Titolo

Bagheria

Autore

Dacia Maraini

Data prima edizione

1993

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Editore

Rizzoli

Collana

Superbur narrativa

Data edizione letta

1993

Pagine

168

Euro

5,16

Mini recensione

Dedicato ai siciliani, anzi alle siciliane "fuori sede" (in  pratica a Martolina e a Maddalena...)

Vabbè, l'avete già letto tutti, immagino. E non è certo "un capolavoro". 

La Maraini tende a (di)vagare come un'ubriaca (lo dice lei...) mentre rivisita -molto "al femminile"- i suoi luoghi della sua infanzia che credeva per sempre rimossi e dimenticati . Ma che dimenticati non sono affatto. Infatti...

 

"E invece eccoli lì, mi sono cascati addosso tutti insieme, con un rumore di vecchie ossa, nel momento in cui ho deciso, dopo anni e anni di rinvii e rifiuti, di parlare della Sicilia. Non di una Sicilia immaginaria, di una Sicilia letteraria, sognata, mitizzata. [...] Ho scritto otto romanzi prima de La lunga vita di Marianna Ucrìa, ma sempre evitando come la peste l'isola dei gelsomini e del pesce marcio, dei cuori sublimi e delle lame taglienti. [...]

Parlare della Sicilia significa aprire una porta rimasta sprangata. [...]

 

E dunque la M. la apre questa porta, rischiando ad ogni passo l'introspezione pura, l'occhio femminile centrato sul proprio ombelico: ma è una sfida ampiamente vinta, ché "il contesto" esterno non viene dimenticato mai.

 

"Fatto sta che ho cominciato a tornarci a Palermo, nonostante l'orrore che provavo per gli scempi edilizi [...]

Vado a Bagheria, e vedo come hanno sfondato mezzo paese per fare entrare l'autostrada nuova fiammante fin sotto casa...

Bagheria è una città mafiosa, lo sanno tutti. Ma non si deve dire. Io ho avuto una denuncia negli anni Sessanta per aver fatto dire a un mio personaggio che Bagheria è mafiosa"  ("Favole sunnu / roba per turisti")

 

Pregio di questo libro è anche la sua serendipity: la M.vaga apparentemente persa, sicché questo libro permette di "navigare" e approfondire in moltissime direzioni inusitate: dai campi di concentramento in Giappone alla Fonseca Pimentel -bibliotecaria impiccata, sigh- ai piani regolatori della città, dal Brecht di Sezuan al padre grandissimo amore al primo sesso delle bambine siciliane, da Alice nel paese delle meraviglie a Pasolini e "Alberto", alla cosmopolita famiglia Maraini e al suo particolare "lessico familiare", dal dialetto siciliano a Rosario La Duca.