Il messaggero 17.09.199
Anticipazioni/Esce il nuovo libro dello scrittore siciliano con le avventure del commissario. Ne pubblichiamo un divertente brano.
Camilleri, Montalbano e la malafemmina

QUELLA mattina, mentre andava in macchina in ufficio, Montalbano notò un nutrito gruppo di persone che, coll’aria divertita, commentava una specie d’avviso impiccicato sul muro di una casa. Tanticchia più in là, quattro o cinque persone si morivano dalle risate davanti a un altro foglio impiccicato che gli parse uguale al primo. La facenna l’ammiravigliò, in genere c’è picca da divertirsi davanti a un avviso pubblico e quello pareva il tipico, ricorrente annunzio della sospensione dell’erogazione dell’acqua. Quando vide la stessa scena ripetersi poco dopo, non resistette alla curiosità, fermò, scinnì e andò a leggere. Era un quadrato di carta autoadesiva di una quarantina di centimetri per lato. I caratteri erano di quelli che si compongono a mano adoperando lettere di gomma da bagnare su un tampone d’inchiostro.
REFERENDUM POPOLARE
LA SIGNORA BRIGUCCIO È UNA P...?
(Ogni cittadino potrà rispondere al referendum scrivendo la sua libera opinione su questo stesso foglio)
Non conosceva la signora Briguccio, non l’aveva mai sentita nominare. Perciò la prima cosa che fece fu di parlarne con Mimì Augello, il più fimminàro di tutto il commissariato.
«Mimì, tu conosci la signora Briguccio?».
«Eleonora? Sì, perché?».
Evidentemente non aveva visto i manifesti.
«Non sai niente del referendum popolare?».
Quale referendum?» spiò Augello pigliato dai turchi.
«Sono stati impiccicati manifesti in paìsi che indicono un referendum per decidere se la signora Briguccio, Eleonora, come la chiami tu, sia una "p" o no. E quella "p" evidentemente sta per puttana».
«Stai babbiando?».
«Perché dovrei? Se non mi credi, vatti a pigliare un caffè al bar Contino, nelle vicinanze ci sono almeno tre manifesti».
«Vado a vedere» disse Augello.
«Aspetta, Mimì. Dato che la conosci, tu come risponderesti al referendum?»
«Quando torno ne parliamo».
Augello era uscito da manco cinque minuti che la porta dell’ufficio del commissario s’aprì violentemente, sbatté contro la parete, Montalbano sobbalzò e Catarella trasì.
«Mi scusasse, dottori, la mano mi scappò».
Il solito rituale. Lucidamente, il commissario seppe che un giorno o l’altro su qualche giornale sarebbe apparso un titolo così: Il commissario Salvo Montalbano spara a un suo agente.
«Ah dottori, dottori! Il signori e sinnaco Tortorigi tilifonò. Aiuto chiama! Dice accussì che nel municipio c’è un quarantotto!».
Montalbano si precipitò seguito da Fazio.
Quando arrivò, un cinquantino fora dalla grazia di Dio, invano trattenuto da alcuni volenterosi, stava pigliando a calci e a pugni una porta contrassegnata da una targhetta: Ufficio del Sindaco.
«Tu lo conosci a quello?» spiò Montalbano a Fazio.
«Sissi. E il signor Briguccio».
Montalbano si fece avanti.
«Prima di tutto si calmi, signor Briguccio».
«Lei chi è?».
«Il commissario Montalbano sono».
«Chi la chiamò? Il sindaco? Quel grandissimo cornuto del sindaco?».
«Sasà» fece uno dei volenterosi, «il signor commissario ha ragione. Prima di tutto calmati».
«Vorrei vedere a tia se scrivessero sulla pubblica piazza che to’ mogliere è una buttana!».
«Sasà» continuò il volenteroso, «ma chi ti dice che quella "p" per forza deve significare puttana?».
«Ah, sì? E che significa secondo te?».
«Mah. Pasticciona, per esempio».
«Oppure paziente, tanto per farne un altro» intervenne un secondo dei volenterosi.
Le due interpretazioni fecero arraggiare di più, e con ragione, il signor Briguccio che, sfuggito a quelli che lo tenevano, sparò due poderosi calci alla porta.
«Levalo di qua» ordinò Montalbano a Fazio.
Fazio, con l’aiuto dei volenterosi, trascinò il signor Briguccio in un’altra càmmara. Il commissario, tornata la calma, tuppiò discretamente.
«Montalbano sono».
«Un attimo».
La chiave girò, la porta si raprì. Assieme al sindaco Tortorici c’era un ometto, un sissantino grasso e calvo che s’inchinò.
«Il vicesindaco Guarnotta» lo presentò Tortorici.
«Che vuole da lei il signor Briguccio?».
«Eh, commissario, è una faccenda lunga che si trascina da trent’anni. Briguccio, io, e il qui presente dottor Guarnotta abbiamo militato assieme in quel vecchio, glorioso partito che ha garantito la libertà nel nostro Paese. Poi è capitato quello che è capitato, ma tutti e tre ci siamo nuovamente ritrovati nel nuovo partito rinnovato. Senonché, per questo maledetto gioco delle correnti, io e il dottor Guarnotta abbiamo avuto sempre certe convinzioni non condivise da Briguccio. Vede, commissario, quando De Gasperi...».
«Mi scusi, sindaco, ripeto la domanda: perché Briguccio ce l’ha con lei?».
«Mah... cosa vuole che le dica. Lui tenta di cangiare il fatto d’essere stato chiamato pubblicamente cornuto - perché questo significa in fondo la domanda del referendum - in una questione squisitamente politica».