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Premio Mondello





Andrea Camilleri ha vinto il Premio Mondello, come autore italiano, per Il re di Girgenti. I vincitori ritireranno il premio a Palermo, sabato 30 novembre 2002. Il giorno prima, sempre a Palermo, si terranno due tavole rotonde dedicate alle opere della sezione italiana e a quelle della sezione straniera del Premio.

Programma

Venerdì 29 novembre 2002 - Palermo, Palazzo Ziino, Via Dante 53

ore 10:30

Tavola rotonda sull'opera dello scrittore svedese Per Olov Enquist (vincitore del Premio come autore straniero per «Il medico di corte», ed. Iperborea).

ore 16:30

Tavola rotonda sull'opera di Andrea Camilleri (vincitore del Premio come autore italiano per "Il re di Girgenti", ed. Sellerio); partecipano Andrea Camilleri, Nino Borsellino, Salvatore Silvano Nigro, Gianni Puglisi, Natale Tedesco. Tavola rotonda sull'opera di Luciano Erba (Premio speciale della Giuria per la raccolta "Poesie 1951-2001", ed. Mondadori).

Sabato 30 novembre 2002, ore 18:00 - Mondello, Hotel Palace, Viale Principe di Scalea

Cerimonia di consegna dei Premi







Domanda di Puglisi a conclusione della tavola rotonda svoltasi a Palazzo Ziino in occasione della consegna del Premio Internazionale Mondello 2002 a Andrea Camilleri.

Cosa sta dentro e cosa rimanre fuori dalla tua storia letteraria di tutto quello che hai sentito questa sera?

Dentro c'e' molto, moltissimo, perche' ritengo Il re di Girgenti una sorta di riconclusione, un punto fermo. E' un discorso lungo iniziato tantissimi anni fa e' questa e' la conclusione. Parlare del Re di Girgenti in realta' significa mettere tutta la carne che avevo sul fuoco. Ho recuperato le idee, la mia origine di poeta che strada facendo mi ero perso anzi era diventata una sorte di corpo estraneo, cosa che in realta' invece non lo e'. Credo che la cosa piu' difficile del Re di Girgenti e' stato proprio questo balzo che ho dovuto fare nell'ultima parte, e tra l'altro in una zona che appartiene alla mia giovinezza. Ero un poeta di cadenza ripetitive che mandavano in bestia Oreste Macri' che scriveva nei suoi libri e diceva di me cose terribili. Io continuavo a leggermi come un testo, come il corano, come il vangelo, continuavo a leggere gli Esemplari del sentimento contemporaneo che vi assicuro non erano di facile interpretazione, proprio erano una cosa ... Quindi stasera si e' centrato tutto oltre alla personale cortesia degli amici che hanno parlato di me.

Comunque ci sono dei propositi magari che non vengono rivelati, dei piccoli trucchi, debiti, vai a sapere che cosa sono che uno paga scrivendo.

Per esempio l'opera d'indottrinamento di Zosimo e' "paro paro", proprio copiata dal Sig. Gabriele D'Annunzio, che se fosse vivo mi potrebbe fare causa per plagio.

Nei libri di Montalbano ci sono anche degli omaggi non precisamente letterari ma relativi al mondo cinematografico, per esempio la svedese, che non è il segno di una libertà solo sessuale ma è segno di una libertà interiore enorme. Ogni volta che mi viene in mente di tirare in ballo la Ingrid e come se la pagina che sto scrivendo si illuminasse in qualche modo di questa sua presenza. Gli ho dato il cognome Sjöström per omaggio del film "Il carretto fantasma" (Mästerman 1920) di Victor Sjöström, splendido attore nel "Il posto delle fragole" (Smultronstället 1958) e in "Ordet" (1943).

Adesso immaginatevi una ripresa cinematografica con un inquadratura fissa dove a destra c'e' il primo piano di Bette Davis , capace di reggere un primo piano per due ore (genere di cosa non molto facile), e il marito che è malato di cuore e che le ha chiesto le pillole per la sua malattia. La moglie rimane ferma e ora lui è costretto ad alzarsi e camminare penosamente tentando di salire le scale che portano al piano di sopra nella stanza da letto dove ci sono le pillole. Il marito non c'è la fa, viene stroncato a metà e precipita. Parlai al regista, Mankiewicz, dicendogli che aveva fatto una cosa veramente geniale! In questa inquadratura fissa per un attimo l'attore, il marito, esce di campo una frazione di secondo e rientra. Questa assenza di una frazione di secondo mi ha dato veramente una senzazione ... che tutto era possibile in quel momento, tutto! Mankiewicz mi guardava "strammato" mentre l'interprete traduceva. Dopo aver ripetuto nuovamente la domanda Mankiewicz era rimasto sbalordito. L'attore era paralitico, poveraccio, e non si poteva fare cadare dalle scale, allora il suo posto era stato preso da una controfigura e si era creato un buco di un secondo per farlo entrare in scena. E io ci avevo visto il capolavoro. In questa cosa asolutamente meccanica, credetemi, ci avevo visto il capolavoro, mentre l'autore era all'oscuro di tutto.

Dopo aver letto un articolo su un giornale nazionale riguardante le lingue, sono rimasto scioccato di apprendere che ogni 15 giorni una lingua sparisce. La cosa mi ha semplicemente devastato. Ci sono stati testimoni che non hanno lasciato che tradizioni orali, e con la loro dipartita era sparito tutto. Mi verrebbe voglia di andare da quelle trenta, quaranta persone che ancora sopravvivono, e dire: raccontatemi tutto! Raccontatemi tutto davanti alla telecamere, davanti al registratore, tutto quello che sapete della vostra storia, perche' se e' gia difficile riuscire a scrivere 300 pagine su come un contadino parlava, ragionava alla fine del '700 pensate come sia difficile recuperare la cultura di un popolo.

Ho letto proprio oggi sul giornale la proposta o la protesta di un onorevole che diceva: "Vogliamo un Montalbano del Nord!". La cosa mi fa "scialare", vorrei cogliere l'occasione e suggerire che un Montalbano del Nord non si crea dall'oggi al domani, il Commissario Salvo Montalbano e' frutto di parecchi secoli di storia, di parecchi secoli di cultura, che gli altri hanno ma che forse hanno disperso e che se recuperata realizza un Montalbano che favorevolmente gli auguro.

Intervento Audio

Andrea Camilleri



Camilleri al "Mondello" "E ora vi racconto il ´35"

Riconoscimento a Tonino Conte, autore teatrale e fondatore del Teatro della Tosse a Genova, per il suo primo romanzo dal titolo dal titolo «L'amato Bene», che evoca l'immagine dell'amico Carmelo Bene, scomparso otto mesi fa. Per questa edizione, la 28ª, non è stato individuato nessun vincitore nella categoria «Opera prima».

«Lo confesso a questo premio ci tenevo tanto». Così Andrea Camilleri commenta a caldo l´assegnazione del Premio Mondello per il romanzo "Il re di Girgenti" che gli sarà consegnato sabato all´hotel Palace. Del suo libro, invece, si parlerà oggi pomeriggio alle 16.30 a Palazzo Ziino, in via Dante, nel corso di una tavola rotonda dedicata alla produzione dello scrittore empedoclino, alla quale parteciperanno Nino Borsellino, Salvatore Silvano Nigro, Gianni Puglisi e Natale Tedesco. «"Il re di Girgenti" è un lavoro che mi è costato troppo tempo e una lunga, umana partecipazione - dice Camilleri - Ho ricevuto un fax degli operai della Sicilfiat nel quale si definivano i duemila Zosimo di Termini Imerese, alludendo proprio al mio ultimo libro. La cosa mi ha commosso: questi qui hanno capito lo spirito di Zosimo, che era un povero Cristo». Camilleri ha già in cantiere nuove sorprese per i suoi lettori: «È già pronto un romanzo storico ambientato a Vigàta nel 1935: per la prima volta racconto un´epoca in cui c´ero. Si intitolerà "La presa di Macallè". Entro il 2003 quasi sicuramente ci sarà un nuovo Montalbano». E così se Piazzese si è liberato del suo La Marca, Camilleri ha tutt´altri progetti per il suo commissario: «Non ho alcuna intenzione di liberarmene, con Montalbano convivo perfettamente. Il successo televisivo, poi, è davvero interessante: se la tv ha ancora un senso dovrebbero essere andate a segno le battute dell´ultimo sceneggiato trasmesso, quando Mimì Augello va a reprimere la protesta degli operai in cassa integrazione». Lo scrittore non rinuncia alla battuta sulla politica e, giusto per non smentire la sua fede di sinistra, alla domanda sulla presunta jella di Berlusconi quanto ad alluvioni ed eruzioni risponde: «Se devo esprimere il mio profondo pensiero dico di sì. Scherzi a parte, su "Micromega" prima delle elezioni ho scritto lettere profetiche non riguardo allo stato delle leggi che supera di gran lunga la fantasia ma sulle calamità naturali che hanno colpito l´Italia». E la fortuna della letteratura siciliana? «È a buon punto, abbiamo nomi grossi sui quali è difficile discutere: Consolo e tutta una nuova fioritura. Abbiamo Giosuè Calaciura, "Sgobbo" è ancora meglio di "Malacarne". E poi c´è Di Cara con la sua "Isola nera", Cacopardo e Alajmo. Forse è sempre stata questa l´unica nostra ricchezza». E adesso, con un premio Mondello in tasca, cosa penserebbe Sciascia, che lo scoraggiò dal pubblicare col suo stile così siciliano, di questo successo? «A me divertirebbe tanto saperlo - risponde lo scrittore - e comunque anche se con me era stato critico forse oggi sarebbe contento». Ma Camilleri, tutto sommato, preferirebbe la «scommemorazione» come la chiamava Manganelli. «Durante un convegno a me dedicato Gioacchino Lanza disse che era imbarazzato a parlare in presenza della "salma": e io davvero mi sentivo una salma. A questo punto è meglio la scommemorazione».

Salvatore Ferlita - La Repubblica,29.11.2002




Natale Tedesco



Il trionfo di Camilleri

Al Premio Mondello trionfa lo scrittore siciliano Camilleri e il suo Montalbano Capita raramente che un libro divenga subito parte della cultura di un paese: è accaduto coi tanti successi di Andrea Camilleri, che dalle librerie sono finiti in TV, senza nemmeno passare dalle antologie. Ed è difficile dire se Camilleri abbia venduto più o meno libri di quanti telespettatori abbia ogni settimana su Raiuno con il suo commissario Montalbano: si contano a milioni, e dunque non è un caso che allo scrittore di Porto Empedocle la Sicilia dia il suo premio letterario più importante, il Mondello. "Tutti i romanzi di Montalbano nascono da fatti di cronaca. Che poi siano più o meno abilmente camuffati questo è un altro discorso, ma in realtà -io l'ho detto, l'ho ripetuto- c'è sempre alla base un fatto di cronaca. Quindi partire da un fatto di cronaca significa sempre agganciare un romanzo e un personaggio a una realtà, a una verità. Mentre i romanzi storici che io ho scritto -fatto salvo quello per il quale ho avuto il Premio Mondello, "Il re di Girgenti"- appartengono, diciamo, a un mondo nobile, alto borghese e basso borghese, invece il campo d'azione del commissario Montalbano lo porta a investigare un po' attraverso tutti gli strati della società siciliana e questo consente veramente un ampio ventaglio".

Rino Realmuto - TGR Sicilia, 1.12.2002



Camilleri democratico e popolare

Se ha ancora un senso parlare di Camilleri – che oggi viene premiato con il Mondello per Il Re di Girgenti – come di un caso letterario, ciò può farsi in rapporto all´ascolto, al successo, che la sua opera riscuote nel pubblico dei più diversi lettori, di tutte le età. Ma è ormai chiaro che ci troviamo davanti a uno scrittore il cui genio inventivo non è esploso in tarda età. La sua vocazione è insieme sorgiva e antica, così come la sua formazione intellettuale è complessa e di lunga lena. Neppure può sorprendere la quantità delle narrazioni seriali, nel mentre egli ci testimonia dello spessore delle sue doti con opere più impegnate. In realtà pure i migliori romanzi di un giallismo impuro sono composti con una forte attenzione costruttiva – soprattutto nella delineazione dei caratteri – costituendo l´aspetto, la figura più leggera e sorniona della sua proposta narrativa nuova. Sorprendente, straordinario dunque non è il Re di Girgenti solo per l´intensità dell´elaborazione, la cura della struttura, la ricercatezza delle occorrenze linguistiche; straordinario, fuori del comune manifestarsi della letteratura italiana contemporanea, è questo romanzo che fa rientrare la contemporaneità nel grande solco della letteratura carnevalesca. Veniamo da una letteratura penitenziale; tranne rari casi, Calvino da una parte, Malerba e Sanguineti dall´altra, una quaresima di sinistra, dove la trasgressione è interdetta da un´opaca nube ideologica, quando non sa usufruire dell´ironia di Sciascia. (Tra parentesi: solo negli ultimi tempi, con le esplicite dichiarazioni politiche su "Micromega" o su "l´Unità", si è diffusa la consapevolezza del pieno impegno etico-civile di Camilleri, ma già da tempo la trasgressione linguistica si accompagnava con questo. E per coloro che non se n´erano accorti leggendo i romanzi, o volevano al solito prese di posizioni extraletterarie, sarebbe bastato un articolo sulla "Repubblica" di Palermo dove Andrea Camilleri giostrava con ironia, tra filosofia e mafia, o meglio tra le opinioni in proposito di un proclamatosi filosofo, che aveva mostrato di avere un´idea "pazzagliesca" della mafia.) Peraltro Camilleri è convinto che «uno scrittore si impegna all´atto della scrittura». La persistenza dell´intenzione del romanzo civile, a partire dal Birraio di Preston, si nasconde a sguardi superficiali nel segno ludico della sua scrittura. Di esso è parte integrante l´uso del siciliano o di altri dialetti non per effetti volgarmente comici, ma per due idee centrali che guidano la costruzione romanzesca: la carnevalizzazione, appunto, e la consapevolezza, espressa una volta da Jahier che «ogni dialetto rappresenta una terra e un sangue che deve trovare luogo così nella patria, come nella lingua italiana». Una verità attestata in opere eterodosse ma dove c´è il meglio dello sperimentalismo narrativo italiano, a cominciare dalle "novelle della guerra" di Federico De Roberto, a Camilleri ben note, a finire a Gadda. Il segno ludico trasmesso nella scrittura di Camilleri è democratico, popolare; ma ciò, compreso dal lettore comune, non è stato egualmente capito dalla maggior parte dei critici che non ritenevano quella di Camilleri una delle strade praticabili per rispondere all´appiattimento della narrativa di consumo. La globalizzazione - con l´uso di temi, di riti: l´opzione per il giallo, il comportamento sessuale e culinario - viene ribaltata, rivoltata come un guanto, e spesso appare la sua parte ruvida. Camilleri è ben avvertito del nuovo conformarsi del villaggio globale. Ma da un´ottica isolana vuole alimentare i segni della diversità, sottolineare le differenze, rinsanguare e ricostituire l´identità siciliana (un´identità impura perché riconosce il diverso, plurale, dove rientra nel Re di Girgenti anche l´uso della lingua spagnola), quella che permette agli scrittori siciliani di disegnare come una controstoria del processo unitario di omologazione; paradossalmente un minuscolo anticipo di quella mondiale odierna. Il suo ricostituire un´identità contro è un modo ineludibile di far intendere ciò che di oppositivo e di vitale batte nel greve, anche grande, corpo dell´omologazione. Una prova del battito diverso dei molteplici, tuttavia persistenti cuori del mondo sono appunto i dialetti, il cui nuovo uso contrastativo accompagna i mutamenti sociolinguistici nel segno del globalismo. In Camilleri la pratica di innesti (innesti non inserti) dialettali è la manifestazione prima di tutto di un´omofonia interiore, che provoca lo scarto-scatto dello stile. Contro la convenzionalità della maggior parte della narrativa odierna, Camilleri, come il cavallo del giovane Sklovskij, procede obliquamente. È alla tipica "mossa del cavallo" che lo scrittore deve la possibilità di invenzione di una nuova convenzionalità; e mi permetto di ricordare che di una mossa del cavallo parlavo prima ancora che Camilleri adottasse come titolo di un suo recente volume questa espressione di Bachtin: ancora una volta un´allusione colta con cui egli gioca alla metaletteratura. La stranezza fruttuosa di questo procedere è evidente nel Re di Girgenti, il nuovo portentoso parto folenghiano dove ascoltiamo cose inaudite e assistiamo a mostruosità e incantesimi. In quest´ottica si può trovare la strada che porta Il re di Girgenti all´opera di Teofilo Folengo. Il racconto della nascita e della crescita di Zosimo si svolge nel segno dell´eccezionalità, del paradosso, che già contraddistinse quello dell´infanzia di Baldus. E per tutto il romanzo assistiamo alla straordinarietà della sfrenatezza del sesso, della goduria della gola; tuttavia la dote di Camilleri è quella di narrare di un mondo tumultuoso, di icastica dissacrazione, con leggerezza. Paradossalmente anche nell´uso del lessico più scurrile, lo scrittore tende a fargli perdere, o a limitare, la sua gravezza con un avvolgimento musicale. E difatti nel romanzo possiamo trovare la scheggia di una sorprendente poetica della levità naturale: «Doviva essere, la poesia fatta sul serio e non per sgherzo, come un venticeddro leggio leggio che pettinava l´erba, metteva in ordine le foglie dell´àrbolo, cangiava la forma delle nuvoli, faceva addiventare musica le pampine della vite».

Natale Tedesco - La Repubblica,29.11.2002




Nino Borsellino di spalle


Il Premio letterario "Mondello" a Camilleri e allo svedese Olov Enquist

Riconoscimento a Tonino Conte, autore teatrale e fondatore del Teatro della Tosse a Genova, per il suo primo romanzo dal titolo dal titolo «L'amato Bene», che evoca l'immagine dell'amico Carmelo Bene, scomparso otto mesi fa. Per questa edizione, la 28ª, non è stato individuato nessun vincitore nella categoria «Opera prima».

Il Premio internazionale letterario Mondello-Città di Palermo è andato quest'anno ad Andrea Camilleri per il romanzo «Il re di Girgenti» (ed.Sellerio) come autore italiano e allo svedese Per Olov Enquist per «Il medico di corte» (ed.Iperborea) come autore straniero. Inoltre Luigi Reitani ha ottenuto il Mondello nella sezione traduzioni con l'opera "F.Holderlin. Tutte le liriche" (ed.Mondadori), mentre il Premio speciale della Giuria se l'è aggiudicato Luciano Erba con la raccolta «Poesie 1951-2001» (ed. Mondadori). Per questa edizione, la 28ª, non è stato individuato nessun vincitore nella categoria «Opera prima». La giuria ha deciso di conferire il Premio per il Teatro a Tonino Conte, autore teatrale e fondatore del Teatro della Tosse a Genova, per il suo primo romanzo dal titolo dal titolo «L'amato Bene» (ed.Einaudi), che evoca l'immagine dell'amico Carmelo Bene, scomparso otto mesi fa. I vincitori sono stati annunciati oggi a Roma, nella sede della Commissione Nazionale Italiana dell'Unesco, da Giovanni Puglisi, segretario generale della Commissione nazionale italiana per l'Unesco e rettore dell'Università Iulm, che ha presieduto la giuria del Premio Mondello, composta da scrittori, critici, poeti e docenti universitari. Presente anche il giallista Andrea Camilleri, in rappresentanza dei vincitori, premiato perchè «è tra i rari autori contemporanei - si legge nella motivazione della giuria - in grado di suscitare l'interesse di un pubblico vasto ed eterogeneo; merito non soltanto del genere da lui prediletto, ma soprattutto di una scrittura composita e intrigante, di grande suggestione e comunicativa». Insignito esattamente un mese fa della laurea «honoris causa» in Lingue e Letterature straniere all'università Iulm di Milano, Camilleri ha espresso il suo orgoglio e la sua emozione «dannatamente italiana e più che dannatamente siciliana» per essere stato riconosciuto allo stesso tempo «profeta in patria» e portatore della narrativa italiana nel mondo. I vincitori ritireranno il Premio Mondello a Palermo, sabato 30 novembre. Il giorno prima, sempre a Palermo, si terranno due tavole rotonde dedicate alle opere della sezione italiana e a quelle della sezione straniera del Premio.

Giornale di Sicilia, 15.11.2002












Premiata ditta Camilleri

Un riconoscimento dopo l'altro per l'autore del commissario Montalbano

Ieri pomeriggio a Roma, in Campidoglio, ha ricevuto il premio "Circeo"; il 30 novembre, a Palermo, sarà insignito del "Mondello" per il suo capolavoro, "Il re di Girgenti"; il 20 dicembre a Grotte, a due passi dalla patria di Leonardo Sciascia, ritirerà il premio "Racalmare" per l´intera produzione letteraria. Con buona pace dei detrattori e dei colleghi invidiosi, per Andrea Camilleri, «tra i rari autori contemporanei in grado di suscitare l´interesse di un pubblico vasto ed eterogeneo» come si legge nella motivazione della giuria del Mondello, è tempo di gratificazioni e riconoscimenti. E di consacrazione quasi universale, se si tiene presente che da pochi giorni è approdato in libreria il Meridiano Mondadori dal titolo "Storie di Montalbano" (49 euro), che raccoglie tutti i gialli e un´antologia di racconti con al centro sempre il leggendario commissario di Vigàta. L´introduzione è firmata da un italianista dello spessore di Nino Borsellino, mentre la cronologia è curata dallo scrittore Antonio Franchini: si tratta di quasi duemila pagine di puro godimento letterario, di sano intrattenimento medio-alto. Se ne consiglia la lettura ai tanti docenti di scrittura creativa, genitori di striminziti raccontini: forse riusciranno a riconciliarsi con la scrittura e con i lettori. Certo, all´autore de "Il birraio di Preston" bastava già lo straordinario successo di pubblico riscosso: milioni di copie vendute, romanzi tradotti in lituano e in giapponese, una proliferazione di tesi di laurea, volte a indagare il miracolo di una lingua, fatta di uno strano ma felicissimo miscuglio di italiano e siciliano, che supera facilmente lo Stretto lambendo le Alpi. Soprattutto ora che il commissario di Vigàta, con le azzeccate sembianze di Luca Zingaretti, ha varcato la soglia del tubo catodico, tenendo incollati ai teleschermi più di dieci milioni di spettatori a volta, pronti a ripetere in coro: «Montalbano sono!». Per non parlare ancora delle versioni fumettistiche e multimediali dei polizieschi di Camilleri: a proposito, a dicembre uscirà il terzo cd rom di Montalbano, edito da Sellerio e dedicato questa volta a "La voce del violino". Va però ricordato che il successo a Camilleri è arriso tardi: la sua attività di romanziere comincia nel 1967-68, con lo sfortunato "Il corso delle cose", rifiutato allora da numerosi editori. Dopo quasi dieci anni la piccola casa editrice Lalli lo pubblica, il che induce Camilleri a scrivere il secondo romanzo, "Un filo di fumo", edito da Garzanti nel 1980. "La strage dimenticata" è del 1984: ma fin qui solo pochi, tra cui Angelo Guglielmi, si accorgono della sapienza narrativa e del genio creativo dello scrittore di Porto Empedocle. È nel 1992 che Camilleri, tornando al romanzo, comincia a conquistare i suoi lettori, con "La stagione della caccia", seguito da altri titoli, il cui successo immediato e senza precedenti appartiene ormai agli annali della letteratura. Come si vede, dunque, il favore del pubblico Camilleri l´ha conquistato col tempo, come dire faticando e meritandoselo. Ma al consenso dei lettori non è corrisposto, in questo decennio, quello dei critici, pronti ad arricciare il naso o a scrollare le spalle, ogni qualvolta un´opera del nostro ha conquistato la vetta delle classifiche di vendita. Oggi sembra che le cose stiano lentamente cambiando, ma il Campiello o lo Strega forse non arriveranno mai. Tempo fa Fruttero e Lucentini, sulle colonne della "Stampa", auguravano a Camilleri la Gran Croce di commendatore della Repubblica italiana: chissà, forse i nostri uomini politici, per una volta, saranno più attenti degli studiosi.

Salvatore Ferlita - La Repubblica, ed. di Palermo, 16.11.2002




Alberto - Giuseppe



L’assegnazione sarà ufficializzata nei prossimi giorni Camilleri conquista il Mondello e si prende la rivincita sui critici Nelle passate edizioni il riconoscimento è andato a Nobel come Saramago e Canetti La notizia non è ancora ufficiale ma, stando ad alcune indiscrezioni, Andrea Camilleri è il vincitore del premio Mondello. Il prestigioso riconoscimento, col quale sono stati insigniti scrittori e poeti di primissimo piano, tra cui alcuni premi Nobel come Saramago, Canetti e Brodskji, quest’anno incorona dunque uno degli autori più letti e più discussi degli ultimi anni. Camilleri infatti, da quando è tornato alla scrittura dopo l’esordio infelice degli anni Settanta, non ha fatto altro che scalare le vette delle classifiche di vendita, tenendo saldamente unito l'esercito dei lettori, ma dividendo violentemente quello dei critici, tiepidi di fronte a cotanto successo. Un successo testimoniato anche da ricerche di mercato, come quella effettuata anni fa dalla casa editrice Sellerio, stando alla quale Camilleri vende in Italia secondo il massimo indice di assorbimento fissato regione per regione. Per non parlare della sua fortuna all'estero. Di tutto ciò se ne sono infischiati i colleghi dello scrittore empedoclino e gli studiosi, i cui corsivi velenosi però non hanno sortito nessun effetto. A marzo di quest'anno si è poi tenuto un convegno sul "Caso Camilleri', al quale ha preso parte il fior fiore della critica italiana e straniera, pronta stavolta a riconoscere le geniali mosse narrative di Camilleri, la sua indiscutibile capacità affabulatoria, il miracolo di una lingua che mescola sapientemente italiano e siciliano, e disposta a incoronare con l'alloro l'autore de Il birraio di Preston. «Se ci fosse una giustizia al mondo – scriveva più di due anni fa Antonio D'Orrico su 'Sette" - dovrebbero dargli (a Camilleri, ndr) tutti i premi, dallo Strega al Campiello. Ma non glieli daranno, perché è primo in classifica, perché è bravo davvero, perché raccontare non gli costa fatica». Adesso arriva il premio Mondello, che di certo non aggiunge nulla alla folgorante carriera del padre del commissario Montalbano. Salvatore Ferlita

Salvatore Ferlita - La Repubblica (ed. di Palermo), 27.10.2002




Eugenio - Mario (alias Catarella)





Last modified Saturday, July, 16, 2011