Corriere della sera 16.06.2000 

Lo scorso febbraio in un'intervista a Magazine Literaire, Andrea Camilleri lamentava che il pubblico non si interessa al discorso politico dei suoi libri pur divorandoli senza requie (due milioni e mezzo di copie in circa due anni). E faceva un esempio: La mossa del cavallo( Rizzoli, 1999), ambientato nell'Italia postunitaria, e' stato un tentativo di esplicitare le relazioni tra la politica, la mafia e i cittadini onesti. Ma i critici non avevano afferrato l'intenzione politica del romanzo pur apprezzandolo sul piano letterario. Ora Camilleri ritorna a citare La mossa del cavallo come intreccio tra mafia e politica nell'Ottocento, insieme a Il birraio di Preston e La concessione del telefono (Sellerio). Li definisce romanzi civili rispondendo a Marcello Sorgi, siciliano come lui, che dirige La stampa dal 1995 ad ha appena pubblicato da Sellerio un dialogo con Andrea Camilleri. Senza le costrizioni dell'intervista, il discorso spazia lungo la biografia e l'universo creativo dello scrittore, 75 anni, con le divagazioni proprie della conversazione, talora sfiorando la genesi dei personaggi, il rapporto mai del tutto risolto con la femmina, vizi e virtu' della sicilitudine. Ma Sorgi incalza Camilleri sul terreno politico-civile, ineludibile per un siciliano consapevole del contesto in cui si colloca le sue invenzioni: e quando Sorgi sposta il discorso sul terreno dell'impegno, tocca un nervo scoperto, Camilleri rifiuta la qualifica di giallista nell'accezione di Scalfari, che considera i gialli un gioco enigmistico: e reagisce a una certa idea dell'impegno come lo intendeva Sartre, l'impegno organico, lo srittore organico. Insomma uno scrittore, specialmente siciliano, si deve scontrare per forza con la relata'; e le trame poliziesche possono contribuire alla conoscenza di quella realta', dai recessi piu' ambigui ai nessi piu' oscuri. Altro che sciarade. Insomma fra le ombre sfuggenti e tragiche dell'isola, la scrittura leggera di Camilleri si muove pił' agilmente di chi guardi quella realta' fuorviato dal paraocchi ideologico. Camilleri, con una vecchia storia comunista ormai alle spalle (non si puo restare attaccati ad un'idea quando e' stata sconfitta), e' capace di grandi indignazioni ma e' piu' portato ai distinguo che agli anatemi. Per esempio nel brano riportato sopra affronta il caso Andreotti: lo scrottore giudica probabile che nel dopoguerra i voti della mafia si siano trasferiti sulla Dc come dimostra il caso Lima, ma ricavare da questo le accuse che sono state poste alla base del processo Andreotti, formulare che tutta l'Italia fosse governata dal capo dalla Mafia, gli e' parso fin dall'inizio poco convincente (Montalbano predilige l'obbiettivo limitato, non i grandi teoremi); ma subito dopo, in tutta serenita', Camilleri elogia Caselli e il coraggio del pool di Palermo. L'antico militante dell'impegno sarebbe capace di questi distinguo

Cesare Medail