Giornale di Sicilia 06.12.2000
IL FENOMENO ANDREA CAMILLERI
UN VIAGGIO NEL DIALETTO

Dalla A alla Z una guida con più di settecento vocaboli per "tradurre" le invenzioni linguistiche dello scrittore di Porto Empedocle. Da oggi cominciamo la pubblicazione di questo singolare dizionario.

Ne è appena uscito uno, se ne annuncia imminente un altro, ci sono interi scaffali già pieni di suoi libri e nel mondo ne circolano alcuni milioni di copie. Andrea Camilleri, I1Fenomeno. Tutti sanno che le sue storie sono scritte con una lingua arcana, accattivante o stridente a seconda degli orecchi dentro cui riecheggia. Il personaggio eponimo commissario Montalbano e la pullulante umanità che parlano e straparlano nella 'Biblioteca Camilleriana" sono diventati argomento e fonte di studi, dibattiti, esaltazione e esecrazioni, tesi di laurea e dibattiti.
Che lingua è? E’ dialetto siciliano puro, o italianizzato, o inventato? Ed è poi certo che tutte le parole di cui non si capisce il significato siano di origine, diciamo così, siciliana? Che ci fa, a Vigàta-Porto Empedocle quest'arcano vocabolo disseppellito da uno sconosciuto vocabolario ottocentesco della lingua italiana...?
In realtà, sono tutte domande oziose, quando non fuorvianti. Perché hanno tutte le stessa doppia risposta: sì e no. Camilleri, sornione e beato, qualsiasi lingua abbia in mente di riesumare, o di adattare o di inventare o di corrompere, o di mimetizzare o... o... sembra interessato soprattutto a divertirsi e divertire: considerato il successo, probabilmente è riuscito a ottenere sia l'uno che l'altro risultato. Che cosa di più si può desiderare, come si dice, dalla vita?
Rimane il fatto che non tutte le parole che s'incontrano nei suoi libri sono comprensibili, anche se molto spesso un successivo e astuto giro di frase ne lascia intuire almeno il senso. Molte rimangono, comunque, di decifrazione incerta e non solo dai non sicilianofoni. E poi, chi siano e quanti coloro che ancora parlino, capiscano, riescano a scrivere il dialetto, sarebbe un'altra domanda non facile.
Perciò, un po' per gioco e un po' per (non) capire, inizio qui la pubblicazione di un "dizionario" Cammillermontalbaniano, con più di 700 vocaboli. Senza pretese scientifiche, e di nessun altro tipo e qualità, né con la presunzione di completezza, anche se è stata letta e riletta tutta la produzione fin qui conosciuta di Camilleri.
La "traduzione", tuttavia, non è stata fatta "a orecchio": oltre ai tradizionali vocabolari siciliano - italiano (Traina, Mortillaro ecc), la revisione dei significati e della grafia 'esatta' del dialetto, è stata compiuta sul Vocabolario Siciliano - Italiano edito dal Centro Studi Filologici e linguistici Siciliani, a cura di Giorgio Piccitto, che però s'interrompe nel bel mezzo della lettera "T"...

Mario Genco

Il vocabolario
Così parlò il commissario Montalbano

Un viaggio nel dialetto
Dalla A alla Z una guida con
più di settecento vocaboli per "tradurre" le invenzioni
linguistiche dello scrittore di
Porto Empedocle. Da oggi
cominciamo la pubblicazione
di questo singolare dizionario


Una scena della fiction sul commissario Montalbano
che ha avuto il volto televisivo di Luca Zingaretti

A mia: a me.
A pampera: a visiera.
A patrasso: eufemismo per "a puttane", detto di cosa o intrapresa che finisce molto male.
A pedagna: a piedi. Sembra siciliano ma non lo è: Dizionario della lingua italiana Palazzi - Folena, editore Loescher (da qui Diz.): "Latino tardo: pedanea, che riguarda il piede".
A taci-maci: di nascosto.
A tia: a te.
A tinchitè: in abbondanza, a iosa.
A vacante: a vuoto, senza motivo.
Abbacato: abbassato, placato, scemato. Detto di luce, di vento, di mare, di incendio. Il verbo è abbacari, e significa anche: lenire, mitigare la sofferenza. Nella zona metanifera della provincia di Enna ( Gagliano, Castelferrato) significa anche: lavorare con assiduità, dedicarsi con solerzia (Vocabolario Siciliano edito dal Centro studi filologici e linguistici siciliani a cura di Giorgio Piccitto; da qui: Voc. Sic.).
Abbanniare: Bandire per vendere la mercanzia. Fig., significa: diffondere in pubblico notizie riservate, da cui: diffamare, svergognare. Significa anche: urlare, sgolarsi.
Abbascio: giù, dabbasso.
Abbrusciare: bruciare, incendiare. La grafia è: abbruòiari "La lettera ò è una sibilante prepalatale sorda, come nella pronuncia fiorentina di pece, pace, bacio. Anche: abbuòiari, bbruòiari". (Voc. Sic.)
Abento (Abbentu): esiste nel Diz. come vocabolo di origine dialettale meridionale: significa quiete, riposo, tempo di raccapezzarsi. Stesso significato nel dialetto siciliano. Modi dire: aviri u mal'abbentu: avere l'argento vivo addosso; tèneri abbentu: lasciare in pace. Nel Nuovo dizionario scolastico della lingua italiana di Policarpo Petrocchi (edizione 1908) la parola è definita "fuori d'uso".
Abossìa: a vossìa, ehi voi (espressione di richiamo).
Accanuscenza: conoscenza. Il verbo in siciliano è: canùsciri.
Acchianare: salire, portar su. Acchianari mura lisci: equivale a arrampicarsi sugli specchi, cioè tentare di tutto pur di raggiungere lo scopo.
Acchittato: vestito accuratamente.
Accia: sedano.
Acciuncare: azzoppare, troncare, stroncare.
Accumenzari (Accuminzari): cominciare; terza persona indicativa: accumenza.
Accusì: così.
Accuttufare (Accutufari): ammaccare, pestare, bastonare, malmenare. Ma anche: accoccolarsi, rannicchiarsi nel letto, imbacuccarsi. Accutufatu: malazzato, pieno d'acciacchi. Santu accutufatu: chi vive appartato dal consorzio civile.
Nel personale glossario di Camilleri - Montalbano: "Altro verbo che gli piaceva. Significava tanto essere preso a legnate quanto allontanarsi dal consorzio civile".
€cito: acido
Acqua di cielo: pioggia.
Adascio (Adaòiu, araòiu): adagio.
Addannarsi (Addannarisi): dannarsi, arrovellarsi, rodersi, arrabbiarsi, ammattire. Anche: andare all'inferno.
Addrevo (Addevo): Camilleri lo usa dandogli significato di: scolaro.
"Neonato, bambino lattante o comunque assai piccolo. Piccolo di animale prima che venga separato dalla madre. Ragazzo; fig.: bamboccio (Catania)";(Voc. Sic.).
Addrìtta: eretto, all'impiedi.
Addrivare (Addivari): allevare, educare. Allattare. Addivàrisi a varva: farsi crescere la barba (Voc. Sic.).
Addrumare (Addumari): accendere. Provocare bruciore.
Addrummiscire (Addurmisciri): addormentare.
Addubbare: saziare, rimpinzare. Governare gli animali, farli pascolare finch‚ siano sazi. Riempire. Accomodare, aggiustare alla meglio. Rimediare a un errore, cercare di sistemare una faccenda. Soccorrere. Contentarsi, abbozzare, fare buon viso a cattivo gioco. Sistemare bene i propri affari, specie in maniera illecita..
Addubbata: fornita, equipaggiata.
Addunarsi (Addunarisi): accorgersi.
Adenzia: dari adenzia "prestare attenzione, dare ascolto, curarsi di qualcosa. Dare assistenza, accudire, badare a qualcosa "specie della moglie nei confronti del marito e i figli". (Voc. Sic.)
Affaticoso: a fatica. Neosiciliano camilleriano.
Affruntarsi (Affruntarisi): vergognarsi. Affruntato: vergognato.
Aggiarniare: diventare giallo di paura, di rabbia. Impallidire.
Aggilàta: gelata.
Aglino (più spesso Aglini) : Helix aperta, chiocciola commestibile.
Agliuttìri (Agghiùttiri): inghiottire. Tollerare senza poter reagire, mandar giù un rospo. Agghiùtiri a sputazza: tacere per paura di fronte a qualcuno frenando l'impulso di rispondere per le rime.
Agniddruzza: agnellini.
Aieri a sira: ieri sera.
€iola: pesce "bianco" della famiglia degli sparidi, quella del sarago e del dentice, Mormora (Linneo: Lithognathus mormyrus, Pagellus mormyrus).
Aipazzi: gabbiani: "Aipa. Uccello acquatico che ha il becco dentellato, a lesina, quasi cilindrico e alla sommità uncinato. Smergo. Gabbiano comune". (Dizionario siciliano - italiano di Vincenzo Mortillaro, marchese di Villabena, terza edizione riveduta e corretta del 1876 (da qui: Mort.). Ma il gabbiano è il gabbiano e lo smergo, secondo Mort. una specie di anatra. Spesso, come si vedrà, in siciliano una parola indica uccelli di specie e razze diverse. Camilleri, gli aipazzi li fa gracchiare.
Alla ghiotta: "Agghiotta: vivanda marinaresca fatta di pesci, cipolle ed olio cotti insieme. Fari n'agghiotta: metafora, fare inavvertitamente un'imprudenza. Gliotta è, (Voc. Sic.) parola usata nell'Agrigentino invece che gghiotta. Fari la gghiotta a unu: far la pelle a uno, spacciarlo.
Alla scurata: all'imbrunire.
Alla sfaccialata: a viso scoperto. Sfaccialatu si dice anche di cavallo che presenta una macchia bianca sulla fronte o longitudinale sulla faccia (Voc. Sic.).
Alla spajacarretto. Astutacannila: posizioni erotiche del Kamasutra siculo: Spajare, significa togliere un animale dalle stanghe. Astutare significa spegnere; cannila significa candela: astuitacannili significa sia spegnitoio e che sacrestano, cioè colui che spegne le candele. Astutaccannili è anche: cicala, falena.
Allazzatu: allacciato, legato. Badda allazzata: insieme di due palle unite con catena che, sparate, producevano distruzione senza scampo, da cui, per estensione, a badda allazzata significa procedere superando qualsiasi ostacolo e allazzatu è "lanciato senza curarsi degli ostacoli".
Alliffarsi: imbellettarsi, farsi bello. Alliffari: blandire, adulare, prendere con le buone.
Alloccato ( Alluccatu, alluccutu): stordito, intronato, rimbecillito.
Alloppiare (Alluppiari): addormentare profondamente. Etimologicamente, significa oppiare, metter l'oppio in una bevanda. Alloppiarsi vale addormentarsi profondamente.
Allordare (Allurdari): sporcare. Allurdàrisi i manu: lasciarsi corrompere, prendere parte a affari disonesti.
All'urbina: alla cieca. Ma forse nel testo c'è un refuso: all'urbigna o all'urbisca. (?)
Ammammaluccuto: da mammalucco, voce popolare di mamelucco solo nel senso di sciocco, goffo. Perciò, potrebbe valere: chi rimane sbalordito con faccia da sciocco.
Ammaraggiarsi: avere il mal di mare. Ammaraggiari: confondere, turbare. Nel Siracusano: fare lo specchietto a qualcuno, abbagliandolo. Nel Messinese: guastarsi del tempo (Voc. Sic.).
Ammatola (Ammatula): invano, inutilmente.
Ammattunato: letteralmente : assodato con ghiaia, smaltato. Metonimia: termine gastronomico che indica una pietanza stufata in un recipiente di terracotta smaltata (Mort.). Secondo il Voc. Sic: ammuttunari, lardellare la carne.
(1-continua)
Avvertenze e abbreviazioni
Le parole in carattere corsivo e tra parentesi immediatamente dopo il neretto, indicano la grafia corretta del vocabolo. I finali di parola, che nel dialetto parlato contengono la consonante "r", nel dialetto scritto vanno scritti ddu.: la desinenza dei verbi è quasi sempre in iri e le vocali "o" ed "e" sono quasi sempre "u" e "i" , e così via.
Diz: Dizionario della lingua italiana Palazzi-Folena, editore Loescher.
Voc.Trec: Vocabolario della lingua italiana Treccani.
Voc. Sic: Vocabolario Siciliano-Italiano edito dal Centro studi Filologici e Linguistici Siciliani, a cura di Giorgio Picciotto.
Mort. Dizionario Siciliano-Italiano di Vincenzo Mortillaro, marchese di Villabena, terza edizione riveduta e corretta del 1876.
Tra.: Vocabolario Siciliano - Italiano di Antonino Traina, 1868.