Marco Metelli :

Naturmalmente, quando comincio un nuovo libro, arrivato a pagina 30 mi chiedo se vale la pena di continuare, o se è meglio lasciar perdere e cominciarne un altro. In questo caso avevo deciso di lasciar perdere, ma, visto che mi era stato consigliato, ho continuato fino a pagina 60. E lì ho deciso di lasciar perdere. E' ampolloso, prolisso, permeato di un ossessivo esibizionis mo cultural-nozionistico. Estremamente noioso e indigesto, irritante. "Fuori il cielo aveva preso una luminosità innaturale. Vidi passare una nuvola b ianca che aveva il profilo di Sigmund Freud, braccata da nuvoloni neri , con fauci spalancate su dentature lacaniane". Proprio a pagina 30.

Riccardo Perricone:

Naturale emanazione del precedente libro, in questo secondo lavoro Piazzese sembra rinunciare a tutta una serie di riferimenti, privilegiando il ritmo del racconto. Sembra soltanto, perche' dopo poche pagine riprende il suo stile narrativo, tanto piacevole quanto auspicabilmente naturale, conducendo il lettore verso conclusioni inaspettabili ed inaspettate. Dettaglio forse trascurabile in quest'epoca di violenza letteraria a tutti i costi, in questo come nel primo lavoro, l'Autore lascia all'immaginazione del lettore i rapporti del protagonista con le sue donne, affidando alla perspicacia di ognuno la comprensione dell'evoluzione degli avvenimenti. Mirabile, pur se per certi versi opinabile, l'ironia tagliente nei confronti di certi luoghi comuni, e di alcune note "organizzazioni". Da gustare con calma, sperando nella fecondita' letteraria di Piazzese.