di MICAELA URBANO
ROMA —
Mafia, eros e thanatos. Due storie complicate come un
rompicapo, dure, sporche, aspre, passionali, sapide di
passato, dolorose e misteriose. Il commissario Salvo
Montalbano ritorna alle origini, protagonista della Forma dell'acqua e del
Cane di
terracotta, i primi romanzi gialli
di Andrea Camilleri che stanno per diventare due film-tv
nonchè successivi capitoli della serie che la scorsa
stagione ha riscosso calorosi consensi di critica e di
pubblico. Le nuove riprese inizieranno il 10 ottobre e
Montalbano approderà su Raidue nella primavera del Duemila.
Montalbano che ancora una volta ha preso in prestito la
carne, le ossa e l'anima di Luca Zingaretti. E al suo
fianco e nel letto avrà ancora la sua Livia (interpretata
da Katharina Bohm), continuerà ad assaporare sarde e purpetielli affogati, a riempirsi i polmoni di salmastro, a
fiutare criminali. E si ritroverà faccia a faccia con
trafficanti d'armi e "uomini d'onore", grandi
amori morti e sepolti ma ancora capaci di lacerare il
cuore.
Manca più di un mese al primo ciak, ma il
regista, Alberto Sironi è già al lavoro, ancora stordito
dal successo che lo ha investito. Nato in teatro con
Strehler, maestro di fiction (ha diretto Il grande Fausto,
su Coppi) sgrana gli occhi dicendo: «Ci sono voluti più di
trent'anni perchè si accorgessero di me, un po' come per
Camilleri», sorride, fiero «di non essere mai sceso a
compromessi e di poter dire: sono un uomo dalle mani
pulite».
La spina dorsale dei
prossimi racconti?
«La forma dell'acqua
è l'intrallazzo, l'inciucio, la mafia. E Vigata, quel paese
tanto immaginario quanto reale, diventa lo specchio del
malaffare italiano. Il cane di
terracotta, invece, è il romanzo
dell'immedesimazione, l'unico forse in cui Camilleri e
Montalbano sono la stessa persona».
La mafia secondo Camilleri?
«Assomiglia a quella di
In nome della legge,
di Pietro Germi. E' una mafia vecchia, antica addirittura,
e appartiene più ai ricordi che al presente dello
scrittore. E' una mafia di uomini di parola, una mafia che
onora le regole, una mafia che forse non è mai nemmeno
esistita».
La Sicilia che si
riaffaccerà in tv?
«La Sicilia
di Vigata è più dell'Italia, è l'ombelico del mondo. E' una
lingua di terra che veglia sul male, sul bene e su
qualsiasi altra possibilità. La Sicilia di Camilleri, che è
diventata la mia Sicilia, non è un panorama da cartolina.
Nessun accento calcato, nessuna caricatura, in
contrapposizione alle tinte forti, crude, accecanti di
quell'angolo greco ma anche arabo, civile ma anche
barbaro». La risoluzione dei
casi?
«Montalbano è lo stesso:
in tutti i racconti. Matura mano a mano che il suo autore
invecchia, ma il suo animo non cambia. E viene a capo dei
delitti sempre con la stessa arma, l'intuizione. Incamera
una serie di dati e poi viene sorpreso da
un'illuminazione».
Che cosa
invidia a Montalbano?
«La
fedeltà. Una fedeltà quasi imbarazzante: potrebbe avere
tutte le donne che vuole, ma non tradisce mai Livia. E la
sua moralità, quella saldezza di principi che lo spinge a
combattere una guerra privata, da solo e contro
chiunque».
Che cosa non le piace
di lui?
«Il rapporto irrisolto
con il padre: ma in fondo è un lato che lo rende ancora più
umano di quanto già non sia».
Le
donne di Camilleri?
«Molto
femmine, apparentemente peccatrici ma realmente sante, due
risvolti della stessa medaglia. Che sorprendono con la
femminilità, con una complessità che però è elementare come
la terra, misteriosa come la luna».
I sentimenti protagonisti?
«Nobiltà di spirito, amore, odio, morte,
padri e figli. Sentimenti forti, che hanno il colore della
sensualità, dei tramonti, del mare. Il mare, la grande
madre che ti dà la vita e pazientemente aspetta che tu
gliela restituisca».
Meglio il
cinema o la tv per questi romanzi?
«Non si tratta di categorie ma di qualità.
Si può fare buon cinema così come buona tv se si è bravi
artigiani».
Lei lo
è?
«Io sono un artigiano, se
bravo non sta a me dirlo».
Molti
abusano di questa parola, ma che cosa significa, chi è
l'artigiano?
«E' quel signore
che mette insieme i tasselli di un puzzle, che segue
l'arco di un racconto cercando di restituirlo in maniera
semplice ma coinvolgente».