Alice Dicembre 1998
Andrea Camilleri
Il corso delle cose

Improvvisamente tutti sappiamo tutto su Camilleri, abbiamo letto tutte, o quasi tutte, le sue opere (non per nulla i suoi titoli, anche quelli in catalogo da tempo, sono costantemente ai vertici della classifica) e non ci sfugge più l'ultimo lavoro pubblicato. Sappiamo molto sulla sua vita pubblica ma anche privata: fuma tantissimo, ha trovato la sua originale forma di linguaggio scritto, zeppa di termini dialettali, grazie alla narrazione orale fatta a suo padre e alla ricerca di un modo a lui totalmente familiare di esprimersi, ama molto stirare... Questa improvvisa e grande popolarità è un fenomeno quasi unico nel panorama editoriale italiano. Eppure Andrea Camilleri non è "autore dell'ultima ora" e prova ne è il romanzo stesso che stiamo presentando.
Il corso delle cose (il primo scritto da Camilleri nell'ormai lontano 1967-68) è stato pubblicato per la prima volta nel 1978 dalla casa editrice Lalli di Poggibonsi (dopo il rifiuto di Mondadori, Marsilio, Bompiani, Garzanti, Feltrinelli ed Editori Riuniti...). Quante copie avrà venduto all'epoca? Quasi nessuna: non era neppure ben distribuito. Perché Camilleri non ebbe vent'anni fa il successo che ha sperimentato negli ultimi due? Cosa ha fatto scattare la molla della popolarità, della fama? È probabilmente uno di quei casi in cui il tam-tam tra i lettori si è rivelato più efficace di qualsiasi altra cosa. Non che precedentemente le avventure del commissario Montalbano (personaggio centrale di alcuni suoi romanzi gialli) non fossero seguite, ma certamente l'incremento dei lettori affezionati è stato esponenziale. Eppure Ruggero Jacobi, a proposito de Il corso delle cose già nel 1979 scriveva "Camilleri sa intrecciare le fila di un mistero con rara abilità, conducendo il lettore sulle vie pericolose e stregate dell'ipotesi mentale, della domanda continua. Ma reso omaggio a questa abilità, che la pratica drammaturgica può avere favorito, bisogna sottolineare la densità dell'atmosfera siciliana evocata e, più ancora, le sottili qualità della scrittura." Evidentemente a ogni narratore corrisponde un'epoca storico-sociale precisa. Gli anni Settanta non erano ancora gli anni di Camilleri. Gli anni Novanta lo sono diventati.
Non esiste una netta divisione tra i romanzi del filone "giallo" della sua produzione e quelli "storici", che descrivono la società siciliana tra gli ultimi decenni dell'Ottocento e il primo Novecento. Entrambi forniscono un affresco della mentalità, della cultura popolare e delle usanze radicate della Sicilia più tradizionale. Questo romanzo, che potrebbe essere definito comunque un "giallo", non fa eccezione. Trae il titolo da una frase di Senso e non senso di Merleau-Ponty: ...il corso delle cose è sinuoso... e molto infatti lo è in questa storia. Il corso delle cose vede qui svolgersi un'indagine di omicidio in un piccolo paese siciliano. Un contadino denuncia il ritrovamento di un cadavere con tre giorni di ritardo rispetto alla morte (seguendo precise indicazioni scritte su un biglietto appuntato sulla camicia del defunto). Al maresciallo Corbo spettano le indagini. Si tratta di un omicidio di mafia? "Vogliamo scherzare? Il nostro è sempre stato un paese babbo, un paese stupido" e in un paese stupido si occupa di mafia solo chi viene da fuori, da altri luoghi dell'isola. Ma perché, allora, quella stessa notte hanno sparato a Vito, un uomo del paese, davanti a casa, tentando di ucciderlo? Tra frasi non dette, riferimenti accennati, mezze parole e tante insinuazioni e conclusioni sbagliate, basterà uno sguardo finale per capire il vero "corso delle cose".


Il corso delle cose di Andrea Camilleri
145 pag., Lit. 15.000 - Edizioni Sellerio (La memoria n. 423)
ISBN 88-389-1472-9