La Stampa
Shakespeare picciotto di Canicatti`
di Andrea Camilleri


La Fiera del libro di Torino di quest'anno dedicata a due importanti e attualissime questioni: il meticciato della cultura e le potenzialita` offerte al libro dalle nuove tecnologie. Bene, ma al gia` ricco programma, va aggiunta almeno una tavola rotonda che dibatta l'ipotesi avanzata dallo studioso ragusano Martino Juvara secondo il quale William Shakespeare non si chiamava ne' William ne' Shakespeare e non era manco nato in Inghilterra, bensi` a Palermo e il suo vero nome era Giovanni Florio. Ah, questi Florio! Non finiranno mai di stupirci. Possedevano flotte, industrie, vivevano una vita sfarzosa, ci lasciarono il marsala e la Targa, ma non ci fecero mai sapere che il Bardo apparteneva alla loro famiglia! Dunque. Questo Giovanni Florio, in quanto autore di un libello che venne giudicato eretico, abbandona la Sicilia e ando' a vivere a Venezia in un palazzo che, manco a dirlo, era stato costruito da un tale ser Otello che aveva in una botta di gelosia strangolato la moglie (manco a dirlo, si chiamava Desdemona). Qui Giovanni s'innamora della figlia di un nobile milanese (manco a dirlo si chiamava Giulietta) la quale, visti gli ostacoli che si frapponevano al suo amore, manco a dirlo, si suicido`. Allora Giovanni se ne scappo` in Inghilterra e prese il cognome della madre (Crollalanza) traducendolo in inglese. E qui c' una prima difficolta`. Sino a prova contraria, scrollare non lo stesso che crollare e quindi avrebbe dovuto tradurre il cognome con qualcosa di simile a Collapsespeare o equivalente. Andiamo avanti. Altra prova: su 37 drammi, 15 sono ambientati in Italia e, di questi, 4 tra Venezia e Verona. Mi permetto di dire che questa non e` una prova valida. Tanto per fare un esempio, al tempo del fascismo molte commedie erano ambientate in Ungheria, dove gli adulteri potevano accadere in liberta`, mentre in Italia il regime ci voleva tutti di assoluta fedelta`. Uno studioso del tremila potrebbe facilmente dedurne che gli autori non erano italiani, ma ungheresi che avevano tradotto il loro cognome. E poi: uno scrittore nato in Sicilia non puo` fare a meno di parlare e scrivere della sua terra. Quanti sono i drammi di Florio-Shakespeare che si svolgono, che so, a Canicatti`? E come mai tra tanti sicari non c'e` manco l'ombra di un mafioso? Come mai, tra tante efferatezze, non c'e` un incaprettamento? C'e` bisogno di una tavola rotonda. Lo confesso: sapere che Shakespeare e` un mio conterraneo, mi piacerebbe assai.

Articolo da cui Camilleri  ha tratto lo spunto ...

La Sicilia (15-04-2000)
Dottor Crollalanza e mister Shakespeare di Antonio Casa


ISPICA - La notizia sta facendo il giro del mondo, suscitando, specialmente in Inghilterra, quella stessa indignazione che da noi provocherebbe se qualcuno ci dicesse che Dante era uno straniero trapiantato a Firenze. L'ardita tesi di uno studioso di Ispica (Rg), Martino Iuvara, 71enne docente in pensione, che ha trascorso gli ultimi dieci anni alternando la sua attivit pubblicistica (dirige un foglio locale) alla "scoperta" della vita, destinata quantomeno a mettere in dubbio la biografia ufficiale del piu' grande poeta britannico. Secondo Iuvara, mister William Shakespeare era in realta' il signor Michelangelo Florio Crollalanza, giunto da Messina , dopo tanto peregrinaggio, a Stratford-on-Avon, il borgo sul fume Avon dove la storia vuole che fosse nato l'autore di Romeo e Giulietta. Per spiegare la sua teoria, Iuvara fa ricorso a una dettagliata quanto rivoluzionaria argomentazione. I primi dubbi vennero colti proprio in Italia, nei primi anni venti, quando venne ritrovato un volume di proverbi, I secondi frutti, scritto nel XVI secolo da uno scrittore calvinista del Nord Italia, tale Michelangelo Crollalanza. Molti di questi detti erano gli stessi utilizzati da William Shakespeare ne l'Amleto. Qualche anno piu' tardi fu il professor Besta, dell'Universita' di Palermo, a riesumare le perplessita' che provenivano anche da alcuni biografi del sommo poeta, simbolo della letteratura inglese. Il quesito, sempre quello, : William Shakespeare era veramente inglese? O, come oggi sostiene Iuvara, era originario di Messina, vissuto per qualche tempo tra il Veneto, la Lombardia e alcuni Paesi europei, fino ad emigrare forzatamente a Stratford-on-Avon, il borgo che, secondo la storia, dette i natali all'autore di Romeo e Giulietta. La Sicilia.it ha incontrato il professor Iuvara nella sua casa ispicese, a due passi dalla Chiesa della SS. Annunziata, meta in questi giorni del pellegrinaggio di numerosi fedeli in occasione delle festivita' pasquali che frappongono queste celebrazioni a quelle dell'altra Chiesa cittadina per eccellenza, S. Maria Maggiore. Ci siamo trovati di fronte a un lucido 71enne, un ex docente e giornalista pubblicista che riesce a sovvertire (come vedremo in seguito) alcuni episodi che la storia tramanda. Professor Iuvara, come le venuto in mente di affermare che mister Shakespeare era in realta' il dottor Crollalanza? A parte l'evidenza della traduzione della parola Shakespeare, da Shake (Crolla) e Speare (Lancia), mi sono limitato a riprendere gli studi che altri, in precedenza, avevano aperto. Cosi', ho trascorso parte degli ultimi dieci anni a raccogliere documenti che confermano la mia idea. Perche`, veda, io pongo delle domande a cui nessuno ha mai saputo rispondere. E cioe': come faceva il figlio di un guantaio, come la storia ci vuol fare credere, a possedere l'immensa cultura che Shakespeare dimostro` nelle materie classiche? Come poteva, un poeta inglese, e per di piu` a quei tempi, descrivere fedelmente luoghi, paesaggi e persone italiani, cosi' come li ritroviamo in ben 15 delle 37 opere del sommo William? E perche` la biblioteca non e' mai stata messa a disposizione dei biografi? Gia'. E Lei, come risponde? Esistono i documenti che provano che Michelangelo Crollalanza era figlio di Giovanni Florio e Guglielma Crollalanza, nato a Messina nel 1564. Studio` latino, greco e storia presso i francescani, prendendone il saio. Ma all'eta` di 15 anni fu costretto a fuggire con la famiglia in Veneto, a causa delle idee calviniste del padre, condannato al rogo dal Sant'Uffizio per aver pubblicato le sue accuse alla Chiesa cattolica. Michelangelo abito` nel palazzo di Otello, un nobile veneziano che, accecato dalla gelosia, aveva ucciso anni prima la moglie Desdemona. Dopo aver frequentato il frate dominicano Giovanni Bruno, s'innamoro' a Milano di una contessina, Giulietta, che venne rapita dal governatore spagnolo il quale accuso` del sequestro il giovane Crollalanza perche` convinto anticalvinista. Giulietta si suicida e fu allora che Michelangelo fuggi` in Inghilterra, assumendo l'identikit di un cugino morto prematuramente: il suo nome era William Shakespeare. E come la mettiamo con la lingua? Le sue prime opere le fa tradurre e le mette in scena al teatro in legno "The Globe". Poi quando sposa la moglie inglese, questa gli traduce i versi piu` famosi. D'altronde, anche per i biografi di allora, Shakespeare mostrava di avere un accento decisamente straniero. Ho quindi l'impressione che nessuno, in Inghilterra, abbia mai avuto il coraggio di tirare fuori la sua biblioteca lasciata in eredita`. Salterebbe fuori la sua vera identita`. Capisco la reazione degli inglesi. Sarebbe come se ci dicessero, all'improvviso, che Dante in realta' era, faccio un esempio, uno spagnolo. Cosa spera di ricavare da questa storia? Lo faccio per passione. Mi diverto a spulciare antichi documenti e a rivedere la storia ufficiale, quando questa difforme dalla realta` dei fatti. L'identita` di Shakespeare non e` l'unico scoop della mia vita. Prego? La data dell'armistizio fra le truppe alleate e gli italiani, nel '43, dopo lo sbarco in Sicilia. Non fu l'otto settembre, ma cinque giorni prima, il 3. Venne ufficializzato l'otto per permettere a Badoglio di organizzare meglio, di salvare il salvabile fra le nostre truppe. Ho le foto che testimoniano il tutto. E lo hanno confermato sia Churchill che Castellano, il generale italiano che pose la firma a quel pezzo di carta. Anche la localita` indicata sbagliata. Non fu al ponte di Cassibile, ma qualche chilometro piu` avanti, sotto un albero nella campagna di S. Teresa Longarini. Esisteva pure una lapide, scolpita da un soldato americano, fatta sparire appositamente. Signore e Signori, le nuove discussioni sono aperte.