La Repubblica - Palermo 05-05-1999 (o 4 maggio?)

Quel ponte deve unire due deserti

Chi è nato prima, l’uovo o la gallina? La questione è ormai secolare e trova fervidi seguaci tanto dell’una quanto dell’altra scuola di pensiero. A rigore di logica e di Bibbia, dato che Dio creò, tra le altre cose, tutti gli animali esistenti sulla Terra, dovrebbe aver messo mano anche al gallo e alla gallina, già adulti e in grado di riprodursi. Non è questione da poco, credetemi. Tanto è vero che immediatamente mi è tornata in mente leggendo su alcuni giornali le ferme dichiarazioni di Sergio Cofferati, segretario generale della Cgil. Cofferati, non so più in quale occasione, avrebbe affermato che il ponte sullo Stretto non va affatto. Manzonianamente: questo ponte non s’ha da fare. Egli però non adotta le ragioni ambientali dietro le quali si celano tanti nemici del ponte: anzi sostiene che, sotto questo profilo, non ci vede nulla in contrario. Per Cofferati invece esiste un problema di "priorità". A scanso di fraintendimenti, vado a cercare questa parola sul vocabolario: apprendo così che viene dal latino prioritas e che significa letteralmente anteriorità, il precedere nel tempo. In parole povere, in una lista di cose da fare, ce ne sono alcune che vengono prima e altre che si possono mettere da parte per dopo. E quali sono le cose prioritarie secondo Cofferati? Qualche nuovo traforo dalle parti delle Alpi e poi l’Alta Velocità che, per quanto ci riguarda, non andrebbe oltre Napoli. Il ponte no, non è prioritario; esso in realtà è inutile perché "unirebbe due deserti". Devo dedurne che i due deserti di cui parla Cofferati abbiano nomi o localizzazioni precise: Sicilia e Calabria. E torniamo, al punto di partenza, cioè all’uovo e alla gallina. Sergio Cofferati, che pure è un attento lettore dei libri di fantascienza, e perciò possiede una fantasia tenuta in esercizio, non riesce a ipotizzare che questi due deserti non possano proprio in virtù del ponte, trasformarsi in terreni coltivabili, tanto per restare nella sua metafora? Dovendo scegliere tra l’indispensabile impianto di un panificio in un paese che non ce l’ha e del quale ha estrema necessità, Cofferati trova prioritaria la creazione di due pasticcerie in un altro paese distante ottocento chilometri. Insomma, a noi il cammello, agli altri la Ferrari Testarossa. Non mi sembra con tutta sincerità e con tutto il rispetto (vero) per Cofferati, che queste dichiarazioni siano un incentivo per gli industriali recalcitranti a investire al sud (non tutti, per fortuna). Quegli stessi industriali che preferiscono l’esportazione di capitali all’estero, secondo quanto ci assicurano Cambi e Visco che di simili faccende se ne intendono. Tra l’altro questa querelle sul ponte rischia di giorno in giorno di diventare sempre più pericolosa. Esagerato, dirà qualcuno. Mi spiego meglio: è pericolosa perché la discussione sul problema si è trasformata in una specie di test sulle capacità di controllo di una parte della classe dirigente italiana. Appena sentono pronunziare le parole ponte e Stretto, persone fino a quel momento dotate d’intelligenza, di cultura, di buon senso, di gusto del vivere civile, di colpo si trasformano in persone diverse, esattamente come avveniva per il dottor Jekyll e mister Hyde. Intolleranti, perdono la calma, adoperano parole di dileggio e di disprezzo, sono pronti a dare bacchettate sulle mani di chi azzarda qualche timido consenso al progetto del ponte. Non parliamo poi del trattamento che riservano a chi, come è recentemente accaduto a un noto giornalista, dopo essere stato decisamente contrario si convince della bontà della tesi opposta: un traditore. Da parte mia, sono intimamente convinto che questo ponte dovrà farsi proprio perché è nell’ordine delle cose, naturalmente con tutte le salvaguardie e precauzioni necessarie. Perciò mi permetto di fare, già da ora, una proposta per quando il ponte sarà stato ultimato. Vorrei che sul ponte ci fosse una lapide allato a quelle che certamente ci saranno. Sulla lapide dovrebbero essere scritte le frasi celebri pronunciate a suo tempo, contro la costruzione del ponte. Del tipo: "Inutile perché unirebbe due deserti" oppure "Buono solo per essere fotografato sulle cartoline postali". Sotto a ogni frase, naturalmente, il nome e il cognome di chi la disse. A eterna memoria.

Andrea Camilleri