La repubblica 19.09.2000 

Sironi: "La mia gita a Tindari con la mafia e Montalbano" 


Stavolta Montalbano indaga sulla mafia. Con "Una gita a Tindari" il commissario di Camilleri si addentrerà in un vicenda più fosa del solito. Parola di Alberto Sironi, il regista del "Commissario Montalbano" di Raidue, pronto a girare i due nuovi episodi della serie televisiva: oltre a "Una gita a Tindari" il regista porterà in tv anche "Tocco d’artista", uno dei racconti di "Un mese con Montalbano". Squadra che vince non si cambia: il protagonista è sempre Luca Zingaretti, mentre il set è un mosaico di paesini del Ragusano. Per il resto del cast Sironi si rivolgerà a Catania per effettuare i provini. «"Una gita a Tindari" è una bellissima storia, tipicamente camilleriana — spiega Sironi, che il 30 riceverà ad Agrigento il premio Efebo per la televisione — Stavolta i toni sono più scuri perché Camilleri tira fuori il tema della mafia, cosa che sinora si era limitato ad accennare nel "Cane di terracotta". Lui parla della mafia in modo letterario: la cosa più bella di Camilleri, al di là di quello straordinario personaggio che è Montalbano, è la capacità di alzare un velo sull’Italia. La Sicilia, per lui, è una metafora dell’Italia: ne parla mai come di un pianeta ma come di un pezzo d’Italia». SironiZingaretti ormai è un binomio che va oltre l’esperienza di Montalbano. «Con Luca lavoro bene e anche lui dice lo stesso. È raro che nel nostro ambiente un attore e un regista si trovino così bene assieme. In fondo siamo come due artigiani: si lavoriamo bene assieme significa che facciamo delle belle chiese». E Camilleri? Lui «teme» solo l’effetto serial, quando saranno adattati per lo schermo tutti i racconti di "Un mese con Montalbano". «Quello è un rischio — confessa lo scrittore — bisogna vedere che durata avranno e che respiro avranno. Finora, però, la riduzione televisiva è abbastanza fedele e i lettori se ne accorgono».

Mario Di Caro