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Diario semi-serio di una serata di inizio autunno con il Sommo

(Vigàta, 27 settembre 2001)

Personaggi ed interpreti:
Il Sommo: Andrea Camilleri
La Signora Rosetta: la moglie del Sommo
Filippo: u presidenti del CFC (Camilleri Fans Club)
Sandra: a mugghieri u presidenti
Mario: u uebbomastro del CFC
Ninni: la figlia del compare del Sommo
io: Beppe, nonché diretturi (esecutivo) del CFC

Cap. I - In viaggio per Vigàta

Palermo. Ci siamo dati appuntamento alle ore 17.00 in punto, in via Oreto, all’imbocco dell’autostrada Palermo-Catania. Siamo in quattro: Filippo, Sandra, Mario ed io.

Il giorno prima avevamo concordato con il Sommo le modalità del nostro incontro.

Nonostante lo avessimo già visto e “toccato con mano” in altre occasioni (a Vigàta e a Palermo), eravamo comunque, chi più, chi meno, emozionati. Io ero anche un po’ perplesso e leggermente preoccupato su come il Sommo ci avrebbe accolti. Forse eravamo stati anticchia “facce stagnate” il giorno precedente: in primo luogo a forzare l’incontro a Vigàta, e ulteriormente ad accettare l’invito a cena. Di che umore sarebbe stato il Sommo? sarebbe stato stanco? si sarebbe abbuttato a passare con noi la serata?

A me era stato affidato l’incarico di accattare dei dolcetti alla mandorla da portare alla Signora Rosetta, e quindi, prima dell’appuntamento, ero passato da un’ottima pasticceria a compiere il mio dovere. Peccato che i dolcetti, pur essendo buoni, erano un po’ duri, perché evidentemente fatti qualche giorno prima. Era tardi per ovviare, e non c'era una valida alternativa. "Pazienza" pensai "speriamo che il Sommo non li assaggi!"

Arrivo all’appuntamento in via Oreto con qualche minuto d’anticipo; Mario mi aveva preceduto: lo trovo paciosamente seduto su una panchina a leggere il giornale. Il tempo di scambiarci qualche parola ed arrivano anche Filippo e Sandra; un saluto veloce ed eccoci già in marcia per Vigàta, in groppa ad una fiammante Opel Astra grigia antracite.

Fiammante?!?

Bè, insomma …

Mi siedo sul sedile posteriore e non posso fare a meno di pensare, orgoglioso, che le più alte ed eminenti personalità del prestigioso circolo culturale CFC, sono riunite insieme.

Distrattamente iniziamo a parlare. Come normalmente ci accade, la conversazione spazia su vari e dotti argomenti di tipo letterario e artistico …

Sandra (mentre in lontananza, dalla strada, si scorge un paìsi): "questo paesino dovrebbe essere Mezzoiuso .."

Beppe: "mannò, io ci sono stato a Mezzoiuso, e questo non lo è! sarà sicuramente un altro …"

(Dopo qualche centinaio di metri troviamo l’insegna che indica Mezzoiuso …)

Beppe: "…ehm! … eh … sì! è proprio Mezzoiuso! …"



Mario: " il Mulinazzo[1] si trova da queste parti?"

Filippo (laconico): "si, si trova da queste parti"

Mario: " ma dove, esattamente?"

… seguono circa venti minuti di conversazione non sense, con dissertazioni di vario tipo finalizzate a individuare la locazione esatta del ristorante. Manco fossimo stati dei GPS!

Si discetta sulle profonde motivazioni che stanno alla base della famosa legge di Murphy: quando cerchi qualcosa, non la trovi! etc., etc.

Telefoniamo addirittura a persone, che, pare, in tempi recenti siano state avvistate all'interno del noto ristorante. Ma invano! Non riusciamo a stabilire dove si trovi! ….

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Dopo circa un’ora e mezza di viaggio, particolarmente soddisfatti e fieri dell’alto livello, che anche questa volta abbiamo tenuto nelle nostre non rare e colte conversazioni, con il sole che ormai volge al tramonto, arriviamo ad Agrigento.

Più in là, verso il mare ci aspetta Vigàta!

Cap. II - Vigàta

Con la sicurezza di un tassista che ha lavorato tutta la vita a Vigàta, Filippo ci porta dritti spediti in Via Roma, a due passi dalla casa del Sommo, dove posteggia il fiammante destriero. Via Roma è il Corso di Vigàta, la via più importante del Paese: ci sono i ristoranti, la statua di Pirandello, i paesani che passìano, e gli uccelli, gli storni, che a centinaia si preparano a partire verso l’Africa. Per intanto, oltre a fare fracasso, ci spingono a seguire strane traiettorie per evitare di essere colpiti da deliziose bombette di merda.

C’è una temperatura quasi estiva, si sta bene e non si suda: l’inizio promette bene.

Filippo ci guida tra le viuzze del Paese e finalmente arriviamo davanti la casa paterna del Sommo. Mi avvicino al portone e, nella mia veste di direttore esecutivo, … eseguo: ovvero suono il campanello del citofono.

Risponde la signora Rosetta che ci invita a salire. Entriamo in un piccolo androne dove una rampa di scale ci conduce alla porta davanti la quale la signora Rosetta ci aspetta. Ci fa accomodare nel soggiorno e ci avverte che il Sommo è occupato con Saverio Lodato, noto giornalista dell’Unità, specializzato in inchieste di mafia. Filippo porge i dolcetti alla signora, un breve scambio di convenevoli, qualche commento sulla pesante situazione politica internazionale[2] e dopo qualche minuto passa Saverio Lodato, velocissimo, spirdato e spiritato, con zainetto alle spalle. Saluta distrattamente e va via, o meglio corre via.

Mi chiedo dubbioso: "ma chi lo assicuta?"

Dopo qualche secondo, compare il Sommo.

Ci saluta cordialmente e con un mezzo sorriso enigmatico sbotta:

" Ma come non state parlando della notizia più importante della giornata?"

"Quale?" diciamo noi, anticchia spaesati.

"Oggi" prosegue il Sommo, "il governo è stato battuto dai franchi tiratori sulla legge delle rogatorie internazionali".

Il Sommo posa sigarette e accendino sul tavolo. Guarda la televisione accesa, si volta verso di noi e con decisione dice: "Chi fà l’astutamo?".

Eseguo: spengo la televisione.

Il ghiaccio è rotto.

Cap. III – Il Sommo

Mentre il Sommo attraversa la stanza per trovare una sedia, la signora Rosetta, guardandolo con un misto di attenzione e riprovazione, lo rimbrotta affettuosamente: "Andrea sei stanco! Devi riguardarti! Hai passato tutta la giornata lavorando (con Saverio Lodato n.d.r.) e questo non ti fa bene!".

"Ma non è vero che sono stanco!" risponde lui, e poi, rivolgendosi a noi, con ariata complice e soddisfatta "Ma voi lo sapete quale grande ed enorme piacere è potere parlare di sè stessi? Quale grande soddisfazione è? "

Il Sommo è vestito in modo informale, un paio di jeans ed una camicia a quadretti blu. S’assetta allato di Filippo e della signora Rosetta. Tutti quanti siamo seduti attorno al tavolo della càmmara da pranzo; c'è il televisore, si intravede la cucina ed un cammarìno nel quale si distinguono delle confezioni di acqua minerale posate una sull'altra. Alle mie spalle c'è una credenza, alta, con una vetrinetta: dentro c'è una statua di San Calogero. Sulle pareti attorno ci sono delle bellissime fotografie in bianco e nero di vecchi e contorti alberi di ulivo: l'ulivo saraceno del Commissario?

Il Sommo guarda i dolcetti di mandorla con occhio da intenditore e prima che possa portare la mano sulla guantiera e afferrare un dolcetto, tiro subito fuori la prima domanda che mi ero preparato: "Sommo, l'ha letto oggi l’articolo di Repubblica dove Enzo Siciliano parla di lei?"

"No!" risponde con la sua voce bassa, forte e roca.

"Liggìtimelo!"

Eseguo: leggo una parte dell’articolo[3], in particolare dove Siciliano dice: “Il caso Camilleri è recente: l'ironica aristocrazia con cui questo scrittore usa il dialetto è il ritratto quasi ineffabile di certi costumi del nostro Sud”.

Ci racconta che è stato Siciliano a contattarlo e a chiedergli quale racconto inserire nell’antologia da lui curata:

"Quello che preferisci tu!" dirà il Sommo, ed Enzo Siciliano sceglie La prova generale, tratto dagli "Arancini di Montalbano".

Gli chiediamo cosa pensa del libro I colori della Letteratura[4], di Simona Demontis da poco pubblicato dalla casa editrice Rizzoli. Il Sommo tirandosi un po’ indietro con la schiena, ci dice: La Rizzoli mi aveva chiesto di scegliere, ai fini di una pubblicazione, il migliore tra alcuni studi e tesi di laurea. Io ne scelsi due: la tesi della Demontis e di un altro, entrambi sardi. La Rizzoli scelse quello della Demontis e dopo un ulteriore lavoro di affinamento è stato pubblicato.

Il Sommo parla a ruota libera e ci informa che è pronta la prima traduzione inglese della Forma dell'acqua, edito dalla Penguin Book. La storia del contratto tra il Sommo e la Penguin Book è lunga e travagliata. Quelli della Penguin gli propongono un contratto pieno di cavilli e richieste inaccettabili: si riservano, per esempio, di tagliare e/o modificare parti del romanzo a loro esclusivo ed insindacabile giudizio. Il Sommo non molla e ottiene che i suoi romanzi non subiscano né censure, né pretesi abbellimenti. La Penguin compra i diritti de La forma dell'acqua e de Il Cane di terracotta: la traduzione viene affidata ad un signore[5], che dopo sei mesi abbandona. Insomma un mezzo calvario.

Poi finalmente la svolta: la traduzione è affidata ad un italo-americano (di origini marchigiane), poeta e scrittore. In tre mesi la versione inglese della Forma è pronta.

Lo stile ed il linguaggio utilizzato, precisa il Sommo, non ricalcano quelli usati da Puzo per la saga del Padrino (slang italo-americano), bensì il traduttore si risolve per una forma che ricorda i noir di Chandler e di Hammett.

Dopo che La forma dell'acqua era stato tradotto, telefona al Sommo la direttrice della Penguin per comunicargli che aveva letto il libro e che è molto bello. Dopodichè, la direttrice, soddisfatta, aggiunge:

"Mr. Camilleri, abbiamo fatto un buon affare!"

Il Sommo fa una pausa, poi guardandoci con aria soddisfatta e divertita non può fare a meno di chiosare:

"Il chè, detto da un americano, è sicuramente il massimo dei complimenti!".

"Dopo qualche giorno", continua il Sommo "la Penguin telefona alla Sellerio e rastrella i diritti di tutti i libri[6] del Commissario Montalbano! "

Terminato il resoconto del “Penguin Book affair ”, domandiamo al Sommo notizie più dettagliate del convegno[7] a Lui dedicato, che si terrà a Palermo tra ottobre e novembre.[8] Con nostra soddisfazione e sorpresa, il Sommo ci dice che Elvira Sellerio ha chiesto e voluto che Jana[9], una nostra amica e socia, sia invitata al convegno nella sezione relativa agli interventi degli studiosi stranieri.

"Il CFC sarà degnamente rappresentato!" pensiamo soddisfatti.

Al Sommo domandiamo come mai nell'Odore della notte, in particolare nella parte iniziale, c'è un uso più evidente del dialetto.

E’ vero, questo è dovuto al fatto che quando scrivevo l'Odore, ero impegnatissimo alla rifinitura del Re di Girgenti. Nel “Re” il linguaggio utilizzato è un siciliano molto più marcato di quello che solitamente uso per i romanzi del Commissario, e quindi, in qualche modo l'Odore ne ha subito l'influenza.

Il Sommo ha lavorato al Re di Girgenti per più di sei anni. Ci dice che l'ultima revisione, consigliata da Rosetta (a cui dedica il libro) è stata fatta per portare una serie di documenti scritti (tutti inventati come in Patò) in "forma parlata" all'interno del libro. Circa ottanta pagine del libro sono state scritte in un misto spagnolo e siciliano.

Per potere scrivere in spagnolo, ci racconta, ho letto in originale alcuni classici spagnoli: Cervantes, Calderon de la Barca, etc. Pur non avendolo mai studiato, sono stati pochissimi gli errori gravi che un esperto di lingua spagnola[10] ha trovato e corretto!

Filippo, ritornando sull'Odore della notte, fa notare al Sommo che nel libro è contenuto un errore. "Il notaio, che è lo stesso di quello del Ladro" dice Filippo "nell’Odore ha un altro nome!". Il Sommo ascolta attentamente, poi, alzando le spalle dice "Pò essiri" con la sua voce da basso mancato.

Poi rilancia: Un lettore di Modena mi ha fatto notare un errore di stampa. Un errore così grossolano che mi meraviglio che nessun altro se ne sia accorto! e mentre dice questa frase guarda Filippo, tra il sardonico ed il bonario, come per dire: "e questo, non l'hai notato?"

L'errore si trova poco prima che Zito intervisti il Dott. Pasquano, durante il servizio televisivo sul ritrovamento dell'auto in mare. Si tratta di una riga[11] saltata: sembra che sia Zito a essere imprigionato nella carcassa dell’auto…

Filippo gli chiede se ha avuto il modo di vedere il nuovo CD Rom della Sellerio, tratto dal Ladro di Merendine. "Si, l'ho visto, e rispetto al primo mi sono piaciuti di più i disegni" commenta il Sommo.

Chiediamo notizie sui prossimi libri in uscita[12].

A dicembre è prevista la pubblicazione de "L'ombrello di Noe`" (edito dalla Rizzoli). E` un'antologia di brevi saggi sul teatro ricavati dalle lezioni che il Sommo ha tenuto nel corso degli anni a Pisa. Tra gli argomenti: Beckett, Genet, Adamov, Pirandello, Shakespeare (in particolare "La tempesta") e D'Amico. Ed è proprio da una definizione di teatro di Silvio D'Amico che il Sommo trae il titolo del libro, che conterra` anche un'intervista a Orazio Costa su Pirandello e un particolare dizionario di termini teatrali (una trentina di voci) scritto alla maniera del Sommo, cioè come nel Gioco della Mosca.

Silvio D'Amico, racconta il Sommo, diceva che il teatro è come l'ombrello di Noè. Noè, durante il diluvio, era solito salire in coperta per vedere se il tempo migliorava. Ogni volta si bagnava e rientrava fradicio dentro l'arca. Allora, un giorno con i poveri mezzi che aveva a disposizione, si costruì un ombrello e salì sopra. Pioveva a dirotto, e Noè aprì l'ombrello. L'ombrello non lo proteggeva; l'acqua scivolava tra le ampie fessure e bagnava Noè. Ma nonostante ciò continuava imperterrito a tenerlo in mano e chiunque lo vedeva avrebbe pensato che l'ombrello lo proteggeva dalla pioggia.

Silvio D'Amico diceva che l'ombrello di Noè è come il teatro, si erge in alto, finzione pura, in contrasto con la realtà che la circonda.

Tra un racconto e l'altro, ci porta nel suo studio dove conserva una parte delle traduzioni dei suoi libri. Ci fa vedere alcune edizioni in catalano, in brasiliano ed in tedesco. C’è persino una rivista giapponese nella quale è stato pubblicato un racconto del Sommo: Capodanno. Abbiamo difficoltà ad individuarlo, poi aiutati dal titolo originale riusciamo a trovarlo: chissà come sarà la traduzione?

Parlando delle versioni in lingua tedesca dei suoi libri, ci racconta che l'editore, oltre a due diverse edizioni delle opere, una "normale" e l'altra economica (ben rifinita e curata) pubblica anche dei CD in cui i libri sono resi in forma dialogata.

"Cioe` te li puoi ascoltare in macchina" commenta Filippo, pensando evidentemente all'ottimo impianto stereo della sua auto.

Mentre stiamo ammirando le multicolori copertine delle edizione straniere dei suoi libri, in particolare di un libro argentino, il Sommo ci racconta un gustoso aneddoto.

Un giorno ricevo una lettera di un professore argentino. Diceva: "Caro Camilleri, le scrivo per dirle che mi ha fatto passare un grosso guaio! Un po’ di tempo fa mi sono operato di ernia, e siccome avevo parecchio tempo a mia disposizione, ho comprato un suo romanzo per leggere e passare in modo piacevole la convalescenza. Non l'avessi mai fatto!

Ho riso così tanto che si sono strappati i punti che mi avevano dato durante l'operazione!

Sapesse che dolori! "

Mi metto a ridere, ma pensando ai punti del professore, soffoco la mia risata come se anch'io avessi dei punti da proteggere …

Nel frattempo arriva Ninni la figlia del compare del Sommo. È simpatica e allegra. Ci presentiamo. Ninni è molto in confidenza con il Sommo e con la signora Rosetta. Conosce il Sommo da sempre. Ci racconta che Andrea andava spesso a casa sua, la sera, e stava ore ed ore a parlare con suo padre. E lei li ascoltava e spesso si addormentava al suono delle loro voci.

Una sera, ci dice il Sommo, portai a casa del mio compare un testo teatrale e passammo la nottata a leggerlo e declamarlo. Saranno state le due o le tre di notte quando improvvisamente, nel silenzio più assoluto, in direzione della spiaggia, si alzò una voce minacciosa che gridò: ma itivi a curcari!

Sarà stato qualche pescatore che ritornava a casa dopo una nottata passata a mare …

È ora di andare a cena. Si discute in quale ristorante andare. Ninni ci parla di una trattoria, che lei ed alcuni suoi amici avevano "scoperto” proprio quell'estate. Si mangia bene, il pesce è fresco e si paga poco. Pero' …

Ci racconta che lei, insieme al suo gruppo andando spesso a mangiare in trattoria diventano amici del ristoratore.

Ninni, d'altra parte, frequenta anche il Commissario di P.S di Vigàta, il quale non è Salvuzzu beddu, bensì una energica donna forastera. Fanno amicizia, si incontrano e si frequentano.

Una sera Ninni invita la Commissaria ad andare a mangiare alla trattoria. Ma lei, stranamente, accampando delle scuse non accetta!

L'indomani mattina all'alba la polizia irrompe a casa del ristoratore ed arresta lui e qualche altro membro della famiglia per possesso di armi, associazione a delinquere, etc.!

Chissà se il Sommo prenderà spunto da questa storia tipicamente Vigatese per scrivere un nuovo racconto del Commissario Montalbano?

Ci alziamo: il Sommo, che all'inizio sembrava propenso a cenare nel ristorante incriminato, all'ultimo momento cambia idea e si decide per Calogero.

" Non possiamo tradire Calogero" commenta serio.

Cap. IV – Da Calogero

Durante la passiata che ci porta da Calogero domando al Sommo:

"Ma anche a Vigàta la fermano per salutarla e stringerle la mano?"

" Certamente" risponde il Sommo. E manco a farlo apposta dopo una decina di metri, alla fioca luce dei lampioni di Vigàta, un picciotto si ferma, saluta Camilleri e dice "Bentornato al paese!".

Proseguiamo.

Dovete sapere che a Roma spesso mi fermano ed è una grande camurria!.

Una domenica mattina, continua il Sommo, stavo tranquillamente passeggiando, quando improvvisamente sento il rumore di una frenata, mi volto e vedo una macchina ferma in mezzo la strada. Si abbassa il vetro di un finestrino, e dall'interno della macchina si leva una voce:

"Ma lei è Camilleri?" Mi avvicino e mi accorgo che è una signora anziana.

Rispondo affermativamente.

Poi, inaspettatamente, in modo molto autoritario la signora mi grida:

"Ma che ci fa lei qui a passeggiare? Non perda tempo e vada a casa sua a scrivere!".

Rimango strammato, educatamente saluto e me ne vado.

Il Sommo cammina senza fretta, il passo è fermo e deciso.

La cosa che mi stupisce di più è che mi fermano persone di tutti i tipi e di tutte le età. Qualche settimana fa sono stato fermato pure da alcuni bambini. Erano sui pattini e puntavano verso di me. Mi scanto che mi vengano addosso; loro si fermano e mi salutano: "Ma tu non sei Camilleri?" mi dicono. Ma come facevano a conoscermi?

Con l’interrogativo che rimane sospeso per aria, arriviamo da Calogero, il quale da una para d'anni si è trasferito in un nuovo locale[13], un pub di cui ha conservato il nome: Vecchia Bruxelles!

Che ci accucchia questo nome forastero con i pranzetti squisiti che il cuoco Calogero prepara

al Commissario Montalbano? Mah!

Ci sediamo ed ordiniamo i piatti. All'unanimità ordiniamo come primo, spaghetti con le vongole (in bianco, senza pomodoro) e come secondo, grigliata mista di pesci, tutto quanto annaffiato con del bianco Anthilia della cantina Donnafugata.

Il Sommo, avendo annusato gli odori della cucina di Calogero, ed evidentemente ispirato da essi, ci racconta le sue esperienze culinarie durante l’ultima Fiera del Libro a Torino. Alloggiava in un hotel vicino al Lingotto: appena arrivato in camera bussano alla porta. Il Sommo apre e sopra un carrello vede una sontuosa ed enorme cassata siciliana. È un omaggio dello chef, gli dicono. Il Sommo ringrazia e la fa portare in un frigorifero abbastanza capiente. La cosa finisce là. La sera, invitato a cena insieme a Paolo Flores d’Arcais, Gianni Riotta e altri, si ritrova nel ristorante dello stesso albergo che lo ospita. Ed ecco la sorpresa: il menù era scritto in dialetto siciliano; la cena consisteva in una serie di ottime portate di piatti siciliani. Lo chef, lo stesso che aveva preparato la cassata era, infatti siciliano, un catanese trentino in trasferta, ottimo cuoco e buon conoscitore delle opere del Sommo.

" Quando andai in cucina a trovarlo e ringraziarlo, trovai i miei libri. Erano sciupati e sporchi di sugo, segno che li aveva consultati mentre lavorava!"

Nel frattempo, al tavolo del nostro mitico Calogero, arriva il cameriere per servire gli spaghetti ed io chiedo preoccupato al Sommo:

" Sommo, dobbiamo stare zitti durante la cena? "

e lui risponde deciso col suo vocione roco di accanito tabagista:

"Ma quando mai! queste cose lasciamole fare al Commissario Montalbano!"

Tiriamo un sospiro di sollievo … ed iniziamo a mangiare.

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Dovete sapere, racconta il Sommo, che tempo addietro mi trovavo in Germania per la presentazione di un mio libro. Qualche giorno prima, l’organizzatore mi chiama e chiede se mi è gradita la presenza dello scrittore Santo Piazzese "pure lui siciliano!" sottolinea. "Ma certamente" rispondo io e così incontro Piazzese. Una persona molto gradevole, simpatica e degna di stima. In quell’occasione, Piazzese mi racconta una storia.

Una storia sorprendente …

Piazzese, non molto tempo prima, si trovava in macchina su una strada poco frequentata del nord Italia. All’improvviso vede due stupende gambe spuntare fuori dalla portiera di un’auto posteggiata ai bordi della strada. Poco dopo esce fuori tutto il resto: una splendida ragazza.

La ragazza gli fa cenno di fermarsi e senza tante storie, entra in macchina chiedendogli un passaggio per andare dal meccanico più vicino: la sua auto si era rotta.

Piazzese un po’ imbarazzato accetta. La ragazza è in minigonna, due cosce meravigliose in perfetta armonia con tutto il resto.

Ad un certo punto le chiede: "Ma che lavoro fai?".

"Sono una studentessa, ma faccio anche la puttana!"

Piazzese è ancora più imbarazzato. Ad un certo punto un gatto taglia la strada alla macchina, e per la brusca frenata che segue, la borsa che la ragazza aveva in grembo si rovescia per terra ed escono fuori due libri Sellerio: un libro di Piazzese, La doppia vita di M. Laurent ed Il ladro di merendine del Sommo.

"Sa, sono i due autori che amo di più. Riescono a tenermi compagnia mentre aspetto per andare a lavorare" dice la ragazza.

A questo punto Piazzese si presenta: le dice che è lui l’autore de La doppia vita di M. Laurent. La ragazza non gli crede fintanto che Piazzese non esce fuori la sua carta d’identità. Sorpresa e contenta di avere incontrato uno dei suoi scrittori preferiti, la ragazza gli propone:

" Dato che è lei, … se vuole, … le faccio uno sconto di centomila lire!"

Piazzese cortesemente rifiuta e l'accompagna dal meccanico.

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"Ma tutta questa storia sarà vera o inventata?" protesta la signora Rosetta rivolgendosi all’indirizzo del Sommo.

"È vera, è vera!" ribatte il Sommo, mentre la signora Rosetta lo guarda con espressione poco convinta.

La signora Rosetta è simpaticissima, cordiale ed affettuosa. Guarda sempre con severità il Sommo quando si avvicina ad una sigaretta ed ogni tanto lo rimprovera bonariamente quando ne accende qualcuna.

Mario, per intanto, evidentemente stanco del mutismo mistico che lo ha preso in presenza del Sommo, chiede se effettivamente il titolo originale del libro L'odore della notte era un altro, come lui vagamente ricordava.

"E quale era il primo titolo?" sbotta il Sommo, un po' strammato ed anticchia infastidito da quell'affermazione che, evidentemente, a lui non risulta.

E Mario, anticchia strammato puru iddu, con un soffio dice: " Non lo ricordo! [14]"

Non parlerà per tutto il resto della serata …

Dopo avere terminato gli spaghetti, il Sommo si alza da tavola per andare fuori a fumarsi una sigaretta. Un'occhiataccia della signora Rosetta si infrange sul pacchetto di sigarette che il Sommo aveva già aperto ...

Noi masculi lo accompagnamo, mentre a tavola rimangono i fimmini, la signora Rosetta, Sandra e Ninni.

Fuori dal ristorante la strada è innaturalmente deserta come in una fredda giornata invernale. Il Sommo accende la sigaretta ed il discorso cade su Montalban e della sua passione per la cucina.

Ero in Emilia, insieme con Montalban. Eravamo stati invitati alla festa dell'Unità per partecipare ad un dibattito[15] insieme con l'allora segretario dei Democratici di Sinistra, D'Alema. Montalban, in quell'occasione, mi invita a fare una passeggiata in macchina. Possiede una bella macchina sportiva, una Jaguar, dotata di un capiente portabagagli. Il portabagagli, pero', non gli serve per portare con sè valigie e valigioni. No! Lui si porta una valigetta con un solo ricambio!

Lungo la strada Montalban si ferma davanti ad una fornitissima salumeria. Scende dalla macchina ed entra nella bottega. Passano i minuti, ... molti, ma di Montalban nessuna traccia. Dopo un po’ entro anch'io in salumeria: e che vedo?! sembrava una salumeria russa ai tempi della guerra fredda! Non era rimasto praticamente più nulla. Montalban aveva ripulito tutto, e riempito in modo spaventoso il portabagagli della sua macchina!

Ecco a cosa gli serviva!

Quando, tempo dopo, prosegue il Sommo, andai a trovarlo a Barcellona, mi sorprese molto la familiarità con cui i suoi concittadini si intrattenevano con lui. Passeggiando per strada lo salutavano tutti chiamandolo per nome: "Alè, Manuel" dicevano. Entrando al mercato, lo fermavano per fargli assaggiare qualcosa ...

Mentre ci parlava di Montalban e di Barcellona, del mercato della Boqueria e delle ramblas, il cameriere ci avverte che il pesce è pronto: torniamo a sederci. Sulla tavola, ben cotti alla griglia, ci attendono dei magnifici saraghi, delle triglie, ricciole, seppie, vope, etc.

Siccome nessuno si catamiava, prendo l'iniziativa ed inizio a dividere il pesce servendo prima il Sommo (che la signora Rosetta mi perdoni!) e poi gli altri invitati.

Il Commissario Montalb…, pardon, il Sommo sceglie due triglie …

Al termine della cena, dopo avere gustato delle dolcissime fette di melone giallo, Filippo propone al Sommo di salutare i soci del CFC con un atto ufficiale, scrivendo qualche parola. Il Sommo, prima cortesemente si rifiuta (gli abbutta, per dirla in cuneense), poi quando Filippo insiste, accetta, purchè sia lo stesso Filippo a scrivere il saluto. Filippo rimane qualche secondo con la penna in aria, poi saggiamente, rinuncia.

Cap V – Un pezzo di gelato duro, cioccolata e panna

Ci alziamo dal tavolo e decidiamo di andare a prendere un gelato. Sono circa le dieci di sera e la temperatura si mantiene tiepida. Ci assittamo all'aperto, al bar Albanese, situato vicino il ristorante. Il Sommo, con la disinvoltura di un giovanotto, si catafotte un'enorme porzione di gelato duro alla cioccolata e panna.

Approfittando del "cospicuo impegno" del Sommo, gli parlo della storia che Rita, una lettrice del Sommo, ci ha mandato al club, un po’ di tempo fa.

Rita, che è la mamma di Cosimo, un bambino di otto anni, così ci ha scritto:

Mio figlio che naturalmente come tutti i bambini cerca di emulare genitori (che si portano a letto i libri di Camilleri n.d.r.), quando va a dormire si porta a letto Topolino, Aladdin e .... La Gita a Tindari!. Che chiaramente non capisce, ma che spesso prende in mano, sfoglia, legge qualche riga, chiede spiegazioni ...e poi lascia perdere perché effettivamente è ancora un pochino difficile per lui da capire....

Cosimo però non si è mai perso nessuna delle trasposizioni televisive dei Suoi libri e quelle che più gli sono piaciute, sicuramente sono Il Ladro di Merendine e La Forma dell'Acqua.

La settimana scorsa, a scuola, durante l'ora di scienze, l'insegnante ha cominciato a parlare dell'acqua. Ad un certo punto ha chiesto ai bambini: "che forma ha l'acqua?"

e mio figlio ha risposto: "l'acqua non ha forma, prende la forma che gli viene data!" Alla domanda dell’insegnante, di chi glielo avesse insegnato, lui ha risposto: "Andrea Camilleri".

Il Sommo sorride divertito.

A questo punto gli chiedo una cosa di cui ho sempre avuto curiosità, ma che interviste, dibattiti e altro[16] non sono mai riusciti a soddisfare: il Sommo e la Pittura.

"C'è qualche pittore a cui Lei è particolarmente legato?" domando.

Sicuramente Piero della Francesca[17] è il pittore che amo di più! Mi piace per la staticità, con cui riesce a raffigurare personaggi e scene. Per il motivo diametralmente opposto, apprezzo molto Paolo Uccello[18]. Splendida la sua Battaglia di San Romano[19].

Il Sommo continua:

Da ragazzo tenevo attaccati alle pareti dei ritagli di quadri famosi. Tra questi, quello che più mi piaceva era un quadro di van Gogh che raffigurava una baita. Era in bianco e nero e l'avevo presa da una rivista dell'epoca, Il Tempo[20].

Qualche anno dopo la morte di mio padre, prosegue il Sommo, feci un sogno: uscivo da casa[21] e vedo seduto sui gradini mio padre. È stanco, emaciato e con la barba lunga.

"Che fai qui?" gli dico.

"Perchè sei così stanco? Vieni su a casa a lavarti e a riposarti!"

"Non posso" rispose mio padre, "ho tanto camminato ed ancora ho tanto da camminare. Sono venuto qui perchè ti volevo vedere! Ma ora debbo andare".

Ci salutiamo e stancamente lo vedo allontanarsi.

Mi svegliai bagnato fradicio di sudore, inquieto e spaventato!

Passano gli anni, ed una notte faccio un altro sogno. Stesso posto e stessa situazione: solo che mio padre, stavolta, è riposato, vestito bene ed ha la barba fatta; è in gran forma, insomma. Mi chiama e mi saluta. Poi mi dice: "Sono venuto a trovarti perchè ti voglio portare in un posto che ti piacerà". Iniziamo a camminare ed io non mi rendo conto di dove stiamo andando. Glielo chiedo, ma mio padre sorride e non risponde. Poi, guardandomi intorno incerto e dubbioso, improvvisamente capisco: mio padre mi aveva portato dentro la Baita di van Gogh!

La storia dei due sogni è molto suggestiva.

Rimaniamo tutti quanti per qualche secondo come sospesi.

Poi, con un sorriso sulle labbra e con piglio deciso, il Sommo commenta sardonico:

Chi l'avrebbe mai detto poi, che un giorno, guardando un film[22] di Kurosawa, avrei visto una situazione analoga a quella che ho vissuto io!

Cap VI – La casa di Livia

Abbiamo finito di mangiare il gelato. Mario, a mia insaputa e d'accordo con Filippo, con un guizzo è andato a pagare il conto, fregando così il Sommo …. e me!

Siamo rimasti gli unici avventori del bar. La strada è completamente deserta ed il rumore dei piatti e delle tazzine che il barista sistema negli scaffali, si diffonde fuori in modo inconsueto e innaturale. Non sembra di trovarci nel corso principale di un paese, bensì nel cortile di un baglio, un cortile enorme, grande quanto una strada ed irreale come le ombre delle case che si proiettano attorno a noi.

I tavolini vuoti attorno e l’aria tranquilla della sera invitano il Sommo a raccontare …

Tempo addietro, in occasione di un mio viaggio a Genova, ero stato invitato a Boccadasse per un dibattito. Alla fine dell'incontro molti mi chiedono l'autografo. Ad un certo punto si avvicina una signora, una vecchietta un po’ malandata; si rivolge a me e dice: "… io sono Livia".

Incredibile! Era la Livia che avevo conosciuto tanti anni prima …

Il giorno appresso andai a mangiare in un ristorante di Boccadasse, continua il Sommo.

La proprietaria mi riconobbe e iniziammo a parlare. Ad un certo punto mi domandò: "Ma lei lo sa qual'è la casa di Livia?"

Meravigliato ed incuriosito, gli dissi: "No! E dov'è?"

Ci alzammo e mi fece cenno di seguirla: giunti ad una finestra, mi indicò una casa che stava in alto. "E' quella la casa di Livia!". Poi aggiunse:

"Sapesse Signor Camilleri, quante persone vengono a mangiare da me e mi chiedono notizie di Livia. Ed allora io, per non deluderle, dico loro che quella è la sua casa".

I ricordi si accavallano.

Sempre a Genova, quando ero giovane, mi capitò di fare da guida e da accompagnatore ad un famoso filosofo. Una sera giravamo tra le bettole del centro storico. Voleva andare a puttane. Al filosofo piacevano le puttane sfatte e sfiorite, spampinate, per dirla in siciliano. Entriamo in una bettola di mal'affare dove c'erano dei marinai neri, dei veri marcantoni. Uno di questi, in particolare, era insieme ad una puttana sfatta e dimessa, proprio come quelle che piacevano tanto al filosofo, il quale fu preso dalla frenesia. Nonostante i miei avvertimenti si mise nei guai. Siamo dovuti fuggire a gambe levate fra i caruggi di Genova.

Riuscimmo a non farci prendere dai marinai, ma ricordo ancora con meraviglia, conclude il Sommo, con quale velocità, una volta fuori la bettola, il filosofo mi superò!

Cap VII – I templi di Agrigento

Sono quasi le undici di sera, è tardi, dobbiamo tornare a Palermo. Ringraziamo il Sommo e la signora Rosetta per la bella serata passata insieme e poi andiamo.

Mentre accompagnamo Ninni a casa, ci confida: Quando negli anni passati Andrea veniva a casa a trovare mio padre, lo sentivo raccontare spesso storie e fatterelli. Era bravissimo! Quando poi iniziò a pubblicare libri, ero sicura, che se scriveva come raccontava, avrebbe senz'altro avuto un grande successo …

Una vasata e lasciamo Ninni a casa.

A Filippo gli salta u firticchiu di farci conoscere il commissariato di Vigàta che è là vicino. È molto diverso dal commissariato dei film[23]; si trova dentro un brutto palazzo moderno, figlio della speculazione edilizia che ha rovinato, probabilmente per sempre, Porto Empedocle.

Scorgiamo l'insegna del commissariato, la strada è vuota; nel silenzio che ci avvolge, sembra che l'ombra di Salvuzzo aleggi su di noi.

Prendiamo la macchina, e come era già capitato a me l'anno prima, Filippo sbaglia strada. Andiamo verso Agrigento e poi di là prendiamo la superstrada per Palermo. Vediamo, prima in lontananza e poi da vicino, i templi greci illuminati: li avvolge una luce gialla, intensa, colore oro: sono splendidi e suggestivi.

Mi addormento, pensando che, per fortuna, il Sommo non ha assaggiato i dolcetti alla mandorla …

Quasi arrivati a Palermo mi sveglio mentre Filippo traffichìa con il lettore CD della sua auto. Poi pian pianino si spandono nell'aria le note di Blowing in the wind, di Bob Dylan.

Chiedo a Filippo se è possibile sentire anche Knockin' on Heaven's Door, colonna sonora del film Pat Garret e Billy the Kid.

Filippo asciutto e serio, si scusa e mi dice che, lì, in macchina non ce l'ha.

Ed io come un allocco ci casco!

Dopo qualche istante partono le note di Knockin’.

di Beppe Di Gregorio

Note

[1] Le guide specializzate indicano Il Mulinazzo come uno dei migliori ristoranti siciliani. Si trova in contrada Mulinazzo presso Bolognetta , in prov. di Palermo.

[2] sono i giorni seguenti gli attentati che hanno colpito gli Stati Uniti (11.09.2001)

[3] È un’intervista di Nello Ajello a Enzo Siciliano in occasione della pubblicazione della nuova edizione della sua antologia dei "Narratori italiani del Novecento" in tre volumi (Mondadori – i Meridiani -L.285.000).

[4] Come si legge nel risvolto di copertina, il libro è: un primo tentativo di analizzare e studiare con profondità e forte impegno critico un successo enorme, un autentico caso letterario (I colori della letteratura. Un’indagine sul caso Camilleri, di Simona Demontis, Piccolo biblioteca La Scala, Rizzoli Editore, Lire 25.000).

[5] William Weaver

[6] Nei piani della Penguin Book, c'e' la pubblicazione con cadenza trimestrale di tutti i libri polizieschi di Camilleri.

[7] Il convegno, promosso ed organizzato da Antonino Buttitta, Direttore del Dipartimento di Beni Culturali, Storico-Archeologici, Socio-Antropologici e Geografici della Facoltà di Lettere e Filosofia, sara` articolato in tre giornate: nella prima interverranno letterati e critici italiani; il secondo giorno e` dedicato agli storici per inquadrare coerentemente la figura di Michele Zosimo (il re di Girgenti) nel periodo in cui visse. Il terzo giorno sara` dedicato principalmente a interventi di relatori stranieri, tra cui l’editore tedesco del Sommo, Lubbe.

[8] Dopo qualche giorno, abbiamo saputo che il convegno era stato spostato nella primavera del 2002.

[9] Jana Vizmuller-Zocco è Associate Professor presso il Department of Languages, Literatures and Linguistics, alla York University di Toronto, Canada. I suoi interessi professionali sono rivolti allo studio della lingua e della linguistica italiana. È nata in Cecoslovacchia, in quella che è l'attuale Slovacchia, da dove è fuggita, adolescente, con la famiglia nel 1968 durante l'invasione sovietica. Ha sposato un siciliano, Orazio, ed ha una figlia di 16 anni, Josie.

[10] Angelo Morino.

[11] a pag.157, rigo 10, nella prima edizione dell'Odore, edito da Sellerio, collana La Memoria.

[12] Ci preannuncia pure, che le "Storie di Vigàta e dintorni" pubblicate negli anni scorsi su "La Stampa" verranno raccolte in un libro, integrate da storie nuove di zecca e pubblicate.

[13] prima si trovava vicino all'attuale sede, in una traversa di via Roma, via salita Granet, dove ancora esiste il locale con la vecchia insegna.

[14] Prima dell'uscita del libro, un giornale pubblicò che il titolo provvisorio era: “Un' indagine per il Commissario Montalbano”.

[15] Era la Festa dell'Unita' del settembre 1998 tenutasi a Bologna.

[16] nell'unica intervista a me nota (Adriana Pedone, marzo 1998), nella quale si accenna alla pittura, Camilleri dice: "La mia fonte ispiratrice è stata sempre la pittura anche se non ho pittori o maestri pittori elettivi, ma stia tranquilla che mi guardo Raffaello, Piero Della Francesca ... Ecco il nome magico, Piero. Ma sì, ho detto la parola magica. Perché Piero è magico. Piero ha una tale capacità di suggestione anche temporale, non solo visiva, cioè a dire capacità di "tempo fermo" ..."

[17] Piero della Francesca (1415/20-1492)

[18] Paolo Uccello (1397-1475)

[19] La Battaglia di San Romano (1455-56). Si trova attualmente a Londra, National Gallery.

[20] "Il Tempo - settimanale di letture varie" - Milano

[21] "proprio quella dove siete venuti a trovarmi!" precisa il Sommo.

[22] Si tratta del film Sogni. Diretto nel 1990 da Akira Kurosawa grazie all’apporto finanziario di Steven Spielberg e George Lucas, e' suddiviso in otto episodi. Nel quinto (“Corvi” con M. Scorsese) l'interprete sogna di trovarsi all'interno di un quadro di Van Gogh “Corvi neri sopra un campo di grano”, ultimo quadro del grande artista.

[23] Nei film della serie Il commissario Montalbano, interpretati da Luca Zingaretti, il commissariato di Vigàta si trova in un antico edificio barocco di Ragusa Ibla.

Piccolo lessico siciliano

Abbuttari: Seccare, annoiare.
Accattare: Comprare.
Accucchiari: che ci accucchia: Che c'entra!
Allato: Accanto
Anticchia: Un poco.
Ariata: Atteggiamento.
Assicutari: Seguire.
Assittari: Sedere.
Beddu: Bello.
Càmmara: Camera.
Camurrìa: Cosa fastidiosa.
Catafottere: Sbafare (nell'accezione in cui e' inserita nel testo)
Catamiasi: Darsi una mossa
Curcari: Coricarsi, dormire.
Fìmmina: Donna, femmina.
Firticchiu: saltare il f.: passare per la testa
Forastero: Straniero.
Iddu: Egli, quello.
Itivi: Andate.
Màsculi: Maschi.
Mugghieri: Moglie.
Paìsi: Paese.
Para: Paio.
Paro paro: Uguale.
Passìare: Passeggiare.
Passìata:Passeggiata.
Puru: Pure.
Scantare: Spaventare.
Spampinato: si dice di un fiore con i petali che stanno per cadere o sono già caduti.
Spirdato: Stralunato.
Strammari: Stravolgersi, mutare d'aspetto.
Traffichìari: Affaccendarsi.
Trentino: Trentenne.
Vasata: Baci.
Vopa: Boga.


Quello che avete letto è il resoconto della serata (circa quattro ore) che passammo il 27 settembre del 2001 insieme con il Sommo. Ci siamo sforzati di essere più fedeli possibili agli svolgimenti dei fatti. Non disponevamo né di registratore, né tantomeno di capacità stenografiche. Tutto quello che è stato scritto è frutto dei ricordi dei quattro testimoni. Ci scusiamo, quindi, in particolare con il Sommo, se in qualche modo abbiamo usato espressioni e frasi non propriamente fedeli a quelle pronunciate durante la serata, oppure se abbiamo riportato in modo non perfettamente corretto storie, eventi e fatti.

Palermo, 25.10.2001

Camilleri Fans Club



Last modified Wednesday, July, 13, 2011