavorato con Pieraccioni, e per tutti gli altri, amici nella vita, come Davide Lo Verde e Pino Mazzotta.

Veronica Tomassini - La Sicilia, 27.10.2002



Montalbano si vede a teatro Stasera al Dal Verme anteprima della fiction col commissario in sala

Tutti a teatro, a vedere Montalbano. Il commissario crapapelada, beniamino dei telespettatori, esce per un attimo dall´angusto spazio dei pollici televisivi e si offre al pubblico milanese in due versioni: su grande schermo e in carne e ossa. Succede questa sera, al teatro Dal Verme, dove, a cura di Rai e Comune di Milano, si proietta un episodio della nuova serie, alla presenza del protagonista Luca Zingaretti (impegnato adesso su più fronti: un film sul sequestro Belardinelli, un Riccardo III a teatro e un documentario sul volontariato in Africa). Il fortunatissimo programma tv basato sui libri di Andrea Camilleri è arrivato alla quarta stagione (da domani sera su Raiuno). Al Dal Verme viene presentata la terza puntata (in onda l´11 novembre): titolo, L´odore della notte, come il romanzo da cui è tratto. Qui il brillante commissario è alle prese con una storia di omosessualità. Montalbano e il suo vice Augello (l´attore Cesare Bocci) indagano sulla scomparsa di Emanuele Gargano, un esperto di finanza, volatilizzatosi assieme ai risparmi di molte persone. Aiutato da una bella collaboratrice del desaparecido, il commissario capisce che Gargano aveva una relazione con Giacomo Pellegrino, anche lui suo assistente e anche lui sparito dalla circolazione (uno zio dice che è all´estero per lavoro, ma Montalbano, naturalmente, non ci crede un solo minuto). E dando credito a un anziano un po´ squinternato arriva a un luogo a picco sul mare: qui subentra il suo fiuto di segugio, che gli permette di recuperare un cadavere, un´automobile, un motorino e... Il finale è bene scoprirlo stasera. O lunedì 11 novembre.

Mariella Tanzarella - La Repubblica, 27.10.2002



La parola a Zingaretti "Montalbano sono!"

Luca Zingaretti rivela: «Gli amici mi avevano sconsigliato di accettare questo ruolo»

Bastano cinque minuti per tornare sulla Terra. Nel nostro mondo fantastico ce lo siamo immaginati per lo meno un milione di volte, questo commissario Montalbano, stupendo personaggio nato dalla fantasia di Camilleri. Sfogliando le pagine dello scrittore te lo figuri fatto di carne e di sangue: scontroso, anarchico, individualista, goloso, che non ha niente da perdere. Non la carriera, non gli importa; non i soldi, figurarsi. Solo la dignità. Poi torni sulla Terra e scopri che il commissario sarà interpretato da Luca Zingaretti in una fiction composta daquattro episodi e prodotta da Raiuno. Lui arriva per ultimo alla presentazione in anteprima per la stampa, anche dopo Camilleri. E lo fa in grande stile, come una vera star. Si presenta con un cane grande così, ma grande davvero (un Terranova) che nel film sarà Orlando. Sessione di foto interminabile (ha superato Anthony Hopkins), serie di interviste concesse prima della proiezione. Noi c'eravamo. Montalbano è cambiato rispetto alle fiction precedenti? Le persone più si frequentano più si conoscono a fondo. Vale anche per il commissario Montalbano: in questi nuovi episodi verrà a contatto con fenomeni del tutto nuovi, come la pedofilia. E sembrerà forse troppo vecchio per queste cose. Non sarà troppo legato a questo personaggio? Qualche giorno fa Anthony Hopkins ci ha spiegato che Hannibal è il suo personaggio più celebre, certamente non il più importante. Più o meno tutti gli attori hanno un personaggio "cucito addosso" ma questo per me non rappresenta un problema. Quando ho interpretato Perlasca, gli spettatori non hanno visto Montalbano, ma solo Perlasca. È vero che i suoi amici le hanno sconsigliato di interpretare questo ruolo per evitare di "sciupare" la figura del commissario di Camilleri? Si, come molte altre persone pensavano alla visione soggettiva che deriva dalla lettura di un libro. Io però ero sicuro del successo: l'importante era restituire, ricostruire lo spirito di Montalbano. E adesso cosa dicono gli amici? Sono contentissimi! All'inizio delle riprese era terrorizzato... Si, è vero. Dopo una settimana ero sul punto di abbandonare il set. Fortunatamente ho sentito al telefono Camilleri, che è anche un professore, e mi ha detto: «Fai una cosa, rilassati». Per me è stato psicologicamente molto importante. Sono ripartito e non mi sono più fermato. I poliziotti veri dicono che Montalbano è un ottimo esempio. Sono molto contento per l'affetto che sento intorno a me, anche dalle forze di polizia. E lei l'avrebbe fatto il commissario? E quale bambino non l'avrebbe fatto? È un mestiere affascinante, avventuroso, anche se, come tutti i lavori, ha sicuramente i suoi lati negativi. Non si sente adesso un po' con la divisa addosso? Nel senso della divisa vera e propria no. Anche se, ripeto, provo molto affetto per la polizia. Nel senso invece di investigatore, dell'animo umano sì: è quello il mio mestiere. Ma perché Montalbano piace così tanto? Visto che c'era Camilleri l'abbiamo chiesto a lui. «Cosa vuole che le dica?» ci ha risposto «le racconto un aneddoto. Una volta sono stato in un carcere e i detenuti mi hanno detto: ma perché il commissario Montalbano piace anche a noi che siamo dall'altra parte della barricata? Boh, ho risposto io, e che ne so!». A noi Montalbano piace ricordarlo così, negli occhi, nello stupore e in quel pizzico di scontrosità di Camilleri e dei detenuti che divorano in un sol boccone tutte le pagine dei suoi romanzi.

Alessandro Gennari - Libero News, 25.10.2002



Zingaretti si confessa

Sul Venerdì di Repubblica, Zingaretti confessa come questo personaggio l'abbia portato verso "un blocco creativo da rischiarci l'esaurimento nervoso". Tutto ciò perché "i lettori di Montalbano sono più fanatici dei talebani, quindi bisognava mirare solo allo spirito di Montalbano, a quella sensazione che ti fa star bene per venti minuti dopo che hai finito il libro e che te ne fa sentire subito la mancanza".

Venerdì di Repubblica 25.10.2002



Zingaretti, lunedì la nuova serie

«Montalbano, un vincente perché saprebbe perdere» E ora avrà vicino un cane

ROMA - Il commissario Montalbano, uomo carico d’umanità ma tutto d’un pezzo, uno che bada al sodo, nella nuova serie diretta da Alberto Sironi, in onda su Raiuno da lunedì prossimo, ha trovato un amico: un cane. Si chiama Orlando, è un terranova di cinque anni e Luca Zingaretti, che presta il volto al commissario più popolare d’Italia, è andato a trovarlo la scorsa estate a casa del suo addestratore, e sono andati a zonzo insieme. Quattro nuove storie, una ogni lunedì, che raccontano la Sicilia di Montalbano, un presepe di caratteri che solo lì hanno ragione di esistere, «un paese sospeso nel tempo, senza età - dice il regista - attraversato da poche macchine invisibili, prive di colore; uno scenario di piazze vuote con i fondali teatrali delle facciate barocche di chiese e palazzi, scheletri di fabbriche mangiate dal vento, labirinti di pietra, giardini secolari». La prima puntata, «Il senso del tatto», è tratta dal racconto «Amore e Fratellanza» e prende le mosse da un cieco che viene trovato morto nella sua povera casa. In apparenza sembra morto avvelenato dal gas del fornello lasciato aperto. Invece... Montalbano col suo rigore morale, la sua solitudine «è» Luca Zingaretti. «All’inizio ero disperato, ho chiesto consigli a Camilleri, mi ha detto di rilassarmi lasciando venire fuori quello che avevo capito del suo personaggio». Luca Zingaretti è riuscito nel piccolo miracolo di non farsi identificare col commissario: «Sto realizzando come regista, assieme a mia moglie, Margherita d’Amico, un documentario per l’associazione umanitaria africana Amref, di cui sono testimonial. Abbiamo anche il progetto di un film tratto da un libro di Margherita. Montalbano? Non invecchierò con l’impermeabile del tenente Sheridan. Se interpreto San Giovanni, non dico poi che ho visto la Madonna. Il cinema è un gioco». Un gioco che in questo caso poggia su una miniera d’oro: quasi due milioni di libri venduti in Italia, le gesta del commissario sono tradotte in dieci lingue, e quando traslocano in tv hanno un ascolto medio del 25 per cento di share nelle precedenti serie, e la candidatura agli Emmy (l’Oscar della tv) come migliore fiction europea nel ’99. Il quarto ciclo si avvale di uno sforzo produttivo di 6 milioni di euro che ha coinvolto una troupe di 50 persone. «La mia vita - dice il regista - è cambiata con Montalbano, un uomo con i suoi difetti, un servitore dello Stato che non ha paura di perdere». Tra essere qualcuno e essere se stesso, Montalbano preferisce essere se stesso, guai a parlargli di promozione. Ha un’eterna fidanzata, interpretata da Katharina Bohm, si vogliono bene, ma lei è lontana, lassù al Nord. Il commissario conosce soltanto la dignità. E non si lascia mai andare. Nemmeno col suo nuovo amico a quattro zampe: «Magari una carezza gliela dà, ma di nascosto».

Valerio Cappelli - Corriere della sera, 25.10.2002



Intervista ad Andrea Camilleri

Il grande scrittore siciliano racconta impressioni e commenti sulla nuova serie di film tv ispirati al suo personaggio più famoso.

ZApping.it ha incontrato Andrea Camilleri durante la conferenza stampa di presentazione dei quattro nuovi episodi tratti dai suoi racconti "Gli arancini di Montalbano" e dal suo libro "L'odore della notte".

Domanda: Cosa prova realmente per Salvo Montalbano?
Andrea Camilleri: Lo amo molto, sinceramente a lui devo il successo e i soldi. Ma lo odio anche. Lo odio perchè è diventato un personaggio invadente. La cosa buffa, su di lui, è che prima di crearlo io non avevo mai conosciuto un poliziotto in vita mia. Ne avevo conosciuti alcuni in gioventù, ma all'epoca ero, come dire, dall'altra parte della barricata! Per niente di grave, però! Dopo aver scritto il primo libro di Montalbano ho iniziato a conoscere dei poliziotti, e mi sono detto che avevo indovinato. Sono proprio come Salvo. Ora ho addirittura inaugurato la nuova sede del commissariato del mio paese natale.
Domanda: Ci racconti un particolare curioso su Montalbano e le sue ultime avventure.
A. C.: Nel primo episodio, "Il senso del tatto", tratto da il mio racconto "Amore e Fratellanza", avevo scritto che la vittima veniva uccisa tramite un avvelenamente con la bombola del gas. Non l'avessi mai fatto! Dopo la pubblicazione del racconto, il primo a scrivermi è stato un comandante dei Vigili del Fuoco, che mi ha spiegato che non si può morire avvelenati da una bombola al gas. Al massimo il gas esplode. Subito dopo hanno scritto molte altre persone, tra cui addirittura dei venditori di bombole di gas, per dire che io li avrei rovinati, diffamandoli così! Insomma, quando è stata fatta la sceneggiatura abbiamo dovuto trovare un altro modo per far morire la vittima, correggendo così la nostra ignoranza in materia di gas.
Domanda: Che effetto le fa vedere Montalbano in televisione?
A. C.: Ormai sono vaccinato. Il primo impatto con la trasposizione televisiva è stato diviso a metà. Io conoscevo già Luca, devo dire che è uno dei pochi attori, usciti dall'Accademia, che ho continuato a seguire. Non sono una persona che va molto spesso a teatro, ma per vedere Luca in una certa cosa ci sono andato. Quando mi hanno detto che sarebbe stato lui Montalbano, come autore mi sono preoccupato. Luca infatti non assomiglia affatto al Salvo che ho immaginato io, che per esempio è più grande di età. Ma come regista mi sono subito tranquillizzato: so bene che la magia di un attore è quella di calzare talmente bene un personaggio da convincere il pubblico che nessuno meglio di lui avrebbe potuto interpretarlo. E sapevo che Luca ci sarebbe riuscito.
Domanda: Qualcuno ha accusato Salvo Montalbano di essere un pò troppo patinato, per essere un commissario di polizia...
A. C.: Non mi interessa. Io non sono uno scrittore realista. Salvo Montalbano è il mio personaggio, e così l'ho immaginato. Non mi interessa essere aderente alla realtà: ad esempio nei miei romanzi la mafia è presente, ma solo come rumore di fondo. Non posso cambiare Salvo solo perchè la realtà è diversa.

Mariachiara Tascione - zapping.35mm.it 25/10/2002



E il «Commissario Montalbano» stasera in anteprima a Siracusa

Lunedì torna su Raiuno alle 20.55 «Il commissario Montalbano» nella versione televisiva diretta da Alberto Sironi e interpretata Luca Zingaretti. Il primo dei quattro episodi, intitolato «Il senso del tatto», è tratto dal racconto «Amore e fratellanza» compreso nella raccolta «Gli arancini di Montalbano». La serie tv sarà presentata in anteprima questa sera alle 21 a Siracusa al cine-teatro Vasquez. In sala assieme a Luca Zingaretti ed al resto del cast anche l'assessore regionale ai beni culturali Fabio Granata che ha promosso la manifestazione.

Marco Neri - Gazzetta del Sud, 25.10.2002



Ma io come mi chiamo: Luca Montalbano o Salvo Zingaretti?

Dopo un anno di pausa l'attore romano si è nuovamente calato nei panni del poliziotto inventato da Andrea Camilleri, ormai un vero alter ego. Come lui è un uomo all'antica, come lui è orgoglioso, irascibile, come lui ama i capperi e la Sicilia. A "Sette" confessa che qualche crisi di identità comincia ad averla. Per esempio quando...

Giura che no, la notte non lo sogna mai, anzi non si sogna mai Montalbano. Ma se interrogato sul suo commissario preferito, Zingaretti lo schivo non riesce a nascondere un'espressione sognante per descrivere la maschia passione che nutre per Salvo Montalbano. Un vero alter ego, anche se l'attore ci tiene a spiegare che vabbé la schizofrenia degli attori, ma insomma, siamo dei professionisti, sappiamo dove finisce l'uno e inizia l'altro... Resta il fatto che lui è veramente il commissario. Uno fatto un po' all’antica come lui, uomo d'onore che si farebbe ammazzare per mantenere la parola data, così orgoglioso che se «si incorna a fare una cosa, non ci sono santi», così irascibile da praticare l’«umore nivuro» e la rabbia che ne scaturisce come una delle belle arti, così nettamente coniugato al maschile da provare un senso di vertigine quando sente «odore di fimmina e di letto». Pensare che, fosse stato per i suoi amici, Luca Zingaretti non sarebbe mai diventato Salvo Montalbano. «Appena seppero che il ruolo sarebbe stato mio, mi hanno tempestato di telefonate, accorate fino all'insulto: "Non oserai dire di sì. Ce lo rovini"». Incurante degli appelli («però con amici così stai tranquillo, non hai bisogno di nemici»), Luca Zingaretti è andato dritto per la strada su cui si era incaponito: diventare il commissario Montalbano. Personaggio incontrato, per caso, tra gli scaffali di una libreria, perché l’autore, Andrea Camilleri, era stato anni prima suo professore all'Accademia di arte drammatica. «L’ho comprato come si comprano le cose degli amici: per affetto e simpatia. E con quello stato d'animo l'ho letto». Altro che simpatia, amore a prima vista è stato. «Sono rimasto fulminato, volevo comprare i diritti. Ero certo di poter essere lui. Poi ho saputo che li aveva presi Carlo Degli Esposti per la Palomar, e mi sono autocandidato». Ma già loro avevano pensato a lui. Vedendolo in una Piovra qualcuno aveva suggerito: «Guardate quel cattivo, ha gli occhi buoni». Essere o non essere Salvo Montalbano, dunque, è un dilemma che mai ha toccato Zingaretti. Neanche quando i giornali titolavano «Zingaretti dice addio a Montalbano», solo perché lui stava prendendosi il tempo di leggere le nuove sceneggiature («Ma perché poi non avrei più dovuto farlo? Anthony Hopkìns, il più grande attore vivente, ha forse avuto paura di rifare per la terza volta Hannibal? Lui sarà per sempre Hannibal, anche lo avesse fatto una volta sola»). Con i quattro nuovi episodi che Raiuno manderà in onda a partire da lunedì prossimo, gli incontri Zingaretti-Montalbano toccheranno quota dieci (per la cronaca, George Clooney è stato il dottor Ross per quasi cinque stagioni di E.R e nessuno si è scandalizzato). Ogni volta l’attore con gli altri 50 della troupe ha passato dieci settimane in Sicilia, con base a Marina di Ragusa. E in quei tre mesi diventa più difficile capire dove finisce Montalbano e dove inizia Zingaretti. «Vivendo lì, mi sembra di essere veramente Montalbano che cammina per la strada, che va a fare la spesa. Certo mi chiamano Luca, sono io, ma è come se fossi lui. Saluto tutti, tutti mi salutano: sanno chi sono. È una strana sensazione, piacevole: come se mi vedessi in un'altra vita». Si ferma, ci pensa un po’ su. «Oddio, spero che non capiti solo a me, ma ogni tanto mi succede di camminare per la strada e pensare di essere un altro. Oppure di immaginarmi a Parigi e comportami come se ci fossi veramente. Ecco, io quando vado a fare la spesa a Marina di Ragusa sento di essere Montalbano». Non è stato sempre facile per il romano Zingaretti muoversi in Sicilia. «Ho avuto un rapporto diffìcile con questa terra. Subito ne ho percepito la violenza, non tanto quella reale, ma quella della natura, gli odori, le luci. Poi anni fa successe un fatto tragico: ammazzarono due miei amici, un regista e un attore, un delitto pasoliniano, massacrati di botte su una spiaggia. Per un periodo non ci sono più andato, sono tornato per lavoro, con lo Stabile di Catania, poi per una Piovra ». Ora è diventato un po' siciliano anche lui. «Girare lì è fondamentale: acquisto un altro ritmo interiore, che non è la lentezza. È come quando chiudi un libro di Montalbano: ti resta il sorriso sulle labbra per mezz'ora, quel sapore di capperi, basilico, origano, quel retrogusto di mare». Qualcosa che i lettori del commissario di Vigàta conoscono bene. «I fan di Montalbano, loro sono peggio dei talebani. Se sgarri sei finito. Lo dissi al regista Alberto Sironi: dobbiamo restituire l'anima». Non è stata, dice, la sola difficoltà. «Quando metti in scena un personaggio tratto da un romanzo tu sai non solo quello che dice, ma anche quello che pensa». Per esempio, che il questore Bonetti-Alderighi non gli stia simpatico si intuisce, ma il lettore sa anche che quando lo guarda «contempla l'inquietante capigliatura del suo superiore, abbondantissima e con un grosso ciuffo in alto, ritorto come certi stronzi lasciati in campagna». «Ecco, appunto». Confessa, Zingaretti, che lui a un certo punto era pronto ad arrendersi al commissario. «Dopo tre mesi di lavoro, appena mi sono ritrovato la prima volta sul set ero rattrappito». Così, ed era la seconda volta dall’inizio della storia, ha chiamato Camilleri. «Sto in pena, Andrea, io mi ritiro». «Butta tutto, rilassati e lascia che esca», gli ha consigliato lo scrittore. E lì la Sicilia gli è venuta in aiuto. La casa di Marinella (che nella fiction è un insieme di più case, la terrazza sul mare sta a Punta Secca, la camera da letto a un chilometro più in là a Marina di Ragusa), con alle pareti i quadri dei pittori della scuola di Scicli: Guccione, Polizzi, Sarnari. «Ho voluto conoscere Piero Guccione, sono stato nel suo studio. Mi sono innamorato di questa Sicilia, ho pure pensato di comprarmi un casale. Poi non l'ho fatto perché lì non puoi avere una casa dove non abiti». A Montalbano, oltre all'amore per l'aspra terra ragusana, ha rubato la parlata. «Da romano odio quelli che scimmiottano malamente il romanaccio. E i siciliani, poveretti, già si sono sorbiti ogni storpiatura possibile. Così ho lavorato duro e ora lo dico senza modestia: molti siciliani giurerebbero che sono uno di loro, magari quello di Messina pensa che io sia palermitano e quello di Palermo di Enna». Per quanto Luca cerchi di mantenere le distanze da Salvo, le cose si fanno delicate quando prende in mano un libro del suo eroe. «Lo ammetto, non è più come prima. Sono coinvolto e ora son più critico. Per esempio, mi dispiace quando Salvo litiga con Livia, se la tratta male. Io sono uno dei pochi sostenitori del personaggio di Livia. La dipingono come la sfígata, una piattola che sta lì e sopporta tutto da questo disgraziato di uomo. Invece no, lei ha accettato questo amore a distanza perché sta bene anche a lei, il rapporto è paritario. Insomma, stare con una rompicoglioni non è da eroe! ». In questo non è molto Montalbano: dalla sua donna non ama allontanarsi. Ma come il commissario nelle conferenze stampa diventa pazzo, non riesce a star fermo, si impappina, così l'attore, certo con più compostezza, si agita di fronte alle domande troppo personali. Meglio tornare su Montalbano. E fare la domanda più ovvia. «"Zingaretti sono"? No, non l'ho mai detto. Suona troppo male».

Stefania Ulivi - Sette, suppl. del Corriere della sera, 24.10.2002









Ritorna Montalbano re della fiction poliziesca

Presentati, in una sede inconsueta (ma congeniale) - una caserma di Polizia - i nuovi episodi del più famoso commissario italiano, creato da Camilleri. Buone sceneggiature, robusta recitazione ed efficiente regia che promettono ancora grande audience

Librerie prese d'assalto, piccoli schermi che si sintonizzano all'unanimità (medie di ascolto del 25%, quasi sei milioni di telespettatori a puntata), moltissimi riconoscimenti internazionali (tra i quali la nomination agli Emmy Awards come miglior prodotto della fiction internazionale nel 1999) : è inutile negare che questo Commissario Montalbano sia un vero e proprio caso televisivo. La 'strana coppia' formata da Camilleri e Zingaretti ha dato i suoi frutti, e se è arcinoto che formula vincente non si cambia, dovremmo scommettere che anche la nuova serie del sagace tutore dell'ordine mieterà successi. E' anche l'opinione del protagonista, nonostante ostenti un educato distacco dal tema:"L'auditel? Non è una mia preoccupazione. Noi ce l'abbiamo messa tutta, speriamo che il pubblico ci segua sempre". E' ciò che ha dichirato ieri, presso la caserma di polizia di Via Pier Della Francesca a Roma, dove si è tenuta la presentazione ufficiale dei nuovi, attesissimi episodi. Cast al completo, Camilleri accecato dai fotografi, standing ovation per Zingaretti (e tante coccole per il pacioso cane Orlando, mascotte della nuova serie), Marzullo che sforna domande a raffica, tanti attempati poliziotti a far da belle statuine, macchine d'epoca e unità cinofile guardinghe e sospettose. Qualcuno potrebbe dire tanto rumore per nulla ma si sa che l'audience in questo paese conta quanto una determinazione pubblica e collettiva e un successo così eclatante non poteva non essere meritorio di tanta pompa magna. Un dominio sulla fiction televisiva che regna ormai incontrastato dal 1998, una sorta di appuntamento fisso a cui l'italiano non sembra voler più rinunciare. Da lunedì 28 ottobre (questa volta su Rai Uno che subentra alla seconda rete) il via alla nuova ondata che prevede quattro episodi: 'Il senso del tatto', 'Gli arancini di Montalbano', 'L'odore della notte' (che Claudio Caligari, che ha diretto un film dallo stesso titolo, abbia da ridire qualcosa?) e 'Gatto e cardellino'. Assistendo al primo episodio (la strana morte di un non vedente che, fatta passare per accidentale, si rivela un omicidio in piena regola in cui si nascondono traffici di droga e combattimenti di cani, e di più siamo tenuti a non rilevare) dobbiamo ammettere il mix di vicenda gialla, azione, commedia, sentimentalismo funziona alla perfezione. Alla regia fa buona guardia quella vecchia volpe di Alberto Sironi (attivo nel campo della tv fin dalla metà degli anni '60) che sa tenere desta l'attenzione dello spettatore, conosce alla perfezione i tempi del piccolo schermo, si avvale di un cast tecnico di primo ordine e (complice l'ente per il turismo siciliano) sa cogliere scorci dell'isola insoliti ed affascinanti. Ma il merito principale va suddiviso tra Camilleri e Zingaretti. Il primo, strizzando l'occhio a Sciascia e a Gadda, scrive romanzi che sono vere e proprie sceneggiature, pronte solo per essere realizzate, da un quadro della Sicilia e della sua umanità bonario e accattivante, non di rado profondo, e con perfetta maestria costruisce intrighi a incastro, li dissemina di mille piste, riuscendo ad arrivare ad uno scioglimento di sorprendente linearità e concisione. Il secondo, incarna con notevole aderenza la figura di un uomo burbero ma dal cuore d'oro, dotato di un elevato senso morale, schivo e meticoloso, in cui, francamente, non fatichiamo ad immedesimarci. Forse con un altro attore al suo posto il successo non sarebbe stato lo stesso. Notevole anche in ruoli drammatici (lo ricordiamo laido ricattatore in Vite Strozzate) si conferma attore su cui si può fare affidamento. Speriamo che non veda la sua carriera immedesimarsi totalmente con la figura del commissario. Sarebbe un peccato.

Cesare Paris - Kataweb 25.10.2002



Zingaretti, lunedì la nuova serie

«Montalbano, un vincente perché saprebbe perdere» E ora avrà vicino un cane

Il commissario Montalbano, uomo carico d’umanità ma tutto d’un pezzo, uno che bada al sodo, nella nuova serie diretta da Alberto Sironi, in onda su Raiuno da lunedì prossimo, ha trovato un amico: un cane. Si chiama Orlando, è un terranova di cinque anni e Luca Zingaretti, che presta il volto al commissario più popolare d’Italia, è andato a trovarlo la scorsa estate a casa del suo addestratore, e sono andati a zonzo insieme. Quattro nuove storie, una ogni lunedì, che raccontano la Sicilia di Montalbano, un presepe di caratteri che solo lì hanno ragione di esistere, «un paese sospeso nel tempo, senza età - dice il regista - attraversato da poche macchine invisibili, prive di colore; uno scenario di piazze vuote con i fondali teatrali delle facciate barocche di chiese e palazzi, scheletri di fabbriche mangiate dal vento, labirinti di pietra, giardini secolari». La prima puntata, «Il senso del tatto», è tratta dal racconto «Amore e Fratellanza» e prende le mosse da un cieco che viene trovato morto nella sua povera casa. In apparenza sembra morto avvelenato dal gas del fornello lasciato aperto. Invece... Montalbano col suo rigore morale, la sua solitudine «è» Luca Zingaretti. «All’inizio ero disperato, ho chiesto consigli a Camilleri, mi ha detto di rilassarmi lasciando venire fuori quello che avevo capito del suo personaggio». Luca Zingaretti è riuscito nel piccolo miracolo di non farsi identificare col commissario: «Sto realizzando come regista, assieme a mia moglie, Margherita d’Amico, un documentario per l’associazione umanitaria africana Amref, di cui sono testimonial. Abbiamo anche il progetto di un film tratto da un libro di Margherita. Montalbano? Non invecchierò con l’impermeabile del tenente Sheridan. Se interpreto San Giovanni, non dico poi che ho visto la Madonna. Il cinema è un gioco». Un gioco che in questo caso poggia su una miniera d’oro: quasi due milioni di libri venduti in Italia, le gesta del commissario sono tradotte in dieci lingue, e quando traslocano in tv hanno un ascolto medio del 25 per cento di share nelle precedenti serie, e la candidatura agli Emmy (l’Oscar della tv) come migliore fiction europea nel ’99. Il quarto ciclo si avvale di uno sforzo produttivo di 6 milioni di euro che ha coinvolto una troupe di 50 persone. «La mia vita - dice il regista - è cambiata con Montalbano, un uomo con i suoi difetti, un servitore dello Stato che non ha paura di perdere». Tra essere qualcuno e essere se stesso, Montalbano preferisce essere se stesso, guai a parlargli di promozione. Ha un’eterna fidanzata, interpretata da Katharina Bohm, si vogliono bene, ma lei è lontana, lassù al Nord. Il commissario conosce soltanto la dignità. E non si lascia mai andare. Nemmeno col suo nuovo amico a quattro zampe: «Magari una carezza gliela dà, ma di nascosto».

Valerio Cappelli - Corriere della sera 25.10.2002



Montalbano sono Eroe di carne e sangue

Luca Zingaretti ancora protagonista: Se la gente mi identificasse con lui ne sarei felice, accadde anche a Gino Cervi con Maigret

La Sicilia degli intrecci oscuri e del mare trasparente, delle lettere anonime e delle questioni di corna, dei ricatti asfissianti e dei morti misteriosi torna a vivere sul piccolo schermo nei quattro film (promosso su Raiuno a partire da lunedì prossimo) tratti dalle opere di Andrea Camilleri «L´odore della notte» e «Gli arancini di Montalbano». Con questo nuovo gruppo di episodi (il primo, presentato ieri sera a Roma presso l´Istituto Superiore di Polizia, s´intitola «Il senso del tatto») la fortunatissima serie arriva a quota dieci ed è facile immaginare quanto un traguardo del genere possa aver influito sulle vite e sulle carriere del protagonista Luca Zingaretti e del regista Alberto Sironi. Per non parlare del curioso rapporto che lega l´autore delle storie alla saga televisiva: «Vedendo come Luca Zingaretti fosse fisicamente così lontano dal mio personaggio - ha scritto Camilleri - e, nello stesso tempo, gli fosse tanto intimamente legato, anche io ebbi una sorta di sdoppiamento. Mi ritrovai, nei suoi riguardi, nella stessa posizione psicologica e affettiva di un nonno verso un suo nipotino: libero da doveri educativi e formativi, che spettano al padre, egli può godere in piena libertà dei progressi di una creatura che gli appartiene e non». Lo scrittore che ieri per la prima volta ha partecipato alla presentazione della serie, ha aggiunto: «Quando ho scritto il primo libro non conoscevo nessun poliziotto perché ero, come dire, dall´altra parte della barricata a gridare "abbasso Scelba e torna a casa Ike". Grazie a Montalbano ne ho conosciuti tanti e più ne conosco più penso di avere indovinato tante cose di questo personaggio». Per l´attore Luca Zingaretti, un tempo scelto dai registi per interpretare ruoli di cattivo a tutto tondo mentre ora appare inevitabilmente adatto a personaggi campioni di salda moralità, la convivenza con il commissario Montalbano è diventata un´abitudine piacevole. Un´abitudine non ancora inquinata da quel tipico astio che rode certi attori quando iniziano a sentirsi troppo schiavi di un personaggio di successo: «Capita a molti di rischiare di finire etichettati - ha dichiarato Zingaretti -: Anthony Hopkins, che pure è un magnifico interprete, sarà ricordato dal grande pubblico soprattutto per il personaggio del professor Hannibal Lecter, così come accadde a Gino Cervi dopo la serie di Maigret. Insomma, se fossi ricordato unicamente per Montalbano sarei felice». Verso il commissario, aggiunge l´attore «mi capita di sentire affetto come se fosse una persona che esiste veramente, gli voglio bene e non solo perchè mi ha dato una grossa notorietà ma perchè mi piace com´è. Se esistesse sarei suo amico». Il commissario televisivo è, come tutti sanno, completamente diverso dal punto di visto fisico, a iniziare dall´età, dal personaggio creato da Camilleri. E questo in linea con una scelta meditata e consapevole, fatta ai tempi delle prime produzioni, quando si pensò che, siccome ognuno dei tantissimi lettori aveva sicuramente creato un proprio, personale Montalbano, era inutile ricercare le somiglianze fisiche. L´importante era il carattere, la personalità. «Ho girato questi dieci film - dice oggi il regista Alberto Sironi - perchè Montalbano mi piace, come piace a tutti coloro che, nella vita, amano le creature umane, con le virtù e i difetti umani. Quando conto i milioni di persone che hanno seguito la serie spero che il segreto del successo sia che Montalbano è un uomo. Un uomo con tutti i suoi difetti, che tiene fede alle sue idee, che non ha paura di perdere». Leggendo Camilleri, dice ancora Sironi, «Montalbano te lo immagini fatto di carne e di sangue: scontroso, anarchico, individualista, goloso, sensuale, ma, alla fine, un eroe. E siccome le storie che racconta Camilleri sono fiabe, dove sarebbe facile mettere eroi e paladini, prendere il personaggio Montalbano dalle pagine dello scrittore e farlo rinascere sullo schermo è stato affar mio». Un affare indubbiamente riuscito visto che i primi quattro episodi, andati in onda tra il `99 e il 2000, sono stati seguiti da una media di oltre sei milioni di spettatori a puntata; che quelli del 2001 hanno avuto uguale successo e che la serie è stata venduta in molti Paesi del mondo, europei, ma non solo. Per questo sul risultato del nuovo ciclo, prodotto per Raifiction dalla Palomar di Carlo Degli Esposti (costo 6 milioni di euro), sono già in tanti a scommettere.

Fulvia Caprara - La Stampa 25.10.2002



INCONTRO CON MONTALBANO

Zingaretti all'anteprima della serie tv.

Una domenica con il commissario più famoso della fiction televisiva, Salvo Montalbano. E' l'appuntamento da non perdere, domenica 27 al Teatro Dal Verme dove trecento lettori di ViviMilano potranno assistere all'anteprima della nuova serie con il protagonista di tanti best seller di Andrea Camilleri. Se l'occasione è unica per vedere sul grande schermo il primo dei quattro episodi che andranno in onda su RaiUno dal lunedì 28 (alle ore 20.30), un'altra sorpresa è pronta per il pubblico. In sala ci sarà Luca Zingaretti, l'interprete di Montalbano, per raccontare tutte le fasi del suo incontro col personaggio del commissario di Vigata. Zingaretti è un fan di Camilleri: "Per me Montalbano è come un amico, che mi porto dentro e che esiste; e poi provo un curioso processo di identificazione nel giocare quel ruolo, anch'io sono un poco orso e altrettanto irascibile". Nella nuova serie, sempre diretta da Alberto Sironi, le storie sono classici casi polizieschi che hanno bisogno dell'acutezza del commissario per essere risolti. Ne avremo la prova fin da "Il senso del tatto", l'episodio in programma al Dal Verme nella serata in collaborazione con il Comune di Milano: l'apparente disgrazia in cui incorre un non vedente nasconde un losco disegno, così come il bastone di metallo di cui si serviva il defunto. E Montalbano, attento ai dettagli, non si lascerà sfuggire il bandolo della matassa. Il testo letterario si può rileggere nella raccolta "Gli arancini di Montalbano" (edita da Mondadori), il racconto ha il titolo di "Amore e fratellanza". Nella stessa raccolta figurano altri due episodi, "Stiamo parlando di miliardi" (in onda il 4 novembre) e "Il gatto e il cardellino" (18 novembre). Un altro episodio è invece tratto dal romanzo "L'odore della notte", edito da Sellerio, in programma l'11 novembre.

Giancarlo Grossini - Vivimilano 32.10.2002



Il ritorno di Montalbano

Zingaretti presenta il primo episodio dei nuovi sceneggiati in onda lunedì su Raiuno

Montalbano torna a casa per presentare la sua ultima fatica. Domani a Siracusa, alle 21 al cinema Vasquez, ci sarà l´anteprima assoluta de "Il senso del tatto" (tratto da "Amore e fratellanza" di Andrea Camilleri) che andrà in onda in prima visione lunedì prossimo alle 20.55 su Raiuno. A Siracusa per l´occasione sarà presente Luca Zingaretti, l´attore che presta il volto al Montalbano televisivo fin dalle prime trasposizioni dei romanzi dello scrittore siciliano. Il primo episodio della nuova serie, la quarta, è stato girato quest´estate proprio a Marina di Ragusa dal regista Alberto Sironi, che continua così a firmare la fortunata serie di avventure investigativo-sentimentali del più celebre commissario siciliano. Nella puntata che sarà presentata a Siracusa e poi in onda lunedì (con un soggetto firmato da Andrea Camilleri, Salvatore De Mola, Francesco Bruni), gli aficionados del commissario troveranno confermato il cast degli episodi precedenti, a partire da Katharina Bohm che interpreta Livia, la perenne fidanzata del commissario. E ci sarà una new entry, una presenza a quattro zampe che farà breccia nel cuore di Montalbano: Rirì, un cane che il commissario porterà a casa dopo la scomparsa del proprietario. Per la prima volta Montalbano arriva su Raiuno, dove per quattro lunedì di seguito sarà ospite fisso per raccontare le vicissitudini ambientate a Vigata. Quattro puntate per quattro storie differenti, da vedere tutte d´un fiato: dopo "Il senso del tatto", infatti sarà la volta de "Gli arancini di Montalbano" (edito da Mondadori), a cui seguirà "L´odore della notte" (edito da Sellerio) e "Il gatto e il cardellino", anche questo un racconto tratto da "Gli arancini di Montalbano". Le avventure di Montalbano, prodotte da Carlo Degli Esposti, nella trasposizione in tv hanno segnato grande successo di pubblico e i nuovi episodi sono già stati venduti da Rai Trade a Taormina in Australia, Polonia, Albania, e molto presto Montalbano sbarcherà in Cina.

p. n. - La Repubblica (ed. di Palermo), 24.10.2002

UN CANE HA FATTO INNAMORARE IL COMMISSARIO MONTALBANO

Salvo Montalbano, il personaggio nato dalla penna di Andrea Camilleri, torna su Raiuno con 4 nuovi episodi. E con un amico in più. Il commissario (come pure il suo interprete, Luca Zingaretti) è pazzo di Orlando, il terranova di 5 anni e mezzo che arriva sul set ad allargare la famiglia di Montalbano. A tal punto che il poliziotto, contrariamente alle sue abitudini, diventa violento quando glielo rapiscono. " Nel corso di un'indagine, tra i due scocca la scintilla e il commissario si affeziona talmente all'amico fedele che finisce per portarselo a casa"" dice Luca Zingaretti, ora sul set di "Doppio agguato", diretto da Renato De Maria, nel ruolo di un ispettore dei Nocs. "Orlando è simpatico e dolce, nonostante la sua mole di 60 chili, addirittura esilarante quando sul set combina qualche guaio, andandosene per i fatti suoi o strattonandomi dove gli pare. Abbiamo legato molto e l'estate scorsa sono andato a trovarlo a casa del suo addestratore Massimo Perla e ce ne siamo andati a spasso. In casa mia, invece, spadroneggiano tre gatti.". Siamo in un ristorante romano, in zona Prati. Luca Zingaretti, in jeans, pullover blu e camicia grigia, è più giovane e meno imponente di quanto non appare in tv. Durante la conversazione si rivela irrequieto, impetuoso. Ma anche tenero, come quando si lascia consigliare sul piatto da scegliere. Diventa poi inespugnabile quando si scava nei suoi sentimenti più intimi. Una miscela esplosiva che ha regalato anche al suo investigatore e con la quale ha incantato milioni di telespettatori, specie di sesso femminile. "È diventato quasi un amico che vado a trovare due volte all'anno in uno sperduto paesino siciliano. Mi piace la rettitudine del personaggio, quello che pensa, come prende la vita, la sua morale. Vive in base alle sue esigenze, chiedendosi di che cosa ha bisogno per essere felice e agisce di conseguenza. Piace alle donne, le quali vorrebbero vivergli accanto, e a noi maschietti, che gli vorremmo somigliare"

Domanda: Scatta l'identificazione?
Risposta: Io non mi identifico mai con i personaggi che interpreto. Vi penetro dentro e li racconto, prendendo appunti, memorizzando le emozioni, tentando di capirne il carattere attraverso piccoli indizi, come quando Montalbano manda a quel paese qualcuno e ride sotto i baffi. All'inizio non riuscivo ad afferrare il suo spirito. Poi chiamai Camilleri e gli dissi: "sono disperato. Non mi esce!

D: E Camilleri?
R: Mi rispose: "Rilassati e lascia venire fuori quel che hai capito di lui". È stata l'unica volta che mi ha dato un consiglio. Sono riuscito piano piano ad "acchiappare" l'anima di Montalbano. Il mio obbiettivo ora è fare alzare lo spettatore dalla poltrona con la sensazione che si prova quando si chiude un libro

D: Girava voce che volesse abbandonare il commissario.
R: Ma quando mai! Si è trattato di un'invenzione bella e buona. C'è ancora così tanto da raccontare

D: Quindi stavolta scopriremo nuovi aspetti della sua personalità?
R: Oggi vedi la sua incazzatura, domani la sua dolcezza. In questa serie Montalbano entra in contatto con extracomunitari, trafficanti di droga, finanzieri truffaldini, penetrando sempre più nella vita delle persone

D: Ci racconti del set
R: Abbiamo girato in splendidi paesini ragusani dagli odori e sapori incredibili, con la stessa troupe, ormai affiatata. La sera ce ne andavamo nella piazzetta di un borgo di Marina di Ragusa, dove si vede una macchina ogni 45 minuti

D: Grazie a Montalbano tutti la vogliono, tutti la cercano. Come vive questo momento?
R: L'altro giorno sono andato allo stadio a vedere la Roma e un ultrà mi ha avvicinato con un: "Te posso dì 'na cosa? Sei proprio un grande, un grandissimo!" Mi gratifica sentire l'affetto della gente per la strada

D: Che cosa ha in comune con il commissario?
R: Il caratteraccio! Sin da piccolo se un compagno veniva tiranneggiato mi mettevo in mezzo. E ne ho prese tante. Ho lo stesso spirito sanguigno

D: Lui con le donne è un macho. E lei?
R: Io no, ma in fondo neanche lui. Quando qualche signora tenta di baciarlo balbetta, abbassa gli occhi, diventa rosso, verde, giallo e poi dice: "Sono fidanzato!". Anche a me piacciono i modi d'altri tempi

D: Montalbano è l'eterno fidanzato di Livia. Lei ha un matrimonio felice?
R: Senza dubbio. Con mia moglie c'è molta affinità. Per questo l'ho sposata! Si collabora in tutto, anche in cucina. Io preparo gli spaghetti al pomodoro, lei è brava con le verdure, che mangiamo in abbondanza anche perché Margherita è vegetariana. Sono d'accordo con la sua ideologia. Ma a volte la carne è debole e me ne vado al ristorante sotto casa

D: Sua moglie Margherita D'Amico e sua suocera Benedetta Craveri sono entrambe apprezzate scrittici. Scriveranno per lei?
R: Con mia moglie sto già realizzando come regista un documentario per l'associazione umanitaria africana Amref, di cui sono testimonial. Ho fatto i sopralluoghi in Uganda e a gennaio inizieremo a girare. Abbiamo anche il progetto di un film, tratto da un suo libro. Mia suocera scrive saggi che leggo tutti d'un fiato!

Lucia Di Spirito - TV Sorrisi e Canzoni, settimana dal 26.10.2002 al 1.11.2002



Tornano le avventure di Montalbano

Da lunedì, Raiuno proporrà in prima serata i quattro nuovi episodi tratti dai romanzi di Camilleri Torna su Raiuno il Commissario Montalbano, il personaggio nato dalla penna di Andrea Camilleri e divenuto, anche grazie alla splendida interpretazione di Luca Zingaretti, uno dei personaggi più amati della tv. La prima delle quattro nuove puntate prodotte dalla Palomar, dal titolo “Il senso del tatto” andrà in onda lunedì 28 ottobre alle 20:55 sulla prima rete. L’avventura televisiva del commissario nacque nel 1998-99 dalla collaborazione tra Palomar e Raifiction, sull’onda del successo editoriale dei romanzi di Camilleri che stavano diventando un vero e proprio caso letterario. Tra le fortune della serie c’è stata quella di trovare in Zingaretti il volto e il carattere del personaggio ideato dall’autore. Un personaggio riservato e schivo ma che all’occorrenza sa dimostrare tutta la sua umanità. Il commissario Montalbano ha avuto in tv altrettanto successo che nelle librerie, se non di più. Una media d’ascolto oltre il 25%, diritti venduti in tutta Europa e in America latina e la candidatura agli Emmy Awards come migliore prodotto della fiction internazionale nel 1999. Una lunga scia di successi che ha spinto i realizzatori ad investire in questi nuovi episodi la bellezza di 6 milioni di euro. “Il senso del tatto” è stato tratto dal racconto “Amore e fratellanza” compreso in “Gli arancini di Montalbano”. Dietro un’apparente morte accidentale si nasconderà un nuovo caso che il commissario saprà risolvere grazie al suo intuito e anche ad un pizzico di fortuna. Quest’episodio proporrà anche l’ingresso nel cast di un nuovo personaggio: Orlando, un terranova di 5 anni rimasto “orfano” dopo la morte del padrone e adottato da un insolitamente tenero Montalbano. Le prossime puntate s’intitoleranno “Gli arancini di Montalbano”, “L’odore della notte” e “Gatto e cardellino” e andranno in onda il 4, l’11 e il 18 novembre su Raiuno sempre alle 20:55.

http://tv.lospettacolo.it/ 26 ottobre 2002



Torna Montalbano Il regista Sironi: Per me è l’addio

TORNA, lunedì prossimo, 28 ottobre, «Il commissario Montalbano». La prima volta su Raiuno del personaggio creato da Camilleri coinciderà, però, con l'abbandono della serie da parte del regista Alberto Sironi che ne ha finora firmato tutti i Tv movie realizzati. «Dopo dieci episodi, di cui gli ultimi quattro andranno in onda a partire da lunedì, ritengo giusto lasciar riposare Montalbano per non offuscare nell'immaginario del telespettatore la figura del poliziotto siciliano, amatissima dal pubblico televisivo ed evitare un eventuale scadimento di interesse e di qualità. Per questo motivo, se la Rai deciderà un'ulteriore continuazione, io non ne sarò più il regista», conferma Sironi, che tra breve, inizierà le riprese di «Salvo D'Acquisto», miniserie in due puntate, destinata a Raiuno con Beppe Fiorello nel ruolo del protagonista. Retaggio della precedente gestione di Raifiction affidata a Stefano Munafò, la serie «Il commissario Montalbano» è nata per trasferire sul piccolo schermo le suggestioni letterarie di un personaggio che aveva trovato in Luca Zingaretti (nella foto) il suo interprete ideale. Al punto che si stava lavorando all'ipotesi di convincere Camilleri ad un contratto in esclusiva con la Rai che si sarebbe impegnata a trasformare in Tv movie tutti i futuri romanzi dello scrittore con Montalbano come protagonista. Degli attuali prossimi episodi solo uno, «L'odore della notte», in onda l'11 novembre, è tratto da un romanzo. Gli altri tre, esauriti tutti i libri di Camilleri dedicati al poliziotto, sono ispirati a racconti, molto più brevi, dai quali risulta difficile realizzare una sceneggiatura che ne regga l'impianto narrativo per una fiction destinata al piccolo schermo. Anche se la sceneggiatura, scritta da Francesco Bruni, è sempre supervisionata ed approvata dallo stesso Camilleri. Sembra questo l'ulteriore motivo per il quale Sironi ha deciso di abbandonare la regia. Intanto, lunedì 28, il pubblico di Raiuno vedrà «Il senso del tatto», ispirato al racconto «Amore e fratellanza». «Il titolo è stato cambiato - svela Sironi - perché, essendo "Amore e fratellanza" il nome della prima cosca mafiosa siciliana, avrebbe svelato troppo la trama». Successivamente andrà in onda «Gli arancini di Montalbano». L'ultimo episodio, in onda il 18 novembre, ha per titolo «Il gatto ed il cardellino». Intanto nel futuro immediato di Luca Zingaretti ci sono altri personaggi differenti da quel Montalbano che lo ha consegnato alla popolarità. Attualmente è impegnato nella fiction «Doppio agguato» che, destinata Mediaset e girata accanto a Isabella Ferrari e Sabrina Impacciatore, arriverà in video nel prossimo aprile 2003. Ma Zingaretti, in pole position per il ruolo del protagonista in una prossima fiction Rai, dedicata a papa Wojtyla, coltiva anche un sogno: diventare regista. Nell'attesa pensa al teatro: a luglio del 2003 si calerà nel Riccardo III con la regia di Patroni Griffi. Il debutto a Roma, al Teatro Eliseo.

MARIDA CATERINI - IL TEMPO 23.10.2002



Quattro nuovi casi per il "commissario" ZINGARETTI Il poker di Montalbano

Ritorno alla grande del poliziotto siciliano creato da Camilleri, che conquista Raiuno e raddoppia le serate. «Per me ormai è un vecchio amico», confida l’attore.

Due giovani amiche, a una fermata di tram: «Vieni a vederlo da me, lunedì prossimo? L’ho già detto a Katia, lei c’è di sicuro». «Contaci, non me lo perdo per niente al mondo. È l’unico programma che giustifica il canone». Non farà piacere alla Rai la battuta a dir poco tagliente colta al volo a Milano (e sottoscritta, crediamo, da milioni di telespettatori da Nord a Sud), ma a Luca Zingaretti certamente sì. Perché il "suo" Commissario Montalbano – sei episodi già trasmessi da Raidue e quattro nuove puntate (Il senso del tatto, Gli arancini di Montalbano, L’odore della notte e Gatto e cardellino) al via su Raiuno questo lunedì – conferma d’essere la fiction italiana più amata dal pubblico e apprezzata dalla critica. I suoi punti di forza? Splendida matrice letteraria a parte – di Andrea Camilleri e della meritata fortuna dei suoi romanzi si è detto tutto, a partire dai quasi due milioni di libri venduti solo in Italia –, vanno ricordati la regia meticolosa e partecipe di Alberto Sironi, l’accurato lavoro di sceneggiatura di Francesco Bruni, Salvatore De Mola e dello stesso Camilleri, il cast di ottimo livello (dai protagonisti ai caratteristi, scovati con pignolissima pazienza nei teatrini dialettali di Catania e nelle compagnie amatoriali: una rarità nel nostro panorama televisivo). Ingredienti e sapori miscelati dall’impegno produttivo – finanziario ma non solo – della Palomar di Carlo Degli Esposti, che nei quattro nuovi film ha investito 6 milioni e 700 mila euro. Ma è innegabile che la ciliegina sulla torta la mette, dall’ormai lontano 1999, allorché iniziò l’avventura catodica del poliziotto di Vigata, Luca Zingaretti, per dirla con il regista, «attore di razza e uomo sensibile e intelligente. Oggi Montalbano è lui, e nessuno può immaginarlo con un’altra facci". Infatti, Zingaretti, nei primi episodi lei ha caratterizzato fisicamente il personaggio, per arricchirlo nei successivi di preziose sfumature psicologiche. E, ora, che cosa ci ha messo? "Il puro e semplice piacere di farlo. Di ritrovare ancora una volta, per due mesi, un amico che vive in un piccolo paesino siciliano e che a ogni nuovo incontro mi mostra di sé lati diversi e inediti. Molti scrittori, a proposito dei loro personaggi "seriali", dicono che spesso si mettono a vivere di vita propria: il mio rapporto con Montalbano è un po’ così, ogni volta che lo interpreto si impadronisce di me e mi indica la via da percorrere, il modo giusto di affrontare situazioni nuove per entrambi. Nell’episodio di questa settimana (Il senso del tatto, ndr.), per esempio, Salvo si ritrova a casa un cane, con tutte le implicazioni che il rapporto con un animale comporta; in un altro, se la vedrà con la figlia di un collega che ha conosciuto bambina e che oggi, cresciuta, lo corteggia... Condividere con lui questi stati d’animo me lo ha fatto sentire ancora più vicino». E tuttavia la paura di restare intrappolato in un ruolo, per quanto riuscito, l’avrà pure provata, all’inizio... "Paura no, però ero cosciente di correre quel rischio; ma fin dall’inizio della mia carriera, quando interpretavo sempre e solo cattivi, e tutti a dirmi: "sei matto, ti ritroverai etichettato a vita!", ho scelto di fare soltanto le cose che mi piacciono, senza calcoli di opportunità o convenienza. Risultato: sono arrivati i buoni, Montalbano e anche Perlasca, a dimostrazione che l’importante è avere belle storie da raccontare e riuscire a farlo bene». Invidia qualcosa a Montalbano? "Sicuramente la casa sulla spiaggia, con il mare che accarezza la porta. Sono abbastanza orso (in questo mi riconosco in lui, oltre che nel cattivo carattere e in quell’essere burbero ma, sotto sotto, cuore tenero) e ho bisogno di una cuccia dove rintanarmi, in compagnia di me stesso e dei miei affetti. In vacanza cerco sempre di avere un bungalow vicino all’acqua, perché adoro nuotare appena sveglio, passando dal letto alle onde. E poi non tralascerei le mitiche scorpacciate di pesce, che però non gli invidio: me le faccio anch’io da quando a Donnalucata, vicino a Ragusa, ho scoperto "Al molo" pochi coperti e una cucina paradisiaca. Da far venire l’acquolina in bocca anche a Montalbano». Dal cibo alla lettura: non ci deluderà dicendo che i gialli l’annoiano... «Al contrario, li divoro letteralmente, purché sappiano descrivere un’epoca, un ambiente, un’atmosfera, come quelli di Simenon (da anni leggo e rileggo Maigret con intatto piacere). Amo Ellroy per lo stile di scrittura "selvaggio" che segue non la trama ma il corso dei pensieri, e la Cornwell degli esordi, con Kay Scarpetta fresca d’ispirazione. Ho gustato Il silenzio degli innocenti prima sulla carta e poi sullo schermo, con quell’immenso talento che è Anthony Hopkins. Un mito, un modello irraggiungibile». Eppure lei un po’ gli assomiglia, e poi ha in cantiere progetti bellissimi... «Grazie dell’incoraggiamento! Sto girando Doppio agguato, fiction sul sequestro Belardinelli in cui sono il comandante della squadra dei Nocs che lo ha liberato; per prepararmi al ruolo ho vissuto una settimana con questi ragazzi che molti immaginano esaltati, e che invece sono persone posate, consapevoli e con una grande carica umana. Un’esperienza felice. Quanto al film sulla vita di Giovanni Paolo II di cui si è parlato, mi è stata fatta un’offerta che ovviamente mi ha lusingato; ma il progetto è così importante da richiedere fior di sceneggiatura, perciò se ne riparlerà a tempo debito. Più prossimi, invece, due progetti che mi stanno particolarmente a cuore: Riccardo III a teatro, diretto da Giuseppe Patroni Griffi, e un documentario che girerò in Uganda come testimonial dell’Amref, per raccontare come si vive a Gulu (400 chilometri da Kampala) dopo vent’anni di guerra civile. Ci sono già stato per i sopralluoghi in compagnia di mia moglie, che scriverà il testo del reportage: un impatto devastante che ha cambiato – in meglio – il nostro modo di concepire la vita e ci ha fatto capire quanto noi occidentali siamo ormai lontani dalla sua vera essenza. Sì, condividere con Margherita quell’orrore e insieme quella rinascita, scoprendo che si riverberavano su entrambi con la stessa intensità, è stata un’emozione profonda. Al pari di quella che proviamo nel ripensare agli occhi immensi dei bambini di Gulu, che ti guardano senza chiedere nulla, ma se gli dai un biscotto è come se gli regalassi la luna».

Luisa Sandrone - Famiglia Cristiana, 23.10.2002



E Zingaretti torna in tv con le nuove avventure

E Montalbano torna in tv, dal 28 ottobre, tutti i lunedì alle 20.30 su RaiUno invece che su RaiDue. La nuova serie delle avventure del commissario siciliano, giunta al decimo episodio, vede ancora una volta protagonista Luca Zingaretti affiancato da Katharina Bohom che interpreta l’eterna fidanzata, Livia Burlando. I telefilm sono stati girati in gran parte a Favignana e nelle altre isole Egadi. «Il senso del tatto», «Gli arancini di Montalbano», «L’odore della notte» e «Gatto e Cardellino» sono storie che i lettori di Camilleri conoscono bene, storie di delitti all’apparenza inspiegabili, piccoli e grandi interessi sullo sfondo della provincia siciliana dove si staglia la figura di un poliziotto testardo e un po’ rompiscatole, che riesce sempre a farcela. È un detective all’italiana, che ripete sugli schermi le avventure nate sulla carta stampata grazie alla fantasia dell’autore che ha riscattato la «lingua» siciliana. Non è difficile prevedere che ora quelle storie, trasferite sul piccolo schermo e dirette da Alberto Sironi, possano diventare un ennesimo successo, visto che gli ultimi episodi della serie, in onda lo scorso anno, sono stati seguiti da circa sei milioni di spettatori con una media di share del 25 per cento. Inoltre i telefilm 2001, tra i quali il celebre «Gita a Tindari» e «Tocco d’artista», vista la fama internazionale di Montalbano, sono stati venduti dalla Rai in molti paesi (Germania, Francia, Svezia, America Latina, Spagna, Olanda e Belgio) e negli Stati Uniti hanno ricevuto una candidatura agli Emmy, gli Oscar tv.

Il Mattino 21.10.2002



ZINGARETTI: "MONTALBANO VERO E CREDIBILE"

Dal 28 ottobre torna su Rai 1 il popolare commissario. L'attore spiega i motivi del successo

Torna il popolare commissario nato dalla fantasia dello scrittore Andrea Camilleri. Da lunedì 28 ottobre su Raiuno Luca Zingaretti sarà protagonista dei nuovi episodi della serie il Commissario Montalbano, impegnato in casi di truffe, amori difficili e droga. Costato sei milioni di euro e dieci settimane di lavorazione, la fiction si confermerà sicuramente uno dei punti di forza della programmazione della prima rete. Lo scorso anno è stata seguita da una media di otto milioni di telespettatori con punte di dieci. "Credo che il pubblico ami molto Montalbano- dice Zingaretti- perchè è un tipo vero, uno spirito libero, infaticabile e non teme il potere. Insomma è un uomo che si può incontrare nella vita di tutti." Perfetto nel ruolo e nell'accento, tanto che al sud lo scambiano per un sisiliano autentico, Zingaretti ammette di somigliare abbastanza al suo personaggio. "Come Montalbano mi arrabbio con facilità e sono un po' orso. Poi sono un perfezionista e inflessibile. se sono convinto di una cosa, non cambio idea facilmente." Tutte le imitazioni di Montalbano fatte in televisione lo hanno lasciato quasi indifferente. "Non mi sono nè piaciute nè dispiaciute. Però alla fine mi sono sentito gratificato, perchè se ti imitano vuol dire che il pubblico ti conosce." Amato molto dalle donne e apprezzato dagli uomini, Zingaretti in futuro si dividerà tra set, teatro e regia. "Proprio in questo periodo sto girando una fiction per Mediaset che ricostruirà la storia del sequestro Belardinelli, l'industriale rapito tredici anni fa, in cui io interpreterò il capo dei Ros. Poi mene andrò in Africa e con mia moglie (la scrittrice Margherita D'Amico n.d.r.) lavoreremo ad un documentario sull'attività dell'associzione di volontariato Amles. Lei curerà il set, mentre io la regia e farò il testimonial. Infine porterò in teatro il Riccardo III".

Umberto Piancatelli - Leggo (quotidiano gratuito distribuito a Milano)



L'invidia di Montalbano

Come ho detto altre volte, i miei rapporti col personaggio Montalbano non sono mai stati molto sereni. Nel primo romanzo, La forma dell'acqua, era una funzione, sia pure primaria: costituiva la cifra risolutiva per la soluzione del problema. Una volta finito il romanzo, cominciasi a sentire un certo disagio dovuto probabilmente a una mia deformazione professionale di regista di teatro. Quando un regista deve farne una messa in scena, legge e rilegge il testo fino a quando i personaggi si alzano dalla pagina scritta, pigliano corpo, cominciano a girarti per la stanza. Ebbene, sentivo che, in quel romanzo, il disegno della figura di Montalbano non era compiuto. Lui era servito a me, ora io dovevo servire lui, rendendolo compiutamente personaggio. Lo feci con il secondo romanzo, Il cane di Terracotta. E mi misi il cuore in pace. Ora Montalbano poteva a buon diritto girare dentro la mia stanza come gli altri personaggi che l'avevano preceduto. Non avevo assolutamente previsto che quel personaggio si mettesse invece a girellare nelle case di tanti lettori, accolto dovunque con estrema simpatia.

La domanda: "Quando esce un altro Montalbano?" si fece ben presto insistente. E il bello è che lo stesso Montalbano cominciò a domandarmi: "Quando mi fai uscire di nuovo?" e compariva all'improvviso mentre io ero intento a scrivere qualcosa di assolutamente lontano dalle sue storie, proponendomi l'inizio di qualche inchiesta. Facevo finta di niente, ma diventava così insistente da impedirmi di proseguire nel lavoro che stavo facendo.

Credetemi, è la verità. Fino a quando non è toccato a me, avevo sempre creduto che questa faccenda dei personaggi che dialogano con il loro autore fosse una pura e semplice invenzione letteraria. Purtroppo per me, un giorno, per tenerlo buono, scrissi qualche pagina di racconto. Scomparve per un paio di settimane, poi tornò di nuovo alla carica. E da allora le cose stanno sempre a questo punto. Anzi, no. Le cose sono peggiorate perché lui, come si usa dire, si è "allargato: dalla pagina scritta è passato alla televisione, alla radio, ai fumetti, ai cartoni animati interattivi in cd. E non lasciatevi ingannare dalla sua falsa modestia: egli gode di essere conosciuto non solo in tutta Europa, ma persino negli Stati Uniti e in Giappone. "Mi manca la Russia", si è lasciato sfuggire una volta. Lo so che questo mio può sembrare, e forse lo è, un basso sfogo, una manifestazione d'ingratitudine. In effetti, a voler essere onesti, grandissima parte del successo la devo a lui. Ma lui, francamente, se ne approfitta, Invece il mio rapporto col personaggio televisivo va incomparabilmente meglio. Io ho collaborato alle sceneggiature, ma sul set ci sono stato solo una volta e per mezza giornata mentre realizzavo la prima serie e poi non mi sono fatto più vedere.

Avendo esercitato per lunghi anni il mestiere di regista di teatro e di televisione, so per personale esperienza quanto imbarazzante sia la presenza dell'autore durante le prove o le riprese. E poi avevo piena fiducia nel regista e nel protagonista. Quella mezza giornata sul set confermò la mia fiducia. E qui mi capitò un fatto strano: vedendo come Luca Zingaretti fosse fisicamente così lontano dal mio personaggio e nello stesso tempo gli fosse tanto intimamente legato, anche io ebbi una sorta di sdoppiamento. Mi ritrovai, nei suoi riguardi, nella stessa posizione psicologica e affettiva di un nonno verso un suo nipotino: libero da doveri educativi e formativi (che spettano al padre), egli può godere in piena libertà dei progressi di una creatura che gli appartiene e non. Così, alla prima trasmissione, seduto in poltrona come uno spettatore qualsiasi, mi sono veramente divertito senza batticuori o patemi d'animo. Sono sicuro che verso Zingaretti il mio Montalbano (quello che vive sulla carta) provi molta invidia. Per diverse ragioni, prima fra tutte la differenza d'età. E la cosa, non lo nascondo, mi procura un maligno piacere.

Andrea Camilleri - SPECCHIO/LA STAMPA - n.349 - 19/10/2002




Altro che Derrick

Salvo Montalbano, commissario siciliano, è un bel testone. De coccio, direbbero a Roma, de lègn a Milano. Andrea Camilleri, "fondatore" dell'immaginaria Vigàta, spiega il concetto con il verbo incornare: "Quando Montalbano incornava su una cosa, non c'erano santi". E, dalle Alpi a Porto Empedocle, tutti capiscono.

Nell'Italia dei mille campanili (e della scarsità di libri letti), la performance commerciale dei romanzi di Camilleri è una faccenda che ha del magico. Nell'Italia global, unita dalla koinè televisiva, la faccenda diventa una fiction di successo. Dove un attore, Luca Zingaretti, che interpreta il commissario siciliano, è ormai una faccia nota come il tenente Colombo, forse più dell'ispettore Derrick. La produzione dei tivù-movie dedicati a Montalbano è arrivata al decimo episodio. Gli ultimi quattro realizzati, Il senso del tatto, Gli arancini di Montalbano, L'odore della notte e Gatto e cardellino, andranno in onda tutti i lunedì alle 2',30 su RaiUno, a partire dal 28 ottobre. Storie di scippi misteriosi e delitti all'apparenza inspiegabili, di intrecci tra carognate di provincia, piccoli e grandi interessi che il commissario testone risolve a modo suo: con astuzia, sdegno civile e qualche tocco di moderna nevrosi che lo rende più umano che mai.

Sono storie che i numerosi lettori di Camilleri conoscono bene, finale compreso. Eppure è facile dire che si tratta di un successo Auditel annunciato, visto che i primi quattro episodi, Il ladro di merendine, La voce del violino, Il cane di terracotta e La forma dell'acqua, andato in onda tra il '99 e il 2000, avevano vinto ogni volta la gara dell'audience giornaliero con medie di ascolto del 25 per cento, più di sei milioni di telespettatori a puntata. Nel 2001 sono andati in onda, con analogo successo, anche La gita a Tindari e Tocco d'artista. Caso raro per un prodotto italiano, i film di Montalbano sono stati venduti all'estero (Germania, Francia, Svezia, America Latina, Belgio, Olanda e Spagna) e hanno ricevuto una candidatura addirittura agli Emmy Awards, gli Oscar della tivù.

Adesso è la volta dei nuovi episodi, costati circa sei milioni di euro, sempre prodotti dalla Palomar e diretti da Alberto Sironi e, naturalmente, sempre interpretati da Luca Zingaretti.Il successo personale dell'attore è un fenomeno nel fenomeno: cresciuto con Luca Ronconi, oggi è un divo televisivo che piace a tutti. Gli uomini lo trovano simpatico, le donne fascinoso e alcuni siti della comunità gay lo hanno inserito nelle classifiche dei "bellissimi". E pensare che all'inizio della sua carriera, a Luca Zingaretti toccavano le parti da cattivo, spesso un cattivo terribile e disgustoso: stupratore ne Il branco di Marco Risi, usuraio in Vite strozzate di Ricki Tognazzi. Ma come direbbe Jessica Rabbit, non era colpa sua: è che lo disegnavano così! Perché quando non si è né Raul Bova né Claudio Bisio, bisogna contare su molto talento (e un pizzico di fortuna) per uscire dai confini della propria faccia. E, per fortuna, la faccia di Zingaretti ha incrociato i libri di Camilleri, opere di uno scrittore tardivo ma zampillante di energia. Nel mondo del suo Montalbano ci sono sia un "pensiero forte" degno di Leonardo Sciascia ma anche una prolifica vocazione popolare al poliziesco popolare, nello stile dei Maigret di Georges Simenon.

A proposito. Lo scrittore francese ripeteva che il miglior Maigret in carne e ossa era quello realizzato dalla tivù italiana, nella serie con Gino Cervi. Sarà un caso, ma anche lì c'era l'abile zampino di Camilleri, ai tempi sceneggiatore e produttore Rai e chissà, già allora, con un "suo" commissario nel cuore.

Paola Jacobbi- SPECCHIO/LA STAMPA - n.349 - 19/10/2002




«Montalbano sono» è tornato

Luca Zingaretti davanti al video si rivede nei panni del poliziotto idolo di milioni di spettatori, arcinoto per una battuta tormentone. E fra Sicilia, delinquenti, cani per ciechi e «femminuzze» innamorate, racconta il suo sdoppiamento pirandelliano.

Avvertenza, del tutto rassicurante, ai telespettatori che a partire da lunedì 28 ottobre ritroveranno, questa volta su Raiuno, Luca Zingaretti con la pistola in mano: la famosissima esclamazione «Montalbano sono!» c'è. Anzi, il commissario siciliano inventato dalla penna di Andrea Camilleri la ripete più volte. A inaugurare la serie è l'episodio Il senso del tatto, tratto dalla raccolta edita da Mondadori, Gli arancini di Montalbano. Zingaretti fa felici i suoi fan quattro volte, con un piglio che riassume la sicurezza del funzionario di stato e la timidezza che per correggersi si fa quasi arroganza. «So che la battuta piace soprattutto ai bambini» dice Zingaretti. «Sono loro a fermarmi e a ripeterla». La battuta è stata amplificata dall'imitatore Sergio Friscia nella trasmissione Convenscion. È diventata uno dei tanti tormentoni. Sì, i bambini sono entusiasti, ma non dimentichiamo le «femminuzze», per dirla alla Camilleri. L'attore sorride appena e preferisce stare sulle generali: «So di essere gradito al pubblico femminile, che è più difficile, esigente e diffidente e alla fine anche più fedele». Il primo episodio della serie televisiva (quattro puntate), prodotta dalla Palomar di Carlo Degli Esposti e costata 6 milioni di euro, riporta inevitabilmente il discorso sulle donne. Zingaretti si rivede sullo schermo accanto al cronista di Panorama e non è minimamente turbato dallo sdoppiamento pirandelliano. Lui sornionamente sa che la fidanzata di Salvo Montalbano, l'algida Livia (interpretata dall'austriaca Katharina Bohm), non piace al pubblico. E poi questa bionda perbene e permalosa ha la brutta abitudine di fare della psicologia spicciola, vizio che Camilleri mette alla berlina. Però Zingaretti la difende, astrattamente: «Quella donna vive bene un rapporto con un uomo senza rinunciare al proprio ruolo. Sì, è vero, è un po' una rompiscatole, ma quando c'è, c'è davvero, e a lei si rivolge Montalbano quando vuole allontanarsi dallo schifo del mondo dentro il quale indaga». In Senso del tatto, Livia sbarca in Sicilia, vuole sole e amore tra le lenzuola. E vuole il commissario tutto per sé. L'abbraccio tra i due è frettoloso. Montalbano è più affettuoso con il cane Orlando che porta con sé dopo la morte misteriosa del suo padrone, un cieco. La storia del nuovo episodio ruota tutta attorno al cane che fa persino scattare un assalto armato della polizia, e il commissario in testa: un arrivano i nostri con tutti i crismi.

Poi ci sono le siciliane, intimidite e silenti di giorno, fantasmi dietro a persiane mezzo chiuse, loquaci di notte tra mille prudenze, pronte a raccontare delle proprie schiavitù, della gelosia dei maschi che si fa violenza. Montalbano ascolta queste creature notturne, una sua smorfia sottende alla comprensione dinanzi a un costume sociale rimasto indietro di mille anni. «Comprende ma non giustifica» ci tiene a dire Zingaretti. «Quelle donne riempiono quei pochi spazi a loro concessi, raccontano di dolori e sentimenti forti». In questa Sicilia che si permette di stare anacronisticamente fuori dall'Occidente, una donna rivela a Montalbano una verità da tragedia greca: «Signor commissario, non ho paura di essere ammazzata di botte, ma di essere lasciata dal mio uomo». Femministe abbiate pazienza, pare dire Camilleri: molte donne sono così e non cambiano. Montalbano è un uomo fedele. Anche nella nuova serie non mancano i turbamenti accanto a donne socialmente e sessualmente disinvolte, pronte a concedersi. Ma lui no, non approfitta. L'odore del basilico e dei pomodori siciliani, la suggestione del castello di Donnafugata (la sensualità del Gattopardo è sempre in agguato) non fanno scricchiolare le abitudini morali di un uomo che comanda così bene i suoi uomini e anche la propria anima. Zingaretti uomo è sposato con Margherita D'Amico, una scrittrice. Diversa da Livia, anche fisicamente: «Con mia moglie parlo spesso di libri» dice l'attore «mi dà consigli e io mi diverto a leggere Dostoevskij e Dickens». Montalbano, in questi ultimi episodi, si scatena. Volano parecchi «cornutazzo» e «grandissimo figghio di puttana». Conferma la sua indole sanguigna. Ecco perché questo nuovo Maigret piace da morire. «È genuino» spiega Zingaretti «supera le barriere della gerarchia, dice in faccia quello che pensa, ferma chi, persino un questore, si prende la licenza di insultare, sta dentro il quadrato dei suoi valori, non si prostituisce alla carriera perché vuole nuotare, leggere, mangiare con tranquillità. Montalbano è ammirato dagli uomini ed è colui che le donne vorrebbero avere accanto a sé». La passione per Montalbano è tale che è appena uscito il primo di una serie di videogiochi a lui dedicati e il 22 ottobre sarà attivo un sito (www.montalbano.rai.it) per fan e curiosi.

La regia di Alberto Sironi e la sceneggiatura di Francesco Bruni (sul cui lavoro lo stesso Camilleri ha poco da correggere, ormai) hanno confezionato un prodotto che si è conficcato nel cuore dei telespettatori: l'ultima serie ha registrato una media di 6 milioni di spettatori. E Montalbano piace anche fuori dai patrii confini. Il produttore Degli Esposti racconta che l'audience in Svezia è stata così alta che molte agenzie di viaggio di Stoccolma hanno preparato itinerari siciliani, nella zona (attorno a Ragusa) dove l'italiano onesto, e affascinante, si tuffa nei misteri umani e nuota senza enfasi nel marcio e nelle debolezze di esistenze curiose. Se c'è poi «un tripudio di cosce al vento» (frase dell'Odore della notte da cui è stato tratto il terzo episodio), tanto meglio. Zingaretti si diverte a indossare i panni di Montalbano. Entra ed esce da questo personaggio con disinvoltura, senza esserne schiavo, come è capitato a molti attori. Non è certo uno che invecchierà con l'impermeabile, come il tenente Sheridan. L'attore quarantenne evita accuratamente la retorica: «Se interpreto San Giovanni, non dico poi che ho visto la Madonna. Il cinema è un gioco, io affronto un lavoro emozionale, ma sempre attaccato alla mia impalcatura razionale». Quando ha interpretato Giorgio Perlasca, l'uomo che ha salvato migliaia di ebrei a Budapest, era quello e non altri. Si calerà negli intimidenti panni di Papa Wojtyla («È un progetto che mi interessa moltissimo, ma manca ancora un testo di riferimento»), oggi è impegnato sul set del film in due puntate Doppio agguato, previsto per aprile da Mediaset: fa il capo dei Nocs, gli uomini «così poco rambo» che hanno risolto il sequestro Belardinelli. Accanto a lui Isabella Ferrari e Sabrina Impacciatore. Come Montalbano, Zingaretti cerca in ogni modo di salvaguardare il suo privato. Le proposte che gli fanno sono tante, «e molte sono bruttine», lui sceglie quel che gli va. Ha in mente di diventare regista e di mettere in scena un romanzo della moglie (Il secondo di bordo, Piemme editore). E assieme alla moglie ha fatto un sopralluogo in Uganda, per conto dell'Amref, associazione umanitaria, tra miseria e bambini guerriglieri. «Margherita sta scrivendo il testo del documentario, io sarò il testimonial e il narratore». E poi il teatro, sua antica passione. In luglio, all'Eliseo di Roma, sarà Riccardo III, con la regia di Patroni Griffi: «Alcuni miei colleghi inglesi mi hanno detto che recitare il Riccardo III è il massimo, anche come difficoltà». Tutto questo pensando alla regia.

PIER MARIO FASANOTTI - Panorama 18/10/2002






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