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Il 12 novembre 2007 l'Università degli Studi "G. D'Annunzio" ha conferito la Laurea Honoris Causa in Filologia Moderna ad Andrea Camilleri.

Cliccare qui per il video dell'arrivo di Andrea Camilleri in aula

• Saluto del Magnifico Rettore, Prof. Franco Cuccurullo

• Introduzione del Prof. Stefano Trinchese (Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia)

Laudatio del Prof. Giancarlo Quiriconi (Ordinario di Letteratura italiana contemporanea)

Lectio Magistralis di Andrea Camilleri
Gramsci, Pirandello e un lapsus rivelatore

Cliccare qui per il video della Lectio Magistralis e della proclamazione



(Foto Il Messaggero)


Alla d’Annunzio tantissima gente ha presenziato alla cerimonia
L’Università incorona Camilleri
Il celebre scrittore ha ricevuto la laurea honoris causa in Filologia
Accompagnato dai familiari l’autore siciliano ha ringraziato e ricordato la sua prima visita a Chieti, ed ha dispensato sorrisi ed autografi

"Camilleri sono!" chissà in quanti si sarebbero aspettato un tale esordio (alla Montalbano) dallo scrittore siciliano Andrea Camilleri, nato a Porto Empedocle nel 1925, quando è stato invitato a tenere la "lezione magistrale" dal preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Ateneo "G.d'Annunzio" di Chieti-Pescara, Stefano Trinchese, che lo aveva salutato all'inizio della cerimonia di conferimento della laurea ad honorem nell'affollato Auditorium, ricordandone le qualità di scrittore della quotidianità di storico e ricercatore del passato, attualizzato nel presente. Dopo il preside, a svolgere la cosiddetta presentazione laudativa (laudatio) era stato il prof. Giancarlo Quiriconi, docente ordinario di Letteratura italiana contemporanea, promotore del conferimento del titolo accademico a Camilleri, del quale ha tracciato un profilo critico riallacciandosi al filone della letteratura del '900 italiano. E' stata poi la volta del "laureando" che in toga ha svolto la "lectio magistralis” su "Pirandello e Gramsci e un suo lapsus" esordendo non come il commissario Montalbano, ma come un uomo di grande cultura e preparazione convinto di affrontare un argomento di grande rilevanza culturale: «Come si sa, dal 13 gennaio 1916 al 10 dicembre 1929 Antonio Gramsci è stato critico teatrale dell'"Avanti"...», sviluppando l'argomento con semplicità e profondità di contenuti. Un lungo applauso ha salutato il suo intervento prima che il rettore Franco Cuccurullo, in cappa di ermellino, gli conferisse la laurea honoris causa in Filologia (la quarta che Camilleri riceve in Italia) di fronte all'Auditorium con il Senato Accademico, il sindaco Francesco Ricci, l'assessore comunale di Pescara Adelchi De Collibus, il dottor Edoardo Tiboni e tutto il pubblico in piedi. Componevano la Commissione di laurea: il rettore Franco Cuccurullo, il preside di Lettere Stefano Trinchese, i professori: Giancarlo Quiriconi, Rossella Bianchi, Maria Careri, Giulio Firpo, Irene Fosi, Luisa Mucciante, Gianni Oliva, Alessandro Pancheri, Alessandro Tomei. Accompagnavano Andrea Camilleri, la moglie Rosetta Dello Siesto, la figlia Mariola con il marito Guido e i figli Francesco (aveva tra le mani l'ultimo "Harry Potter", non ancora pronto per i libri del grande Nonno) e Silvia, l'addetta alle pubbliche relazioni Valentina Alferj e l'editore Antonio Sellerio, giunto appositamente da Palermo a seguire la cerimonia di conferimento della laurea al "suo" più prestigioso scrittore. Tanti i giovanissimi impegnati a "guadagnare" un autografo su uno dei tanti libri del prolifico autore siciliano, (aveva organizzato un banco di vendita Antonella De Luca dell'omonima Libreria), che Andrea Camilleri, sorridente e sereno, ha concesso a tutti consapevole che anche questo è il prezzo da pagare quando ci si fa conoscere e amare come scrittore della nostra quotidianità. Parlando con amici Andrea Camilleri ha ricordato la sua prima avventurosa visita a Chieti in un giorno di bufere di neve, quando fu invitato dal regista Orazio Costa per allestire "La figlia di Iorio" che avrebbe dovuto avere tra le protagoniste Anna Magnani, che preferì andare in America a girare "La rosa tatuata" (1955) con Burt Lancaster, guadagnando il premio Oscar.
Mario D’Alessandro (Il Messaggero, 13.11.2007)



(Foto Il Messaggero)


Camilleri, lezione di umanità all'università D'Annunzio
È rimasto un'ora e mezza senza accendere una delle Multifilter rosse che fuma a catena. Ma il sacrificio è stato compensato dall'entusiasmo con cui il pubblico - in gran parte composto da studenti - l'ha accolto, ieri mattina, nell'aula del rettorato dell'università D'Annunzio di Chieti. Andrea Camilleri, 82 anni siciliano di Porto Empedocle (Agrigento), era lì per ricevere la laurea honoris causa in Filologia moderna della facoltà di Lettere e filosofia. A far festa all'autore della saga del commissario Montalbano e di altri libri di successo, sono stati - oltre al pubblico - il rettore, Franco Cuccurullo, il preside della facoltà di Lettere e filosofia, Stefano Trinchese, e il docente Giancarlo Quiriconi, che ha introdotto lo scrittore con un'appassionata relazione.
Dopo il conferimento della laurea, Camilleri ha accettato di rispondere alle domande del Centro.
Perché ha scelto il rapporto fra Gramsci e Pirandello come tema della sua lectio magistralis?
"Perché, negli ultimi anni, mi è capitato di lavorare molto su Pirandello. Ho curato un libro di pagine scelte per la Bur e ho scritto l'introduzione all'ultimo Meridiano Mondadori sul Pirandello dialettale. Preparando quest'ultimo lavoro mi sono imbattuto in quel lapsus, molto interessante, di Gramsci. Così ho colto l'occasione".
La lingua dei suoi romanzi è un impasto di italiano e siciliano: perché questa scelta? Che rapporto ha con il mondo, Montalbano?
"Montalbano getta uno sguardo sul suo villaggio. Non so se è Tolstoj o Dostoevskij che dice: descrivi bene il tuo villaggio e avrai descritto bene il mondo".
Come definirebbe questo sguardo: disincantato, fatalista, cinico?
"Cinico no, se non alla maniera di Cardarelli che diceva: sono un cinico che ha fede in quel che fa. È uno sguardo soprattutto ironico e comprensivo".
Questo è anche il suo sguardo?
"Credo di sì".
Uno scrittore ha un compito ulteriore rispetto a quello di scrivere bene e intrattenere il lettore?
"No. Deve essere semplicemente in pace con la sua coscienza e la sua scrittura".
Che cosa sta leggendo in questi giorni?
"Almeno tre libri che mi hanno interessato. 2666 di Roberto Bolaño; un libretto intitolato Le ultime ore dei miei occhiali di Nino Vetri, pubblicato da Sellerio; e il terzo è un capolavoro, Il presidente di Simenon. E poi c'è una lettura che durerà anni, attraversando tutte le altre, che sono i tre volumi del Journal dei fratelli Goncourt; sono a metà del primo".
Che cosa detesta dell'Italia di oggi?
"L'Italia di oggi la detesto per ciò che è successo domenica (gli scontri degli ultras, ndr). Non mi va che l'Italia sia rappresentata da questi esseri. Sono loro che non appartengono all'Italia".
Che cosa ama, invece, dell'Italia?
"L'infinita capacità di adattamento degli italiani".
Che è anche la sua?
"Naturalmente".
Giuliano di Tanna (Il Centro, 13.11.2007)



Last modified Saturday, July, 16, 2011