La Stampa 25.07.2000


Camilleri segreto si confessa a Vigata

Il paese si è fermato per ascoltare il papà del commissario Montalbano, per vederlo da vicino, osservarlo, e conoscerlo meglio. lui, Andrea Camilleri, è il figliol prodigo, lo scrittore di successo nato a Porto Empedocle ma trapiantato da molti anni a Roma. E' qui, nella Vigata di Salvo Montalbano, nel paese dei suoi ricordi infantili, lo scrittore ha dialogato ancora una volta con il direttore de La Stampa Marcello Sorgi, così come ha fatto nel libro La testa ci fa dire, pubblicato da Sellerio. Il palchetto sul quale hanno parlato, sistemato lungo il corso cittadino, è stato circondato da un migliaio di persone che si sono accalcate tra i tavolini dei bar sistemati all'aperto. L'incontro è stato organizzato nell'ambito del Caffè Letterario 2000, coordinato da Lorenzo Rosso, e promosso dal Presidente della Provincia di Agrigento Vincenzo Fontana e dall'Assessore alla Cultura Vincenzo Miglioto. Si sono visti, dunque, due siciliani a confronto, in un colloquio frizzante, pieno di colori, nel quale Sorgi ha avuto in più di un'occasione la funzione di incalzare i ricordi di Camilleri. Nessuna esagerazione. Si scopre, però, che il papà del commissario Montalbano da piccolo voleva diventare ammiraglio. Camilleri racconta che nel periodo in cui lavorava per la RAI nella produzione di sceneggiati, si trovò davanti al guardaroba dei costumi di scena e fra questi scoprì la divisa da ammiraglio. "Rimasi meravigliato, la presi e la guardai - dice Camilleri - la tentazione fu forte da non resistere la voglia di indossarla. Mi stava proprio bene e decisi di fare una passaggiata al di fuori degli studi televisivi, ero orgoglioso, tutti mi guardavano e qualche militare che ho incrociato mi ha fatto pure il saluto". E Marcello Sorgi gli ricorda che oltre a Montalbano la sua penna ha creato un altro poliziotto, il commissario Cecè (la serie di racconti che lo hanno visto protagonista su una nave da crociera sono stati pubblicati dalla Stampa). E a Porto Empedocle-Vigata si è discusso ovviamente del "caso Camilleri", così come se ne parla nel libro. Lo scrittore, davanti ai compaesani, non si scompone, accetta con felicità questi meritati momenti di gloria. Dalle pagine de La testa ci fa dire, il dialogo sembra materializzarsi sul palco, ed ecco che si parla della "sicilitudine", di questo senso misterioso d'amicizia fattodi fedeltà e di atti concreti. Il dialogo di tanto in tanto si interrompe per dare spazio ai momenti musicali e alla lettura di alcuni episodi tratti dal libro, come l'allontamento per cattiva condotta dello scrittore dall'Accademia, a causa delle sue incursioni nel padiglione femminile. E giù a raccontare piccoli aneddoti della sua vita, poi, improvvisamente, Camilleri sbotta: "Questa è proprio la terra di Pirandello". L'affermazione, ironica, nasce dopo aver letto la frase scritta sul marmo e collocata alla base della statua in cui è raffigurato il premio Nobel agrigentino. L' amministrazione comunale ha fatto incidere alcuni anni fa: "Alla sua seconda città natale". Lo scherno di Camilleri ha investito il sindaco, disquisendo sul fatto che di città natale ce n'è una sola. La promessa del primo cittadino di modificarla è subito arrivata. E sulla dicitura della città natale, i cittadini hanno protestato con il loro scrittore. Vogliono che nei risvolti di copertina, accanto al nome, venga scritto che è nato a Porto Empedocle. E lui di questa dimenticanza si è scusato. Altri, invece, lo hanno richiamato per non aver scelto la sua cittadina come location per girare le scene della fiction del commissario Montalbano. La troupe tv, infatti, ha piazzato le telecamere a Marina di Ragusa, ad una decina di chilometri da Porto Empedocle. "La scelta - spiega Camilleri - nasce dal fatto che i luoghi si avvicinano di più ai ricordi della mia infanzia. Il paesaggio di Porto Empedocle, da allora, è cambiato".
Lirio Abbate