La Repubblica - Martedì, 10 giugno 1997 - pagina 38
Stefano Malatesta

UN CASO LETTERARIO: I GIALLI DI CAMILLERI La sua fama cresce, gli editori e la Tv lo corteggiano Ha creato un commissario solitario che legge Bufalino
MONTALBANO MAIGRET DI SICILIA

'E Pirandello abbracciò commosso nonna Carolina' Quel giorno che arrivarono armati di fucile...

Palermo. "S' arrisbigliò malamente: i linzòla, nel sudatizzo del sonno agitato per via del chilo e mezzo di sarde a beccafico che la sera avanti si era sbafato, gli si erano strettamente arravugliate torno torno il corpo...". Uno scrittore che inizia un libro così, mezzo in siciliano e mezzo in italiano, secondo i canoni dell' editoria corrente dovrebbe essere destinato ad un ristretto pubblico di scelti degustatori dalle parti di Sciacca e dintorni. Invece i romanzi e i gialli di Andrea Camilleri, pubblicati da Elvira Sellerio, stanno avendo un successo straordinario in tutt' Italia. "Le critiche più favorevoli arrivano dal Piccolo di Trieste, dai giornali dell' Alto Adige", dice Camilleri, assai divertito. "E' uscito anche un articolo sul giornale in lingua italiana di Pola, non sto scherzando. Io dico sempre a mia moglie che sono uno scrittore mitteleuropeo". Camilleri ha 72 anni (ma nei risvolti di copertina non c' è scritta l' età: "La Sellerio è una casa editrice che non fornisce mai i dati anagrafici dei suoi autori. E questo perché chi la dirige è una donna e non trova elegante parlare di anni. Non c' è altra spiegazione possibile") ed è nato a Porto Empedocle. "Per tutti Porto Empedocle significa Pirandello, lui la chiamava 'il borgo marino' e Girgenti 'la morente cittaduzza' . Quando misi in scena I giganti della montagna il critico Giorgio Prosperi scrisse che io, come paesano e studioso, ero di casa con Pirandello e gli davo del tu. Ma per la verità gli ho sempre dato del voscenza. L' unica volta che lo incontrai ero un ragazzo. Si era presentato a casa con una divisa che pareva un ammiraglio, feluca, mantello, spadino. Mi venne uno scantu, uno spavento. Andò a salutare nonna Carolina, tutt' e due già vecchi. Si abbracciarono, lei piangeva, lui la teneva stretta, dicendo come in un lamento: 'Ah la nostra giovinezza, la nostra giovinezza' ". "Adesso a don Luigi hanno eretto un monumento, di stile moscovita. Una cosa orribile. Porta la coppola e da sotto il risvolto dei calzoni spuntano un paio di stivali kolkosiani. Sembra Lenin, lo stesso pizzetto, la stessa calvizie. L' altro giorno leggevo un suo ritratto scritto da Lucio D' Ambra in cui si parla di 'scarpe di invulnerato coppale' , scarpe in cui ci si poteva specchiare. Allora mi è venuto il sospetto che la giunta di Porto Empedocle, per risparmiare, abbia comprato sottocosto uno di quei monumenti a Lenin di cui la Russia si è finalmente disfatta. E l' abbia riciclato, fidando nella somiglianza". Camilleri ha lavorato per quaranta anni come regista teatrale e televisivo alla Rai, è stato sceneggiatore, produttore della prima serie televisiva di Eduardo. Racconta di quando mise in scena Cecé, un atto unico di Pirandello, ritratto di un simpatico gaglioffo che riesce ad ingannare e a conquistare la donna più bella e più contesa di Roma. "Cecé era Pepé, il mio bisnonno materno che abitava in villa, aveva carrozze, cavalli, una cappella consacrata e menava la bella vita e che aveva raccontato a don Luigi una sua avventura. Alberto Bevilacqua, titolare della rubrica di critica televisiva sul Corriere della Sera, fece una recensione credendo che ne fossi io l' autore, forse non aveva visto i titoli di testa. Scrisse che la regia era buona ma il testo pessimo: linguaggio invecchiato, situazione infantile. Allora gli mandai una lettera, scusandomi, dicendo che quella era una mia opera giovanile. Ma adesso ne avevo finita un' altra che mi sembrava migliore. S' intitolava Sei personaggi in cerca di autore". Il suo primo romanzo, Il corso delle cose, risale al 1978. Sono seguiti Un filo di fumo, La stagione della caccia e Il birraio di Preston, ambientati tra l' 800 e i primi del '900, in una immaginaria cittadina della Sicilia, Vigàta, che è poi una riconoscibilissima Porto Empedocle. I siciliani, gli scrittori in particolare, sono ossessionati dalla loro isola-continente: si portano dietro quella che Denis Mack Smith ha chiamato "A terrific Insularity of Mind", una straordinaria insularità di testa e i rapporti con la loro terra sono di genere complicatissimo e spesso insondabile. Sciascia detestava la Sicilia nella stessa misura con cui l' amava, perché non corrispondeva al tipo di amore che le avrebbe voluto portare: come molti siciliani intellettuali, si sentiva sicilianissimo e nello stesso tempo estraneo, sentendo la sua terra come luogo della non-ragione. Camilleri, forse perché vive a Roma da molti anni, ha un atteggiamento più bonario, tra l' ironico e il nostalgico. Tutti i suoi libri, prima della serie del commissario Montalbano, nascono da storie vere o da documenti, che possono essere volantini anonimi sui maneggi di un commerciante di zolfo disonesto. O due battute trovate nella famosa inchiesta sulle condizioni della Sicilia, quella ufficiale del 1875-76. "Il presidente della commissione d' inchiesta chiede al sindaco di un paese della provincia di Caltanissetta se gli risulta che nella sua zona ci siano stati fatti di sangue. E il sindaco risponde, testualmente: no. C' é stato solo un farmacista che per amore ha ammazzato sette persone. Gli pareva cosa normale". Fino a due o tre anni fa il successo di Camilleri era limitato alle critiche favorevoli, al tam tam dei lettori attenti, che è sempre un segno sicuro di qualità. La popolarità gli è venuta con i tre "gialli", un genere connaturato alla Sicilia anche nella letteratura non di consumo: La forma dell' acqua, Il cane di terracotta e Il ladro di merendine. Il protagonista di questi romanzi che si svolgono sempre a Lìgata, il commissario Saro Montalbano, è uno sbirro anomalo. Scapolo, lettore di Bufalino, fidanzato con una ragazza genovese che vede di sfuggita, vive in una villetta davanti al mare. Quando torna dal lavoro fa lunghe nuotate e poi passeggia sulla spiaggia ponzando sui casi delittuosi, anche se "futtiri addritta e caminari na rina portano l'omu alla rovina", fottere in piedi o passeggiare sulla sabbia asciutta fa male. In Camilleri l' impasto siculo-italiano non serve solo a verniciare le storie di colore locale. E' l' unico modo per rendere la saggezza e la scaltrezza contadine e nello stesso tempo ad infondere vigore e brio ad una prosa che nei gialli è di solito inerte e convenzionale. Anche se il siciliano si attenua con l' avanzare dell' intreccio, per evitare che la lettura divenga troppo punitiva. Montalbano non ha amici, tranne un compagno di scuola, che controlla un giro di prostitute da strada e un quasi amico, giornalista di sinistra di una televisione locale. Sicilianamente non si fida di nessuno, fa tutto di testa sua, facendo partecipe il questore delle indagini sempre in ritardo, con la scusa che gli vuole bene, e cerca di non coinvolgerlo. Ha un pessimo carattere e non risulta nemmeno simpatico. "Le storie si svolgono oggi, ma la Vìgata di Montalbano è quella del primo dopoguerra, quando le speranze non erano ancora morte: una Sicilia più arcaica, più generosa, le casuzze imbiancate, il mare pulito". E gli eroi sono i poliziotti, testardi e intelligenti come Saro, ottusi in modo esilarante come l' agente Catarella. I giudici stanno in secondo piano, perché nella realtà le indagini le fanno i poveri sbirri, anche se si ha la tendenza a dimenticarlo. Ora alcuni tra i maggiori editori italiani stanno cercando di portare via Camilleri alla Sellerio e le vicende del commissario saranno trasformate in una serie televisiva. Ma La Piovra non c' entra: diversamente dal racconto giallo-siciliano standard, nei suoi romanzi la mafia è solo una presenza ineliminabile, che sta minacciosa sullo sfondo, come la corruzione dei politici dell' isola. Interviene direttamente, materialmente solo in una voce di detti del parlare siciliano, la "Muzziata", contenuta in un delizioso libretto, Il gioco della mosca. Si dice "Muzziata" la compravendita di cose dello stesso genere, ma di tipo diverso, e per spiegare meglio Camilleri ricorda un fatto personale. Nel 1989 si trovava in un bar all' aperto di Porto Empedocle quando venne chiamato da persone che conosceva, ma di cui ignorava la reale attività. Prima di sedersi con loro Camilleri tardò un momento per ordinare da bere e in quei secondi di ritardo arrivarono con i fucili mitragliatori e stesero i conoscenti: sei morti e almeno altrettanti feriti, che sembravano molti di più. E un sopravvissuto, un signore che stava accanto a lui, si alzò da terra pallidissimo e disse, guardando la strage di uomini e donne, vecchi e giovani: "Ficiru propriu una bella muzziata".