Mini recensione
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Salvo Riccobono, ispettore superiore
della polizia, quella sera, rincasando, non si sente tranquillo. Purtroppo ha
rifiutato la scorta. Errore. Gli sparano.
Più tardi gli diranno che il killer stava per dargli il colpo di grazia.
Fortuna che lo "zio " lo ha fatto
seguire dai colleghi, che lo salvano, in extremis.
Intervento : ferito il corpo. Ma
ferita anche l'anima.
Salvo segue l'amico Mario, medico, che prende il turno sull'Isola Lipanusa.
Sulla nave, un tizio, Toni, gli sta antipatico. Molto.
"Incidente domestico" dicono i carabinieri.
Toni è morto. Una ferita alla
testa.
A Salvo la cosa non va. Inizia
l'inchiesta, che non sarebbe, che non è sua.
Ma può un poliziotto mettere il cervello nel cassetto?
Mauro? Il socio che Toni ha messo in gravi difficoltà
finanziarie?
Iasmina, tormentata da Toni, inghiottita in un abisso di sofferenza?
Salvo fotografa tutto, acsolta tutto, intuisce tutto, capisce tutto.
Ma non fidatevi. Isola Nera non è un giallo, è un noir. Meglio, un Noir
Mediterraneo.
Cioè non è un noir "freddo ", tipo americano, tipo Ellroy.
Di Cara non rimane al livello della vicenda, va oltre la storia. Ci fà
sprofondare nell'animo delle persone, l'isola umana. In particolare di Salvo,
rappresentante dell'ordine. Le sue ferite. I suoi dubbi.
Di altre persone. Di segreti dolorosissimi.
Isola Nera commuove.
Almeno: mi ha commosso.
Di Cara, con pudore, con poche
parole, che valgono lunghe frasi, ci parla di sentimenti, dell'anima, dei
dubbi.
Dell'amicizia. Tra Salvo e Mario. Tra Salvo e quelli della sua squadra.
Piergiorgio Di Cara commuove come Jean-Claude Izzo. Anche lui della scuola
del Noir Mediterraneo. Segno di grande, grandissima qualità.
Isola Nera è un grande libro.
Primo romanzo : bersaglio centrato.
Lo dicono, con parole più belle delle mie, suoi colleghi scrittori.
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