Giornale di Sicilia 22.09.199

"Montalbano invecchia con me: un po' più duro, un po' più tenero"

Andrea Camilleri parla dell'ultimo libro che ha per protagonista il suo commissario, da ieri in libreria: una raccolta di racconti in cui descrive i mille personaggi di un'umanità dirompente

'LA NOTTATA era proprio tinta, botte di vento arraggiate si alternavano a rapide passate d'acqua tanto malintenzionate che parevano volessero infilzare i tetti'. Un incipit incalzante, che fa il verso all'imminente stagione autunnale, per l'ultima fatica del fertilissimo Andrea Camilleri. 'Gli arancini di Montalbano' (Mondadori, 345 pagine, 28.000 lire), da ieri in libreria, è una gustosa raccolta di racconti, dove lo scrittore si esalta nell'attraversare un paesaggio lastricato di un'umanità dirompente. Personaggi fulminanti, come quei James e Jane, 'pastori di un'indefinibile chiesa di stampo americano' che 'in uno uno zoppicante italiano spiegano come la salvezza dell'omo consistesse nell'avere sempre la Bibbia sottomano': magnetiche apparizioni, teletrasportate dal tubo catodico, riescono a convincere un insonne Montalbano, all'una di notte, ad andare a caccia di una Bibbia.

Al sesto appuntamento, come va il feeling con Montalbano? La 'premiata coppia' resiste o scoppia?
'Il feeling continua, sì, ma è sempre più drammatico. Come in ogni coppia che si rispetti, uno dei due comincia a chiedere di più, sempre di più. Così è Montalbano: pretende tutte le attenzioni, tutta la scrittura, per sè'.

Il commissario cambia?
'Certo che cambia. Cresce. Ora ha quasi cinquant'anni. Ed io settantaquattro. Forse siamo diventati tutti e due anche un po' più stòliti'.

Prima 'Un mese con Montalbano' e adesso la nuova raccolta: Camilleri-scrittore è un po' meno segugio, trascura lo sviluppo del giallo e preferisce divertirsi nel tratteggiare personaggi.
'Dal racconto al romanzo il meccanismo della scrittura cambia. E la brevità del racconto non mi consente di sviluppare la storia; al contrario posso godermi il gioco di imbastire una galleria di ritratti, cercando anche di dettagliarne quelle spigolature che nel romanzo si trascurano giusto perché la storia, il caso, finisce col prendere anche me'.

A proposito di cose insolite, che succede? Il 'duro' commissario ne 'Gli arancini di Montalbano' si lascia sedurre da un serrato carteggio con la fidanzata Livia e si abbandona pure a inaspettate tenerezze...
'L'ho detto, Montalbano cambia, sta invecchiando. Anche se non così in evidenza, Salvo e Livia "si scrivono" lettere, messaggi in quasi tutti i romanzi. Questa novità del carteggio sarà presente anche nel quinto romanzo di Montalbano, quello che sto scrivendo per la Sellerio e che uscirà nei prossimi mesi, L'albero della verità. Ma è un titolo che non mi soddisfa. Si vedrà'.

Dopo aver sciorinato paroloni come 'fenomeno letterario', 'il caso dell'anno', 'la nuova epifanìa della letteratura in Italia', le hanno celebrato contro un processo in contumacia.
'Beh, il successo dei miei libri stupisce evidentemente gli altri tanto quanto me. Io ero felice, e pensavo di stare in vetta, quando arrivavo a cinquemila copie vendute'.

Ma come spiega il fatto che giorni fa su 'Stilos' molti colleghi scrittori commentassero il 'suo' successo confessando di non avere mai letto i 'suoi' libri? 'Questo mi indispettisce; ed io stesso mi chiedo come si faccia a parlare di una cosa che non si conosce. Maria Corti si dice "spaventata da un'affermazione così veloce" perché del primo libro ho venduto centomila copie; a lei rispondo che con il mio primo libro ho venduto poco più di duemila copie. Molti dimenticano che il mio primo libro è stato pubblicato nel 1978'.

Insomma, dopo cinque anni e oltre di pieni consensi sarebbe arrivata l'ora che queste perniciosità, per dirla 'papale papale', passassero 'alla scordatina'?
'Quantomeno sarebbe auspicabile che chi prende la parola sui libri di chichessia prima li leggesse. Ma a me rimane una grande soddisfazione. In questo anno sono stati pubblicati ben sette libri in sedici lingue. Un buon traguardo, no? E adesso aspetto curioso che esca, a giorni, l'edizione in giapponese. Potrò solo divertirmi a guardare la copertina'.

Riesce a cogliere cosa fanno i traduttori del suo impasto linguistico?
'Ce ne sono di due razze: quelli, superficiali, che traducono letteralmente; e quelli, attenti e scrupolosi, che indagano le ragioni della lingua. Apprezzo moltissimo Serge Quadruppani, noto giallista in Francia, che ha tradotto i miei romanzi in francese. Un esempio: del verbo tampasiare ha scoperto un corrispondente nel dialetto della Normandia. Un'operazione intelligente che gli ha guadagnato, e mi ha fatto guadagnare, il Premio per la Letteratura Insulare di Ouessant'.

Il Montalbano televisivo: anche lui cammina su una strada in salita...
'A giorni cominceranno le riprese per le versioni televisive de La forma dell'acqua e Il cane di terracotta. Tutto come prima: anche le riprese in Sicilia, tra Ragusa e Trapani'.

Dopo il romanzo per la Sellerio e la fiction tv, cos'altro bolle nella pentola magica di Camilleri?
'Altro? Più di scrivere libri non faccio. Del resto è quello che mi piace fare'.

Una tappa in Sicilia, 'a casa', quando?
'Presto, molto presto. Credo entro fine ottobre. Ma per non fare niente. Verrò per un mio desiderio personale. Ho bisogno di sentir parlare siciliano, di sentire gli odori e gli umori della Sicilia'.

Micaela Sposito