Panorama 29.10.1998
L'esplosione di Camilleri ...
Ricca, varia, con alcune sorprese, con qualche delusione, tutto sommato indiscreta salute: potrebbe entrare in questa rapida constatazione un
bilancio della narrativa italiana, stando ai libri dei primi dieci mesi del '98.Un anno in cui sembrava vincere il gusto dell'intreccio e della
trama consegnata, la voglia affabulazione, tavolta persino a gola spiegata.Una voglia di racconto che ha trovato risposta entusiastica tra i
lettori: come interpretare altrimenti il successo di Andrea Camilleri, i cui
numerosi libri sono tutti transitati nella classifica dei piu' venduti?E come esimersi, per un bilancio, da un giudizio sul caso
Camilleri? Che ha congedato due libri indicativi dei sui versanti d'interesse, La
Concesione del telefono (Sellerio) e Un mese con Montalbano (Mondadori). Il primo, sollecitato da un decreto ministeriale del 1892 per la
concessione di una linea telefonica privata, restaurare quel gusto di spigolare tra documenti, in primis
L'inchiesta sulle condizioni della Sicilia del 1875-76: e' il Camilleri che piaceva a Leonardo
Sciascia. Il secondo, che presuppone la quadrilogia selleriana di Montalbano, giuocala carta del giallo e si appoggia sull' ironia e la contagiosa
simpatia del personaggio-autore. Camilleri e' sarto quasi insuperabile, oggi il re del made in
italy, nel cucire la stoffa del racconto. Ma devo avanzare due riserve non
minime. La prima: abituati come siamo alla grande tradizione isolana, la Sicilia
di Camilleri non sembra aggiungere nulla cio' che si sa, toglie semmai molto. E' una Sicilia rassicurante: la terribilita' di certi suoi mafiosi
e' quasi d'avanspettacolo (oh Martoglio). La seconda e' linguistica. "In
paisi, tutti si fecero persuasi": nessunane cessita' espressiva ci fa preferire paisi a paese; il dialetto
e' esornativo, cautamente lessicale, ancora rassicurante, e fa l'effetto di un marsala diluito con molta
acqua. E' sulla lingua, lavoro opposto a quello di Vincenzo Consolo, anche dell'ultimo
drammatico suo libro, cosi prossimo all'ardua sintassi della poesia: Lo spasimo di Palermo
(Mondadori), un drammatico bilancio personale e collettivo. E il miracolo della prosa di Consolo resta questo: che una scommessa civile si salsi a un'oltranza dello stile, che una
contro storia d'italia letteraria e civile venga imposta per forza di prosodia.
Giacche' abbiamo toccato il giallo, annettiamoci pure il noir: quella che si sarebbe detta "paraletteratura" ha molto solleticato la voglia
di racconto di quest'anno.Una realta' sicura e' Carlo Lucarelli: il solito figlio di Scerbanenco
non delude nemmeno quando esce dal seminato, come in Autosole (Rizzoli), veloci storie d'ordinaria follia in
autostrada. Meglio, lo sperimentalismo del Malacarne (Baldini & Castoldi) di
Giosue' Calaciura, memoriale-ballata di un pentito di mafia.
Massimo Onofri