Film TV 07-05-1999

Giu' la maschera Camilleri

74 anni, siciliano, regista di teatro e di TV, scrittore, fino a non molto tempo fa per pochi intimi, ora nel giro di pochissiomo, tradotto in tutto il mondo, Giappone compreso. Il suo "Birraio di Preston" (Sellerio '95) e' arrivato alla quindicesima edizione, ci hanno pure scritto 4 tesi e ne hanno fatto una versione anche teatrale. I suoi 4 romanzi sul Commissario Montalbano sono gia' un serial tv, in onda su Rai-2. E adesso, Andrea Camilleri, debutta anche come attore ne "La strategia della maschera" di Rocco Mortelliti, un giallo ambientato tra la Sicilia e Roma che ruota intorno alla sparizione di preziosi reperti archeologici. "Non e' la mia prima volta da attore - ci dice - mi e' capitato anni fa in "Quel treno per Venezia", serie tv tratta dai romanzi di Augias, con Rochefort. Io facevo il suo capo nei servizi segreti".

C'e' qualcosa in comune tra questi due ruoli?
Sono due burattinai. Anche se io non lo sono mai stato.

Agganciandocci al titolo del film, vuole spiegarci la sua strategia esistenziale?
Non ne ho mai avuta una. Sono, semmai, sempre stato oggetto della strategia dell'esistenza. Mi e' andata bene.

Come spiega questa esplosione di consensi?
Forse passaparola, forse le mie brevi apparizioni da Costanzo ...

Potrebbe elencarci le sue qualita'?
Un forte senso dell'amicizia, una certa lealta' nei rapporti, affetti molto radicati. Tutto qui'

E il senso dell'umorismo?
Se e' una qualita' c'e'.

Pensa che non lo sia?
A volte averlo e' penoso.

Che tipo di mossa e' quella del suo cavallo?
Si riferisce a "La mossa del cavallo", il mio ultimo romanzo, imaggino. Il cavallo e' un pezzo straordinario, molto estroso e che, comunque arriva, se si muove da una casella bianca fa danno in una nera e viceversa. Quindi, in un libro giocato sullo scambio e l'inversione dei ruoli, una mossa che mette ancor piu' disordine probabilmente e' vincente ...

A che eta' se ne' andato dalla Sicilia?
Nel 1949.

Come mai dopo il siciliano affronta il genovese?
Solo in questo romanzo.

Veramente anche Livia la fidanzata di Montalbano ...
Genova e' una citta' che adoro, ma lei non parla genovese. Qui il mio protagonista e' un uomo che ha due dialetti in se': uno dimenticato, il siciliano, e l'altro della citta' dov'e' cresciuto, il genovese. Dialetti che in lui convergono, ne fanno un individuo.

Quello di allargare l'orizonte linguistico e' un gioco, che le piace sempre di piu' ...
Certo Credo che questi sia il senso della ricerca.

Chi e' ancor piu' significativa se si pensa all'Inferno che sta succedendo la di la' mare.
Non c'e' dubbio.

Lei va poco al cinema, pero' qualcosa avra' visto: qual e' il piu' bel poliziesco che ricorda?
Per la sua precisione meccanica, "Delitto perfetto" di Hitchcock.

Se lei non fosse Camilleri, avrebbe preferito essere Welles o Hitchcock?
Welles, senza esitazione.

Sa che sta per riuscire "L'infernale Quinlan"?
Un film strepitoso. Anche nella versione "normalizzata" vista all'epoca.

Quanto al suo Montalbano, ha parlato del rischio che un invenzione letterara si trasformi in un serial killer. Ora che va' in tv, farlo fuori diventera' quasi impossibile?
Se funziona, non e' un timore, e' una certezza.

Con minaccia di scriverne altre 200 avventure ...
Sarebbe spaventoso. Pero' il problema non e' ucciderlo, quanto riuscire a contenerlo.

E come lo contiene?
Dandogli ogni tanto un po' di carne da mangiare. Cioe' scrivendo dei raccontini.

Ma la tv e' piu' onnivera del piu' famelico editore.
Non c'e' dubbio. Ma e' un rischio che devo correre. Gia' ora c'e' una diffusa crisi da astinenza: Mi fermano per strada per sapere quando uscira' il prossimo romanzo.

Quando uscira'?
Lo sto scrivendo con cautela perche' e' il quinto della serie e molti nodi devono finalmente venire al pettine.

Un ricordo di Gino Cervi ...
Era un uomo molto generoso, di una naturalezza rara. Ho fatto, come produtore e regista, moltissimi Maigret. E tante cose di lui le ho trasferite in Montalbano. Non di Cervi-Maigret, di Cervi-uomo. C'e' una scena in cui Montalbano dice a Livia che ha mangiato un panino che riproduce esattamente una telefonat di gino a sua moglie. Giravamo in esterne ed eravamo finiti in una trattoria dove avevamo mangiato in modo industriale. Lui s'attacco' al telefono: sono qui con Camilleri, ci stiamo facendo un panino. Perche' temeva i suoi rimproveri.

Vedere Zingaretti al suo posto?
Lo spiazzamento dura tre secondi, non di piu'. E' bravo, del resto, il compito dell'attore appunto quelo di essere uno dei possibili interpreti.

Invece, il direttore del museo di "La strategia della maschera e' cucito su di lei.
Un po' su me', un po' su Bernabo' Brea, un archeologo scorbutico e bonario conosciuto anni fa.

Sappiamo che ha avuto altre proposte dal cinema ...
Moltissime.

C'e' un regista a cui affiderebbe volentieri le sue opere?
Non saprei. Posso dire solo che non vorrei fosse uno che le sovraccolori.

Parliamo del tocco comico. Lei, come punto di riferimento, cita Gogol. E Campanile?
Lo metto in scena in continuazione. Anni fa ho preparato uno spettacolo che durava un'ota e mezza un collage dei suoi drammi in una o due battute e brevi monologhi e l'ho portato in tutta Europa. Ne ho fatto un altro due anni fa rappresentato a Parigi. Campanile per me' e' una passione. E' come puo' non esserlo? E' stato un precursore, di Jonesco. Pero' viveva in Italia e faceva ridere. Due colpe gravissime.

Ora non piu'.
E' vero. Si comincia a capire che si possono scrivere belle cose anche facendo ridere.

Ci dobbiamo preoccupare?
No: ridere e' sempre positivo