"La mafia ha cambiato violenza"

L'ultima indagine del commissario Montalbano è da poco in libreria, con l'elegante copertina blu della Sellerio, editore a Palermo. "La gita a Tindari" di Andrea Camilleri mantiene il consueto timbro ironico ma è un libro un po' "squieto" come direbbe l'autore che ha fatto circolare il suo scelto "dizionario siciliano" per le mani dei lettori di tutta la penisola. I tre casi di omicidio su cui indaga il commissario di Vigata si uniscono e si dividono in una trama complessa, come i rami dell'ulivo saraceno che un Montalbano molto pensieroso contempla "assittato a cavasè sopra uno dei rami bassi" mentre "le formicole indisturbate gli acchianavano sul corpo". La fedele Livia, naturalmente, lo aspetta e implacabilmente telefona da Boccadasse.

Camilleri, a giugno la vedremo a Boccadasse?

"Ho preso l'impegno con la pro loco, con quelli che cercano i Dodero…"

Li hanno trovati. Centinaia di Dodero. Il commissario Montalbano, invece, a Boccadasse non ci torna?

"Gia ci vado io che sono il suo papà…"

Magari nel prossimo libro? Perché ci sarà, no, un altro Montalbano?

Chissà se ci sarà l'autore. Sa, io ho la mia bella età…"

Per carità. Però quest'ultimo Montalbano è un po' stanco, un po' più amaro e pensieroso. Non è che sta preparando i lettori a qualche addio?

"Insomma. Gli anni passano anche per Montalbano. Ormai ne ha una cinquantina. E beh, qualcosa in testa ce l'ho, non proprio un commiato ma…insomma, non le dico troppo. E poi non ho ancora deciso.

Luca Zingaretti, l'attore che interpreta Montalbano nella serie televisiva, ha detto: "Montalbano si limita a non informare Livia che non la sposerà mai". E' d'accordo?

"Non proprio. In quest'ultimo romanzo Montalbano si è addolcito molto con Livia. In fondo la sua vera paura non è di sposarla, ma di deluderla".

I fan siciliani di Montalbano, le hanno rimproverato una fidanzata genovese…

"Vero. E mi hanno anche rimproverato la fedeltà di Montalbano a questa "genovese". Il suo resistere a tutta quella "grazia di Dio". Come se il suo fosse un comportamento poco in sintonia con la "sicilianità", con la mascolinità. Sono lettere ed e-mail molto divertenti".

E lei ha accontentato i fan, con il tradimento di Montalbano consumato con la bella, biondissima Ingrid. Ma è stato vero tradimento?

E' un gioco a bocca cucita. Non si sa. Come dice Ingrid, durante quella notte è successo tutto o niente".

Non è il solo tradimento di cui si parla. Montalbano è piuttosto amaro sul tradimento dei compagni del "68": "saltabeccando da sinistra a destra, poi ancora a sinistra, poi ancora a destra, c'era chi dirigeva un giornale, chi una televisione, chi era diventato un manager di Stato…"

"Non è forse così? Non si potrebbero mettere nomi e cognomi? Lo ammetto è un Montalbano un po' amaro, che soffre delle sue disillusioni, Ma anche lui, poveretto, predica, predica e non raccoglie mai…"

Nella "Gita a Tindari" lei affronta in modo molto più deciso e diretto, rispetto altri libri, la questione della mafia…

"Sì. Perché credo di aver capito, di aver colto, alcuni codici di contemporaneità di questa nuova mafia, che prima non mi avventuravo ad affrontare".

Com'è questa mafia?

"Ha fatto un altro salto di qualità. Invisibile ed efferata. Ma anche la violenza cambia. La "vecchia" mafia diceva che un morto ammazzato era una battaglia persa. Perché muoveva le acque ed attirava l'attenzione dello Stato. Questa mafia se ne frega, il problema non è il morto ammazzato, che c'è sempre, ma la violenza economica, il vero controllo del potere, il livello multinazionale dei traffici. La mafia ha scoperto da tempo l'importanza della password".

E lo Stato?

E' quasi sempre un passo indietro. Quando arriva in un territorio, la mafia lo sta già abbandonando. E' andata oltre. La mafia è un continuo laboratorio di ricerca".

Il segretario della Cisl, Sergio D'Antoni, suo appassionato lettore, ha detto che lei è un siciliano pessimista mentre lui è un siciliano ottimista…

"Ci mancherebbe che un leader sindacale non fosse ottimista. Che vita farebbe? Che trattative farebbe, soprattutto. Ma non sono d'accordo. Non sono pessimista. Non sono un entusiasta. E' diverso. Se fossi pessimista nei miei libri ci sarebbe del sarcasmo. Spero invece ci sia dell'ironia".

Erika Dellacasa

"IL SECOLO XIX" - 24/3/2000