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Sabato 29 Aprile 2000
Andranno in onda su Raidue martedì e il 9 maggio i nuovi episodi diretti da
Alberto Sironi e tratti dai romanzi di
Camilleri
Il ritorno di Montalbano
Zingaretti: «Il mio commissario è più consapevole e malinconico»
di MICAELA URBANO
ROMA — «Non esiste Salvo Montalbano all’infuori di me». Nessuno complesso
di onnipotenza, né narcisimi da attore,
tantomeno presunzione: Luca Zingaretti sta solo scherzando. Con il sorriso
timido di chi ancora non ci crede ma è stato investito da improvviso successo,
con l’umiltà di chi ha conosciuto una lunga gavetta, racconta che quel
commissario
gentiluomo, ruvido e solitario che gli ha regalato la popolarità, è il suo
migliore amico.
Un personaggio che non appartiene al branco, che se ne infischia di carriera,
quattrini e potere, ma che è pronto a
inginocchiarsi in nome dell’onestà...e forse lo farebbe anche in cambio di un
bel piatto di pasta e sarde...«Non credo che in
quest’epoca i valori siano in ribasso. Per i cinici, forse, per i deboli,
probabilmente. Montalbano non lo è. E spero di non
diventarlo, mai, neppure io. La sua ricetta è elementare quanto essenziale e
paradossalmente poco raggiungibile: cibo, amore, radici, dignità», spiega l’attore.
La differenza tra il vecchio e il nuovo Montalbano? «E’ cresciuto, è più
maturo. Più consapevole, quindi più malinconico...».
Torna in tv l’eroe degli antieroi della letteratura gialla, il cavaliere
solitario in fuga dai sentimenti capaci di travolgerlo, nato
dalla penna di Andrea Camilleri. Martedì 2 maggio alle 21 andrà in onda La
forma dell’acqua (affari e malaffari italiani) mentre
il 9 toccherà al Cane di terracotta, storia d’amore, morte e mafia d’altri
tempi. «Altro che fiction, sono film, e sicuramente
migliori di quelli che circolano nelle sale», commenta Carlo Freccero,
direttore di Raidue, entusiasta del raffinato lavoro
diretto con grande anima da Alberto Sironi, che è riuscito a far battere il
cuore al paese immaginario di Vigata, una lingua di
terra dove è tornata a pulsare la Sicilia della memoria di Camilleri. Una
Sicilia che non c’è più, sapida di salsedine, zagare,
polipi e polpa di pomodoro che sfrigolano in larghe padelle di rame.
Una Sicilia povera ma gonfia di orgoglio, che lo scrittore di Porto Empedocle
ama ricordare «bianca come le basse case in
calce dei pescatori, acerba come gli asparagi selvatici della mia giovinezza,
polverosa come i vecchi spacci che tra le
cianfrusaglie nascondevano libri rari, macchiata dall’inchiostro che si
rovesciava nelle cartelle di cuoio dell’infanzia, odorosa
della nafta del porto, snob come quei nobili che trascorrevano metà della loro
vita nei circoli di provincia, a chiacchierare di
caccia e di balli davanti a un bicchiere di latte di mandorle».
E quella Sicilia è la Sicilia di Montalbano. Il commissario più famoso della
televisione. Lo Sherlock Holmes, il Marlowe, il
Maigret, il Pepe Carvalho del nostro Meridione. Ma anche un uomo. Un galantuomo,
con il dovuto contorno di vizi, virtù,
disincanto, nostalgia, passione e compassione. Un commissario che non vive nel
"continente", ma che tra poco, volerà
anche in Francia, dove è stato acquistato con orgoglio e soddisfazione di chi l’ha
realizzato.
Prodotti da Carlo Degli Esposti per Raifiction, sceneggiati da Francesco Bruni e
Andrea Camilleri, i nuovi episodi sono
interpretati anche da un illustre cast. Una sfilza di attori tra i quali
Katharina Böhm nel ruolo di Livia, eterna fidanzata del
commissario, e Cesare Bocci, Davide Lo Verde, Peppino Mazzotta, Angelo Russo,
Francesco Stella, Angelica Ippolito. E il
grande Leopoldo Trieste, antagonista di Zingaretti in Il cane di terracotta, che
torna nell’isola dei Gattopardi dove con Pietro
Germi girò Divorzio all’italiana.
Che Camilleri mai spedisca in pensione il suo commissario: come farebbe il
pubblico? E con chi mai potrebbe sostituirlo
Raifiction che ha già messo in cantiere La gita a Tindari? Poi toccherà ai
racconti.