La presa di Macalle secondo i soci del club ...
Ho potuto dare una taliàta al nuovo libro del Sommo con qualche ora di anticipo.
Il risvolto di copertina, elaborato come per "Il re di Girgenti" dal Ch.mo
Prof. Salvatore Silvano Nigro, inizia con questa frase:
"Una priapata storica è, questo romanzo di Camilleri".
E via a descrivere le "boccacciate" di cui il Sommo infarcisce il libro:
cosa, in effetti, vera; aprendo a casaccio pagine su pagine, ci si imbatte
molto spesso in scene, come si diceva una volta, "piccanti".
Ma ci si imbatte soprattutto, sempre a una prima ricognizione "a volo
d'uccello", in una lingua sempre più "dura", difficile, dove il dialetto (o
l'idioletto) prende sempre più il sopravvento.
Del resto, non dimentichiamoci che il libro è stato scritto più o meno in
contemporanea con l'ultima stesura del "Re di Girgenti", che segna una sorta
di punto di non ritorno per il linguaggio camilleriano. E, di più, trattasi
di romanzo storico: ovvero di quel terreno in cui il Sommo, per sua
ammissione, ha sempre maggiormente privilegiato la ricerca linguistica
(sebbene anche con "Il giro di boa" ci abbia dato dentro di brutto...).
E poi c'è la storia, ovviamente, ma per parlare di quella ancora è un po'
prestino ;-)
Insomma, a prima vista il libro si presenta molto interessante: ai
posteri...
Buona lettura!
u Presidenti
Finalmente una nuova dose della mia droga preferita, e prossimamente un
week-end spalmata sul divano a leggere il nuovo romanzo tutto d'un
fiato.
GRAZIE SOMMO!
Un sorriso. Susi
Picciotti,
ieri sera ho finito di leggere La presa di Macalle' e mi sono accorto
che e' il primo libro
del Sommo in cui non ho riso neanche una volta.
Scherzando in ufficio con un'amica che non aveva ancora letto il libro
l'ho minacciata (per babbio, ovviamente), dicendole: <>
Ovviamente non e' un giallo, e non c'e' nessun assassino da scoprire,
ma se proprio mi chiedessero chi e',
risponderei cosi':
"la 'nnuccenza di nu criaturi".
E' un libro crudo, senza passi, conclusioni o morali rassicuranti:
e' un "Aguirre, furore di Dio", in formato mignon, 6 anni, Michilino.
beppe (u diretturi)
Concordo con lo sconcerto del nostro affascinantissimo diretturi
. Si puo` dire che nel fanatismo benpensante del piccolo mostro ci
ritroviamo certi caratteri universali dell'uomo che sono piu` evidenti
nell'infanzia, quando la capacita` di simulazione, accompagnata dalla capacita`
immaginativa del bambino, si trasforma in una incapacita` di intrattenere il
principio di ragione e cioe` il dubbio e nel piegare sempre la realta` secondo
i desideri soggettivi.
Notevole la mia personale soddisfazione per il finale
Cory ( zia Medea)
Ho letto La presa di Macallé, e non so che cosa ne pensiate voi, ma per me è
stata una grande delusione. Non vi sembra una storia troppo onirica e
forzatamente macabra?
Va invece salvato lo sfondo storico, ben descritto su cui si poteva tessere
una storia diversa più aderente al vero.
Che ne dite?
Paola
Di una presa si tratta ma non è "La presa di...", è "La presa per...."
Lo ritengo illegibile. Un tentativo di descrivere un mostro bambino a metà
strada tra Zosimo e Useppe. Il tutto in un linguaggio assolutamente
personale ( di Camilleri, intendo).
Una domanda a tutti: se il manoscritto, invece di portare scritto in alto
"Andrea Camilleri", avesse portato un altro nome qualunque, sarebbe stato
accettato da un editore?
E.
Forse no, non saprei.
Però "essere Camilleri" qualche vantaggio dovrà pur averlo...
Per quanto riguarda il libro, ho finito di leggerlo ormai da tempo, e se non
ne ho ancora parlato è perchè anche a me, come a Eugenio, molte cose non
convincono.
Ma non sono riuscito ancora a tradurre in "belle parole" le mie sensazioni:
il mio storico problema con i temi di italiano ogni tanto rispunta fuori ;-)
Magari non ci riuscirò, e allora scriverò quattro appunti alla bell'e
meglio...
u Presidenti
Anche per me la lettura risulta difficoltosa....trovo questo libro
angosciante?! non lo sò!!! ma non riesce ad appassionarmi...anche a
me come a Beppe non mi ha strappato neanche un sorriso (almeno fino
ad ora...e non credo ci riuscirà nelle prossima pagine).
ma siamo sicuri che lo ha scritto proprio il Sommo?????
Linda (D. pe' l'U.)
E' la stessa domanda che mi sono fatta io appena ho finito di leggerlo.
E vorrei rispondermi: no.
E' la prima volta che mi capita di leggere qualcosa del Sommo che non mi piace.
Si, perchè è inutile continuare a pensarci, a
girarci intorno: a me, questo libro, non è piaciuto.
A parte la storia, a parte il tratteggio dei personaggi (mi sembra che il pù
delineato sia Giugiù), io non ho ritrovato le atmosfere
camilleriane, non ho ritrovato neanche il suo linguaggio e la sua poesia.
Non lo so, non mi sembra un libro su cui ha lavorato tanto e per tanto tempo.
E non è questione di difficoltà linguistica (Il Re di Girgenti mi aveva dato
più problemi), non è questione di umorismo, è che mi
sembra un libro forzato, una storia portata all'eccesso che però alla fine non
mi lascia praticamente niente.
E mi dispiace. Mi dispiace moltissimo
Nadia
Una voce fuori dal coro.
A me è piaciuto, e molto. L'ho letto in due giorni.
Sicuramente non è "solito libro di Camilleri", ma penso sia
incredibile come un uomo della sua età riesca a descrivere
il modo di ragionare di un bambino.
Pur non essendo siciliana, non mi è risultato per niente
difficile da capire.
Non so, a me è piaciuto davvero molto.
Laura
Ecco, è proprio il modo di ragionare di un bambino di sei anni che mi lascia
perplesso e pure il comportamento dei genitori nei suoi confronti.
Sarà...
Piero 'u Mutanghero
Ciao a tutti,
ho finito il libro da vari giorni, ma anch'io non so bene cosa dire...Non
posso dire he non mi sia piaciuto completamente, ma non mi ha nemmeno convinto
al 100%...Sono sensazioni, anche piuttosto vaghe...Il inguaggio è difficile
è vero, ma non mi ha dato particolari problemi. Le sensazioni negative sono
legate in particolare alle esagerazioni, alle forzature, ad esempio l'uso
che Camilleri fa del sesso in questo libro...
Il fatto che sia un libro crudo e che non faccia sorridere non lo vedo
necessariamente
come negativo.
Scusate se non mi sono spiegata, ma appunto, non ho le idee chiarissime,
sono più che altro impressioni e sensazioni
Chiara
Io l'ho letto come l'estrema, paradossale esperienza non di un bambino di
sei anni, ma di un bambino di sei anni ripetutamente "violato"...nella
sessualità e nell' "infanzia", dall'ideologia, dal fanatismo...
Come se l'infanzia e tutto quello che questa età della vita comporta fossero
negati, forzatamente...
Il sesso, la precocità paradossale l'ho letta come lo sgomento, l'assurdità
di una crescita forzata, inconsapevole e drammatica...
Questo libro mi ha insegnato moltissimo sull'ideologia fascista...chissà
perchè, mentre lo leggevo, pensavo alla civiltà giapponese che "abitua"
forzatamente i bambini al vasino a pochi mesi, appena si reggono sulla
schiena, e anche ai kamikaze...
Paola
Non so, ma a me sembra che il nostro amico Camilleri abbia, per scelta,
messo via la sua poesia, l'amore per la sua Sicilia, il mare e tutto il
resto, per farci capire che gli uomini, (al tempo di Mussolini, o forse
anche adesso) si dividono in due categorie: fascisti e comunisti. I primi, i
cattivi, e i secondi , i buoni.
Io credo che il mondo si divida solo in buoni e cattivi. E l'ho capito
leggendo i suoi vecchi libri.
Giovanni
Bah, io il libro non l'ho ancora letto, ma quello che
dici proprio non mi convince... forse al mondo
esistono anche delle sfumature oltre al bianco e al
nero, e non credo proprio che C. possa mai fare del
mondo una semplificazione quale quella di cui parli.
Vorrà dire che mi affretterò a leggerlo...
Sergio.
Essì, impressioni a freddo...
perché l'ho finito di leggere qualche giorno fa e perché ci vuole un
pò per capirlo, se non per amarlo.
Non è in effetti un libro che si fa amare, nel quale ti innamori dei
personaggi o anche solo di un personaggio.
E' tutto molto provocatorio e, come dice Nadia, portato all'eccesso.
Vengono descritti atti scottanti, vista la giovane età del
protagonista, utilizzando il tipico linguaggio di Camilleri che tante
volte in passato ci ha fatto ridere e sorridere quando i protagonisti
erano ben più grandi. E allora si rimane interdetti davanti a
queste "cose spartane" o alla violenza della "cuscina" che scopre nel
bimbo un'inattesa maturità e potenza sessuale che la soddisfa ben
meglio del suo fidanzato caduto nella presa di Macallé.
Il libro per me scorre, come gli altri di Camilleri. L'ho letto in
breve, senza difficoltà, direi con tutto il piacere che mi lega al
linguaggio di Camilleri.
Quel che ora mi chiedo è:
Qual'è il suo obiettivo?
Perché c'è qualcosa di provocatorio.
Non si tratta di una storia che vuole farsi amare, che vuole dare
piacere al lettore. Certamente già in passato Camilleri ci ha
lasciato un retrogusto amaro. L'ultimo Montalbano è pessimista e
piuttosto risentito per come stanno andando le cose e l'altro giorno
da Fabio Fazio l'autore stesso lo ha confermato una volta di più. Ma
già in altri suoi libri abbiamo visto, per esempio, la giustizia
sconfitta come ne La concessione del telefono, un libro pieno di
scene divertenti e che pure alla fine ci lascia un retrogusto amaro.
Ne La presa di Macallé, a mio parere, pare tutto girare attorno
all'asse violenza-innocenza. Il bambino è innocente e attorno a lui
ruotano tutta una serie di persone che non lo sono: il parrino amante
della moglie, il professore pedofilo, i genitori stessi, le idee in
cui il fascismo aveva gettato un'Italia già predisposta, in un'Europa
in cui l'imperialismo, il colonialismo, il razzismo e l'antisemitismo
erano pane comune molto più diffuso che non solo in Germania ed in
Italia.
La violenza del bambino è sempre generata da come gli altri gli
spiegano la realtà: Il comunista e il piccolo comunista non sono
uomini, ma "armàli" che possono essere ammazzati senza fare peccato,
e anzi, devono essere ammazzati a sostegno di una ipotetica legione
di Gesù e di Mussolini, che vanno qui di pari passo. I cardinali ed i
parrini sono tutti fascisti: uccidere a favore di Mussolini è come
uccidere per Dio ed è cosa buona e giusta; chi uccide il "bissino"
non fa peccato mortale e praticamente uccide anch'egli un "armàlo".
Anche la violenza a sfavore del bambino è sempre anticipata da una
spiegazione al bambino, tanto che il piccolo non comprende subito che
ciò che gli è stato fatto è male. E così le cose spartane, agli occhi
del professore pedofilo, sono normali perché i giovani fascisti
devono essere come i giovani spartani ed i giovani spartani facevano
così; e la cugina sfrutta ignobilmente il bambino, proponendogli
quelli che lei definisce giochi innocenti e che niente hanno di
innocente, per poi disprezzarlo nel momento in cui il bambino si
avvede che quello che ha fatto non doveva farlo e che è stato
ingannato.
Questo bambino è stato ingannato!
Innumerevoli volte!
Dai genitori che si sono gettati l'una nella braccia del parrino,
magari concependoci pure un figlio (visto che erano sei anni che col
marito non ne venivano!), l'altro in quelle della nipote e chissà in
quante altre prima; dal professore pedofilo; dal prete amante della
moglie che gli mentiva dicendo di voler parlare della sua buona
condotta e invece...
E da tanti altri personaggi.
E' stato ingannato, come tanti, dal fascismo che gli parla di uomini
e di "armali" comunisti e neri che uomini non sono.
Il bambino cerca di capire, alcune cose le capisce e sono grosse
batoste per lui che vuole essere coerente e innocente.
Capisce che è stato tradito, anche dalle persone che più amava come i
genitori.
Ma la sua comprensione si ferma a metà e non dà la giusta soluzione a
ciò che ruota attorno a lui.
Se il mondo avesse un senso e la storia fosse ottimista, allora il
bimbo comprenderebbe anche che ha assassinato o fatto assassinare
degli innocenti, e che il Fascismo e tutte le sue idee sono merda, e
che Dio e Gesuzzo non sono come gliel'hanno raccontati a lui.
Ma questo mondo che gli è ruotato attorno ha troppo inciso su di lui
e, se capisce qualcosa di quello che è accaduto, lo vede sempre
attraverso le lenti distorte che gli sono state offerte. Uccidere per
Gesù non è peccato, anzi! Bisogna salvare l'"arma" di mamma e papà e
far cadere nel buco dell'inferno la cugina perversa così come ha
fatto col piccolo comunista. Il digiuno a cui si forza diventa allora
quasi un'espiazione dei propri peccati prima della crociata
purificatrice finale in cui immergere insieme il male conclamato
della cugina, la remissione dei peccati del padre e la sua innocenza
traviata dalle persone di cui si era fidato.
Cosa dire in fondo a questa mia lettera?
Che forse l'obiettivo di Camilleri sono proprio queste lenti distorte
che non sono ancora andate distrutte e portano tanta violenza con
loro.
Sono le lenti dei bambini palestinesi che già sognano di farsi
scoppiare e seminare morte in nome di Dio; sono le lenti dei coloni
ebrei, dei loro bambini e dei loro politicanti che con la biblica
legge dell'occhio per occhio, portano anch'essi sangue su sangue.
Sono le lenti di tutti i terrorismi e di tutte le guerre contro i
terrorismi che portano solo altra morte e mutilazioni e dolore.
E sono le lenti che vogliono farci portare a noi tutti, affossando la
nostra capacità di discernimento sotto gli interessi politici ed
economici di pochi.
Cos'è stato allora per me leggere La presa di Macallé?
Leggere un libro senza speranza.
E dire che sto per partorire!
E per mettere al mondo un bimbo di speranza ce ne vuole, e tanta!
Forse la regola che posso darmi d'ora in poi, assieme al Mastru, sarà
di pulire bene giorno per giorno le lenti di questo bimbo, per fargli
vedere chiaro come và il mondo, ma sempre attraverso la speranza e la
volontà di fare tante piccole cose speciali, col sogno che diventino
ogni giorno più grandi e belle e importanti.
Cristina 'a Musicante
Caro Giovanni,
in quest'ultimo libro di Camilleri, pur sforzandomi parecchio per
cercare di cogliere messaggi politici, non ci riesco. Il fatto che la
vicenda si svolga durante l'epoca fascista e descriva (di striscio e di
sgarrubbo) il crimine dei fasciti verso un povero comunista, non e' una
buona ragione per dire che
il romanzo divida in due categorie il popolo: fascisti brutti e cattivi
e comunisti belli e buoni.
Questo tua affermazione, la divisione in categorie, mi fa ricordare
vicende molto piu' vicine ed attuali
dove un signore, che dovrebbe rappresentare tutto il popolo italiano,
non fa altro, ad ogni pie' sospinto, di affermare che i comunisti sono
brutti e cattivi
(e i comunisti sono coloro che la pensano diversamente dal nostro
signore)
e che lui (e quelli che la pensano come lui) sono belli e buoni.
Ultimamente
ha anche affermato a reti televisive congiunte che cio' che fa lui,
oltre ad essere buono e
coraggioso, e' anche saggio!
Vabbe'.
Ritorno in argomento, cercando di non sconfinare in vicende del tutto
ridicole.
Mi preoccupa un po', pero', la tua seguente affermazione :-(
> Io credo che il mondo si divida solo in buoni e cattivi. E l'ho
> capito
> leggendo i suoi vecchi libri.
... ma credo che e' soltanto un'esagerazione per far capire meglio il
concetto da te espresso. :-)
Piero dice che proprio il modo di ragionare del bambino lo lascia
perplesso.
Ho avuto anch'io questa sensazione, ma soltanto nell'ultima parte del
libro
e non sono un esperto di psicologia infantile.
Cio' che mi ha stupito e' la "naturalezza" con cui Camilleri conduce la
vicenda di Michilino
verso le situazioni estreme che abbiamo letto. La naturalezza di passare
attraverso
l'uccisione di un cane, allo sfregio di un ragazzino e poi ancora ....
etc.
Troppo sesso?
Troppa violenza?
puo' darsi, ma le vicende narrate vi paiono davvero cosi' improbabili?
Beppe
La presa di Macalle' ti "prende" nel vero senso della parola.
Brutale come poteva esserlo la realtà fascista calata nella sicilitudine
d'allora.
Inquietante come può esserlo l'innocenza violata di un bimbo di sei anni.
Pirandelliano nulla è come appare, ogni personaggio porta una maschera anche
se questa maschera è strappata troppo spesso;
Riinquietante la maniera in cui l'autore anima dall'alto dei sui anni la
figura di un ragazzino che l'anima la
perde.
E' un libro incalzante, che non ti da tregua, devi finirlo e mentre lo leggi
speri che le cose non vadano come stanno andando.
Il rogo finale è liberatorio,drammatico, ma non più di tutta la vicenda,
purificazione che non può consolare.
P.S. Lo sto ancora metabolizzando.
Adele
Caro Giovanni,
in quest'ultimo libro di Camilleri, pur sforzandomi parecchio per
cercare di cogliere messaggi politici, non ci riesco. Il fatto che la
vicenda si svolga durante l'epoca fascista e descriva (di striscio e di
sgarrubbo) il crimine dei fasciti verso un povero comunista, non e' una
buona ragione per dire che
il romanzo divida in due categorie il popolo: fascisti brutti e cattivi
e comunisti belli e buoni.
Questo tua affermazione, la divisione in categorie, mi fa ricordare
vicende molto piu' vicine ed attuali
dove un signore, che dovrebbe rappresentare tutto il popolo italiano,
non fa altro, ad ogni pie' sospinto, di affermare che i comunisti sono
brutti e cattivi
(e i comunisti sono coloro che la pensano diversamente dal nostro
signore)
e che lui (e quelli che la pensano come lui) sono belli e buoni.
Ultimamente
ha anche affermato a reti televisive congiunte che cio' che fa lui,
oltre ad essere buono e
coraggioso, e' anche saggio!
Giovanni
A me "La presa di Macallé" (ovvero: gioie e dolori di un bambino
con una cippa tanta), è piaciuto moltissimo, anche se mi ha dato qualche
momento di angoscia.
CyberSalvia
Volevo solo dire a Giovanni che se inizialmente non
avevo capito da dove avesse tratto la conclusione che
il mondo è così nettamente suddiviso (e non credo
proprio che questa idea provenga da C. ma più
verosimilmente da una chiave di lettura del tutto
personale dei romanzi), la risposta a chi (non io) gli
aveva contestato questa stessa cosa riportava una
frase che, per quanto vera purtroppo, non è inerente
con il discorso intrapreso dallo stesso Giovanni e
pertanto non ne ho capito l'uso. Come ho già detto,
non ho ancora avuto il piacere di leggere l'ultimo
romanzo di C., e spero di averlo a breve; però,
attribuirgli un concetto così netto è veramente
forzato, se così fosse (e non è!!!) C. smetterebbe di
essere quel grande artista cui questo gruppo è
dedicato. Piuttosto (invento io una spiegazione a
quello che poteva voler dire Giovanni), C. sta più
spesso dalla parte delle persone umane in tutti i loro
difetti e i loro pregi, descrivendo il mondo intero
attraverso un microcosmo di persone normali, che forse
normalmente si possono incontrare e conoscere in
Sicilia... forse per questo motivo C. è vicino alla
gente, ma non ci vedrei nelle sue opere un'idea del
tipo: i comunisti di quà, i fascisti di là, i buoni di
quà, i cattivi di là...
A questo proposito potrei citare un romanzo che direi
abbiamo letto tutti, e cioè "il re di Girgenti": la
parabola di Zosimo potrebbe essere interpretata come
l'avveramento seppur breve di un sogno comunista, con
tutto il bene e il male che ne consegue, ma io vedo
quella storia più o meno come quella di Masaniello a
Napoli... è molto diverso. Dalle letture finora avute
mi è parso che gli eroi di C., ammesso che ne
esistano, non siano ne buoni ne cattivi, sono
semplicemente umani, esattamente come i personaggi ai
quali vengono contrapposti, e non si riesce mai a
distinguere nettamente il bene dal male (potrei
argomentare questa affermazione in mille modi
diversi!!!). A volte per questa ragione rivedo in C.
una sorta di Pirandello dei giorni nostri, e se penso
che Pirandello era uno dei miei autori preferiti
potrete capire quale piacere provi a leggere i libri
di C. e a discuterne con voi.
Sergio.
Quest'ultimo romanzo di Camilleri trova molti di noi "insoddisfatti" ed
altri pienamente felici di aver divorato un nuovo romanzo del nostro.
Personalmente ritengo che "la presa" porta i segni, e si confonde, con "il
re di Girgenti". Camilleri contrappone a Montalbano due superuomini: Zosimo
e Michelino. In questi due romanzi sviluppa il concetto di superuomo secondo
la visione di C. Zosimo è un personaggio "affatatu" (i siciliani capiscono
bene); è un personaggio da " cuntu" (favola) ed il modo di scrivere di
Camilleri è assai vicino alle raccolte di fiabe di Giuseppe Pitré.
Quest'ultimo trascrive le favole così come gli sono state raccontate dalla
gente (per più vecchiette) dei paesi; si ha la sensazione che il Pitré
avesse un registratore (cosa impossibile data l'epoca) e che poi abbia
trascritto i racconti senza aggiungere nè togliere nemmeno una parola.
Confuso dal personaggio da favola (Zosimo) e forse senza rendersene conto,
Camilleri ha costruito un personaggio molto, ma molto simile a Giufà ( di
costui se ne è parlato recentemente). Anche Michelino, come il personaggio
delle favole siciliane capisce le cose alla lettera. Tipico di chi
non è in grado di usare il cervello. Il bambino descritto nella "presa..",
però è una specie di genio che sa leggere e scrivere (e non sa fare le
aste!!!??) e che viene avviato a studi più avanzati rispetto a quelli dei
suoi coetanei. E' inutile fare esempi, il libro ne è pieno e se avrete la
bontà di leggere qualche racconto di Giufà vi renderete conto della
somiglianza.
Ma fino a qua non ci sarebbero motivi per rimanere scontenti del romanzo, e
invece motivi ce ne sono.
Il linguaggio, per esempio. Camilleri incrementa l'uso del siciliano
(verbale. Continua ad usare la lingua parlata), con notevoli facilitazioni;
usa cioè un miscuglio di italiano e siciliano in modo che eventuali errori
non vengano notati (es: usa "trottula" al posto di "strummalu").
C'è una certa frettolosità nello scrivere e portare alle stampe (forse non è
colpa sua) per cui escono fuori frasi e parole...strambe; tipo "fevri" al
posto di "frevi" (febbre) o periodi come il seguente:
"Trasì nel portoni che non aviva porta di una casuzza mezzo sdirrupata
trasformata in un cesso pubblico" (pag 115); mancano un paio di virgole,
forse.
Non riesco a trovare, invece, cosa volesse dire con tutto il romanzo. Mi
sembra una scusa per scrivere una qualunque sciocchezza; giusto per
pubblicare e mi pare che le responsabilità dell'editore siano superiori a
quelle dell'autore.
Troppo sesso gratuito e troppo vicino alla pedofilia!!
In un periodo in cui vengono esibite donne-bambine e con le continue
chiusure di siti pedofili, inserire un bambino di sei anni che passa da
rapporti "spartani" a scopate alla John Holmes, mi pare perlomeno di cattivo
gusto.
E poi i bambini non sono così. Camilleri forse era troppo impegnato nel
lavoro quando aveva i figli in età scolare, altrimenti si sarebbe reso conto
che i bambini sono più vicini agli angeli che ai superuomini. Un bambino di
sei anni non ammazza i cani, tranne che non viva in una famiglia in cui tale
pratica è la normale quotidianetà, e non mi sembra che la famiglia di
Michelino sia di quel tipo.
Insomma io voglio molto bene a Camilleri ma questo romanzo mi sembra
assolutamente non all'altezza della spiritualità di un grande come Andrea
Camilleried il sospetto di Linda ("ma siamo sicuri che lo ha scritto proprio
il Sommo?????") è da me condiviso.
E.
Sono riuscita a finirlo!
le mie impressioni:
1) non l'ho trovato divertente (probabilmente non voleva esserlo);
2) non mi sembra un libro storico (probabilmente voleva esserlo?!);
3) per quanto mi sforzi non riesco a trovarci una morale;
4) qualche recensione mi sembra di ricordare dica che il Sommo si sia
rifatto alla sua infanzia.....se così è, ce l'ha avuta parecchio tavajata!!!
5) più che "La presa di Maccallè" io lo avrei intitolato "La presa di
Michilino" e sì perchè dall'inizio alla fine tutti si vojono futtiri a 'sta
criatura dalla mazza tanta!!! (e alcuni ci riescono);
6) non sò ancora se mi è piaciuto ...lo devo digerire;
7) comunque è da leggere, lo consiglio a tutti.
Linda Diligata pe' l'Urbe
Mi sono chiesta, leggendo i commenti di questi giorni, se è poi così
"necessario" che ogni libro del Sommo debba essere divertente...anche
l'ultimo Montalbano era meno divertente (e sto scrivendo da Genova)...forse
il Sommo ha meno voglia anche lui di ridere visti i tempi che corrono...
> 4) qualche recensione mi sembra di ricordare dica che il Sommo si sia
> rifatto alla sua infanzia.....se così è, ce l'ha avuta parecchio
>tavajata!!!
a me sembra di ricordare che invece insista molto sul fatto che non è per
nulla autobiografico...una persona di cui mi fido tanto ha commentato che
l'ambiente familiare, dal punto di vista socio-economico , è lo stesso, ma
solamente quello....
Paola
Non so se dico una castroneria a riguardo ma mi sembra di ricordare invece
che Camilleri diceva che da piccolo lui, credo a causa della mentalità comune
dell'epoca, non vedeva l'ora di andare a "combattere i nemivi abbissini"...e
che
e a tale riguardo aveva anche scrito al duce che gli aveva risposto che era
ancora
troppo piccolo ma che non sarebbe mancata occasione di servire la patria in
guerra..
doveva solo aspettare...
Forse questo potrebbe far pensare che qualcosa di autobiografico nel libro
possa esserci...
Marco
...Pensavo di essere una voce fuori dal coro e invece
mi ritrovo in nutrita compagnia...pienamente d'accordo
con Eugenio....."la Presa" non mi ha preso per niente
..il Sommo ha esagerato...personaggi inattendibili..un
bimbo di 6 anni che sà leggere e scrivere ed è di una
ignoranza mostruosa(ma che cosa ha letto??)e tromba
come un marinaio,un prete puttaniere,un professore
pedofilo(ripugnante il particolare della
vasellina),una cugina troja,un pederasta al cinema
...e no..kasso...quando l'è massa l'è troppo ..se dise
in veronese...delusione totale...spero che el Sommo
nol si rivà ale asse..
Steme ben tuti.
Rava
terminata la lettura dell'ultima fatica del Sommo, stavo cercando le parole
per esprimere le mie sensazioni quando...le cateratte!
Ora che sembra si siano un po' calmate le acque e, approfittando anche di
qualche vostro spunto, ci riprovo.
Vorrei però iniziare a sgomberare il campo da alcuni possibili equivoci di
base.
Ho letto qualcosa riguardante un eventuale referendum con proposte di
ausilio matematico. Mi sbaglierò, ma mi sembra che parlare di referendum nel
nostro circolo, questo sì sia "fuori......."!
E poi che referendum?
Propositivo? cioè noi proponiamo al Sommo la linea da seguire nelle sue
creazioni e magari anche gli argomenti????
Abrogativo? Cioè il Sommo si cosparge il capo di cenere e ritira il libro
con gesto di autocensura?????
Via non scherziamo!
Il CfC dovrebbe essere un club di persone che sono unite dalla comune
ammirazione per un grande scrittore che si chiama Andrea Camilleri. Ogni
tentativo di censurare o invalidare una sua opera è assurdo in questo
ambiente.
E' giusto esprimere il proprio maggiore, minore o nullo gradimento ma il
giungere ad espressioni del tipo "non sembra farina del suo sacco", "è stato
pubblicato solo per il nome Camilleri" e via di questo passo mi pare un po'
eccessivo (non intendo citare nessuno, do solo il senso di ciò che ho tratto
da alcune lettere).
A me invece il libro, che ho letto in due giorni, è piaciuto e molto e sono
arrivato alla conclusione che si tratta di un ottimo libro all'altezza
dell'autore.
Proverò a esprimere il perché, anche se mi rendo conto che non sarò
sicuramente all'altezza.
La prima sensazione è stata lo stupore(che anche Laura ha provato) di come
l'Autore sia riuscito a farmi rimettere i calzoni corti e a farmi sentire,
vedere, toccare, agire con la personalità di Michilino (pur senza aver
fatto nessuna delle sue tragiche esperienze).
Non voglio fare analisi socio/etico/politico/filologiche, ma posso dire che
ho trovato una profonda vena di fresca poesia in quest'opera. Penso che, pur
non essendo un libro per l'infanzia, i bambini potrebbero trarne comunque
giovamento se noi adulti lettori (genitori,nonni o religiosi anziché
educatori in genere) ne cogliessimo il (per me) chiaro insegnamento.
Naturalmente questo Camilleri non è Andersen o Perrault ma comunque per me è
stato abbastanza facile non lasciarmi sovrastare dalle situazioni forti e
ambientarmi nella vicenda.
Certo non è un'opera di facile e di immediata interpretazione, almeno se ci
si ferma alla superficie. Ritengo però che sia proprio questa la linea di
separazione tra un buon prodotto letterario ed una reale esternazione
dell'ingegno, della poesia, del senso artistico di un grande Autore.
E' sicuramente presente la metafora ed il paradosso portato talvolta a
messaggi estremi, ma è proprio questo che qualifica colui che legge con
spirito aperto e si lascia trasmettere le sensazioni più che ricavarne truci
immagini.
Sarà perché considero Camilleri un autore poliedrico ed inatteso per cui mi
aspetto sempre di venire stupito nel visitare i suoi scritti.
Mi auguro di essere riuscito ad esprimere ciò che ho provato.
Sergio u mainaa.
Che il sommo sia un grande scrittore è indubbio....censurare proprio no!!!
(con quello che si vede e si legge in giro, poi, il libro è roba da
convento). Invalidare!? e come possiamo permettercelo noi??? noi comuni
lettori possiamo solo permetterci, nel bene e nel male, di fare delle
piccole critiche, sempre costruttive.....e sono convinta che, il GRANDE
Camilleri, non se ne faccia niente di un fans club di "appecoronati"! Anzi,
se in qualche modo sta leggendo le nostre impressioni, spero si stia
gongolando!
E' giusto esprimere il proprio maggiore, minore o nullo gradimento ma il
giungere ad espressioni del tipo "non sembra farina del suo sacco", "è stato
pubblicato solo per il nome Camilleri" e via di questo passo mi pare un po'
eccessivo (non intendo citare nessuno, do solo il senso di ciò che ho tratto
da alcune lettere).
la frase suonava all'incirca così: "siamo certi che il libro sia stato
scritto dal Sommo?" e l'ho scritta proprio io!!! e devo dire che avendo
letto tutto di Camilleri questo dubbio nonn è svanito!
A me invece il libro, che ho letto in due giorni, è piaciuto e molto e sono
arrivato alla conclusione che si tratta di un ottimo libro all'altezza
dell'autore.
Non voglio fare analisi socio/etico/politico/filologiche, ma posso dire che
ho trovato una profonda vena di fresca poesia in quest'opera. Penso che, pur
non essendo un libro per l'infanzia, i bambini potrebbero trarne comunque
giovamento se noi adulti lettori (genitori,nonni o religiosi anziché
educatori in genere) ne cogliessimo il (per me) chiaro insegnamento.
e qual è? io il chiaro insegnamento non l'ho colto. Potresti chiarirmelo per
favore?
(e proprio per non fare analisi/etico/politico/filologiche ai miei figli non
glielo farei proprio leggere)
Certo non è un'opera di facile e di immediata interpretazione, almeno se ci
si ferma alla superficie.
E' sicuramente presente la metafora ed il paradosso portato talvolta a
messaggi estremi, ma è proprio questo che qualifica colui che legge con
spirito aperto e si lascia trasmettere le sensazioni più che ricavarne truci
immagini.
le truci immagini non si ricavano, in questo libro ci sono!
Sarà perché considero Camilleri un autore poliedrico ed inatteso per cui mi
aspetto sempre di venire stupito nel visitare i suoi scritti.
infatti, anche questa volta ci è riuscito!!!
e ribadisco, ve lo cosniglio, il libro è da leggere!!!!!
(però lo devo ancora digerire)
Linda Diligata pe' l'Urbe
Ribadisco il mio concetto:
Camilleri, per suo essere un grande scrittore (in antitesi ad uno scrittore
solo di grande "cassetta"), deve essere libero di (ma direi condannato a)
percorrere vie narrative diverse, talvolta inserire nelle sue vicende
elementi provocatori che, proprio per il fatto di essere grotteschi,
enfatizzati, di disturbo, possono meglio incanalare e focalizzare
l'attenzione del lettore, al di là della sua attenzione conscia, in modo
quasi subliminale. Ecco perché un'opera così "forte" necessita prima di un
avvicinamento sgombro dagli esiti di altre letture, di una conseguente
metabolizzazione e magari di una successiva rilettura.
In pratica: per noi che amiamo il sommo si tratta di faticare per poterlo
apprezzare interamente, di meritarcelo ;-)))!
Proverò a fare una autopsia di ciò che credo di aver colto:
i bambini vengono sistematicamente violati in ogni parte del mondo nei modi
più diversi: con lo sfruttamento anche, ma non solo, sessuale, con la
violenza anche, ma non solo, fisica ma, anche più drammaticamente, col
negargli il loro diritto ad essere BAMBINI.
Ecco quindi i sabati fascisti, ma anche l'oratorio con i suoi ossessivi
dogmi. Ecco i "miti" che diventano fardello di autoresponsabilizzazione: io
sono balilla e devo uccidere i comunisti; io sono soldato di Cristo e devo
eliminare il peccato (a costo di eliminare il peccatore), io sono spartano
e devo adeguarmi alla condotta che mi viene gabellata come spartana e così
via.
Quindi: tutti noi, che a qualche titolo ci poniamo come educatori nei
confronti di un qualche bambino, ricordiamo sempre che qualunque forma di
disciplina venga inculcata sia commisurata all'età di chi la subisce.
Leggendo ho ricordato un avvertimento (che allora assolutamente non
compresi) che mio padre mi diede quando andai per la prima volta al
cinematografo da solo: "non ti spaventare se qualcuno ti viene vicino e
tenta di toccarti; tu spostati e se continua strilla.";
Ho ricordato anche il primo approccio alla sessualità con la scoperta di ciò
che bambini e bambine avevano di diverso, che feci con le mie amichette di
giochi giusto intorno ai sei anni.
Sono d'accordo che questo non é un libro da mettere in mano ad un bambino,
sopratutto di sei anni (anche se ritengo che anche l'età di Michilino sia
una provocazione metaforica), ma d'altronde io sono convinto che neanche
Biancaneve, convivente con tutti quei nani o Cappuccetto Rosso con il suo
cacciatore squartatore siano da affidare tout-court ad un bambino. Non per
niente una volta le favole venivano "raccontate" non solo lette.
Spero di aver meglio chiarito il mio pensiero, anche se vi assicuro che per
esternare tutte le sensazioni che questa lettura mi ha suscitato dovrei
essere un Camilleri e scrivere la mia "Presa di Macallè".. ;-)))).
ciao a tutti.
Sergio u mainaa.
La grande delusione della "Presa" inutile, cattivo, forzato nel
linguaggio e nelle situazioni e con intollerabili manifestazioni di
violenza contro gli animali
M.
La presa di Macallé (ci tengo a dire che io sono tra quelli a cui è
piaciuto molto) è secondo in classifica subito dopo le memorie erotiche
di Melissa P.
Salvia
Ci tengo a dire che dopo tutto sto straparlare, mi è proprio venuta
gana di leggermelo...
Pauluzzu
Caro Valerio,
per quanto sia fondamentalmente d'accordo con te, trovo assolutamente sbagliato
(e da parte di un insegnante anche poco serio) , sparare a zero su un libro
senza averlo letto TUTTO.
Forse i lettori sbagliano a comprare Melissa P. piuttosto che Camilleri, ma
credo che non sia giusto metterci a giudicarli in questa sede.
E come hai tu stesso notato, sconsigliando ai tuoi alunni la lettura dei Cento
Colpi, non hai fatto altro che incrementare la vendite, e cercando di imporre
il Sommo , glielo farai con tutta probabilità odiare, e chi di loro lo
riavvicinerà, lo farà solo in età molto più matura, mentre C. è un autore
apprezzabilissimo anche dai ragazzi.
Spero di sembrare insolente( non è quello che voglio) ma ho sentito il bisogno
di scriverti queste parole.
T.
Sinceramente mi riesce difficile accettare una censura nei confronti
di un libro,qualunque esso sia,da parte di un insegnante...
Il confronto,la critica,i consigli sono quello che un insegnante deve
tendere ad innescare in un dibattito scolastico,ma non certo l'idea
della censura ,come negazione a priori di qualcosa,specie se questo
qualcosa non lo si conosce.
Alberto
A proposito di Macallè
ma la madre di Michilino, chi fini fici??????
morì?????
o scappò col parrino????
o in rianimazione in qualichi ospedale di Palermo?????
o uccisa da Giugiù (il marito) il quale fa crede che sia in
rianimazione in qualichi ospedale di Palermo?????
boh!!!! a un certo punto del libro l'ho persa.
Linda (D. pe' l'U.)
Ho cominciato a leggerlo e mi ha dato un senso di angoscia, sembra
impregnato di pessimismo cosmico!
>>Pensavo di essere una voce fuori dal coro e invece
mi ritrovo in nutrita compagnia...pienamente d'accordo
con Eugenio....."la Presa" non mi ha preso per niente
..il Sommo ha esagerato...personaggi inattendibili..un
bimbo di 6 anni che sà leggere e scrivere ed è di una
ignoranza mostruosa(ma che cosa ha letto??)e tromba
come un marinaio,un prete puttaniere,un professore
pedofilo(ripugnante il particolare della
vasellina),una cugina troja,un pederasta al cinema
...e no..kasso...
Pienamente d'accordo.
Ho cominciato a leggerlo e mi ha dato un senso di angoscia, sembra
impregnato di pessimismo cosmico!Brutale ed inquietante, assistiamo
all'iniziazione di un di un bimbo di sei anni che perde la sua innocenza,
riferita sia alla vita, alla morale, al bene in senso lato che al sesso.
Ogni personaggio porta una maschera, tutti si preoccupano dell'apparire non
dell'essere!
NOn mi piacciono molto le esagerazioni, le forzature soprattutto con
riguardo al sesso (proprio come ha sottolineato Chiara).
Credo però sia più giusto finirlo per vedere nel complesso la "morale" che
ne viene fuori
Margherita
Se la trovi fammi sapere, perchè io non ci sono riuscita!
Linda (D. pe' l'U.)
Carissimi, anch'io ho letto " La presa di Macallè" del nostro Sommo e sono
d'accordo con quanto espresso da Salvatore Silvano Nigro nella prefazione !!!
Disgusto... senso dell'immoralità ..e violenza sono le sensazioni che a pelle
ho sentito nel leggere ciascuna frase, nell'immaginare ciascuna grottesca
situazione del libro!!!
a missinisa Mariuccia
In un libro dove non c'è neanche un personaggio psicologicamente
sano, dalla maestra che è "solo" depressa, ai nonni materni di una
omertà raccapricciante, la fine della mamma ipotizzata da te, e
lasciata all'interpretazione del lettore, non può che essere condivisa
da tutti.....scusate ma sto ancora cercando di capire il senso del
racconto....
Linda (D. pe' l'U.)
Ho appena finito di leggere la presa di Macalle, secondo me e' uno
dei piu' belli libri che il Sommo abbia scritto, una storia completa,
lineare e molto chiara.
Ho visto in Michelino la coscienza delle persone del periodo
fascisca, ma ancora oggi molto presente.
La realta' e' li, visibile, tangibile, ma a volte non si riesce a
percepire.
Alcuni passi mi hanno fatto venire i brividi.
Gli episodi della morte del "figlio del comunista" e l'uccisione del
padre e della cuginetta mi hanno letteralmente preso alla sprovista.
A differenza del Re di Girgenti, il libro non soffre di tempi morti e
sembra essere stato scritto tutto d'un fiato.
Ho provato a mettere delle pieghette nelle pagine dove trovavo
materiale per il Camisutra, vi lascio immaginare come si e' ridotto
il libro ;)
Mario
In due sere sono riuscita a finire l'ultimo libro di Camilleri.
Sensazioni? Forti, ma scriverlo e' quasi scontato visto tutte le mail
finora arrivate al CFC in proposito.
Morale? Ma non credo necessariamente che ci debba essere una
morale.
Il libro comunica tristezza. L'infanzia di Michelino rubata e mai
piu' restituita. Nel leggerlo molte volte il pensiero sfuggiva e
andava ai bambini "rubati" del mondo di ieri e di oggi (palestinesi,
irakeni, ceceni, curdi, etiopi, albanesi, italiani....)
Il libro mi e' piaciuto, tristemente piaciuto aggiungerei.
Ho trovato un filo conduttore (forse un caso?) con il libro
precedente, dove Montalbano non riesce a salvare un bimbo dai
suoi "mercanti". I pugni possono arrivare anche con le parole
scritte e dei lividi me ne ha dati tanti quest'ultima fatica
camilleriana.
Mi piacerebbe molto poter parlare con il nostro autore per
comprendere le ragioni della scelta del periodo storico e della
trama di questo libro. Credo che se fosse stato pubblicato anni fa,
nessuno lo avrebbe preso in considerazione come succede ora (vedi le
numero mail in merito) e forse non si sarebbe parlato del caso
editoriale "Andrea Camilleri" (?).
Non sono scandalizzata per quello che ha scritto o per le iniziazioni
sessuali/politiche/religiose Michelino. Ho provato una grandissima
tristezza per questo bambino che nessuno ha mai ascoltato veramente.
Non credo che la madre avrebbe fatto la fine del padre e della
cugina.
Michelino si era colpito per salvare almeno la mamma dal peccato
mortale. Se vi ricordate si era ficcato il temperino nel cuore in
chiesa, chiedendo a gesu' di salvare almeno lei e di prendere lui al
suo posto.
Concludendo dopo tanta euforia forse una pausa per Camilleri? Forse
un giro di boa? Non lo so, comunque vada aspetto la prossima uscita
e spero in un'intervista in merito al contenuto di questo libro.
Adriana
A proposito di Macalle', quei pochi momenti "difficili" che la scrittura di AC incontra nel
testo(forse un eccesso grottesco,che può anche essere un'autodifesa, ed una
difesa del lettore, o meglio, della lettura...) sono voluti e cercati. Come
aveva annunciato , ad es. ne " La Linea della Palma", prima dell'uscita del
"Re"(che è di parecchio inferiore a questo),Camilleri era attratto dalle
sfide psicologiche, dalle "distorsioni" del tempo psicologico, dalla
"mostruosità"......Insomma, da sfide che non poteva affrontare nè
nell'universo "montalbanico" nè in quello "tradizionalmente" storico.
Nella Presa la dimensione grottesca e quella emozionale si fondono in un
esperimento che è destinato, per sua natura, a lasciare perplessi molti
lettori affezionati ad una narrazione "classica". Naturalmente non si tratta
di provocazione, quanto forse di un gioco di aspettative da parte dei
lettori. Camilleri non ha fatto altro, con onestà, che seguire fino in fondo
il quadro scelto come riferimento: una volta fissata la "tonalità" ogni
personaggio "doveva" seguire il suo destino. Nasce così lo stile "anomalo"
del romanzo: apparentemente "storico" e sostanzialmente "lineare", si rivela
invece coerente proprio nella misura in cui l'eccesso deforma ogni
aspettativa realistica. Un pò come in certa pittura siciliana degli anni
'30, dove il soggetto "dicibile" rivela, ad un'esame attento, potenzialità
estreme ed indicibili(e penso a certi lavori di Pippo Rizzo, del primo
Guttuso,di Bevilaqua, di Dixit...).
E se proprio è necessario un confronto con un'altro lavoro, mi viene in
mente "Il Tamburo di Latta " di G. Grass, accomunati entrambi da un ritratto
epocale che si concentra su un personaggio-simbolo eccessivo ed a-morale,
come eccessiva ed a-morale è, in fondo ogni Storia.
IL
Anch'io ho appena finito il libro, divorato notturnamente e in pause pranzo.
Questo è sicuramente un libro duro, difficile, ma a suo modo ammantato di
un'irrealtà che non è riuscita a comunicarmi la sensazione di orrore che
invece invade leggendo altre storie di vite perdute(penso alle Irregolari di
Carlotto, che ho letto quasi in trance poco tempo fa).
E' come una di quelle favole in negativo, dove il bene non vince, ma dove la
ragione (o il cuore) dice anche che questo in fondo non è possibile; molti
altri orrori sono possibili, ma il pensiero di Michilino che si sdipana
sotto i nostri occhi, trovando una ragione laddove non c'è che
contraddizione è il pensiero di un bambino che cerca di raddrizzare un mondo
troppo "storto".
E in quanto a stortura il mondo di Michilino non scherza, un mondo fatto di
continue bugie e di una mistificazione totale, chissà quanto lontana dal
mondo in cui oggi ci troviamo?
Tra l'altro la lettura mi ha richiamato un episodio personale; non ho mai
avuto simpatia per i "parrini", e quando ero piccola parlavo direttamente
con Gesù, certa che lui mi capisse, altro che il suo rappresentante terreno,
poco chiaro e certamente antipatico (senza bisogno di cercare altro). Non
sono arrivata alle visioni, ma cercavo una verità laddove la contraddizione
umana falliva... oggi lo considero un indice di salute mentale!
Ad ogni modo lo stile del Sommo è avvincente come sempre, la lingua per
quanto arravugliata è fascinosa e coinvolgente, e non relegherò questo libro
tra quelli che avrei preferito non comprare, anzi.
Mya 'a cantanti
Macalle` e` a mio parere un gran libro e non vorrei offendere i signori
maschi qui presenti, ma e` un libro di mascoli scritto per femmine. Ne fa
testo l'arraffazzonata recensione su Repubblica di Malatesta.
Gaddiano nella sua sottolineatura priapea, il Sommo prepara il saltafosso
per una Italia ancora brancatiana che tra Priapo e Tanatos vede solo la
minchia. Come d'altra parte e` consuetudine per una certa meta` del cielo
che, sin dall'infanzia ha dato alle dimensioni della medesima significati
esoterici. Del picciliddro, simbolo di una cultura a noi non distante, anche
Malatesta vede il solo particolare anatomico, che anzi lo abbacina
completamente, tanto da fargli dimenticare appunto Gadda e il suo "Priapo"
che riduce il fallo a vuota rappresentazione del tronfio conformismo italico
e della'antica legge del "debole coi forti e forte coi deboli". Cosi`il
nostro picciliddro e`, sin dalle prime pagine, quando si inventa eroe del
west e credendo di rovesciare i canoni del genere che vedono gli indiani
cacciatori di scalpi, si immagina cowboy in caccia di scalpi indiani. Poco
gli ci vuole per realizzare la sua fantasia, solo un "indiano" che sia piu`
nico e indifeso di lui, quindi piu` debole.
E cosi` il titolo . La presa di Macalle`, tanto retoricamente tronfio di
militarismo sabaudo in quella "presa" e tanto riduttivo e infamante nel nome
geografico che rievoca la miseria materiale e la debolezza morale di un
impero di seconda classe, nato sugli avanzi degli imperi europei.
Non piacera` a molti italiani questo nuovo cattivissimo Camilleri, ma come
dice Orazio
"de te fabula narratur"
e questa volta la Sicilia non c'entra
Cory
Arrivo buon ultimo a dire la mia sull'ultimo romanzo di Camilleri che
ho terminato di leggere non da molto, dopo averlo interrotto per mancanza di
tempo. Devo dire che, al di là di un giudizio generale sicuramente positivo sul romanzo, la
cosa che mi ha colpito di più è stato il progressivo passare da una narrazione ironica, ben
contenuta in un contesto storico preciso, ad una narrazione sempre più amara, fino a lasciare
un profondo senso di tristezza in un finale abbastanza, a mio avviso scontato (non lo dico in
senso negativo).
Non si è modificato, infine, il mio giudizio dopo i primi capitoli, resta sempre grandissimo
Il re di Girgenti, seguito a ruota dal Birraio di Preston, e poi da questo ultimo lavoro.
Un'ultima osservazione, per quel che vale, mi è parso di cogliere nel finale della "Presa"
la stessa amarezza che accompagna la fine del "Re", ovviamente in un altro contesto, posso
sbagliare ma potrebbe essere una scelta non casuale da parte di Camilleri, visto che anche
l'ultimo romanzo con Montalbano protagonista lasciava molto l'amaro in bocca.....
Adalberto
Anch'io ho appena finito "La presa di Macallè" e mi trovo assolutamente d'accordo
con Adalberto circa la somiglianza tra i finali con "Il re di Girgenti"
(è l'unico libro di Camilleri che sono riuscita a far leggere a mia madre:
trova il commissario Montalbano non di suo gradimento).
Ho comprato ben due copie della "Presa" e ho regalato la seconda copia al mio professore.
Più amore di così si può?
Un abbraccio a tutti
Giusy
Dopo aver letto le due ultime fatiche del Sommo e aver intrattenuto una
corrispondenza privata con uno degli ex camilleriani, vi domando: è possibile, a
questo punto della produzione letteraria di Camilleri, osservare una forma di
"decadenza", di stanchezza, o sarebbe meglio parlare di stimoli negativi che,
visti i tempi neri, il Sommo raccoglie inconsciamente e ci comunica attraverso i
suoi scritti? In fondo Michilino vive il fascismo, e non è un periodo
altrettanto "oscuro" quello che attraversa l'Italia in questo momento (lasciando
fuori guerre che ci toccano in maniere indirette, che non riguardano
direttamente la libertà e la democrazia italiana)?. Non sono forse suggestioni
che possono intaccare l'interiorità di ognuno, ed, a maggior ragione, quella di
uno scrittore sensibile come il Nostro?
Un abbraccio a tutti
Giusy
Io non credo e non voglio pensare che sia decadenza ( a meno che non la
intendiamo "romanticamente" e perchè poi stanchezza? E' stato molto feroce con
il suo Michelino....Ben vengano tali decadenze e stanchezze..
Grazie Giusy per aver sollevato il discorso..
Fara
Secondo me non si tratta di decadenza o stanchezza, il Camilleri che ho
incontrato due anni fa a cena da S. Calogero anche se invecchiato nel corpo
era pieno di entusiamo, parlava a ruota libera, aneddoti, battute ...
Ho ritrovato quella sua spontaneita' nel suo ultimo libro, anzi direi che
Camilleri ormai e' uno scrittore "maturo" e parlo di scrittura in senso
stretto.
Tralasciamo il contenuto e il contesto del libro, ho scoperto una lettura
limpida, fresca, ti sembra di assistere in maniera cinematografica agli
eventi che si susseguono con ritmi incalzanti.
Non sai mai cosa ti aspetta, cosa puo' fare Michelino ...
Una scrittura misteriosamente avvolgente, ti trovi a vivere nella realta'
del libro.
E come trovarsi al teatro e assistere ai 6 personaggi in cerca d'autore
di Pirandello.
Non vedo l'ora di leggere un nuovo Montalbano nella speranza di trovare
la stessa tipologia di scrittura e atmosfera.
Mario
Vi ringrazio per la pronta risposta, che, in fondo, rispecchia quello che io
stessa ho trovato in questi due ultimi libri. A dispetto di quanto avevo
letto in ML a proposito della "Presa", mi sono appassionata molto.
L'ex camilleriano con cui ho parlato suggeriva un atteggiamento al limite
della pedofilia... ma io non sono mai stata sfiorata da questo pensiero.
Sono troppo ingenua?
Ciao a tutti
Giusy
Ciao a tutti,
riguardo all'argomento proposto da Giusi mi trovo d'accordo con Mario e
Fara: non avverto stanchezza nelle ultime opere di Camilleri. Di certo sono
molto diverse dalle precedenti e gli argomenti trattati soprattutto ne "La
presa di Macalle" fanno riflettere per la loro crudezza, inc erti punti.
Questo però credo sia dovuto, e mi pare che Camilelri lo abbia anche detto,
agli influssi che hanno gli avvenimenti esterni e che sicuramente colpiscono
uno scrittore. Credo che i temi, i toni e i riferimenti a fatti più o meno
attuali siano abbastanza naturali da riscontrare in un'opera, come può essere
un libro ed è abbastanza facile che uno scrittore, che comunque vive nel
nostro mondo venga colpito e trasmetta (e in un certo senso filtri) la realtà
che gli sta intorno.
Forse mi sono espressa in maniera un po' contorta, ma spero che abbiate
capito il concetto che voglio esprimere.
Chiara
Sono d'accordo con chi dice che la Presa di Macallè è un bel libro;è scritto
benissimo,come sempre,è Lui,non c'è dubbio ....ma si avverte rispetto ad
altri romanzi,ancor più che nel "Giro di Boa",una differenza :
tutte le storie ,dal "Filo di fumo" in poi erano zeppe di spunti di
riflessione,anche amari a volte,ma il tutto arrivava al lettore con una
deliziosa leggerezza che qua forse viene meno...
Vivere la storia paradossale di un bambino di sette anni,traviato dalla
realtà fascista di quegli anni,ma sopratutto da un'ambiente (famiglia e
chiesa) schifosamente corrotto,un bambino che arriva a uccidere un coetaneo
e a fare ben altro,beh forse è un po'troppo...A volte leggendo ho avuto la
sensazione che Michilino non fosse un bambino,che i suoi sette anni fossero
solo un fatto anagrafico,sarà per la precocità,o forse perchè in me è
scattata una sorta di autodifesa,di rifiuto del fatto che un "carusitto"
potesse agire così.
Non che mi stia passando per la testa di censurare il sommo,visto che negli
ultimi giorni di censura se n'è parlato abbastanza;è solo che mi viene da
pensare alla novella "Montalbano si rifiuta",in cui il commissario,impegnato
in una situazione troppo "splatter" telefona al sommo e gli ferma la
penna...
Vi ricordate il racconto?
Ecco,secondo me, meglio gli occhi fritti dell' "infanzia rubata" di
Michilino.
Ma è solo il mio punto di vista....
Francois
Finalmente ho letto "La presa di Macalle’" e ho letto
anche gli ultimi commenti sull’argomento, cioe’ la
presunta decadenza di Camilleri nei suoi due ultimi
libri.
Lasciamo Giro di Boa, ne abbiamo gia’ parlato, pero’
sulla Presa vorrei condividere con voi le mie
impressioni.
Scusate, scrivo di getto e puo' essere che io non sia
chiara o che mi ripeta, anche se prima di scrivere ci
ho pensato parecchio.
Non la vedo come la storia di un’infanzia violata, se
non a livello di "vestito", ne’ come una satira sul
fascismo che, secondo me, e’ un elemento esterno
semplicemente funzionale alla narrazione. Ho letto che
un critico ha trovato la ricostruzione storica della
Sicilia ai tempi del fascismo molto accurata:
ovviamente non sono in grado di giudicare. Tuttavia ho
l’impressione che il fascismo, come anche la
religione, siano solo gli elementi di “disturbo” della
vicenda.
In sostanza, abbiamo un bambino (caratterizzato da un
particolare grottesco ma anche esemplare) la cui vita
viene indirizzata, costretta e, davvero, violata (come
quella di tutti gli altri, protagonisti e comparse).
Ma non e’ tanto il bambino ad essere violato (anche se
lo e', in termini letterali) quanto la natura (cioe’
la “verita’”, in una accezione piu’ ampia) il cui
straordinario potere, condizionato e domato, viene
depistato e portato al “male” (o bene, a seconda dei
punti di vista).
In Michelino che trafigge la statua del santo nero,
che uccide il cane e la colomba c'e' gia' tutto quello
che sara' e che fara': non tanto perche' e' crudele ma
perche' deve esserlo, in una sorta di "educazione
sentimentale" al rovescio: la sua sorte e' segnata.
Trovo la Presa di Macalle' umoristica nel senso direi
"pirandelliano" del termine, perche' tutto e'
esattamente il contrario di cio' che dovrebbe essere:
cos’e’ il bene, cos’e’ il male? e’ bene la fede o la
religione ? l’amore di patria o l’umana pieta’? la
santita' o il peccato? La virtu’ puo' essere
mostruosa, la violenza "buona" e comunque
mostruosamente "naturale".
Insomma, un affresco tragico e grottesco sulla
violenza, la verita’ e la natura, che sono poi la
stessa cosa: tant’e’ vero, mi pare, che in questo
incredibile palcoscenico in cui ognuno recita una
parte alla rovescia (il bimbo superdotato, il prete
copulatore, l’educatore pedofilo e, addirittura, la
“madre” adultera) affogato nelle convenzioni e nella
“morale” (non certo nella moralita’, che e’ cosa ben
diversa), il sesso, cioe’ la “violenza” positiva,
costruttrice, la spinta alla vita, diventa il male in
senso assoluto, che deve essere fisicamente debellato,
in una presa di coscienza a rovescio e mostruosa, che
fa di Michelino un malinconico assassino, un antieroe
triste e dolcissimo.
Mi piacerebbe sapere se siete d’accordo, almeno in
parte, con il mio punto di vista.
Un abbraccio e grazie a chi vorra’ discutere con me.
La lupa
...ne' come una satira sul
fascismo che, secondo me, e' un elemento esterno
semplicemente funzionale alla narrazione...
Non trovo il fascismo un elemento esterno funzionale alla narrazione, casomai
l'elemento grazie al quale trova "giustificazione" lo zelo di MIchilino, il suo
credo fondamentale assieme alla religione. Se non ci fossero questi elementi,
credo che la personalità di MIchilino non avrebbe modo di esplodere come è
esplosa. Magari, se la narrazione fosse stata ambientata ai giorni nostri,
l'elemento scatenante poteva essere un gioco elettronico violento o che so io.
Il fatto è che, nella Sicilia fascista ed estremista, la religione e il credo
fascista permeavano la cultura e l'educazione, salvo poi che quasi tutti
contravvanivano alle leggi della chiesa. E si crea il paradosso per cui, se le
leggi della chiesa sono fatte per essere violate (vedi il prete e la madre di
Michilino), le leggi del fascismo diventano l'unico motivo di coerenza, anche se
portata alle estreme conseguenze. Se conoscete qualche anziano che ha vissuto il
fascismo in Sicilia, chiedete se non avevano questo medesimo senso di
esaltazione che pervade Michilino (naturalmente, che non sia sfociato in atti
violenti). Mia nonna mi racconta di suo padre che era una camicia nera, ma non
tanto perchè credesse in Mussolini, quanto perché questa appartenenza lo faceva
sentire parte di un gruppo, affiatato e compreso all'interno di una comunità.
Quanto al Nostro, se ha vissuto la Sicilia di quegli anni, ha recepito tutti i
messaggi nascosti dietro paraventi religiosi o fascisti ed ha espresso la realtà
nel modo migliore. Sono d'accordo con Cristiana per il paragone con Pirandello:
dopotutto non ho mai scorto compiacimento nel narrare certi episodi, ma solo
ironia nel presentare il capovolgimento dei valori, che, peraltro, è
storicamente esatto. Adesso ci battiamo per la tolleranza, allora ci si batteva
contro i "comunisti". E dopo l'8 settembre che fine avrà fatto la società in cui
vive Michilino?
Giusy
> Non trovo il fascismo un elemento esterno funzionale
> alla narrazione, casomai l'elemento grazie al quale
> trova "giustificazione" lo zelo di MIchilino, il suo
> credo fondamentale assieme alla religione. Se non ci
> fossero questi elementi, credo che la personalità di
> MIchilino non avrebbe modo di esplodere come è
> esplosa. Magari, se la narrazione fosse stata
> ambientata ai giorni nostri, l'elemento scatenante
> poteva essere un gioco elettronico violento o che so
> io.
E' esattamente cio' che intendevo: non so quanto la
ricostruzione storica possa essere corretta ma,
comunque, lo scopo di Camilleri non e' la
ricostruzione del fascismo, o la sua messa in berlina
(se non incidentalmente. L'atmosfera pesante e
oppressiva del fascismo e' funzionale, l'elemento di
disturbo della natura oppure, come tu rilevi con molta
efficacia, un sistema di valori "altro", non
eludibile, al quale obbedire ciecamente.
La lupa
Cosí mi sono finalmente dedicata anche alla lettura del Sommo, che
avevo trascurato da mesi. "La presa di Macallè" mi ha
letteralmente "preso" a tal punto da non mollare più il libro, come
del resto succede a tutti noi con il grande Camilleri.
Una sera e un "turno di notte" per seguire la breve vita di Michilino.
Concordo con molti di voi. L'ho divorato, ma ci sono voluti alcuni
giorni per poterlo giudicare "da fuori".
Ti lascia quella strana sensazione di disagio, ma non sai se ti hanno
scioccato le immagini forti perchè ti sembrano in parte inverosimili
o se rimani sconvolto perchè in fondo sai che queste cose esistono ma
fai finta di non vederle.
L'unica cosa che riesco a dire "a caldo", è che questo ragazzino (non
riesco a chiamarlo bambino, anche se ha solo 6 anni!!!! ) di una
struggente bontá e innocenza, che inondano secondo me anche le azioni
più violente di cui é capace, mi ricorda tanto quei bambini (maschi!)
che vedo in alcune famiglie qui "trapiantate", che sono costretti a
sostituire a momenti di spensierata infanzia i continui stimoli dal
mondo degli adulti a "crescere" prima del tempo, in una sola ed unica
direzione, quella "da veri uomini".
Tanto per capirci, appena varcata la soglia della scuola elementare,
si é giá pronti alla prima "conquista" dei reconditi misteri del
sesso femminile....e a dodici anni hai giá capito come funzionano le
cose nella vita....quelle importanti.
Scusatemi, so che é una riduzione semplicistica del contenuto del
libro, e che c'é molto, ma molto di più da commentare, ma - ripeto -
é la prima impressione a caldo, alla quale seguiranno - forse - altre
riflessioni.
Flavia
Non ci crederete, ma provo difficoltà a credere che il libro sia
scritto da Camilleri. Dov'è il suo stile? la sua eleganza? la sua
arguzia? Penso che per un pò di tempo non comprerò più a scatola
chiusa i suoi libri. Sono TROPPO delusa.
kannatina
Non sono affatto d'accordo con te: ammesso che uno
scrittore debbe sempre essere fedele a se stesso, il
che non e' detto, ho trovato La Presa di Macalle'
estremamente arguto e umoristico. L'impianto stesso
del libro e' grottesco, fatto di un umorismo non di
battute ma dalla creazione di una situazione
paradossalmente drammatica che e' un po' piu' che
arguta: nella sua tragica comicita', l'intreccio della
storia e' prefigurazione del suo epilogo, credibile,
miticamente credibile, divertente di un sorriso che
agghiaccia.
Quanto all'eleganza, cosa intendi? Eleganza nella
tematica e o nello stile? La tematica, trattata senza
pudore, con uno straniamento di rara efficacia,
proprio perche' non mediata da lenti pietistiche
appare nella sua piu' evidente mostruosita'. Lo stile,
nella crudezza dei termini e nella complessita' del
dialetto (davvero ostico), obbedisce docilmente
all'obbligo della "distanza" dell'autore, la trama è
flessuosa.
Per me e' davvero un gran libro, con Il Birraio di
Preston, Un filo di fumo e il Re di Girgenti, secondo
me uno dei suoi migliori, forse il migliore.
la Lupa
Sono d'accordo con Cristiana, come abbiamo più volte sottolineato in merito a "La presa di Macallè". Continuo a pensare che "Il re di Girgenti" sia il romanzo più bello di Camilleri, ma l'argomento, l'intreccio, la psicologia dei personaggi e anche la storia che sta alla base dela "presa" sono molto, molto camilleriani.
Poi ognuno è liberissimo di pensarla come vuole, ma "dov'è Camilleri?" lo trovo, francamente, eccessivo. Probabilmente, converrebbe leggere qualcosa in più prima di esprimere giudizi estremi. Io non ho comprato il libro a scatola chiusa, ed ho commesso l'errore di acquistarlo per vedere se era veramente terribile come dicevano alcuni. Delusione al contrario, nel senso che l'ho trovato molto godibile.
Un abbraccio alla Lupa e a tutti voi
Giusy
E' curioso come su questo libro la discussione vada ad ondate, per un po' calma piatta e poi si riprende, sostanzialmente su un unico tema centrale, se cioè l'opera sia "camilleriana" o no. Tutto questo ha un po' fatto perdere di vista se sia imminente o meno la pubblicazione di un altro lavoro di Camilleri. Se qualcuno sa qualcosa parli adesso o taccia per sempre.
Tornando a "La presa" continuo a non capire se dietro le critiche e le stroncature, alcune durissime, non si nasconda una sorta di moralismo abbastanza assurdo, io credo. Certo che Camilleri ha affrontato un tema delicato, costruendoci sopra una storia amara e senza fare sconti per nessuno, ma questo, secondo me, non tradisce i "canoni" camilleriani, caso mai li arrichisce, inserendo elementi nuovi. Certo che, a volte, raccontare la realtà può anche far male,ma anche nel caso del "Re di Girgenti", per altri versi, non aveva usato il guanto di velluto.
buona serata a tutti
Adalberto
Sono assolutamente d'accordo con quello che dici. Le pagine scabrose
e i particolari pruriginosi, sia nella "presa" che-in misura minore-
ne "la stagione della caccia" e "il re di girgenti", nella loro
schietta durezza mi hanno imbarazzato abbastanza, ma riconosco che si
tratta di un mio limite. Di una specie di abitudine al "correct". In
alcuni casi mi sembra che il disgusto, volutamente suscitato
dall'autore, abbia funzione "catartica". Andando un po' OT, mi viene
in mente il film "la pianista" di haneke, con isabelle huppert. Il
regista non risparmia al suo pubblico scene di una tale crudezza da
far quasi *fisicamente male*: aggrappato alla poltroncina del cinema
immobile e coraggioso tentavo di non lasciarmi distrarre da chi
invece preferiva abbandonarsi a gridolini esorcizzanti. Allo stesso
modo, mi sono un po' forzato alla lettura di certi brani della
"presa", pesanti ma necessari, resistendo alla tentazione di voltar
pagina. Senza dubbio non è un libro per bambini, nè credo sarebbe
altrettanto efficace una sua riedizione "censurata". Sicuramente è
utile ai grandi, perchè il suo messaggio morale è altissimo, e
slegato dal contesto storico in cui la vicenda si colloca. Per quanto
riguarda la paternità, mi sembra assurdo immaginare che qualcun altro
possa aver scritto così bene un così bel libro, e non ci voglio
nemmeno pensare. Se mai fosse così... questa anonima penna sarebbe
un finto Camilleri bravo come e più di quello vero! Impossibile. :)
e.
L'ho letto, ma non mi ha entusiasmato: mi pare che camilleri sia andato giù
pesante con i vizietti più o meno segreti dei vari personaggi. Non mi
scandalizzo, per carità, con quel che si vede in giro, mentre invece secondo
me è un pò trascurata la definizione delle varie figure, dal punto di vista
psicologico. Si respira invece il clima dell'epoca fascista, in questo lo
sfondo politico è reso bene.
....Ho detto la mia, senza alcuna pretesa, e mi scuso se qualche cavolata
l'ho tirata fuori.
Marisa
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