Panorama 15.12.2000

L'Italia s'è desta. E punta l'indice su Camilleri

Il bestsellerista nella bufera, fra critiche fredde al nuovo romanzo e accuse all'immagine stereotipata della «sua» Sicilia

Nel mondo letterario l'invidia per chi vende troppo sarà anche «tanticchia», come direbbe il commissario Montalbano. Ma non è solo per questo peccato capitale che qualche voce comincia a cantare fuori dal coro, prendendo di mira il maggior fenomeno editoriale degli ultimi anni. «Camilleri, che noia»: suona davvero inequivocabile, per esempio, il titolo dell'articolo di Francesco Merlo apparso in prima pagina sul Corriere della sera dell'11 dicembre. Alla base c'è un'idea ingegnosa. Merlo paragona lo stile del papà di Montalbano a quello dell'ultima relazione della commissione Antimafia, «così piena di errori storici e di strafalcioni ambientali». L'accusa di fondo: Camilleri è un epigono consolatorio di Vitaliano Brancati e di Leonardo Sciascia. Della Sicilia ci dà un'immagine macchiettistica e compiaciuta, un falso storico che segna anche la sua sconfitta letteraria.

Merlo non è il primo a sostenere che il re del mercato librario italiano è nudo. Già su Panorama del 14 ottobre '99 la poetessa Patrizia Valduga, dopo aver parodiato in veneto lo stile di Camilleri, scriveva che il suo siciliano è «posticcio, è appiccicato con lo sputo, è un tacón senza il buso». Insomma, sotto il dialetto, niente.

Posizione troppo elitaria, da intellettuale nella torre d'avorio? Lo si potrebbe anche pensare, a fronte del consenso di pubblico che continua a premiare i libri di Camilleri e ha portato in cima alla classifica anche La scomparsa di Patò, edito un mese fa da Mondadori. Eppure, proprio quest'ultimo romanzo ha esposto più del solito lo scrittore siciliano agli strali della critica. Sulla Repubblica Stefano Giovanardi, pur fra omaggi un po' convenzionali all'abilità artigianale di Camilleri, gli rimprovera di buttare in barzelletta il male oscuro della Sicilia. E Claudio Marabini, sul Resto del Carlino, arriva a dire che nel mortorio del nuovo romanzo-dossier non scompare solo Patò, ma anche la letteratura. Che sia in atto una congiura?

«Per carità, niente di personale» sdrammatizza Merlo. «Non si può che provare simpatia per un signore che raggiunge il successo a 70 anni. Ma resta la critica di fondo. Nella retorica dilagante, la melensa "sicilitudine"di Camilleri vellica il senso comune, ci conforta in una pigrizia mentale che non aiuta la verità». Né lo stile. Nonostante lo scrittore dica di ispirarsi all'autore del Pasticciaccio, si può proprio dire che, nella Scomparsa di Patò, Gadda non ci cova.

ROBERTO BARBOLINI & PIER MARIO FASANOTTI